Roma: all’indomani dell’anniversario delle Fosse Ardeatine Erich Priebke al ristorante con amici
Certo, è tutto legale. Ma colpisce e può lasciare l’amaro in bocca a molti il fatto che all’indomani delle meste celebrazioni dell’anniversario della strage alle Fosse Ardeatine, il gerarca che ne fu corresponsabile trascorra una serata con gli amici in un ristorante della capitale.
Lo ha scoperto il settimanale Oggi, che nel numero in edicola da mercoledì pubblica le immagini del novantasettenne Erich Priebke, sorridente e rilassato, al ristorante «La Pariolina».
Priebke, condannato all’ergastolo per la strage, sconta la pena in un appartamento di proprietà del suo avvocato e il tribunale gli ha permesso tre ore di libertà in più alla settimana oltre alle due di cui da tempo usufruiva.
(Fonte: Oggi, 29 Marzo 2011)
Nella foto in alto: il criminale nazista Erich Priebke con i suoi amici fuori dal ristorante “La Pariolina”, in Viale Parioli 93, a Roma, la sera del 25 Marzo 2011
#1ROBERTO
è TUTTO GIUSTO E VERO ,PERO’ NON FACCIAMO DI UN CARNEFICE UNA VITTIMA-VISTO CHE NON LO è LASCIAMOLO NELL’OBLIO DELL’INDIFERENZA , è STATO PRESO STA SCONTANDO PER QUANTO POSSA SEMBRARE POCO O TANTO, IL SILENZIO, DOPO LA CONDANNA DELLA GIUSTIZIA ,CREDO CHE è LA MIGLIOREDELLE CONDANNE CIVILI.
#2Mara Marantonio
Temo che abbia ragione Clara Sanchez nell’ntervista riportata in calce al suo bellissimo “Il profumo delle foglie di limone”, che sto leggendo. “I cattivi” rileva Clara “alla fine vincono sempre……ci sono persone che, per quanto si siano macchiate di colpe terribili, non pagheranno mai per i loro misfatti”. Una considerazione tremenda. Ma conclude pure: “..il romanzo vuole riportare l’attenzione sull’impunità dei poteneti”. Per quanto, dal punto di vista, per così dire, pratico, ciò sia poco, dobbiamo sforzarci di operare in tal senso. Puntare i riflettori su queste zone buie.
Mara Marantonio
#3eugenio milani
cari amici,sapete quali sono i miei sentimenti nei confronti degli ebrei e degli israeliani;mi permetto solo di dire che nella strage,cosa inauduta ed impensabile,io unirei ai nazi.fascisti responsabili anche il partigiano,medaglia d’oro deputato al parlamento italiano,Sarebbe stato un eroe se si fosse presentato,inutile trovare scuse.volevano una rappresaglia affinchè il popolo si ribellasse,sarebbe uomo di rispetto e sulla sua tomba avrei portato dei fiori.Era un vigliacco e lo dovete accumunare agli altri responsabili.Salvo D’Acquisto è un eroe,l’altro un sudicio vigliacco.Shalom
#4teresa benvenuti
è una vergogna, non tanto che lui non abbia rimorsi, non lo considero “umano”, ma che venga accolto e servito in un ristorante anzichè avere il vuoto assoluto intorno.Se l’età lo esonera dalla galera, che l’isolamento più assoluto lo circondi, in attasa che morte sopaggiunga e allora spero tanto che la giustizia Divina, nella quale credo,lo sprofondi in un inferno Dantesco e ancor di più
#5barbara
Per favore, smettiamola con la leggenda del partigiano che non si è presentato: il rastrellamento è iniziato pochissimi minuti dopo l’attentato, e l’eccidio delle fosse Ardeatine è avvenuto meno di 24 ore dopo! Nessuno ha mai chiesto che si presentasse e nessuno ha mai detto che se si fosse presentato sarebbero state risparmiate le altre vittime (e, con tutto il rispetto, anche la leggenda di Salvo D’Acquisto, fabbricata perché, come per la povera Maria Goretti, c’era bisogno di creare esattamente quel modello lì esattamente in quel momento lì. Con buona pace dei fatti storici)
#6barbara
Sarebbe ora di finirla con la leggenda del partigiano “che non si è presentato”: i rastrellamenti sono cominciati immediatamente dopo l’attentato, l’eccidio delle fosse Ardeatine è avvenuto meno di 24 ore dopo, nessuno ha mai chiesto che si presentasse, nessuno si è mai sognato di dire che se si fosse presentato gli altri sarebbero stati risparmiati, nessuno ha mai avuto l’intenzione di risparmiarli: è tutto documentato, basta solo avere voglia di scegliere i fatti invece che le leggende (e, con tutto il rispetto, anche la leggenda di Salvo D’Acquisto che si sarebbe presentato ai tedeschi per far liberare gli altri, fabbricata, esattamente come la leggenda di Maria Goretti che avrebbe difeso fino alla morte la propria virtù, perché in quel momento serviva esattamente quel tipo di modello, e pazienza se i fatti sono andati in tutt’altro modo…)
#7Mario S.
L’accaduto lascia interdetti e sgomenti. Invito tuttavia ad evitare commenti ,paragoni e giudizi commenti come quello di barbara che denigra gratuitamente un eroe della Resistenza,universalmente riconosciuto come Salvo D’Acquisto. Maria Goretti,poi che c’entra,in un tale contesto.Forse i partigiani ” Buoni” furono solo Comunisti?
Leggete i libri di Giampaolo Pansa.
#8stefano
E intanto da mesi (all’incirca dal furto-sfregio della medaglia d’oro al valor militare di Azzarita nell’omonimo liceo di Parioli a piazzale delle Muse), nei pressi del ristorante La Pariolina campeggiano in evidenza delle svastiche che nessuno provvede a cancellare. Evidentemente i camerati di Priebke si preparavano alla accoglienza, nell’indifferenza degli abitanti del quartiere (in cui notoriamente risiede un numeroso stuolo di funzionari di PS e di alti ufficiali dei Carabinieri e della GDF)…
#9Alberto Pi
PRIEBKE, PACIFICI: “ORA BASTA, INTERVENGANO ISTITUZIONI”
(OMNIROMA) Roma, 01 APR – “Siamo arrivati al capolinea e diciamo ‘basta’. La derisione e la sfida sono qualcosa che non possiamo accettare. Alziamo la nostra voce e ci uniamo al coro delle proteste, perché intervegano le
istituzioni, militari, civili o politiche. Si pronuncino, e ci dicano se siamo
soli in questa battaglia”. Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica
di Roma, lancia un appello alle istituzioni, e dichiara tutta la sua
indignazione e rabbia per le foto pubblicate dal settimanale “Oggi”, che
ritraggono Erich Priebke mentre si reca a cena in un ristorante romano
all’indomani delle celebrazioni dell’anniversario della strage alle Fosse
Ardeatine. Non è la prima volta che l’ex gerarca nazista, ai domiciliari, viene
fotografato per le strade della capitale, a spasso con la sua scorta. Ma
stavolta, dice Pacifici, “è arrivato il momento di dire basta”.
“Le proteste dei familiari delle vittime sono un atto dovuto – dice Pacifici –
per un eccidio che ha coinvolto uomini di diverse fedi, estrazioni, ebrei,
militari, uomini di chiesa, oppositori politici, passanti. E’ stato uno
spaccato di vittime che rende la condivisione di questa Memoria, come ha
ricordato il presidente della Repubblica Napolitano, un fatto di unità
nazionale. Adesso siamo stanchi di essere presi in giro – attacca l’esponente della comunità ebraica romana, parlando con Omniroma – Queste foto sono un’ulteriore sfida, un tentativo di ingannare la giustizia, l’Italia, vittima del nazismo e del fascismo, e di deridere la storia scegliendo una data alquanto simbolica – il giorno dopo le commemorazioni della strage –. Presentandosi in un ristorante, accede ad un diritto riservato ai cittadini liberi. Non lo possiamo tollerare”.
“Il nostro basta – continua Pacifici – è diretto a coloro che devono vigilare
sugli arresti domiciliari. Siamo di fronte ad un bivio: o questo Paese si
prende la responsabilità politica e morale di renderlo libero – con un
risparmio per le casse dello Stato, dati i costi che bisogna sostenere per
pagare la scorta che lo segue quando esce – oppure si deve tornare all’
applicazione rigorosa di quella sentenza, che ha riscattato l’onore dell’
Italia, condannando una persona a scontare una pena, nonostante l’età”.
Alcune “agevolazioni” non vengono contestate da Pacifici: “Non ci siamo opposti agli arresti domiciliari, e non contestiamo neanche il fatto che si debba sottoporre eventualmente a delle cure mediche. Non ci siamo neanche opposti anche laddove il detenuto ha chiesto di poter andare tutte le domeniche in chiesa, nel rispetto dei sentimenti religiosi che anche i criminali hanno diritto ad esprimere”.
Il presidente della comunità ebraica rivolge un appello al “ministro della
giustizia, persona sensibile, alla magistratura che concede le autorizzazioni,
a forze dell’ordine che devono vigilare sulla custodia, all’opinione pubblici:
a loro dico, ‘non lasciamo soli i familiari vittime’”. “Chiedo al sindaco, al
presidente della Provincia e quello della Regione – continua – ma anche ai
sindacati, di pronunciarsi e di dire se siamo soli in questa battaglia”.
Pacifici è perentorio: “La mia non è una minaccia, ma una promessa. Se non
dovessimo ricevere delle risposte, lanceremo una campagna di mobilitazione che non sarà uno scherzo. Siamo pronti a circondare la casa di Priebke, un
criminale che non si è mai pentito dei suoi crimini, e non ha mai chiesto
scusa”.
#10Emanuel Baroz
PRIEBKE:FAMIGLIE VITTIME,VA AL RISTORANTE?VERIFICA SU SALUTE
POLEMICA DOPO PUBBLICAZIONE SERVIZIO FOTOGRAFICO SU ‘OGGI’
(ANSA) – ROMA, 31 MAR – Verificare le reali condizioni di salute dell’ex ufficiale delle SS Erich Priebke, condannato all’ergastolo per l’eccidio delle Fosse Ardeatine e ai domiciliari per la sua salute precaria. Tutto ciò, dopo un
servizio fotografico che ritrae lo stesso Priebke a cena in un ristorante romano.
La richiesta è stata fatta al magistrato militare di Sorveglianza di Roma dall’avvocato Pietro Nicotera, legale dei familiari di Mario Del Monte e Angelo Sonnino, due cittadini italiani di religione ebraica trucidati alle Fosse Ardeatine, presenti come parti civili nel processo per l’eccidio.
Immediata, quindi, la polemica dopo il servizio fotografico
del settimanale ‘Oggi’. I familiari delle vittime si sono
rivolte al magistrato militare «con estrema amarezza» dopo
aver visto Priebke, nonostante la detenzione domiciliare (è
comunque autorizzato ad uscire di casa per il tempo strettamente
necessario a provvedere alle sue indispensabili esigenza di
vita) e la veneranda età (ha 97 anni) ripreso «mentre sale su
una moto – si legge nella richiesta – si reca presso
supermercati, oppure viene scortato in ore notturne al
ristorante intrattenendosi amichevolmente con altre persone
mostrando perfetta forma fisica e mentale». Un atteggiamento,
quest’ultimo che, unito al fatto che le foto sarebbero state
scattate il giorno dopo l’anniversario dell’eccidio, secondo i
familiari delle vittime «appare una vera e propria
provocazione» e denoterebbe «l’assoluta mancanza di rispetto
nei confronti delle sue vittime avendo omesso a tutt’oggi
qualsiasi atto dimostrativo di un suo vero e serio pentimento».
Di qui la richiesta di verificare «se il condannato fosse
autorizzato a recarsi presso il ristorante» e verificare anche
«le reali condizioni di salute, dal momento che non sembra
correre quei pericoli di vita richiesti per potere usufruire di
un trattamento così favorevole rispetto agli altri condannati
all’ergastolo che, anche se malati, vengono curati nei centri
clinici a disposizione dell’Amministrazione penitenziaria».