Le Coop sotto attacco: raccolte firme per il boicottaggio dei prodotti israeliani

 
Emanuel Baroz
12 ottobre 2010
2 commenti

Israele e le Coop: il boicottaggio infinito

di Dimitri Buffa

La vergognosa campagna di boicottaggio promossa dai vari attivisti europei di Stop Agrexco verso i prodotti agricoli israeliani sta per tornare e ancora una volta alcuni supermercati potrebbero bandire alcune merci dai loro scaffali.

Sarà un autunno molto caldo per le Coop che si ostineranno a distribuire prodotti agricoli israeliani. Infatti la vergognosa campagna di boicottaggio promossa dai vari attivisti europei di Stop Agrexco verso i prodotti agricoli israeliani, specie quelli prodotti in Giudea e Samaria, rischia di traslarsi alle stesse coop che continueranno a distribuirli. Addirittura, in vista dell’accordo che i responsabili della Coop andranno a firmare il prossimo 14 ottobre con la Agrexco in Israele, gli attivisti si sono scatenati con una raccolta di firme. Circa 3100 in poche settimane (tra esse spiccano Giulietto Chiesa, Luisa Morgantini e Iacopo Venier, tre nomi che sono tre programmi), per diffidare la Coop dal continuare nella propria politica commerciale.

In una lettera dello scorso 8 ottobre si legge quanto segue: “Cara COOP, apprendiamo con forte rammarico che, dopo l’annuncio della sospensione della vendita dei prodotti provenienti dalle colonie israeliane nei vostri supermercati, decisione apprezzata sia per il rispetto del diritto internazionale sia per la tutela di noi consumatori, ora COOP Italia intende continuare la commercializzazione di questi prodotti, anche se con un’etichettatura differenziata”. Tale decisione per questi anti-israeliani di professione, non va bene. E forti dell’appoggio di alcune organizzazioni pacifiste israeliane come Gush Shalom rilanciano il boicottaggio.

E quindi, prosegue la lettera, “a prescindere da come vengono etichettate, non può essere considerato legittimo commercializzare merci prodotte in un regime di occupazione militare. Infatti, le colonie israeliane sono state definite illegali nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (446, 452, 465, 471 e 476) e dalla Corte Internazionale di Giustizia, definizione riconosciuta da tutte le istituzioni europee. Ogni compratore, ogni cittadino che conosce queste illegalità e le subisce passivamente, se ne rende complice; ma maggiore è la responsabilità della struttura che contribuisce a diffondere quel prodotto dall’origine illegale e ne ricava guadagno.”

Nei loro siti parlano di “apartheid”, cosa falsa quanto è vera la loro malafede, e di sanzioni allo stato ebraico, sul modello del Sud Africa. “Pertanto ribadiamo la nostra richiesta a COOP Italia di non commercializzare i prodotti provenienti dalle colonie – chiosa il documento – e di interrompere rapporti con quelle aziende che traggono profitti dal regime di occupazione illegale dei territori palestinesi. Altrimenti rimane l’interrogativo: cosa segna la differenza fra COOP e una qualunque altra azienda della grande distribuzione?”

Notare la sottile minaccia insita in quest’ultimo capoverso: al di là delle ipocrisie la cosa si traduce così: “se voi non boicottate i prodotti provenienti da Giudea e Samaria (che sono comunque territorio israeliano, sia pure conteso, ndr) noi boicotteremo voi”. Ovviamente queste campagne di disinformazione vengono fatte da attivisti europei che sono in contatto con quelli palestinesi. “Pacifinti” i primi e “pacifinti” i secondi.

In Italia le organizzaziioni che spargono odio e disinformazione sono queste (le troviamo spesso nelle manifestazioni di piazza dove si bruciano le bandiere con la stella di Davide e si urla “dieci, cento, mille Nassirya”): Coordinamento Campagna BDS Bologna, Donne in Nero, Comitato Palestina Bologna, Pax Christi, Ya Basta! Bologna, Mashi – Orme in Palestina, Federazione RdB, Gruppo Studio Politecnico 09, Associazione Campi Aperti, Associazione Orlando, VAG 61, Berretti Bianchi Onlus, XM24.

Purtroppo, a questi signori vanno aggiunte persone che appartengono alla categoria dello spirito degli “ebrei che odiano sé stessi”. Basta leggere la lettera di quelli di Gush Shalom per farsene un’idea precisa: “Consideriamo gli insediamenti israeliani nei Territori Occupati come un grosso ostacolo alla pace e il loro smantellamento è perciò un indispensabile presupposto per il suo ottenimento. In quanto tale, dal 1997 abbiamo lanciato un appello ai cittadini israeliani a favore del boicottaggio dei prodotti provenienti dagli insediamenti e dell’astensione dal loro acquisto quando in vendita in negozi e supermercati. Decine di migliaia di cittadini israeliani partecipano regolarmente a questa campagna.”

La firma in calce alla lettera è quella di Adam Keller e si chiude così: “… in base a quanto detto, io e i miei amici siamo sicuramente felici riguardo ad un simile passo intrapreso dalle vostre catene di supermercati per evitare di mettere in commercio prodotti (agricoli in questo caso) che provengono dagli insediamenti in Cisgiordania.” La Coop comunque, memore delle polemiche di fine maggio, stavolta i prodotti israeliani li lascerà sugli scaffali.

(Fonte: L’Opinione.it, 12 Ottobre 2010)

Nella foto in alto: la pubblicità della Coop del maggio scorso a seguito delle polemiche scaturite circa la volontà di boicottare i prodotti israeliani

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  • #1esperimento

    Bellissima immagine. Ve la prendo, visto che ho messo lo stesso articolo.
    Grazie per aver riportato il mio post 🙂

    12 Ott 2010, 12:22 Rispondi|Quota
    • #2Emanuel Baroz

      è sempre un piacere, Grazie a te! 😉

      12 Ott 2010, 15:31 Rispondi|Quota
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