Egitto, Fratelli Musulmani: “Non riconosceremo mai Israele”

 
Emanuel Baroz
3 gennaio 2012
4 commenti

Egitto: Fratelli Musulmani, non riconosceremo mai Israele

Il Cairo, 2 Gennaio 2012 – I Fratelli Musulmani egiziani non riconosceranno l’esistenza dello Stato di Israele. Lo ha chiarito il leader della Confraternita, Rashad Bayoumy, in un’intervista al quotidiano pan-arabo al-Hayat. ”Riconoscere Israele e’ una precondizione per governare? – chiede Bayoumy -. Questo non è possibile, le circostanze non hanno importanza. Non riconosciamo Israele per niente. E’ un nemico criminale occupante”.

Bayoumy, numero due dei Fratelli Musulmani, ha quindi sottolineato che nessuno esponente della Confraternita si siedera’ mai allo stesso tavolo con un israeliano. ”Non permettero’ a me stesso di sedermi con un criminale. Non faremo mai accordi con loro”, ha detto Bayoumy riferendosi agli israeliani.

Bayoumy ha quindi annunciato l’intenzione dei Fratelli Musulmani di indire un referendum nazionale per testare l’opinione pubblica prima di prendere una decisione sul Trattato di pace firmato nel 1979 tra Egitto e Israele. ”Prenderemo tutte le misure legali corrette rispetto al trattato. Il popolo si esprimera’ in merito”, ha detto. Bayoumy ha aggiunto che normalmente la Confraternita rispetta i trattati internazionali, ma anche che tutti hanno il diritto di riconsiderare un trattato e che al popolo egiziano non è mai stata data la possibilita’ di esprimersi a proposito.

(Fonte: Adnkronos, 2 Gennaio 2012)

Per ulteriori dettagli cliccare qui e qui

Nella foto in alto: Rashad Bayoumy, leader dei Fratelli Musulmani

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  • #1Emanuel Baroz

    Per completezza di informazione riportiamo per intero l’articolo pubblicato sul sito dei “soliti noti”, pacifinti, nemici di Israele, odiatori di professione di Israele, degli israeliani e, probabilmente, anche degli ebrei. Solo un commento da parte nostra: Che poveracci….

    ‘Il trattato di Camp David non è un testo sacro’

    di Khalid Amayreh

    È abbastanza rincuorante che i leader dei Fratelli Musulmani stiano parlando del loro sdegno e disprezzo nei riguardi del trattato di pace tra Israele ed Egitto nel 1979.

    Sembra anche prudente che il partito Islamico, chiaramente il più grande in Egitto, non intraprenderà azioni avventate che possano istigare reazioni impreviste dell’entità sionista e dei suoi alleati occidentali, specialmente il suo alleato-guardiano, gli Stati Uniti.

    I Fratelli Musulmani hanno detto che rispetteranno gli obblighi internazionali dell’Egitto.

    Inoltre, il trattato di Camp David non è stato realmente un trattato di pace, ma piuttosto un trattato di sottomissione e capitolazione all’egemonia regionale, all’arroganza e alla supremazia militare sionista.

    È vero, la penisola del Sinai è “ritornata” all’Egitto fino all’ultimo centimetro. Tuttavia, è anche vero che ampie fasce del deserto del Sinai sono diventate inaccessibili alle forze egiziane. Ecco perché contrabbandieri, terroristi, sabotatori e agenti stranieri sembrano muoversi liberamente attraverso quel territorio, per esplodere i gasdotti, trafficare narcotici e altri materiali, e anche per attaccare i simboli della sovranità egiziana, incluse stazioni di polizia e villaggi turistici.

    Il passato regime egiziano del presidente Hosni Mubarak ha affermato mendacemente che il deserto del Sinai era completamente libero dall’occupazione israeliana. Ma come può il Sinai essere realmente e completamente libero quando gran parte del suo territorio è ancora off-limits ai militari e all’aeronautica egiziani?

    Inoltre, è abbastanza scandaloso come Israele arrivi a concepire il famigerato trattato, ad esempio che l’entità sionista abbia carta bianca in fatto di soprusi verso i palestinesi, e che liquidi la causa palestinese, sebbene gradualmente, desensibilizzando la coscienza morale internazionale, e portando avanti ricorrenti campagne genocide mirate all’uccisione, incenerimento e maltrattamento di più palestinesi possibile.

    Se fossero necessarie delle prove, basterebbe rivedere la guerra-lampo israeliana del 2008-09 nella Striscia di Gaza, che fece su Gaza ciò che i bombardieri alleati fecero a Dresda nell’ultima fase della seconda guerra mondiale.

    Viste le circostanze, si è spinti a chiedere se l’Egitto, specialmente sotto un regime regolato dall’Islam o influenzato da esso, ha qualche obbligo legale o morale di rispettare tale trattato.

    Naturalmente, l’ultima parola a riguardo tocca al popolo egiziano. Ma il popolo egiziano, che ha sofferto così tanto e per così tanto tempo la criminalità e le aggressioni israeliane, e le barbarie non sembrano dare a quel trattato alcun beneficio del dubbio, se ci possano essere dubbi sulla natura indegna e la legalità disastrosa del trattato.

    Mi rendo conto che affermazioni spasmodiche e non ponderate possano fare più male che bene. Tuttavia, non ci dovrebbe essere alcun dubbio sulla necessità impellente di rinegoziare quel trattato, fosse solo perché il governo che lo firmò nel lontano 1979 non era un governo democratico, e non godeva di accettazione da parte del popolo egiziano.

    Questa settimana, un leader dei Fratelli Musulmani, Rashad Bayoumy, ha detto chiaramente che la Fratellanza non riconoscerà mai lo “stato criminale di Israele”.

    “E’ una condizione preliminare riconoscere Israele per poter governare? Ciò non è possibile, non importa quali siano le circostanze. Noi non riconosciamo Israele, è un occupante criminale.”

    Bayoumi, vice-leader della guida suprema della Fratellanza, ha sottolineato che nessun membro della Fratellanza si siederà mai con un israeliano.

    “Non mi siederò mai con un criminale. Non tratteremo con loro in nessun modo”.

    Ha aggiunto che la Fratellanza potrebbe tenere un referendum nazionale per misurare l’opinione pubblica prima di prendere una decisione finale sul trattato.

    “Seguiremo tutte le corrette procedure legali con il trattato, non spetta a me, e il popolo darà il responso finale su esso”.

    “Noi non concordiamo con il trattato di pace; prenderemo tutte le misure legali possibili nei suoi confronti. Credo che abbiamo il diritto di presentarlo al popolo e al parlamento eletto così che possano prendere delle decisioni a riguardo”.

    Queste parole significano determinazione ma anche impetuosità dato che riflettono lo sdegno e il rifiuto a lungo soppresso dagli egiziani per il cosiddetto trattato di pace che ha permesso a Israele di sopraffare i palestinesi e di prendere ciò che restava della loro patria.

    In ultima analisi, l’Egitto può e deve tener conto di Israele per le clausole del trattato che lo rendono parte integrante di un processo più vasto che include anche la risoluzione della questione palestinese secondo il Consiglio di Sicurezza dell’Onu 242 e 338.

    Tuttavia, da quando Israele ha violato queste risoluzioni piuttosto chiaramente e scandalosamente, se non altro costruendo centinaia di colonie ebraiche sulla terra occupata, e trasferendo centinaia di migliaia di suoi cittadini per farli vivere sulla terra che appartiene ad altra gente, l’Egitto deve essere in grado di abbassare i propri obblighi e la propria osservanza verso il famigerato trattato allo stretto necessario.

    Un tale atteggiamento da parte dell’Egitto non dovrebbe essere visto come una dichiarazione di guerra o una promulgazione unilaterale del trattato, ma dovrebbe essere considerata una misura necessaria che riflette la sovranità dell’Egitto e la sua volontà nazionale.

    Non c’è alcun dubbio che il trattato e le relazioni con Israele saranno una cartina al tornasole per il Partito Giustizia e Libertà come per l’altro partito Islamico, Nur (Luce), che rappresentano i Fratelli Salafiti.

    In ogni caso gli islamisti devono mantenere le distanze da Israele anche se vittime di prepotenze, coercizioni e pressioni dagli Stati Uniti a comportarsi diversamente. Qualsiasi concessione, reale o immaginaria, in questi termini costerà cara agli islamisti nei riguardi della loro posizione agli occhi del popolo.

    Gli islamisti non possono permettersi accettazione e favori da parte dell’entità criminale e dei suoi sostenitori, specialmente il Congresso degli Stati Uniti manipolato dagli ebrei, a scapito dell’accettazione del popolo egiziano.

    In Egitto come in altri luoghi del mondo arabo e islamico, c’è un rapporto mutualmente esclusivo tra l’avere relazioni normali con Israele ed essere accettati e rispettati dalle masse. Un governo, che sia un governo islamico del tutto o quasi, può avere o buoni rapporti con Israele e i suoi sostenitori, o l’accettazione e il rispetto del suo popolo. Non può avere entrambi, punto.

    Traduzione per InfoPal a cura di Teresa Varlotta

    (Fonte: Infopal, 9 Gennaio 2012)

    9 Gen 2012, 00:40 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Egitto e Israele pace a rischio

    di Stefano Magni

    Terza e ultima tornata elettorale per il Parlamento dell’Egitto. I Fratelli Musulmani sono ancora i grandi favoriti, con il loro partito Libertà e Giustizia. E ne approfittano per buttare la maschera: vogliono gettare alle ortiche il trattato di pace con Israele. Quasi l’unico (assieme a quello con la Giordania) accordo permanente che ha impedito lo scoppio di nuove guerre in Medio Oriente.

    Lo ha chiarito il leader della Confraternita, Rashad Bayoumy, in un’intervista al quotidiano pan-arabo al-Hayat. “Riconoscere Israele è una precondizione per governare? – chiede Bayoumy ponendosi una domanda retorica – Questo non è possibile, le circostanze non hanno importanza. Non riconosciamo Israele per niente. E’ un nemico criminale occupante”. Bayoumy, numero due dei Fratelli Musulmani, ha quindi sottolineato che nessun esponente della Confraternita si siederà mai allo stesso tavolo con un israeliano. “Non permetterò a me stesso di sedermi con un criminale. Non faremo mai accordi con loro”. Chiaro no? Quanto al trattato di pace, i Fratelli Musulmani non hanno intenzione di abolirlo subito dopo la loro (ormai pressoché inevitabile) vittoria. Hanno voglia di “lasciarlo abolire” dal popolo. Con un referendum popolare, che darà sicuramente la vittoria alla causa della sua abolizione.

    Sarebbe un risultato scontato, considerando che, nelle prime due tornate elettorali il partito Libertà e Giustizia ha ottenuto circa il 40% dei voti, che il secondo partito è l’ultra-fondamentalista Al Nour (che non fa mistero di voler stracciare il trattato) e che persino fra le minoranze laiche la causa anti-sionista è prevalente.

    Lo dimostra l’intervista al leader del Wafd, partito “liberale”, densa di concetti decisamente anti-sionisti e anche anti-semiti, fra cui le teorie cospirative, la negazione dell’Olocausto e una fantasiosa idea archeologica sul fatto che il Tempio di Gerusalemme non sia mai esistito.

    Un referendum sul trattato di pace segnerebbe, una volta per tutte, la fine delle relazioni di pace armata fra l’Egitto (la più grande nazione araba) e Israele (il più potente esercito del Medio Oriente), spianando la strada a scenari che possiamo ben immaginare. Gli accordi di Camp David del 1978, mediati dall’ex presidente Usa Jimmy Carter, diverrebbero solo un pallido ricordo del passato.

    L’amministrazione democratica di Barack Obama, discendente diretta di quella di Carter, potrebbe solo mangiarsi le mani. Considerando soprattutto che i Democratici americani hanno apertamente dichiarato il loro sostegno ai Fratelli Musulmani e hanno addirittura contribuito alla loro vittoria con preziose consulenze politiche.

    http://www.opinione.it/articolo.php?arg=4&art=105894

    9 Gen 2012, 00:43 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    09/01/2012 Secondo il quotidiano egiziano Al-Masy Al-Youm, il capo dei Fratelli Musulmani, Mohamed Badie, ha dichiarato sul sito ufficiale del movimento: “I Fratelli Musulmani stanno per raggiungere il loro obiettivo finale, indicato dal fondatore del movimento Hassan al-Banna nel 1928, e cioè la creazione di un regime giusto e ragionevole: il progetto ha inizio con la creazione di un governo solido e termina con l’istituzione di un giusto califfato islamico”.

    08/01/2012 I Fratelli Musulmani hanno dichiarato sabato che il loro partito ha ottenuto almeno il 41% dei seggi nell’Assemblea del Popolo, la camera bassa del parlamento egiziano. Aggiungendo i seggi delle altre formazioni islamiste, almeno due terzi dell’Assemblea sarebbero controllati da rappresentanti dell’islam politico. I risultati ufficiali delle elezioni parlamentari, la cui terza e ultima fase si è tenuta settimana scorsa, dovrebbero essere resi noti venerdì prossimo.

    (Fonte: Israele.net)

    9 Gen 2012, 17:21 Rispondi|Quota
  • #4Parvus

    Sono solo dei rottami del medioevo.
    Se la civiltà mondiale continuerà a progredire, spariranno.
    Oppure tutto il mondo diverrà islamico in un nuovo eterno medioevo.

    9 Gen 2012, 23:39 Rispondi|Quota