Roma, Sinodo in Vaticano: polemiche per documento intriso di pregiudizio antisraeliano

 
Emanuel Baroz
19 ottobre 2010
11 commenti

M.O./ Polemica a Sinodo su documento anti-Israele: Basta apartheid

Firma di alcuni padri sinodali a testo di cristiani palestinesi

Città del Vaticano, 18 ott. (Apcom) – E’ polemica al sinodo sul Medio Oriente per un documento sul conflitto israelo-palestinese che non fa parte della documentazione dell’assemblea in corso in Vaticano ma che avrebbe ricevuto l’appoggio di alcuni preminenti padri sinodali e contiene affermazioni critiche sulla stessa nascita dello Stato di Israele e sulla “occupazione” israeliana paragonata all'”apartheid”.

Il documento si trova sul sito internet www.kairospalestine.ps, ed è stato redatto da alcuni laici e ecclesiastici della Terra Santa, non solo cattolici ma di diverse chiese cristiane. A destare scalpore sono state alcune delle firme che compaiono in calce al testo online nella sezione ‘sign/endorse’ (firme o sostegno). Fra di esse, quella di padre Pierbattista Pizzaballa, custode francescano di Terra Santa, e quella del patriarca latino di Gerusalemme, monsignore Fouad Twal, membri del sinodo in corso in Vaticano. “Nessuna firma è stata apposta al documento in questione”, ha spiegato questa mattina nel corso di una conferenza stampa padre Pizzaballa, rispondendo ad una domanda dell’inviata del ‘Jerusalem Post’.

“Non si tratta – ha spiegato padre Pizzaballa – di un documento ufficiale, e non è stato sottoscritto dalle chiese cristiane di Terra Santa. Non c’è stata alcuna benedizione da parte delle Chiese di Terra santa, nessuno ha firmato, non abbiamo firmato, il segretariato ha solo mandato un messaggio di incoraggiamento a tutte queste iniziative”.

Il testo, peraltro vecchio di un anno, è intitolato ‘Un momento di verità. Una parola di fede, speranza e amore dal cuore della sofferenza palestinese’. “In questo storico documento – vi si legge – noi Cristiani Palestinesi dichiariamo che l’occupazione militare della nostra terra è un peccato contro Dio e contro l’umanità, e che ogni teologia che legittima l’occupazione è ben lungi dagli insegnamenti cristiani, perché la vera teologia cristiana è una teologia di amore e di solidarietà con gli oppressi, un appello per la giustizia e l’uguaglianza tra i popoli”.

Il documento “richiede alla comunità internazionale di sostenere il popolo Palestinese, che ha affrontato oppressione, spostamenti forzati, sofferenza e l’apartheid chiara per oltre sei decenni”. Ancora, esso “cerca di essere profetico per affrontare le cose come sono, senza equivoci e con audacia, in aggiunta si propone la fine dell’occupazione Israeliana della terra Palestinese e tutte le forme di discriminazione, come la soluzione che porterà ad una pace giusta e duratura con la creazione di uno Stato palestinese indipendente con Al-Quds come sua capitale.

Il trattato chiede anche che tutti i popoli, i leader politici e le persone con potere decisionale facciano pressioni su Israele e adottino misure legali per costringere il suo governo a porre fine all’oppressione e al disprezzo per il diritto internazionale, e contiene inoltre una chiara posizione: la resistenza non violenta a questa ingiustizia è un diritto e un dovere per tutti i Palestinesi, compresi i Cristiani”.

Nella foto in alto: padre Pierbattista Pizzaballa

Sull’atteggiamento del Vaticano e dei suoi rappresentati in Israele (eh già, perchè quella regione si chiama ISRAELE e NON Terra Santa!)  nei confronti dello stato di Israele leggi anche:

Il Vaticano e Gerusalemme: un subdolo lavoro ai fianchi che continua da anni

Il passo indietro del Cardinale Martini

Monsignor Hilarion Capucci:  un nemico di Israele per lo meno sopportato, se non supportato, dal Vaticano

Michel Sabbah: un nemico sempre attivo…..

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  • #1Emanuel Baroz

    M.O.: SINODO, SOLIDARIETÀ A PALESTINESI ESTREMISMO FAVORITO DA OCCUPAZIONE

    Città del Vaticano, 18 ott. (Adnkronos) – «Pur condannando la
    violenza da dovunque provenga ed invocando una soluzione giusta e
    durevole del conflitto israelo-palestinese» il Sinodo generale dei
    vescovi per il Medio oriente in corso in vaticano ha espresso la
    propria solidarietà al popolo palestinese, «la cui situazione
    attuale favorisce il fondamentalismo». È quanto ha detto il relatore
    generale dell’assemblea, Antonios Naguib, patriarca di Alessandria dei
    Copti, che questa mattina ha tenuto la ‘relatio post disceptationem’
    nella quale ha riassunto quanto emerso negli interventi dei padri
    sinodali la scorsa settimana.

    «Chiediamo alla politica mondiale – ha aggiunto – di tener
    sufficientemente conto della drammatica situazione dei cristiani in
    Iraq. I cristiani devono favorire la democrazia, la giustizia, la pace
    e la laicità positiva. Le Chiese in Occidente sono pregate di non
    schierarsi per gli uni dimenticando il punto di vista degli altri».

    Nella Relatio il Sinodo condanna anche «l’avanzata dell’Islam
    politico che colpisce i cristiani nel mondo arabo» poiché «vuole
    imporre un modello di vita islamico a volte con la violenza e ciò
    costituisce una minaccia per tutti» e la limitazione
    dell’applicazione di diritti quali la libertà religiosa e di
    coscienza che comporta, ha ricordato il patriarca, anche «il diritto
    all’annuncio della propria fede». Conseguenza delle crisi politiche,
    del fondamentalismo, della restrizione delle libertà è
    l’emigrazione, che pur essendo «un diritto naturale», interpella la
    Chiesa che «ha il dovere di incoraggiare i suoi fedeli a rimanere
    evitando «qualsiasi discorso disfattista».

    19 Ott 2010, 10:45 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

    Beati i protettori di terrorismo

    Sapete la vecchia battuta “non sono io che sono antisemita, sei tu che sei ebreo”? Be’, ormai non caratterizza più solo i vecchi arnesi del revisionismo e del negazionismo, si è estesa alla Chiesa. La quale, beninteso, non è antisemita, se ne guarda bene, anzi all’occorrenza è disposta a dire dei salmi insieme agli ebrei (Dall’articolo di Salvatore Mazza sull’Avvenire di oggi “Da qui l’esortazione a un impegno sempre più deciso in direzione del dialogo interreligioso, a proposito del quale vengono ricordate le iniziative pastorali di dialogo con l’ ebraismo, come per esempio «la preghiera in comune a partire dai Salmi, la lettura e meditazione dei testi biblici».) No, la versione attuale riguarda Israele, naturalmente, che è l’ebreo della nazioni e dice che “il fondamentalismo” (nome pudico del terrorismo) dipende dall’occupazione. La frase esatta è questa: “«Pur condannando la violenza da dovunque provenga, e invocando una soluzione giusta e durevole del conflitto israelo-palestinese, esprimiamo la nostra solidarietà con il popolo palestinese, la cui situazione attuale favorisce il fondamentalismo» Chi ha orecchie per capire, capisca.

    E se vuol capire meglio, legga questo documento che verrà presentato oggi al Sinodo, in pompa magna, dall’ex patriarca cattolico di Gerusalemme, noto per contrabbandare armi nella sua automobile: http://www.kairospalestine.ps/sites/default/Documents/Italian.pdf (per un riassunto critico dell’ottimo Meotti, si veda http://www.ilfoglio.it/zakor/654): “Le radici del “terrorismo” sono nell’ingiustizia umana commessa e nel male dell’occupazione.” Terrorismo è naturalmente fra virgolette… L'”ingiustizia”, senza virgolette, come si capisce dal contesto, consiste nella fondazione dello Stato di Israele: “Fu un’ingiustizia quando siamo stati cacciati. L’ovest ha cercato di fare ammenda per quello che gli Ebrei avevano sopportato nei paesi europei, ma hanno fatto ammenda a nostro discapito e sulla nostra terra. Hanno cercato di correggere un’ingiustizia e il risultato è stata una nuova ingiustizia.”. Non è solo ingiustizia, è un “peccato” (come l’esistenza ebraica è stata per molto tempo). “Noi inoltre dichiariamo che l’occupazione Israeliana della terra Palestinese è un peccato contro Dio o l’umanità perché essa priva i Palestinesi dei loro diritti umani basilari, elargiti da Dio.”

    Contro questa “ingiustizia” il dovere religioso, l’amore, il bene stesso dell’altro è “resistere”: “Diciamo che la nostra scelta come Cristiani di fronte all’occupazione Israeliana è di resistere. La resistenza è un diritto e un dovere per il Cristiano. Ma è resistenza con amore secondo la sua logica. E’ quindi una resistenza creativa […]. Vedere l’immagine di Dio nel volto del nemico significa prendere posizione alla luce di questa visione di resistenza attiva per fermare l’ingiustizia ed obbligare l’autore a terminare la sua aggressione e così raggiungere lo scopo desiderato, che è riavere la terra, la libertà e l’indipendenza.”

    E come si fa a resistere? “La risposta Palestinese a questa realtà è stata diversa. Alcuni hanno risposto attraverso i negoziati: questa era la posizione ufficiale dell’Autorità Palestinese, ma non fece avanzare il processo di pace. Alcuni partiti politici hanno seguito la via della resistenza armata. Israele usò questo come pretesto per accusare i Palestinesi di essere terroristi e fu in grado di falsare la reale natura del conflitto, presentandolo come una guerra di Israele contro il terrorismo, piuttosto che come la legale resistenza Palestinese volta a porre fine all’occupazione Israeliana.” Insomma, i palestinesi dovrebbero essere governati dai terroristi di Hamas E infatti per i rappresentanti cristiani, “la comunità internazionale ha una importante responsabilità dal momento che ha rifiutato di affrontare la volontà che il popolo Palestinese ha espresso con il risultato delle elezioni democratiche e legali nel 2006.”

    Ma se “l’ingiusto” (che naturalmente è il perfido giudeo) cerca di difendersi da questa amorosa resistenza? Fa malissimo: “Israele giustifica le sue azioni come auto-difesa, compresa l’occupazione, la punizione collettiva, e tutte le altre forme di rappresaglia contro i Palestinesi. A nostro parere questa visione è un rovesciamento della realtà. Sì, c’è la resistenza Palestinese all’occupazione. Tuttavia, se non ci fosse occupazione non ci sarebbe alcuna resistenza, nessuna paura e nessuna insicurezza.”

    Parole sante, come si è dimostrato con tutti i pogrom precedenti alla fondazione dello stato di Israele, per esempio a Ebron e Safed nel ’29, a Gerusalemme nel ’34 eccetera. Ma quando non c’erano gli ebrei, o meglio gli ebrei erano pochi e sottomessi, allora certo non c’era bisogno di resistenza. E con cui comunque si dimostra che i terroristi non sono terroristi, e i clerici cristiani loro amici non sono amici dei terroristi ma solo sostenitori degli amorosi resistenti, e invece sì gli israeliani occupanti “peccatori”. Non noi antisemiti, ma loro ebrei. Come la Chiesa continua a dire da duemila anni. E poi si meravigliano se arriva un Hitler o un Ahmadinejad.

    Ugo Volli

    PS. Intorno a questo documento è sorta una polemica, sembra che il “custode” cattolico di Gerusalemme abbia ritirato la firma. Per prudenza, immaginiamo, rendendosi conto del carattere esplosivo del contenuto. Ma le altre firme, principalmente cattoliche, ma in generale cristiane non sono in discussione (eccole, autorevolissime: Sua Beatitudine Teofilo III, Greco-Ortodosso ,Sua Beatitudine il Patriarca Fouad Twal, Chiesa Latina, Sua Beatitudine il Patriarca Torkom Manougian, Armeno Ortodosso, Reverendissimo Padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, Sua Eminenza Arcivescovo Dr. Anba Abraham, Copto ,Sua Eminenza Arcivescovo Mar Swerios Malki Murad, Siro-Ortodosso, Sua Eminenza Arcivescovo Paul Nabil Sayah, Maronita, Sua Eminenza Arcivescovo Abba Mathaious, Etiope, Sua Eminenza Arcivescovo Joseph-Jules Zerey, Greco-Cattolico, Vescovo Gregor Peter Malki, Siro-Cattolico, Vescovo Munib A. Younan, Luterano, Vescovo Suheil Dawani, Anglicano,Vescovo Raphael Minassian, Armeno-cattolico. E comunque oggi il documento viene presentato al sinodo. Il che significa che è stato giudicato abbastanza ortodosso per prenderlo in considerazione.)

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=36910

    19 Ott 2010, 10:52 Rispondi|Quota
  • #3angelo cortesi

    Il Vaticano non si smentisce mai. Purtroppo hai ragione Emanuel..le istituzioni ecclesiastiche non mi rappresentano in alcun modo, hanno più di un motivo per cui vergognarsi, resto sempre allibito dallo sfarzo e relative spese per certe funzioni pubbliche in Vaticano o in curie vescovili quando ci sono sacerdoti che si fanno “il culo” e vivono come mendicanti.

    19 Ott 2010, 16:14 Rispondi|Quota
  • #4Antonio Colacino

    Perché hanno i paraocchi e fanno orecchie da mercante per i palestinesi cristiani che vengono cacciati dalle loro case ed espropriati dai loro conterranei islamici?

    19 Ott 2010, 17:26 Rispondi|Quota
  • #5Alberto Pi

    (ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 21 OTT – Il Patriarca Sabbah ha
    sottolineato le sofferenze cui sono costretti palestinesi,
    cristiani e musulmani, e ipotizzato che forse la parte del
    documento che più dà fastidio è quella in cui si invita alla
    resistenza pacifica e al boicottaggio contro l’occupazione. Nel
    documento si parla infatti di disobbedienza civile, si invitano
    i paesi stranieri a disinvestire e la società civile
    internazionale a boicottare tutto ciò che viene prodotto
    dall’occupazione.

    «L’ingiustizia contro il popolo palestinese, cioè
    l’occupazione israeliana, è un male che deve essere
    combattuto», scrivono i firmatari di ‘Kairos Palestina’ che poi
    aggiungono: «È un male e un peccato che deve essere
    contrastato e rimosso. La primaria responsabilità di questo è
    degli stessi palestinesi che subiscono l’occupazione. L’amore
    cristiano ci invita alla resistenza». (ANSA).

    23 Ott 2010, 20:00 Rispondi|Quota
  • #6Alberto Pi

    VATICANO: MISNA, PRESSIONI ISRAELE DOPO LIBRO SU OCCUPAZIONE. DOCUMENTO ‘KAIROS PALESTINA’ RIPRESENTATO A MARGINE DEL SINODO

    (ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 21 OTT – Ritorsioni e, in
    particolare, riduzione dei visti di ingresso per il clero in
    Israele e nei Territori palestinesi occupati: così si sta
    muovendo la diplomazia israeliana – secondo quanto riferisce
    l’agenzia missionaria Misna – contro ‘Kairos Palestina’,
    documento realizzato dai cristiani della Terra Santa che
    sottolinea gli effetti dell’occupazione nei Territori
    palestinesi e che invita alla resistenza pacifica.

    Sebbene sia trascorso un anno dalla diffusione di ‘Kairos
    Palestina’, a dare fastidio al governo di Tel Aviv è stata la
    riproposizione del documento in formato libro per i tipi della
    Edizioni Messaggero Padova e della Edizioni Terra Santa. La
    notizia è stata riferita alla Misna da «fonti ben informate»
    che hanno chiesto di restare anonime: in base a queste
    informazioni, diplomatici israeliani hanno presentato le loro
    lamentele direttamente alla Segreteria di Stato vaticana
    esercitando particolari pressioni sulla Custodia di Terra Santa
    accusata di aver sottoscritto il documento. Movimenti
    diplomatici sono ancora in corso, e non è chiaro se tali
    proteste assumeranno rilievo ufficiale.

    Di ‘Kairos Palestina’ si è parlato i questi giorni a margine
    dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei
    Vescovi in corso in Vaticano. Nel corso di una delle iniziative
    di ‘Sguardi sui cristiani del Medio Oriente’, a presentare il
    documento sono stati il Patriarca emerito di Gerusalemme dei
    latini, Michel Sabbah, e don Nandino Capovilla, coordinatore
    nazionale di Pax Christi Italia. (ANSA).

    23 Ott 2010, 20:00 Rispondi|Quota
  • #7Alberto Pi

    MO: SINODO; CARD.TURKSON, SERVE CAUTELA,ANCHE EBREI SOFFRONO
    CHIESE MEDIORIENTALI SI UNISCANO PER LAVORARE PER LA PACE

    (ANSA) – ROMA, 21 OTT – «Bisogna fare attenzione», perché
    «anche gli ebrei dicono che soffrono per gli attentati
    terroristici». È quanto ha detto il cardinale Peter Turkson,
    presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, a margine
    dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Ateneo Pontificio
    Regina Apostolorum, riferendosi alla solidarietà espressa dal
    Sinodo dei Vescovi sul Medio Oriente ai palestinesi sotto
    l’occupazione di Israele.

    «Occorre voltare pagina – ha detto Turkson -: fino ad ora
    abbiamo lasciato lavorare i politici e le cose sono sempre lì,
    forse la Chiesa può tentare di risolvere la questione».
    Secondo il capo-dicastero vaticano, «è ora che le Chiese
    del Medio Oriente si uniscano e cooperino per vedere come
    intervenire nel conflitto tra israeliani e palestinesi».

    Per il presidente di ‘Giustizia e Pace’, la Chiesa «fino ad
    ora non ha fatto sentire la sua voce», mentre adesso è il
    momento «di portare avanti i frutti del Sinodo scoprendo come
    si può agire insieme». Il cardinale infatti ha ricordato che
    in Medio Oriente esistono «tantissime Chiese sui juris, è ciò
    non deve essere segno di divisione anche se di fatto ognuna sta
    nel suo angolo». Il Sinodo, quindi, puntando sulla comunione e
    sulla testimonianza, «invita le Chiese a cooperare come
    testimoni di Gesù, in quanto l’unità è forte segno di
    testimonianza». (ANSA).

    23 Ott 2010, 20:01 Rispondi|Quota
  • #8Alberto Pi

    ISRAELE-VATICANO: AMBASCIATORE S.SEDE, NESSUNA RITORSIONE
    SMENTITE VOCI PRESSIONI SU CLERO DOPO DOCUMENTO KAIROS PALESTINA

    (ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 22 OTT – Nessuna «ritorsione»
    o «pressione diplomatica» è stata messa in atto da Israele
    contro il clero cattolico dopo la pubblicazione del documento
    ‘Kairos Palestina’. Lo ha affermato l’ambasciatore israeliano
    presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, giudicando «false» le
    notizie diffuse ieri dall’agenzia Misna.

    Secondo l’agenzia missionaria, Israele avrebbe messo in atto
    pressioni diplomatiche, riducendo anche i visti di ingresso per
    il clero in Israele e nei Territori palestinesi occupati, quale
    «ritorsione» per la riedizione del libro in cui si denuncia
    «l’occupazione israeliana dei territori» invitando alla
    «resistenza pacifica». La questione è emersa proprio mentre
    in Vaticano sta per concludersi il Sinodo speciale per il Medio
    Oriente.

    23 Ott 2010, 20:02 Rispondi|Quota
  • #9Pax et bonum

    Era ora!
    Finalmente parole chiare dalla Chiesa: gli Israeliani devono smetterla di massacrare ed opprimere i Palestinesi in nome di una “terra promessa”, mai voluta in questi termini da Dio.
    L’ONU, adesso, faccia rispettare le risoluzioni fin’ora ignorate dallo stato sionista.

    23 Ott 2010, 21:42 Rispondi|Quota
    • #10Emanuel Baroz

      “massacrare ed opprimere i palestinesi”?! Ma…..quale film ha visto?!

      25 Ott 2010, 09:04 Rispondi|Quota
  • #11Emanuel Baroz

    Un vescovo attacca l’islam: vince con la violenza

    di Andrea Tornielli

    Per il libanese Beylouni «il Corano ordina di imporre la religione con la spada e dà il diritto di uccidere i cristiani» L’«Osservatore Romano» purga i passaggi più accesi del documento. Musulmani divisi: c’è anche chi concorda

    «Il Corano ordina di imporre la religione con la spada e dà al musulmano il diritto di uccidere i cristiani con la guerra santa». A scrivere queste parole è monsignor Raboula Antoine Beylouni, vescovo di Curia di Antiochia dei Siri, in Libano, nell’intervento consegnato al Sinodo sul Medio Oriente ormai alle ultime battute in Vaticano. Parole dure, quelle del vescovo libanese, che devono aver creato qualche imbarazzo Oltretevere, dato che l’intervento è stato prima pubblicato integralmente sul Bollettino del Sinodo diffuso ieri mattina dalla Sala Stampa vaticana, ma la sintesi messa poi in pagina da L’Osservatore Romano è risultata purgata proprio dei passaggi più accesi. Parole, e anche questo è significativo, che hanno provocato da parte islamica sia reazioni negative dell’Ucoii e dell’università Al Azhar del Cairo, sia la comprensione del movimento dei musulmani moderati.

    Beylouni ha affermato che «il Corano permette al musulmano di nascondere la verità al cristiano e di parlare e agire in contrasto con ciò che pensa e crede. Il Corano dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli con la Jihad (guerra santa)». Il vescovo ha aggiunto che il testo sacro dell’islam «ordina di imporre la religione con la forza, con la spada. Per questo i musulmani non conoscono la libertà religiosa, né per loro né per gli altri. Non stupisce vedere tutti i Paesi arabi e musulmani rifiutarsi di applicare integralmente i diritti umani sanciti dalle Nazioni Unite». Ancora, il vescovo di Curia ha affermato che «il Corano inculca al musulmano l’orgoglio di possedere la sola religione vera e completa. Il musulmano fa parte della nazione privilegiata e parla la lingua di Dio, l’arabo. Per questo affronta il dialogo con questa superiorità e con la certezza della vittoria». «Nel Corano poi – ha aggiunto – non c’è uguaglianza tra uomo e donna, né nel matrimonio stesso in cui l’uomo può avere più donne e divorziare a suo piacimento, né nell’eredità in cui l’uomo ha diritto a una doppia parte, né nella testimonianza davanti ai giudici in cui la voce dell’uomo equivale a quella di due donne».

    Certo, monsignor Beylouni ha anche dichiarato che «non dobbiamo eliminare il dialogo», come è vero che in un altro intervento al Sinodo ieri si è detto che i rapporti tra cristiani e musulmani «si sono deteriorati con le crociate». Ma non c’è dubbio che i suoi giudizi e le sue convinzioni, espresse senza giri di parole o precauzioni diplomatiche, sono destinati a far discutere. Anche perché un altro confratello di Beylouni, monsignor Flavien Joseph Melki, anch’egli libanese, nel suo intervento ha auspicato una riforma dei regimi teocratici dei Paesi arabi, dove «il fondamentalismo continua a inasprirsi». E ha detto che «a eccezione del Libano, i circa quindici milioni di cristiani del Medio Oriente sono sottoposti da quattordici secoli a molteplici forme di persecuzione, di massacro, di discriminazione, di sopruso e di umiliazione». Ha chiesto che non si attenda la scomparsa dei cristiani «per alzare la voce e reclamare con forza libertà, uguaglianza e giustizia per queste minoranze religiose minacciate nella loro sopravvivenza», invocando l’aiuto della Chiesa universale e dai Paesi democratici affinché facciano pressione «a tutti i livelli, sui regimi che ledono i diritti inalienabili della persona umana, per spingerli a riformare le loro leggi, ispirate alla Sharia islamica».

    Le parole sul Corano del vescovo Beylouni sono state criticate da Hamza Piccardo, portavoce dell’Unione delle comunità islamiche in Italia (Ucoii), che le ha definite «false accuse», dato che «le guerre ci sono sempre state e ogni volta ci sono state persone che hanno cercato di dare interpretazioni delle sacre scritture funzionali a queste guerre». Di «falso» storico parla anche uno dei ricercatori dell’università egiziana di al-Azhar, la più prestigiosa del mondo musulmano. Ma va segnalata anche la reazione del Movimento dei musulmani moderati, che ha accolto le parole del vescovo richiamando la necessità per i Paesi islamici «di riconoscere e attuare la libertà religiosa».

    (Fonte: il Giornale, 23 ottobre 2010)

    25 Ott 2010, 09:37 Rispondi|Quota
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