Le mirabili comparse di Pallywood
Una grande opera cinematografica poggia su grandi interpreti, su una superba regia, su un’impeccabile fotografia, su una sceneggiatura scorrevole; ma anche su comparse all’altezza dei protagonisti. Tutte le messinscene girare nei territori palestinesi, ad uso e consumo dei media occidentali, rispettano gli standard di qualità descritti: la presenza massiccia della stampa e dei reporter sulla “scena del delitto” garantisce una visione ottimale, mai disturbata, con immagini nitidi e non confuse, e con personaggi (palestinesi) ben distinguibili e capaci di strappare una lacrimuccia agli ingenui occidentali.
Ma in fondo… stiamo parlando di bambini! cosa si vuole pretendere, che teneri dodicenni, già strappati alla scuola (e sì che l’istruzione a Gaza è in mano ad Hamas, che ha esautorato le agenzie delle Nazioni Unite – che però paghiamo sempre – da questo compito) per recitare per strada, siano pronti ad immortalarsi in scene memorabili davanti alle telecamere delle amorevoli mamme?
Ecco allora che puntuale arriva il sostegno, l’incoraggiamento e – perché no? – il suggerimento dei genitori: la bambina pestifera, così poco mediorientale – dicono che in Scandinavia questa immagine “venda di più”… – che attende paziente l’arrivo del microfono del cameraman prima di iniziare ad inveire; i fratelli maggiori che a più riprese spintonano il bambino con la maglia di Ozil verso il soldato israeliano, nel tentativo di provocarne la reazione. Certo, qualche volta questi giovani attori cedono alla tentazione di guardare nella telecamera: grave errore! ma avranno tempo per riscattarsi…
Una notazione: ci sono mamme che hanno incoraggiato questi bambini a provocare una reazione dei soldati israeliani. Di sicuro il loro intento non era quello di rimediare questa figuraccia: il desiderio recondito sarebbe stato quello di vedere partito un colpo, o magari anche due. Le stesse mamme peraltro che vestono gli infanti con cinture esplosive e scritte che inneggiano al suicidio-omicidio. Insomma, sarebbero contente se il loro figliolo morisse. Ogni commento ulteriore è superfluo.
P.S.: E nel frattempo il combustibile generosamente donato dall’emiro del Qatar alla Striscia di Gaza, affinché fossero alimentate le centrali elettriche, da tempo funzionanti a singhiozzo per l’intransigenza di Hamas, giace nei piazzali egiziani al confine con la Striscia. “Motivi di sicurezza”, dicono. Tanto questa crisi umanitaria non interessa a nessuno.