Roma, Stadio Olimpico: tornano i cori antisemiti dalla curva della Lazio
Roma, 26 Febbraio 2012 – Pensavamo fosse ormai una cattiva abitudine finalmente passata di moda, invece l’imbecillità non conosce sosta: durante la partita giocata questa sera allo Stadio Olimpico tra Lazio e Fiorentina, vari testimoni hanno udito il “solito” coro antisemita proveniente sempre dallo stesso settore dello stadio dove già in passato erano capitati eventi simili. Per evitare che la FIGC faccia orecchie da mercante anche questa volta, segnaliamo il minuto esatto in cui è avvenuto l’accaduto, e precisamente al 29′ del primo tempo (in occasione dell’entrata in campo di Candreva tra le fila laziali) e poi al 36′, sempre della prima frazione, dopo la rete segnata dall’attaccante tedesco Mirosalv Klose, e aggiungiamo anche che i cori sono stati uditi sia dai settori vicini alla curva che dalla tribuna stampa, il che rende poco credibile l’eventuale obiezione che a cantare fosse solo una piccola parte del pubblico. Chi voleva sentire ha sentito….
In previsione del derby di Roma previsto per domenica prossima ci auguriamo che chi di dovere prenda provvedimenti al riguardo, anche drastici se è il caso, affinchè sia possibile per tutti andare allo stadio senza dover ascoltare i propri vicini cantare idiozie offensive del genere.
Nella foto in alto: la Curva Nord dello Stadio Olimpico di Roma, sede storica del tifo biancoceleste
#1Emanuel Baroz
«Giallorosso ebreo». Ci risiamo
di Daniele Galli
«Giallorosso ebreo». Di nuovo. Il male non è stato estirpato. Sopravvive alle cure, i moniti, le campagne, le battaglie, l’indignazione. Alla vigilia del derby, una minoranza del tifo laziale ha ricominciato con i cori antisemiti in chiave romanista. È accaduto domenica con la Fiorentina. Per due volte. Al 29′ del primo tempo, quando è entrato in campo il romanista Candreva. E poi dopo il gol di Klose.
Uno sfottò? «Assolutamente no», taglia corto l’Assessore alle comunicazioni esterne della Comunità Ebraica, Ruben Della Rocca. «Io – commenta a Il Romanista – non stavo vedendo la partita, mi sono arrivati dei messaggi dai tifosi ebrei della Lazio. Non vorrei che ora mi telefonasse di nuovo la Figc per chiederci le prove. Chi è allo stadio ha occhi per vedere e orecchie per ascoltare. C’è l’audio della partita, il coro è stato cantato. Ci auguriamo che non sia propedeutico al derby», spiega Della Rocca, che già a ottobre aveva denunciato l’esistenza di una fetta malata del tifo biancoceleste. Una protesta finita nel dimenticatoio.
«Vede, non è uno sfottò dare dell’ebreo al romanista. Ci spiace che sia considerato un’offesa. Roma e Lazio sono consapevoli del problema e sono sicuro che si attiveranno al meglio delle loro possibilità per prevenire qualsiasi episodio spiacevole che possa verificarsi al derby. È un problema che dobbiamo risolvere tutti insieme. La stessa cosa vale per i bu ai giocatori di colore. Prenda il gesto di Suarez con Evra. Ecco, mi ha profondamente ferito. Trovo che ci sia un cortocircuito della giustizia sportiva, che consente a Suarez di continuare a giocare». Il presidente dell’Assemblea Capitolina, Marco Pomarici, lancia oggi sul nostro giornale la proposta di un tavolo congiunto con Roma e Lazio. «La faccio mia. Come Comunità Ebraica siamo pronti a dare il nostro contributo. Speriamo che domenica non succeda nulla di strano. Ma se dovesse capitare, nessuno potrà dire che non si poteva prevedere. O che prima non ci fossero stati dei precedenti». Lo sdegno non ha colore politico.
«Ci risiamo», accusa Enzo Foschi, vicepresidente della Commissione Sport alla Regione in quota PD. «Sono cori vergognosi che non c’entrano nulla con il tifo. Sarebbe bello – dice a Il Romanista- che domenica Roma e Lazio scendessero in campo indossando una maglietta di solidarietà con la Comunità Ebraica. Dubito che questo aiuterebbe a zittire quei tanti o pochi imbecilli, ma aiuterebbe certamente a dire da che parte sta il calcio. Poi continuo a chiedermi perché gli arbitri e i calciatori, quando sentono questi cori, non smettono di giocare». Una maglia. Potrebbe essere un segnale. Potrebbe essere un inizio. Un buon inizio.
(Fonte: Il Romanista, 29 febbraio 2012)