Le tasche di Hamas
GAZA – Si conosce già quasi tutto dei beni e del denaro in entrata a Gaza. Un flusso ininterrotto che scorre attraverso più di 800 tunnel scavati sotto il confine con l’Egitto, per un valore compreso tra i 600 e gli 850 milioni di dollari ogni anno, secondo i dati di un rapporto uscito ieri per il Washington Institute for Near East Policy. Ma a Gaza non ci sono soltanto il cemento, il carburante e i borsoni di denaro in entrata.
Il lato meno raccontato della storia è quello che va in senso contrario: il flusso impetuoso di denaro in uscita verso il mondo esterno per circa 750 milioni di dollari ogni anno. Grazie ai tunnel e ai trasferimenti bancari il denaro arriva a depositi sicuri nei paesi del Golfo persico e in Europa.
La nuova classe benestante di Gaza, in maggioranza legata ad Hamas che esercita un controllo ferreo sulla distribuzione interna degli aiuti e della ricchezza, non vuole tenere i propri soldi dentro Gaza e preferisce spostarli subito all’estero. E a dispetto di questa somma enorme di denaro in uscita, quello che rimane è ancora troppo rispetto alle occasioni di investimenti disponibili dentro Gaza: nel febbraio 2009, per esempio, le banche palestinesi si sono rivolte alla Banca centrale di Israele con una strana richiesta: depositare il loro denaro in eccesso in Israele.
Da dove arriva tutto questo denaro? Non tutto dal commercio attraverso i tunnel. Anzi, il flusso maggiore è quello che scorre attraverso i trasferimenti bancari. Secondo funzionari del sistema bancario palestinese, almeno 2 miliardi di dollari sono stati trasferiti alle banche di Gaza ogni anno da quando Hamas ha preso il controllo della Striscia. Secondo il primo ministro palestinese Salam Fayyad, la cifra è anche superiore: il 54 per cento del budget dell’Autorità nazionale palestinese per il 2010, 13,7 miliardi di dollari, è andato a Gaza.
A questa somma si aggiungono i 450 milioni di dollari dell’Onu e i soldi di 160 organizzazioni non governative di aiuto straniere. E, ovviamente, i finanziamenti politico-militari dall’Iran, per almeno 100 milioni ogni anno. Grazie a questi conti, Hamas può pagare più salari di quanto non riesca l’Anp.
(Fonte: Il Foglio, 8 gennaio 2011)
Nella foto in alto: parte dei 620mila dollari confiscati dall’IDF ad un terrorista di Hamas nel Novembre del 2010
#1lassiebaubau
ma la Palestina sarebbe estremamente felice di non avere a che fare al Iran e di avere degli altri alleati che riescano a coprire la diplomazia che ha con l’Iran,perche’ l’Islamismo della Palestina e’ troppo diverso dal islamismo di Iran. se la Palestina trova uno Stato piu’ simile al proprio Islamismo e corrispondente alla diplomazia di ‘Iran e’ felice.