Gilad Shalit: la differenza tra una democrazia e un gruppo terrorista
di Noemi Cabitza
Il prossimo 25 giugno ricorre il quinto anniversario del rapimento di Gilad Shalit, il caporale israeliano sequestrato da Hamas mentre era di guardia lungo il confine tra Israele e la Striscia di Gaza. Cinque anni di sequestro durante i quali a nessuno è stato permesso di visitarlo e di accertarsi delle sue condizioni, nemmeno alla Croce Rossa Internazionale o alla Mezza Luna Rossa in aperto contrasto a qualsiasi legge internazionale.
Ma è chiaro che non ci si può aspettare che un gruppo terrorista rispetti le regole del Diritto Internazionale. E si, perché la storia di Gilad Shalit ci insegna proprio questo, ci insegna che non basta prendere il potere con la forza e occupare militarmente un territorio per essere considerati una entità politica e un governo regolare. Ci insegna che uno Stato democratico fa di tutto per liberare anche uno solo dei suoi cittadini o per riavere il suo corpo mentre un gruppo terrorista manda i suoi figli a farsi esplodere o a fare la parte della carne da macello anche solo per ottenere visibilità. Ci insegna che in uno Stato democratico i prigionieri godono di tutti i Diritti a prescindere dal loro crimine mentre in un territorio governato da un gruppo terrorista la parola “Diritti” non esiste, specie se sei ebreo, ma anche per coloro che osano in qualche modo ribellarsi alla logica terroristica di chi governa.Cinque anni di sequestro, cinque anni di trattative per la liberazione di Gilad Shalit per la quale è stato offerto di tutto, persino la liberazione di mille terroristi palestinesi. E ogni volta i Hamas ha alzato il prezzo consapevole che uno Stato democratico come Israele avrebbe fatto di tutto per riabbracciare il proprio figlio. I terroristi avranno pensato: “se per riavere i corpi di Ehud Goldwasser ed Eldad Regev, rapiti e uccisi in Libano da Hezbollah, gli israeliani hanno liberato un criminale assassino di bambini come Samir Kuntar, vuol dire che per riavere Shalit vivo sarebbero disposto a tutto”. Questo dimostra che nella trattativa per la liberazione di Gilad Shalit è la democrazia israeliana ad essere la parte debole, proprio perché democrazia. Se le parti fossero invertite Hamas non libererebbe nemmeno una capra in cambio di uno di loro, specie se un semplice palestinese senza alcun grado nella struttura terroristica. Ma per Israele non c’è il semplice cittadino, il semplice militare, o la persona di rango. Per Israele tutti i suoi figli sono uguali. Questo i terroristi di Hamas lo sanno e così ogni volta alzano il prezzo arrivando a richieste davvero irricevibili come la liberazione di Marwan Barghouti e di altri capi terroristi da aggiungere ai mille già ottenuti.
Sempre per lo stesso motivo e perché i terroristi sanno benissimo che Israele è particolarmente sensibile a qualsiasi cosa riguardi uno dei suoi figli, in questi cinque anni Hamas non ha lesinato gli sforzi mediatici per condizionare l’opinione pubblica israeliana. Film, cartoni animati, prese in giro irriverenti, fino ad arrivare l’altro giorno a ipotizzare di rapire una soldatessa israeliana per “dare a Shalit una fidanzata”.
Paradossalmente, se Gilad Shalit è ancora in mano ai terroristi di Hamas è solo perché Israele è uno Stato altamente democratico che ha fatto della tutela dei suoi cittadini uno dei capisaldi della sua stessa esistenza. Questo, agli occhi dei terroristi, rende lo Stato Ebraico enormemente debole in quanto ricattabile. Peccato (per loro) che non sia così, anzi, è esattamente il contrario. Proprio la tutela dei suoi cittadini ha fatto di Israele il più grande caposaldo democratico in Medio Oriente e l’unico muro ancora in piedi di fronte all’avanzata islamista. Certo, questo comporta anche cedere ai ricatti dei terroristi, liberare assassini di bambini come Samir Kuntar solo per ridare alle famiglie i poveri corpi dei loro figli massacrati dalla barbarie terrorista, oppure trattare la liberazione di migliaia di terroristi per liberare un solo figlio di Israele. Però se Israele è il grande Stato democratico che è oggi, è proprio grazie a questi altissimi principi, oscuri e incompresibili ai suoi nemici, che invece non esitano a mettere donne e bambini a protezione dei loro covi.
Sono sicura che questa consapevolezza ha tenuto in vita Gilad Shalit in questi lunghissimi cinque anni di sequestro. Come sono sicura che Gilad sa che ogni ora di questi cinque anni qualcuno ha pensato a lui e a come farlo tornare a casa.
Ora il buon senso vorrebbe che chiudessi questo articolo con un appello ai terroristi per liberazione di Gilad Shalit. Non lo farò perché so benissimo che le mie, come quelle di altre decine di migliaia di persone, sarebbero solo parole al vento. Non farò nemmeno appelli al Governo israeliano perché so benissimo che stanno facendo tutto il possibile. Quello che invece voglio fare è un appello a tutti quei cosiddetti “pacifisti” che non perdono occasione per attaccare Israele e difendere i terroristi di Hamas: cosa vorreste per il futuro dei vostri figli? Un mondo governato con i principi di Hamas che non esisterebbe un istante a mettere un bambino (forse il vostro) a difesa di un loro covo ben sapendo che verrà ucciso, oppure vorreste un mondo dove per la tutela dei vostri figli uno Stato sarebbe disposto a qualsiasi sacrificio? Pensateci bene, perché è questa la differenza che c’è tra uno Stato democratico e un gruppo terrorista.