Mondiali di scherma: Tunisi boicotta Israele
Catania, 11 Ottobre 2011 – Chi c’era è rimasto letteralmente a bocca aperta. Siamo a Catania, ai Mondiali di Scherma, qualificazioni della gara di Spada Donne. Da una parte della pedana Sarra Besbes, 22 anni, tunisina. Di fronte a lei Noam Mills, israeliana. Appena il giudice dà il via alla gara la Besbes si blocca e resta immobile con la spada rivolta verso terra. L’avversaria è incredula, non sa che fare. Poi tira le cinque stoccate. L’incontro finisce in pochi secondi con le due atlete che non si salutano ma piangono, ognuna nel suo angolo.
Dietro l’atteggiamento della Besbes la decisione della sua Federazione che le ha ordinato di non combattere contro l’israeliana. Boicottaggio. Un gesto che arriva 24 ore dopo quello analogo compiuto da un altro atleta iraniano, Sayyad Ghanbari Hamad, che si era ritirato piuttosto che affrontare il suo avversario, Tomer Or, israeliano.
Quello di ieri non era il primo assalto tra le due spadiste che si erano affrontate appena un anno fa ai Mondiali di Parigi, sempre nel girone di qualificazione. Allora non ci fu alcun boicottaggio ma un faccia a faccia vero e proprio vinto dalla Besbes, da molti ritenuta una delle migliori giovani del circuito.
Se già in passato gli atleti di Tel Aviv venivano boicottati da Iran, Kuwait ed Arabia Saudita, l’atteggiamento della Tunisia è una vera e propria novità. “Se si va avanti di questo passo chissà cosa succederà alle Olimpiadi di Londra 2012…” è stato il commento amaro di un dirigente della Federazione Internazionale.
(Fonte: Panorama.it, 11 Ottobre 2011)
Nella foto in alto: Sarra Besbes, la schermidrice tunisina
#1Emanuel Baroz
L’odio contro Israele è l’oppio degli arabi
di Anna Momigliano
Una giornalista egiziana lo ha definito “l’oppio degli arabi.” Ovvero l’odio incondizionato che «impedisce di parlare di Israele in qualsiasi altro termine che non sia “il nemico”». E, per estensione, di interagire con un israeliano in in qualsiasi altro termine che non sia la guerra, il rifiuto, il «con te non parlo». Con te non faccio neppure dello sport, soltanto perché sei un cittadino di Israele. La logica che ha spinto la l’atleta tunisina Azza Besbes a rifiutare, di fatto, di gareggiare contro l’israeliana Noam Mills ai mondiali di scherma a Catania.
Certo, i boicottaggi sportivi contro Israele non sono nuovi. Qualcuno ricorderà forse il caso di Shahar Pe’er, la tennista israeliana a cui fu impedito di partecipare al Campionato di Dubai nel 2009 solo per il fatto di essere israeliana. Oppure la vicenda di Mohamed Alirezaei, il nuotatore iraniano che la scorsa estate si è rifiutato di partecipare ai cento metri stile dorso perché tra gli atleti partecipanti c’era anche un israeliano. In quell’occasione il commento della squadra israeliana fu: «Se uno vuole comportarsi come un bambino, è libero di farlo».
Quello che forse andava preso in considerazione, nel caso del nuotatore Alirezaei, è che probabilmente la sua era una scelta obbligata. Infatti: il regime di Teheran è antisemita (ricordate quando Ahmadinejad negava l’Olocausto?) e ferocemente anti israeliano, ed è arrivato a porre fine alle carriere di atleti “colpevoli” di avere gareggiato contro avversari israeliani. È capitato al sollevatore di pesi Hossein Khodadadi, che è stato espulso dalla nazionale iraniana per avere partecipato a una competizione insieme a colleghi israeliani.
La Tunisia però non è l’Iran. È un Paese che sta percorrendo la difficile strada della democratizzazione, visto che elezioni democratiche sono attese alla fine di questo mese. È il Paese che, lo scorso anno, ha dato il là alla Primavera araba, ossia a quell’ondata di proteste che hanno portato alla deposizione di una serie di dittatori: a cominciare dall’algerino Ben Alì, passando per l’egiziano Hosni Mubarak, fino al libico Muhammar Gheddafi. Difficile insomma pensare che, a differenza dei colleghi iraniani, la Besbes potesse temere ripercussioni da parte del comitato atletico della sua nazione.
Allora perché la schermidrice tunisina ha deciso di boicottare la sua avversaria israeliana? Probabilmente, perché era la cosa più facile da fare. Un modo per ottenere velocemente una fama nel mondo arabo, senza dovere accettare alcuna sfida: né in senso atletico, né in senso etico. Perché, in fondo, l’odio senza se e senza ma per Israele, tanto incondizionato da estendersi alle gare sportive, si basa su questo: sul rifiuto del confronto, delle sfumature, sul crogiolarsi nel proprio “essere vittime.”
Lo ha spiegato meglio di ogni altri la giornalista egiziana Mona Elthawy, che ha creato la teoria dell’«oppio degli arabi», e che tra l’altro è stata una delle voci più forti durante la rivoluzione egiziana. Elthawy sostiene che Israele, che pure meriterebbe critiche per molte azioni, è diventato un capro espiatorio per evitare di fare i conti con la realtà nel mondo arabo: «Fino a quando abbiamo Israele che ci permette di sentirci vittime, gli orrori che abbiamo perpetrato tra di noi rimarranno irrilevanti».
La giornalista egiziana accusava il dittatore Mubarak, che pure manteneva sul piano politico un trattato di pace con Israele, di avere utilizzato la retorica anti-israeliana per distogliere il suo popolo dalle colpe della dittatura, installando attraverso le TV di Stato «un odio contro Israele tra i cittadini egiziani che rasenta l’isteria collettiva». Oggi, come l’Egitto si è liberato del suo Mubarak, anche la Tunisia si è liberata del suo dittatore. Ma comportamenti come quelli della schermidrice Serra Besbes dimostrano che purtroppo alcuni algerini non si sono ancora liberati dell’oppio dei regimi arabi.
http://blog.panorama.it/sport/2011/10/11/lodio-contro-israele-e-loppio-degli-arabi/
#2Emanuel Baroz
11 ottobre 2011 – ore 16:22
La primavera dello sport
di Giulio Meotti
Fino a ieri era stato l’Iran a boicottare gli atleti israeliani. Oggi ai Mondiali di scherma a Catania la tunisina Sarra Besbes si è rifiutata di sfidare l’israeliana Noam Mills. Come abbiamo spiegato più volte, la “primavera araba” ha scatenato impulsi a lungo repressi. Fra tutti, l’odio per Israele. Anche in paesi da sempre considerati, erroneamente, “moderati”.
Ricordiamo che il nuovo “patto repubblicano” che sarà la base della futura Costituzione tunisina stipula il rifiuto di “qualsiasi normalizzazione con Israele”. Dal 1994 al 2010, il regime di Ben Ali era stato anche uno dei più accesi sostenitori della “svolta normalizzatrice” con Gerusalemme. Nel 1994, all’indomani degli accordi di Oslo, l’allora ministro degli Esteri di Tunisi, Habib Ben Yahia, aveva annunciato che “il ripristino dei rapporti economici fra Israele e Tunisia è solo il primo passo verso il mutuo riconoscimento fra i due paesi”. Tunisi, dopo il Cairo e Amman, ambiva a diventare il terzo grande paese arabo in pace con lo stato ebraico. Nel 2005 Ben Ali invitò addirittura in Tunisia l’allora primo ministro israeliano, Ariel Sharon. Il fondatore stesso della Repubblica tunisina, Habib Bourguiba, è stato l’unico leader arabo che, già nel 1965, prese posizione a favore di un accordo con Israele. Ma questa ormai è storia.
http://www.ilfoglio.it/zakor/926
#3autores
Io me ne intendo poco di Tunisi ma so’ per certo che Israele ha dimostrato di non temere l’Egitto e ha avuto proprio ragione di non temere l’Egitto.Infatti mi chiedo come puo’ temere la Norvegia in Svezia tanto da andare di persona in Norvegia. Israele teme la Norvegia? [email protected]