Palestina, il piano criminale di Abu Mazen: allearsi con Hamas
di Sharon Levi
Secondo quanto riferito da autorevoli fonti palestinesi a Secondo Protocollo, il Presidente della Autorità Nazionale Palestinese (ANP), Mahmoud Abbas (Abu Mazen), starebbe lavorando alacremente per unificare il movimento terrorista di Hamas e il gruppo palestinese di Fatah. L’obiettivo è arrivare in breve tempo alla dichiarazione unilaterale della nascita dello Stato Palestinese.
Al momento la Palestina è divisa tra due governi, quello della ANP in Cisgiordania e quello di Hamas nella Striscia di Gaza. La separazione è avvenuta in modo cruento dopo che il gruppo terrorista di Hamas aveva vinto le elezioni palestinesi e dopo che né la ANP né la comunità internazionale avevano riconosciuto quella vittoria. Dalle tensioni successive alle elezioni ne scaturì una vera e propria guerra civile tra Fatah e Hamas che porto questi ultimi al potere nella Striscia di Gaza, fatto questo che decretò l’isolamento del territorio amministrato dal gruppo terrorista palestinese.
Secondo quanto riferito da Azzam Ahmed, uno stretto collaboratore di Abu Mazen, la ANP sarebbe disposta a trattare la riconciliazione con Hamas ben sapendo che questo comporterà l’azzeramento degli aiuti economici da parte degli Stati Uniti (470 milioni di dollari l’anno) che considerano Hamas un gruppo terrorista.
Il piano di Abu Mazen è chiaro: sarà l’Europa a sopperire al taglio degli aiuti americani. In merito a questo Abu Mazen avrebbe avuto le rassicurazioni di Catherine Ashton, la controversa baronessa inglese responsabile della politica estera dell’Unione Europea, notoriamente molto amica di Hamas. Diversamente sarebbe impossibile per la ANP rinunciare al denaro americano. I palestinesi dipendono infatti completamente dagli aiuti internazionali i quali in larga parte arrivano dagli USA e dall’Europa in quanto ultimamente i Paesi Arabi, in particolare Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, hanno tagliato in maniera sostanziosa i fondi alla ANP a causa della rinomata corruzione in seno al movimento palestinese.
La scorsa settimana Abu Mazen ha incontrato Ayman Hussein, importante membro di Hamas in Cisgiordania, con il quale avrebbe stilato un “calendario dei lavori” per arrivare in breve tempo alla “riconciliazione” palestinese. Oltre a questo il Presidente palestinese avrebbe fatto avere una serie di proposte ad Hamas per “ridurre le distanze”, proposte che secondo Hanna Amerah, importante membro della OLP, sarebbero molto interessanti.
Al momento non si sa se effettivamente l’Unione Europea, che come gli USA considera Hamas un gruppo terrorista, abbia veramente promesso ad Abu Mazen di sopperire ai mancati finanziamenti americani nel caso di un accordo con il gruppo terrorista. Se la cosa fosse vera sarebbe gravissimo perché si tratterebbe di finanziare un gruppo terrorista che per statuto vuole la distruzione di Israele. Tuttavia, conoscendo come la pensa la Ashton, non ci sarebbe di che meravigliarsi se le indiscrezioni provenienti da Ramallah fossero vere. Sarà il caso di vigilare attentamente e di fare un “esposto preventivo” al Parlamento Europeo per evitare che l’Europa finanzi un gruppo terrorista.
Resta il fatto che finalmente anche Abu Mazen esce allo scoperto e mette in tavola le sue carte. Al Presidente palestinese non interessa affatto portare avanti i colloqui di pace con Gerusalemme. Non che la cosa sia una novità, ma almeno adesso è chiara l’intenzione della ANP, che poi è la stessa di Hamas: distruggere Israele.
Nella foto in alto: Ismail Haniyeh, capo del governo di Hamas, e Abu Mazen, presidente dell’ANP
#1Emanuel Baroz
Basta col doppio gioco palestinese
http://www.israele.net/articolo,3086.htm
#2autores
si vogliono formare il Partito Unito per arrivare al disarmo del popolo,i Presidenti sono entrambi nel idea PACE e hanno detto che di solito sono in molti a dissubidire ma c’e’ chi vuole il disarmo e vivere in Pace.
#3esperimento
Beh, i loro scopi in effetti convergono, la differenza tra i due è solo nella tattica. Comq. stai tranquillo, quelli di Hamas non si sottometteranno mai ai loro “colleghi” dell’AP. Almeno finché ci saranno Iran e Siria (e forse anche qualcun altro) a sostenerli