Scontri a Gerusalemme: una ricostruzione un pò più completa rispetto a ciò che abbiamo dovuto leggere sui quotidiani italiani…

 
Emanuel Baroz
24 settembre 2010
1 commento

Sassaiola a Gerusalemme e interviene l’esercito. Parlare di pace diventa difficile

di Angelo Pezzana

Gli ingredienti sono i soliti. Un funerale che diventa occasione di disordini, mille persone che inneggiano al defunto, poi dalle grida si passa alla violenza: tre poliziotti e dieci civili feriti, tre autobus dati alle fiamme e macchine della polizia distrutte, mentre parte dei facinorosi salivano sul Monte del tempio e si barricavano nella moschea al-Aqsa. Otto sono stati arrestati sulla spianata, altri in città vecchia. È successo ieri a Gerusalemme est, al funerale di Samar Sarchan, un 32nne dalla fedina penale pesante, ucciso lo scorso venerdì dopo che aveva aggredito durante una protesta una guardia addetta alla sicurezza nel quartiere orientale di Silwan. La guardia era in macchina, circondato da lanciatori di grosse pietre, e sentendosi in pericolo di vita ha sparato. A nulla erano serviti gas lacrimogeni e pallottole di gomma…

Ci si chiede, in un momento nel quale i colloqui israelo-palestinesi procedono in mezzo a mille difficoltà, qual è l’origine e a chi interessa l’insorgere di manifestazioni che sanno più di intifada che non di pacifica protesta. Certamente non a Israele, che sembra, man mano che affiorano le difficoltà di sempre, ad essere rimasto l’unico a volere lo Stato palestinese. Abu Mazen, se sorride e stringe mani a Washington, rientrato a Ramallah sembra capace soltanto di fare l’arrogante, alzando i toni della polemica. «Israele è libero di chiamarsi come vuole, anche Impero Sionista», ha dichiarato, rifiutando per l’ennesima volta di riconoscerne l’ebraicità. Fa il gradasso per dare l’impressione di essere un duro, è vero che con Obama ha promesso di voler fare la pace con lo Stato ebraico, ma di fronte ai suoi i toni sono diversi. Questo atteggiamento rivela soltanto la sua estrema debolezza, al punto che ormai è opinione di molti osservatori, non solo israeliani, che la fine politica di Abu Mazen sia prossima. Non farà nessun accordo con Israele, viste le condizioni che continua a porre, per cui non sarà certo Netanyahu a concedere più di quanto aveva già promesso Olmert, offerta peraltro anche allora rifiutata dall’Anp. La sua immagine non è migliore nei territori che amministra.

Un sondaggio a cura dell’Anp, svolto la scorsa settimana alla An-Najah National University, fra studenti diciottenni, residenti in Giudea, Samaria e Gaza ha rivelato che soltanto il 52.5 % vuole uno Stato palestinese entro i confini del ’67, mentre il 43.6% è contrario. Una larga maggioranza (62.9%)è poi contraria a qualunque scambio di territori, l’unica strada che può portare ad un accordo fra le parti. Con questa aria in casa, e con lo spettro di Hamas nel proprio futuro, è ovvio che Abu Mazen la tiri per le lunghe, e che metta ostacoli per giustificare i no. E Israele? Proseguirà nella sua politica di aiuto verso l’economia palestinese, nella speranza che i suoi vicini si rendano conto che solo attraverso la creazione di uno Stato pacifico e smilitarizzato, e dopo accordi condivisi, potranno ottenere l’indipendenza. Purtroppo i disordini di ieri indicano tutt’altro.

Informazione Corretta

Nella foto in alto: il funerale di Samar Sarchan

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  • #1Emanuel Baroz

    M.O./ Scontri Gerusalemme est, Israele arresta 18 palestinesi

    Tra loro, alcuni dirigenti di al Fatah

    Gerusalemme, 24 set. (Apcom) – La polizia israeliana ha arrestato diciotto palestinesi sospettati di coinvolgimento negli scontri scoppiati nelle ultime 48 ore a Gerusalemme est. Lo ha indicato il suo portavoce. “Abbiamo arrestato diciotto arabi di Gerusalemme est sospettati di essere coinvolti in atti di violenza” avvenuti nella parte orientale annessa della città santa, ha dichiarato il portavoce Micky Rosenfeld. Oggi sono scoppiati disordini nei quartieri arabi di Wadi Joz, Ras-al-Amoud e Silwan, dove giovani manifestanti hanno lanciato pietre e in alcuni casi bottiglie incendiarie contro le forze di sicurezza israeliane. Queste ultime hanno risposto sparando proiettili di gomma e gas lacrimogeni.

    “Abbiamo mobilitato”, ha aggiunto Rosenfeld, “molte migliaia di uomini che resteranno dispiegati, per la maggior parte a Gerusalemme, fino alla fine della festa di Sukot”, una festività iniziata ieri e che dura otto giorni. Due dirigenti locali del movimento al Fatah del presidente palestinese Abu Mazen, Mahmoud Abbasi e Adnan Gheit, figurano tra le persone arrestate. In un comunicato,

    Fatah ha denunciato questi arresti, assicurando che “continuerà a battersi per proteggere la popolazione” dai coloni israeliani. Gli scontri erano cominciati dopo la morte di un palestinese, ucciso a colpi di arma da fuoco mercoledì mattina nel quartiere di Silwan da un agente israeliano incaricato di garantire la sicurezza dei coloni ebrei.

    26 Set 2010, 16:01 Rispondi|Quota