Shakespeare vietato agli israeliani
L’appello che fa male alla cultura
di Francesco Battistini
Non è sotto l’ortica che fiorisce la fragola profumata? A rappresentare l’ultima replica del boicottaggio culturale a Israele, di questi giorni in scena a Londra, ci vorrebbe (e chi se no?) Shakespeare con il coro iniziale dell’Enrico V: le scuse al pubblico per l’impossibilità di rendere veritiera la messinscena e la richiesta di usare l’immaginazione per ricostruire quello che, in teatro, non si può portare…
I fatti: i grandi nomi dello spettacolo britannico, da Emma Thompson a Mike Leigh, a Richard Wilson, hanno firmato una lettera aperta perché al Festival shakespeariano del Globe Theatre sia impedita la partecipazione dell’Habima, il teatro nazionale israeliano, invitato per maggio col Mercante di Venezia. Motivo: mentre molti artisti e uomini di cultura israeliani, da Grossman a Yehoshua, si rifiutano ormai da tempo di parlare o d’esibirsi negli insediamenti illegali (e già sul termine illegale ci sarebbe molto da dire….)dei Territori palestinesi, questi registi e attori di Tel Aviv hanno fatto una scelta diversa e accettato di portare la cultura anche fra gli «impresentabili coloni» loro connazionali, convinti forse che un po’ di teatro sia meglio del nulla e che, per dirla appunto col Bardo, una dolce fragola possa fiorire perfino tra le ortiche, sempre che qualcuno la semini.
Non sia mai, dicono Emma e le sue comparse: una rosa è una rosa, qui trattasi di «vergognoso coinvolgimento politico», guai a chi applaude i collaborazionisti. Niente di nuovo, è lo Zeitgeist, lo spirito di certi tempi: era già accaduto a Torino e a Edimburgo, con Tariq Ramadan o Ken Loach, accadrà di nuovo. A un convegno marsigliese di scrittori, quattro mesi fa, l’ebreo siriano Moshe Sakal è stato messo alla porta perché «non abbastanza filo palestinese». Ci provarono anche col grande Ian McEwan, quando osò l’altro anno ricevere l’Israel Prize e parlare di libri a Gerusalemme: perché lo fai, gli dissero? «Detesto gli insediamenti israeliani», rispose lui, «ma ancora di più chi confonde la cultura con il ministero degli Esteri». Fragole & ortiche: il Poeta non avrebbe detto meglio.
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Nella foto in alto: l’attrice inglese Emma Thompson
#1Emanuel Baroz
Da Emma Thompson a Mike Leigh, chiedono l’esclusione della compagnia di teatro nazionale israeliana dal Festival “Globe to Globe”
La crociata inglese anti-Habima
03/04/2012
Habima, ovvero “Il Teatro”, un nome pieno di significato e fascino per una compagnia teatrale che ha più di un secolo di storia alle spalle. L’esperienza di Habima è nata nella Russia zarista d’inizio Novecento, è proseguita a New York e alla fine degli anni ’20 ha trovato a Tel Aviv la sua definitiva sede. Oggi Habima è la compagnia del Teatro Nazionale Israeliano. La sua missione è quella di mantenere viva la tradizione, la cultura e la lingua ebraica, ma non solo. Attraverso i suoi spettacoli, Habima “memorializza” la nascita dello Stato di Israele, parla del conflitto fra arabi e israeliani, parla di pace e di guerra, del confronto fra ortodossia e laicità, porta in scena le complessità dell’identità ebraica. Il suo pubblico è quello di Tel Aviv ma anche quello dei teatri delle zone periferiche del paese. Il suo scopo infatti è quello di raggiungere quel pubblico che più difficilmente può fare esperienza di un teatro di tipo professionale, compreso dunque quello delle colonie. Ma proprio questa missione sta alla base della contestazione di Habima da parte di un gruppo di attori, registi e autori inglesi, fra cui anche la pluripremiata Emma Thompson.
Una sorta di “crociata” anti-Habima scatenata in questi giorni a Londra, dopo l’invito rivolto agli attori di Habima di partecipare al Festival internazionale shakespeariano del Globe Theatre di Londra.
In una lettera pubblicata il 29 marzo sul Guardian e firmata da più di trenta fra attori, registi, sceneggiatori, si legge: “apprendiamo con costernazione e rammarico l’invito rivolto al Teatro Nazionale Israeliano, Habima, a partecipare al Globe to Globe Festival con “Il Mercante di Venezia”. Habima, si legge ancora, è vergognosamente coinvolto con gli insediamenti illegali israeliani nei Territori Occupati. Il Globe, con il suo invito, si associa alle politiche di esclusione praticate dallo stato israeliano e condivise dalla compagnia del suo teatro nazionale. Chiediamo perciò che il Globe ritiri l’invito ad Habima così da rendere il festival complice della violazione dei diritti umani e della colonizzazione illegale delle terre occupate”.
Gli organizzatori del Festival hanno fatto sapere ieri che la partecipazione di Habima non viene in alcun modo messa in discussione dalla presa di posizione espressa da Emma Thompson, Mike Leigh e gli altri nella lettera del 29 marzo.
Il Globe Festival si svolge a Londra da aprile a settembre e ospita compagnie teatrali di tutto il mondo, compresa la Compagnia del Teatro nazionale Cinese che rappresenterà il Riccardo III in mandarino. 6 settimane, 37 lingue diverse per recitare e riproporre l’opera senza tempo e universale del Bardo di Stratford-upon-Avon.
http://www.mosaico-cem.it/articoli/la-crociata-degli-inglesi-contro-habima
#2Parvus
Cultura: una parola grossa quando si parla di certi individui.