La dolce condanna a vita dell’ultimo criminale nazista
Ha un nome e un cognome che sono di sicura garanzia per accendere gli animi. Erich Priebke (nella foto del settimanale “Oggi” mentre fa la spesa al supermercato vicino casa) , 98 anni, ex ufficiale delle Ss, condannato sedici anni fa all’ergastolo da un tribunale militare per l’eccidio delle Fosse Ardeatine. L’ultimo prigioniero in Italia per crimini di guerra, sconta la pena ai domiciliari per via dell’età, ma da qualche tempo può uscire di casa al mattino. Va al mercato, alle visite mediche, alla Messa. A vederlo è un arzillo vecchietto alla soglia dei cent’anni che non si arrende all’età. E nemmeno alla storia, peraltro. Non s’è mai pentito. Non rinnega il suo tremendo passato. «Erano ordini e io, come tutti i soldati, ho solo eseguito», fu la sua difesa al processo e vale tuttora. Già, gli ordini.
Di Erich Priebke s’è parlato davvero tanto negli anni scorsi. Poi, inevitabilmente, è giunto l’oblio. Eppure è sempre lì la sua scorta, tre agenti di polizia che controllano discretamente lo stabile dove abita alla periferia di Roma, ventiquattro ore al giorno, tutti i giorni dell’anno. Nel quartiere, quando lo vedono uscire, ormai pochi ci fanno caso. All’inizio, no. Era il 2005 quando se lo videro al lago di Garda, in permesso premio, e ci fu un diluvio di critiche. Era il 2007 quando ebbe la possibilità di lavorare, ma durò appena un giorno perché troppe furono le proteste. Siamo nel 2011 e gli italiani hanno metabolizzato anche questa.
Il detenuto Priebke si sveglia la mattina presto, fa colazione, sbriga qualche faccenda, poi di corsa va allo scrittoio. Incredibile a dirsi, infatti, il signor Priebke da sedici anni intrattiene una fittissima corrispondenza con centinaia se non migliaia di persone di tutto il mondo. Scrive una media di venti lettere al giorno, per lo più a mano, qualche volta aiutandosi con una antica macchina da scrivere. Lo interpellano in tanti: giornalisti, storici, ricercatori, ma anche gente comune. Ci sono i curiosi. Poi i compassionevoli, ovvero quelli che sono impietositi della sua pena di ergastolano, sia pure scontata a casa. Ci sono gli antipatizzanti, ossia quelli che l’hanno eletto a simbolo del «male assoluto» e gliene scrivono quattro. Ma la maggior parte, inutile dire, sono simpatizzanti, nostalgici del nazismo e del fascismo, antichi camerati, compagni d’arme nell’esercito di Hitler o di Mussolini.
Una volta, un giovanotto esaltato si presentò persino alla porta per consegnargli una svastica in metallo. Le lettere arrivano soprattutto da Italia e Germania, ma anche dal resto del mondo. E lui, Priebke, interrompendosi solo per andare al supermercato o per cucinarsi il pranzo e la cena, al suo tavolino scrive, scrive, scrive.
Non che sia un gran nostalgico del Terzo Reich, ci tiene a spiegare il suo avvocato Paolo Giachini. Anzi, tutta questa ossessione che lo circonda a lui sarebbe pure venuta a noia. Ma è la gente che lo cerca e la corrispondenza lo mantiene in contatto con il mondo, specie da quando è diventato quasi completamente sordo e non segue più la televisione. Di letture e musica, poi, l’ex poliziotto nazista, il vice di Herbert Kappler (nella foto dopo la cattura) , fuggito dopo il 1946 in Argentina e lì trasformatosi in un insospettabile commerciante, non è mai stato amante. Altri interessi non ne ha. Per il console argentino, invece, non esiste: non ha mai risposto alle sue lettere, così non ha potuto farsi accreditare la pensione, e vive grazie all’ospitalità del suo avvocato.
Anche la famiglia è un pianeta lontano: la moglie è defunta, i figli lo chiamano al telefono ogni tanto, un nipote da Buenos Aires gli ha persino chiesto un aiuto economico perché pensava che qui a Roma lo zio nazista se la passasse bene.
A casa riceve di rado: per lo più anziani che vengono a rievocare i tempi che furono. Ma in tanti cominciano a non venire più. E’ morta la Dama Bianca, ad esempio, una signora veneta, invaghitasi dell’altero ufficiale tedesco ai tempi del processo. E succede anche con chi l’ha avversato. Era l’ottobre scorso quando moriva nella sua casa in Toscana il giornalista Robert Katz che ha scritto libri memorabili sull’occupazione nazista della Capitale e sul suo specifico caso («Morte a Roma», «Dossier Priebke»). E’ scomparsa poi Elvira Paladini, che per tanti anni ha diretto il museo di Via Tasso, e fu testimone al processo raccontando le torture che in quei locali le Ss avevano inflitto a suo marito nel 1944.
Da sedici anni, dunque, il signor Priebke è confinato in un appartamento mentre fuori il mondo procede. Dentro, invece, è come se il tempo non sia mai passato. Conduce una vita serena, nonostante tutto. E tra qualche tempo il suo avvocato presenterà una richiesta di semilibertà perché, regolamento penitenziario alla mano, ha maturato questo diritto e avrebbe piacere di girare un po’ l’Italia per incontrare qualcuno dei suoi amici di penna o portare fiori a quelli che nel frattempo sono scomparsi. Di inginocchiarsi alle Ardeatine non se ne parla.
(Fonte: La Stampa, 6 Febbraio 2011, pag. 13)
#1Marcello Tito Manganelli
L’altro giorno ho inviato un commento. Non che lo creda particolarmente necessario, ma vi autorizzo a pubblicarlo, quando voleste farlo. Grazie.
#2alfonso margani
Ciao,a tutti, spero di non venire frainteso,ragazzi, ma a 98 anni non me la sento di auspicare per lui reclusione o altro, davvero non me la sento. Presto se la vedrà con Dio, e speriamo sia almeno un po’ pentito…
#3eugenio milani
la mamma dei cretini è sempre incinta,quindi,non facciamo caso ai commenti cretini;io sono di destramma amo il popolo ebraico per quello che ha subito,ma sopratutto quello che ha creato in Israele,ricordate non tutti i fascisaìti erano o sono nazisti.Shalom
#4pino
io invece me la sento di auspicare qualcosa per lui a 98 anni. gli auspico quello che lui ha auspicato ai 98 enni ebrei,ai bambini e a tutti quelli che non possono vivere più per mano sua e dei suoi amici! bastardo anche adesso a 98 anni ti staccherei un dito alla volta altro che prigione. come scrisse jean amery in “un intellettuale ad auschwitz”: <>!
#5luca
@pino: SONO ASSOLUTAMENTE D’ACCORDO CON TE….e pensare che e ancora vivo e vive a Roma come se niente fosse sucesso…e un bastardo nazzista
#6sandro lontano
98 aa? la vita media si è allungata.chiè ormai lui? un vecchio,arzillo nazi? può fare del male?no . ne ha fatto? si ,come ho letto, a breve dovrà rendere conto di quello che ha fatto:lui non ha avuto pietà,ne abbia qlcn altro
#7Mirko Viola
la vendetta non è giustizia.
#8Mirko Viola
il pilota Paul W. Tibbets ha sterminato centomila giapponesi sganciando una sola bomba… anche lui ha eseguito gli ordini, e lo hanno decorato… è davvero molto strana la giustizia dei vincitori.
#9Emanuel Baroz
@ Marcello: non ho trovato il tuo commento da nessuna parte…sicuro di averlo inserito correttamente?
#10Emanuel Baroz
Il paragone tra Tibbets e Priebke non regge, ma questo lo sa anche il famigerato signor Viola…..per il resto qui non si tratta di vendetta, ma di stupore per come il detto “L’erba cattiva non muore mai” sia sempre attuale…
#11alfonso margani
caro Eugenio Milani, se per commenti cretini ti riferivi al mio, ti manca l’educazione….E il popolo ebraico lo amo anch’io.
#12pino
mirko viola c’è solo una piccola differenza tra quel pilota che ha sganciato la bomba atomica e la combricola di priebke, cioè che il pilota stava tranquillamente a casa sua senza rompere l’esistenza a nessuno! quindi è chiaro va decorato! altrimenti adesso saremmo tutti alti belli e biondi!
#13Parvus
Io lo rispedirei d’urgenza in Germania.
Trattenerlo ulteriormente agli arresti domiciliari, servirà solo un domani a chi vorrà farne un martire.
Stefano.
#14giusy
sono un italiana che quando vede tutti questi previlegi a un assasino mi vergogno di esserlo…si tutela i carnefici… senza memoria per le vittime…il mio pensiero va a primo levi .. io avevo 12 anni mi ricordo come fosse ieri il babbo di una mia amica un supestite di un campo di concentrameno….
#15Fabio
@Emanuel e Mirko: sbagliate entrambi… Secondo la convenzione di Ginevra vigente in quegli anni, esisteva un “diritto di rappresaglia” (credo esista tutt’ora) per cui era lecito e “legale” applicare una rappresaglia per ogni militare morto e per cui non si fosse presentato l’artefice dell’attentato. Le “fosse ardeatine” furono una rappresaglia a seguito di un attentato per il quale nessuno (partigiano) si presentó per il suo crimine di guerra.
In un primo tempo Priebke fu ritenuto colpevole ‘solo’ di aver fucilato una decina di persone in più rispetto a quanti sarebbero stati se si fosse applicato il rapporto di 10 persone per ogni tedesco morto. Per inciso gli alleati che fecero ricorso alla rappresaglia non furono mai processati. E sempre per inciso il rapporto di 10 a 1 era “consigliato” e non stringente. Per quanto sia triste, legalmente non ci sarebbe quindi reato.
Per quanto riguarda invece Tibbets il reato (pardon, violazione delle convenzioni di Ginevra) esiste in quanto non erano “legali” armi non convenzionali (dirette inoltre verso obiettivi civili), come dimostra la condanna dell’Italia per il ptesunto uso dei gas nella guerra d’Etiopia… In realtà però non dovrebbe essere Tibbets ad essere giudicato ma chi diede l’ordine di sganciare.
Vi consiglio la lettura della Convenzione!
#16martino
@Fabio:
ma fammi il piacere Fabio..se uno ammazza gente che non centra nulla me ne sbatto delle regole e leggi che hanno fatto i signori della Guerra.Tu sei uno di quelli che non ha sensibilità umana,prerogativa di chi riesce ad immedesimarsi nelle persone esterne a lui perchè uno che dice che per legge Priebke non ha commesso reato è un criminale al suo pari.Saluti ed esci più spesso di casa che magari sai anche cosa pensa la maggior parte della gente.