Egitto, militari: rispetteremo i trattati siglati. Evasi dal carcere seicento detenuti
Il Cairo, 12 Febbraio 2011 – “L’Egitto rispetterà i trattati regionali e internazionali” già siglati. E l’attuale governo egiziano “rimarrà in carica e svolgerà le sue funzioni fino alla nascita di un nuovo esecutivo”, che dovrebbe prendere corpo dopo le elezioni presidenziali previste a settembre. Lo ha riferito il comunicato numero 4 delle forze armate egiziane, letto da un portavoce dell’Esercito, il cui intervento è stato trasmesso dalla tv ‘al-Jazeera’.
All’indomani delle dimissioni del presidente Mubarak, dopo 18 giorni di proteste, e il passaggio dei poteri al Consiglio Supremo delle forze armate, i militari egiziani hanno iniziato a rimuovere le barricate dalle strade del Cairo, primo segno di un possibile ritorno alla normalità.
Dopo i festeggiamenti durati tutta la notte in Egitto, questa mattina migliaia di persone erano ancora in piazza Tahrir. Non è chiaro per quanto tempo ancora si fermeranno i manifestanti che hanno pregato tutti insieme. In molti, riferisce al-Jazeera, hanno detto durante la notte di voler aspettare le dichiarazioni dei militari.
Il coprifuoco nel frattempo è stato ridotto, in vigore da mezzanotte alle sei del mattino. Lo ha stabilito il Consiglio Supremo delle Forze armate egiziane, stando a quanto ha riferito il sito web del quotidiano ‘al-Ahram’. Mentre mercoledì riaprirà la Borsa del Cairo, chiusa a causa delle proteste antigovernative. Lo ha riferito a condizioni di anonimato un funzionario egiziano della Borsa, citato da ‘al-Ahram’.
Stando poi a fonti dell’aeroporto del Cairo, agli alti funzionari del governo egiziano è vietato lasciare il Paese senza permesso. La misura sarebbe stata decisa per evitare che cerchino di sfuggire a possibile indagini sulla corruzione. Già nei giorni scorsi sono stati annunciati il divieto di espatrio e il congelamento dei beni per alcuni ex ministri e uomini d’affari.
Intanto, circa 600 detenuti sono evasi dal carcere di al-Marg, al termine di una rivolta che avrebbe provocato anche vittime. Lo ha riferito il sito web del quotidiano ‘Masrawy’, secondo cui la maxi-evasione è stata provocata dall’attacco di un commando armato alle forze di sicurezza del carcere. Secondo il quotidiano, una persona sarebbe morta nello scontro a fuoco. Si tratta della seconda evasione di massa di detenuti dall’inizio della rivolta contro Mubarak.
(Fonte: Adnkronos, 12 febbraio 2011)
Nella foto in alto: Mohamed Hussein Tantawi Soliman, maresciallo di campo e comandante in capo dell’esercito egiziano, ministro della Difesa e della Produzione militare. Di fatto in questo momento il presidente dell’Egitto
#1Emanuel Baroz
Il generale Tantawi. L’uomo forte che non piace a Israele
Mohamed Hussein Tantawi Soliman, nato nel 1935 è di fatto il presidente dell’Egitto
Maresciallo di campo e comandante in capo dell’esercito egiziano e ministro della Difesa e della Produzione militare. Ha partecipato a tutte le guerre contro Israele nel 1956, nel 1967 e nel 1973. Tra i ruoli ricoperti in passato ci sono quello di comandante della guardia presidenziale e di capo delle operazioni dell’esercito. Ha studiato a Mosca negli anni di collaborazione tra Egitto e Unione sovietica. Fu nominato ministro nel 1991, dopo l’allontanamento del generale Yusuf Sabri Abu Talib. In quello stesso periodo partecipò alla guerra del Golfo, tra le file della coalizione Onu.
Nei cablogrammi diffusi da Wikileaks, la diplomazia Usa lo descrive come un uomo «resistente al cambiamento» e favorevole mantenimento dello status quo. «Si è opposto tanto alle riforme politiche che economiche che percepisce come un’erosione del potere centrale», scriveva l’ex ambasciatore Usa a Il Cairo, Francis J. Ricciardone,nel 2008. Israele non lo considera un amico sospettandolo di non aver fermato i contrabbandi tra Sinai e Striscia di Gaza.
(Fonte: Il Tempo, 13 febbraio 2011)
#2Emanuel Baroz
Militari: l’Egitto rispetterà gli impegni internazionali
I militari rimuovono le barricate in una piazza Tahrir ancora affollata, e promettono il rispetto dei trattati internazionali da parte dell’Egitto post-Mubarak. Nell’ultimo comunicato diramato dal Consiglio Supremo delle Forze armate, l’esercito ribadisce anche l’impegno per una pacifica transizione dei poteri: “L’attuale governo si occuperà degli affari correnti fino alla formazione del nuovo governo – ha detto un portavoce -. La repubblica araba d’Egitto si impegna inoltre a rispettare tutti gli obblighi e i trattati internazionali”.
Tra questi, soprattutto, l’accordo di pace stipulato nel 1979 con Israele. Il premier israeliano Netanyahu ha accolto con favore l’annuncio. Al Cairo i militari smantellano i checkpoint e spostano i carri armati, ma i manifestanti vigilano, affinché quello che è diventato il nuovo organo di controllo del Paese, mantenga le promesse fatte
(Fonte: Euronews, 13 febbraio 2011)
#3Emanuel Baroz
I militari che guideranno l’Egitto
di Agostino Loffredi
Come abbiamo visto, dopo le dimissioni di Mubarak, il potere non è passato al suo vice Omar Souleiman ma è stato preso in consegna dai militari i quali si sono fatti garanti di un processo di transizione che, attraverso elezioni democratiche, restituirà l’autorità ai civili. C’è però il timore, soprattutto da parte di Israele, che il potere possa essere conquistato dai movimenti islamici. L’Iran, la Siria e il movimento Hezbollah spingono perché il nuovo Egitto rompa i rapporti con Israele ma l’esercito ha già fatto sapere che rispetterà l’accordo di pace firmato nel 1979 con Tel Aviv. Nel frattempo bisognerà capire se sarà disponibile, ma soprattutto in grado di gettare le basi per una vera riforma democratica.
Proviamo allora a dare un volto e un nome a questi militari
Le redini del potere in questo momento sono praticamente in mano a due persone: al ministro della Difesa il generale Mohamed Hussein Tantawi, 75 anni e al capo di stato maggiore delle forze armate, generale Sami Hafez Enan. Entrambi sono membri del Consiglio Supremo delle Forze Armate e fanno parte dunque di quella stessa élite, scrive il New York Times, che ha beneficiato del regno di Mubarak. Anche se in questi giorni hanno abbracciato le ragioni dei manifestanti, scendendo persino in piazza per parlare con la folla, gli ufficiali militari americani che li hanno conosciuti raccontano che nessuno dei due si è mai dimostrato grande tifoso della democrazia.
Il ministro della Difesa Tantawi è da decenni ai vertici del Consiglio Supremo delle Forze Armate
e come raccontano sempre gli ufficiali americani, è un tipo molto accorto che ha giocato un ruolo significativo nel mantenere l’estromissione di Mubarak relativamente non violenta. In questo momento, per la sua esperienza e astuzia, è sicuramente la persona più potente e influente nella transizione.
Il generale Sami Hafez Enan è invece più giovane e probabilmente durante la transizione avanzerà di livello all’interno del ministero della Difesa. Chi lo conosce lo descrive come brillante e innovativo. Fino ha avuto il comando diretto dell’esercito, formato per lo più da giovani soldati. La leva obbligatoria garantisce un legame stretto tra i militari e la società civile. É stato Enan ha garantire a Washington
che l’esercito non sarebbe intervenuto sulla folla.
É difficile pensare che, dopo anni vissuti all’ombra di un regime totalitario, ora i generali siano in grado di immaginare strutture e istituzioni democratiche. Quel che è certo, e lo confermano i cablogrammi svelati da WikiLeaks, è che con gli Stati Uniti condividono la stessa preoccupazione per i paesi islamici della regione.
http://www.iljournal.it/2011/i-militari-che-guideranno-legitto/212772