Libano: la Francia fornisce missili anticarro. Israele esprime preoccupazione
Parigi, 19 Dicembre 2010 – La Francia intende fornire al Libano, senza precondizioni, 100 missili anti-carro utilizzabili da elicotteri. La fornitura potrebbe avvenire alla fine di febbraio. Lo ha detto venerdì un rappresentante del governo francese. Israele ha espresso la preoccupazione che i missili anti-carro forniti dalla Francia possano finire nelle mani del movimento terrorista Hezbollah.
Lo scorso agosto, quando un ufficiale del genio israeliano venne ucciso in uno scontro a fuoco al confine innescato da militari libanesi, il Congresso Usa aveva espresso preoccupazione per questo genere di forniture all’esercito libanese, nel quale l’influenza degli estremisti sciiti è sempre più forte.
(Fonte: Israele.net, 19 Dicembre 2010)
Nella foto in alto: un ufficiale dell’esercito israeliano mostra uno dei tanti razzi trovati nell’arsenale di Hezbollah durante la guerra in Libano del 2006
#1esperimento
E naturamente questa volta non farà come con Israele nel 1967 (che si prese i soldi e non fornì il materiale)…
#2Emanuel Baroz
capace che questa volta neanche vorrà essere pagata……
#3Alberto Pi
24 dicembre 2010
Medio Oriente: dopo la guerra in iraq, a Beirut e a Tripoli fiorisce il mercato bellico. I clienti? gruppi organizzati ma anche molti privati
Il Libano torna il supermercato delle armi. E i prezzi continuano a scendere
Da Abu Izzat il menù non è affisso né stampato perché «i prezzi fluttuano, come per il petrolio o l’oro». Il luogo comune che ogni libanese è dotato almeno di una pistola o di un kalashnikov sembra confermarsi reale se si ascoltano le rivelazioni di Abu Izzat, pseudonimo di un importante trafficante d’armi basato nella valle orientale della Beqaa e che vanta «oltre vent’anni di esperienza».
«Il mio lavoro è come quello di un analista politico», afferma parlando con an-Nahar, uno dei più autorevoli quotidiani libanesi. «Dobbiamo seguire gli eventi locali, regionali e internazionali per poter prevedere l’andamento dei mercati e i flussi di merce. È così che portiamo a casa il denaro». E di denaro, oggi come ieri, ne circola molto: «Ne può girare tanto se la stagione politica è relativamente calma, oppure tantissimo se la tensione è alta», prosegue Abu Izzat. «In piena crisi, un lancia granate (Rpg) russo può arrivare a costare oltre mille dollari e ciascuna granata superare i 150 dollari l’una».
Proprio i lancia granate erano riapparsi per le vie di Beirut a fine agosto, quando scontri tra sunniti di un quartiere della parte ovest della città e sciiti filo-Hezbollah si erano dati battaglia per poche ore. Dall’estate scorsa, la tensione politica in Libano è tornata a salire e le frizioni maggiori si sono registrate nei quartieri misti o lungo le “linee di contatto” che dividono i rioni dominati dal movimento filo-iraniano da quelli fedeli invece al primo ministro Saad Hariri, appoggiato dall’Arabia Saudita. A cinque mesi dalla “scaramuccia” di Beirut ovest, la situazione in città sembra esser tornata normale e ci si appresta a chiudere il 2010 al riparo da nuove violenze. Eppure, sotto la cenere la brace del passato prossimo (maggio 2008) e di quello più remoto (la guerra civile, 1975-90) cova ed è pronta a riattizzare il fuoco.
E non solo a Beirut. A Tripoli, principale porto settentrionale del paese e tradizionale roccaforte dell’islam sunnita, Abu Trab snocciola i prezzi aggiornati delle armi leggere disponibili sul mercato locale. «Se hai pochi soldi, ti consiglio un kalashnikov di vecchio stampo, col calcio di legno: te la cavi con 500, massimo 700 dollari. Se invece puoi spendere qualcosa di più, ti prendi un kalashnikov più recente per un migliaio di dollari». Conversando con Europa, Abu Trab, “capo del servizio d’ordine” di un noto shaykh fondamentalista tripolino, non nasconde che «molti leader sunniti » di Tripoli «si riforniscono a Dahiye », la periferia sud di Beirut, feudo incontrastato degli sciiti di Hezbollah.
«Siamo contro di loro certo, ma quando c’è da fare affari, i soldi non hanno colore », sentenzia. «Un fucile russo del 1956 qui lo trovi per poco più di mille dollari, ma per ogni evenienza, c’è sempre l’M-16 americano: 1.500 dollari». Le pistole? Ce n’è per tutti i gusti: «La Star canna corta oggi sta a 1.250, la Star canna lunga a 1.100. La Colt da 12 mm. è più cara, ma i suoi 2.000 dollari li vale tutti. E poi c’è la Desert Eagle», la semiautomatica israelo-americana: «10.000 dollari e ogni pallottola ti costa 50 dollari! ».
Abu Trab rifiuta l’etichetta di “trafficante”, al contrario di Abu Izzat che non nasconde la sua vocazione e ricorda quando, subito dopo la fine della guerra civile (1990), in Libano «s’improvvisavano mercati di armi ovunque, nelle case e perfino sui marciapiedi».
L’accordo di Ta’if dell’anno precedente aveva sancito, tra l’altro, lo scioglimento di tutte le milizie, tranne che di Hezbollah. «Di quella svendita ne approfittò proprio il Partito di Dio che acquistò a prezzi stracciati», afferma.
«Alcune bande e partiti armati svuotarono i loro magazzini, altri non hanno mai abbandonato i loro arsenali. Li hanno solo chiusi a chiave», afferma sicuro Abu Izzat.
«Negli anni ’80, il Libano e i Kurdistan iracheno e siriano erano le principali destinazioni dei traffici», ricorda il commerciante della Beqaa. «Negli anni ’90, il Libano è diventato invece il mercato dove andare a rifornirsi. E con l’invasione americana dell’Iraq il flusso si è tutto diretto verso oriente, oltre la Siria».
Con la graduale diminuzione del tasso di violenza in Iraq e l’acuirsi di tensione a Beirut, «il Libano è tornata a salire la domanda e molte armi che erano andate a finire a Bagdad ora tornano da noi, sempre attraverso la Siria». A comprare «sono un po’ tutti»: dai «singoli capi famiglia » ai «capi dei servizi d’ordine di partito o delle tv legate a un leader o a una formazione politica». Tutti rigorosamente senza alcun porto d’armi. «Si compra qui nella Beqaa ma anche nelle periferie delle città» e «le armi provengono per lo più dall’Europa dell’est, Turchia e Giordania ». Per non perdere il potenziale cliente, Abu Izzat torna a elencare la sua merce: un mitragliatore russo Pks da 7,62 mm oggi costa 3.500 dollari, poco più di un un vecchio Dushka (DShK). Un Dragunov (SDV, fucile di precisione semiautomatico russo) degli anni ’60, arriva a 5.000 dollari, mentre se si ha a che fare con obiettivi blindati bisogna affidarsi a un B-90: 18.000 dollari.
Lorenzo Trombetta
http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/123475/il_libano_torna_il_supermercato_delle_armi_e_i_prezzi_continuano_a_scendere
#4Alberto Pi
Chissà cosa ci faranno gli Hezbollah con questi nuovi esplosivi?
Da indiscrezioni raccolte da STRATFOR in Libano, Hezbollah ha difficoltà a ricevere esplosivi per uso militare, come il C4 e l’RDX. Perciò acquista ad altissimo prezzo il nitrato di ammonio, che è un comunissimo fertilizzante, da cui ricava esplosivi.
Recentemente ha acquistato quindicimila tonnellate di fertilizzante dall’industria petrolchimica di Homs, in Siria, a prezzi doppi rispetto a quelli di mercato. La Siria ricompra lo stesso fertilizzante sul mercato internazionale a metà prezzo. Questo spiega perché Hezbollah abbia insistito tanto per avere un suo uomo come ministro dell’Agricoltura nell’attuale governo libanese: sarebbe proprio il ministro Hussein Hajj Hassan a comprare il fertilizzante dalla Siria e farlo avere ad Hezbollah.
Per costruire ordigni esplosivi improvvisati (IED) con i fertilizzanti occorre una certa esperienza: in primis bisogna saper dosare nitrato di ammonio e carburante (ad es. il diesel) per comporre la miscela esplosiva. Per farla detonare occorre poi una piccola quantità di esplosivo tradizionale – ne basta una dose minima per ottenere esplosioni devastanti.
Il Medio Oriente pullula di ex-combattenti capaci di costruire ordigni esplosivi improvvisati (IED) a base di fertilizzanti. Se scoppiasse un conflitto, Hezbollah ha a disposizione anche un ricco arsenale di granate e razzi a corto e a medio raggio.
http://esperimento.ilcannocchiale.it/2010/12/21/chissa_cosa_ci_faranno_gli_hez.html