Libano: cassiere Hezbollah sparito nel nulla
Il partito armato libanese accusa Israele di avergli concesso asilo
di Francesco Battistini
GERUSALEMME —Dal partito di Dio al partito del dio dollaro. Che fine ha fatto l’ingegnere elettronico Hussein Fahs? E dove sono finiti i 5 milioni e i documenti segreti degli Hezbollah che s’è fregato? Il giallo è il colore degli sciiti libanesi e d’una storia che da qualche settimana li scuote come una bandiera: la misteriosa scomparsa di Fahs, 29 anni, una rapida carriera nel movimento islamico fino alla gestione delle telecomunicazioni e dei finanziamenti dall’Iran, un’altrettanta veloce ricchezza che prima gli è costata qualche anonima denuncia, poi uno strano arresto in settembre assieme a quattro complici, infine l’etichetta di «spione fuggito in Israele».
La versione ufficiosa degli Hezbollah, anche se sui loro siti non compare una riga sulla vicenda, è la seguente: pochi giorni fa, appena s’è diffusa la notizia che da Teheran era atterrata una commissione per indagare sui dollari rubati agli ayatollah, Fahs è riuscito ad attraversare il confine con Israele, portandosi il bottino e le mappe di postazioni missilistiche da barattare in cambio d’asilo. La notizia dei venti investigatori iraniani, in verità, risale ad almeno un mese fa l’ingegnere, allora definito una specie di direttore generale delle Finanze Hezbollah, era stato bloccato all’aeroporto di Beirut mentre tentava di filarsela per una destinazione sconosciuta. «La versione non convince — dice Eli Karmon, esperto israeliano d’antiterrorismo — come ha potuto Fahs, un mese dopo, dribblare gli iraniani? È possibile invece che sia stato eliminato, nonostante il suo alto “profilo rivoluzionario” e i legami con la dirigenza Hezbollah, per evitare scomodi processi pubblici. Se è scappato, escluderei Israele: oggi gli è più facile andare in Arabia o in Qatar, nemici dell’Iran, e con meno rischi».
Gli stessi israeliani negano che Fahs sia entrato nel Paese e comunque non potrebbero fare altrimenti: sono più di cento i libanesi arrestati negli ultimi quattro anni, con l’accusa di spiare per il Mossad; cinque sono stati mandati a morte, un ex generale dell’esercito libanese e una decina di «collaborazionisti» sono stati condannati a pene dai due ai 15 anni. Da martedì, s’è scatenata la caccia a otto sospetti agenti smascherati dagli Hezbollah: sette sono donne. Non è la prima volta che qualcuno fugge con la cassa degli sciiti libanesi: nel 2009, con un «buco» finanziario molto più grande, la frode d’un businessman beirutino squarciò il velo della corruzione all’interno del movimento libanese.
(Fonte: Il Corriere della Sera, 15 Ottobre 2012, pag. 17)
Nella foto in alto: una manifestazione di Hezbollah