L’ONU (Organizzazione Non Utile) dice si alla Palestina
“Se l’Algeria inserisse nell’ordine del giorno all’ONU una risoluzione secondo cui la terra è piatta, e che è Israele ad averla appiattita, tale risoluzione passerebbe con 164 voti a favore, 13 contro e 26 astensioni”
(Abba Eban, 1975)
New York, 29 Novembre 2012 – Con 138 voti a favore, 41 astenuti e 9 contrari, l’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato la risoluzione, presentata dal Sudan, per l’innalzamento dello status della rappresentanza palestinese da “ente invitato permanente” a “stato osservatore non-membro”. I 9 voti contrari sono stati espressi da Israele, USA, Canada, Repubblica Ceca, isole Marshall, Micronesia, Nauru, Palau e Panama. Grande stupore in Italia per il voto favorevole espresso dal governo Monti, per molti “aiutato” nella decisione dal leader del PD Bersani.
Nel suo discorso all’Assemblea Generale dell’Onu il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha accusato Israele di occupazione colonialista, razzismo e pulizia etnica. “Ostile, velenoso e pieno di falsa propaganda”. Così il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito il discorso di Abu Mazen. E ha aggiunto: “Queste non sono le parole di un uomo che vuole la pace”.
In un annuncio pubblicato dopo il discorso di Abu Mazen all’Assemblea Generale dell’Onu, il “primo ministro” di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh, ha detto d’essere a favore di qualunque successo politico del popolo palestinese ma il suo sostegno, ha aggiunto, è condizionato al rifiuto di riconoscere Israele e di cedere interessi o diritti strategici, a cominciare dal “diritto al ritorno” (dentro Israele).
Thanks to Israele.net
Nella foto in alto: il Presidente dell’ANP Abu Mazen, quello considerato da molti un “interlocutore per la pace“…
#1Emanuel Baroz
Risoluzione Onu sulla Palestina: il voto degli Stati
RISOLUZIONE ONU PALESTINA – Storico voto ieri all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove è stata accolta la richiesta dell’Autorità nazionale palestinese di ammettere la Palestina all’Onu come “Stato osservatore non membro”. La risoluzione è stata approvata dalla stragrande maggioranza degli Stati con 138 voti a favore, 9 contrari e 41 astenuti.
Gli Stati che hanno votato a favore del riconoscimento della Palestina come “Stato osservatore non membro”: Afghanistan, Algeria, Angola, Antigua e Barbuda, Arabia Saudita, Argentina, Armenia, Austria, Azerbaijan, Bahrain, Bangladesh, Belgio, Belize, Benin, Bielorussia, Bhutan, Bolivia, Botswana, Brasile, Brunei Darussalam, Burkina Faso, Burundi, Cambogia, Capo Verde, Repubblica Centrafricana, Ciad, Cile, Cina, Comore, Congo, Costa Rica, Costa D’Avorio, Cuba, Cipro, Corea del Nord (Repubblica Democratica Popolare di Corea), Danimarca, Dominica, Repubblica Dominicana, Ecuador, Egitto, El Salvador, Emirati Arabi Uniti, Eritrea, Etiopia, Filippine, Finlandia, Francia, Gabon, Gambia, Georgia, Giamaica, Giappone, Gibuti, Giordania, Ghana, Grecia, Grenada, Repubblica di Guinea, Guinea-Bissau, Guyana, Honduras, India, Indonesia, Iran, Iraq, Irlanda, Islanda, Isole Salomone, Italia, Kazakistan, Kenya, Kuwait, Kirghizistan, Laos (Repubblica Popolare Democratica del Laos), Libano, Lesotho, Libia, Liechtenstein, Lussemburgo, Maldive, Malesia, Mali, Malta, Marocco, Mauritania, Mauritius, Messico, Mozambico, Myanmar, Namibia, Nepal, Nicaragua, Niger, Nigeria, Norvegia, Nuova Zelanda, Oman, Pakistan, Perù, Portogallo, Qatar, Russia (Federazione Russa), Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Santa Lucia, Sao Tome e Principe, Senegal, Serbia, Seychelles, Sierra Leone, Siria, Somalia, Spagna, Sri Lanka, Sud Africa, Sud Sudan, Sudan, Suriname, Swaziland, Svezia, Svizzera, Tagikistan, Tanzania (Repubblica Unita di Tanzania), Thailandia, Timor Est, Trinidad e Tobago, Tunisia, Turchia, Turkmenistan, Tuvalu, Uganda, Uruguay, Uzbekistan, Venezuela, Vietnam, Yemen, Zambia, Zimbabwe.
Hanno votato contro: Canada, Isole Marshall, Israele, Micronesia, Nauru, Palau, Repubblica Ceca, Panama, Stati Uniti.
Astenuti: Albania, Andorra, Australia, Bahamas, Barbados, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Camerun, Colombia, Corea del Sud (Repubblica di Corea), Croazia, Estonia, Figi, Germania, Guatemala, Haiti, Lettonia, Lituania, Malawi, Moldavia (Repubblica Moldova), Monaco, Mongolia, Montenegro, Paesi Bassi, Papua Nuova Guinea, Paraguay, Polonia, Regno Unito, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica di Macedonia, Romania, Ruanda, Samoa, San Marino, Singapore, Slovacchia, Slovenia, Togo, Tonga, Ungheria, Vanuatu.
Assenti: Guinea Equatoriale, Kiribati, Liberia, Madagascar, Ucraina.
La Palestina era già “osservatore permanente” all’Onu dal 1974, ma solo come “entità” enon come Stato.
(Fonte: Direttanews.it, 30 Novembre 2012)
#2Emanuel Baroz
Netanyahu: «Sì a uno stato palestinese, purché siano garantite esistenza e sicurezza dello stato ebraico»
“Israele è pronto a vivere in pace con uno stato palestinese, ma perché la pace possa durare deve essere garantita la sicurezza di Israele. I palestinesi devono riconoscere lo stato ebraico e devono essere pronti a porre fine al conflitto con Israele una volta per tutte”. Lo ha ribadito giovedì mattina il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parlando al Menachem Begin Heritage Center di Gerusalemme.
“Nessuno di questi interessi vitali, di questi interessi vitali per la pace – ha continuato Netanyahu – nessuno di essi compare nella risoluzione che viene presentata oggi all’Assemblea Generale dell’Onu, ed è per questo Israele non la può accettare. L’unico modo per arrivare alla pace è attraverso accordi che vengano raggiunti direttamente dalle parti, attraverso validi negoziati fra di esse, e non attraverso risoluzioni dell’Onu che ignorano completamente la sicurezza di Israele e i suoi vitali interessi nazionali”.
Israele, ha chiarito Netanyahu, non può accettare “una risoluzione così unilaterale, che non promuove la pace e anzi la fa arretrare”.
“E per quanto riguarda i diritti del popolo ebraico in questa terra – ha concluso il primo ministro israeliano – ho un semplice messaggio per tutti coloro che si riuniscono oggi nell’Assemblea Generale: nessuna decisione delle Nazioni Unite può spezzare il legame di quattromila anni tra il popolo di Israele e la terra di Israele”.
(Da: MFA, 29.11.12)
http://www.israele.net/articolo,3602.htm
#3Emanuel Baroz
M.O.: Bersani, soddisfatto per voto Italia all’Onu su Palestina
Roma – ”Sono soddisfatto perche’ mi ero battutto affinche’ l’Italia prendesse questa posizione”. Cosi’ il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, candidato alle primarie del centrosinistra, intervenendo a ”Porta a porta”, parlando dell’Italia che ha deciso di dare il proprio sostegno alla Risoluzione che attribuisce alla Palestina lo status di Stato non membro Osservatore Permanente all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
(Fonte: Asca, 29 Novembre 2012)
#4Emanuel Baroz
Monti ha tradito Israele e la politica estera italiana
Anni di consolidati rapporti gettati via da un governo (presunto) tecnico senza consultare il Parlamento e appiattendosi sulla “linea Bersani”.
di Fiamma Nirenstein
E’ istituzionalmente sconvolgente la scelta di Palazzo Chigi di rovesciare con una mossa nient’affatto tecnica, ma tutta politica, le scelte di un parlamento che da vari anni a questa parte ha fatto suo onore e vanto di essere il migliore amico europeo di Israele, la cui delegazione all’ONU solo nel luglio del 2011 di fronte a una risoluzione identica ha risposto in modo opposto a quello attuale, che si è sempre proposto come mediatore di una pace trattata dalle due parti a un tavolo civile e rispettoso, e a non esporre la questione della pace a un consesso pieno d’odio contro Israele come è l’assemblea dell’ONU. Il comunicato di Palazzo Chigi che ieri ha annunciato che l’Italia in nome della prospettiva di “due Stati per due popoli” e per seguire una linea europea avrebbe votato a favore di uno Stato Palestinese unilateralmente proclamato dall’Assemblea Generale, sembra scritto da un bambino che ignora l’abc della politica mediorientale, e soprattutto che scavalca senza remore, nonostante il suo sia un governo tecnico, le scelte politiche di fondo del Parlamento italiano, che non è mai stato minimamente consultato.
Eppure si sa bene cosa pensa questo Parlamento: esso ha fatto speciali gesti di amicizia verso Israele pur restando un riferimento per i moderati palestinesi, e per questo ha conservato una qualità di mediatore che adesso ha perso di colpo in cambio di niente. Infatti “due Stati per due popoli” non c’entra niente con questa risoluzione, Israele è fuori, la Palestina avrebbe bisogno non di doni miliardari come fino ad oggi, ma di un senso di responsabilità verso i suoi e di un’accettazione di Israele che è proprio il contrario di quello che succede col regalo di questa risoluzione. Essa non è propalestinese, è solo contro Israele. Il nostro Parlamento ha votato rivoluzioni spesso contrarie all’atteggiamento facilone e colpevolizzante di parte d’Europa: il Parlamento ha bocciato sia la partecipazione alla Conferenza detta “Durban 2”, sia la risoluzione del giudice Goldstoine dopo la prima guerra di Gaza, che poi lui stesso si è rimangiata. Il Parlamento ha un’associazione Italia-Israele di 200 membri, or ora in visita con una delegazione fino sotto le bombe di Hamas. I rapporti commerciali, culturali, scientifici sono straordinari; durante l’ultima guerra di fronte alla Camera si è tenuta una manifestazione pro Israele in cui sono intervenute tutte le parti politiche. Questo ha posto l’Italia in un ruolo di elite accanto ai paesi più importanti e indipendenti d’Europa, come la Germania, affrancandola da un atteggiamento gregario verso il mondo arabo, e molto dubbio verso il mondo ebraico che hanno altri Paesi, come la Francia e la Spagna. Con loro oggi andiamo a braccetto incamerati nella maggioranza automatica islamica, con Ahmadinejad alla testa e con Chavez e altri eroi terzomondisti a fianco.
L’incredibile scelta di Palazzo Chigi, pura prepotenza politica e certo non tecnica, distrugge le nostre possibilità, fino ad oggi molto buone, di fungere da mallevadore di una pace vera, di quelle che si fanno fra nemici, seduti a un tavolo, di quelle che decidono confini sicuri, da cui non si possa sparare sull’aeroporto Ben Gurion, che obbligano i palestinesi a rinunciare all’incitamento antisemita e filoterrorista (basta guardare su internet Palestinian Media Watch),che i giornali e le tv di Abu Mazen dedicano agli ebrei.
Adesso avremo nuovi amici, ne siamo contenti? Siamo lieti della spaccatura con gli USA, con l’Australia, col Canada, con altri pochi coraggiosi che sanno dire no alla retorica e che puntano a una vera pace? Qui non ci sarà nessuno Stato, ma un’entità il cui sogno è solo quello di trascinare Israele, forte del suo nuovo ruolo, come annunciato, al Tribunale Internazionale per farne uno stato canaglia da distruggere. Non ci sarà uno stato anche perché Hamas regna su Gaza e ha anche vinto le elezioni in tutte le città importanti dell’Autorità Palestinese: la new entry all’ONU può presto cadere nelle mani di un’organizzazione terrorista. Monti doveva forse farsi guidare dai suoi sentimenti democratici di cui non dubito, ma in lui non ha vinto l’ideale. C’è da capire ancora che cosa l’abbia trascinato verso il fronte anti istituzionale e ideologico. Chi, che cosa? Bersani con la sua campagna elettorale di sinistra che non ammette obiezioni da parte di questo governo non eletto? Il Qatar, appena visitato, che può spargere oro anche sulla nostra boccheggiante economia? L’Europa? che, quando ci allineiamo, ecco dove ci porta: al peggiore conformismo, alla rottura delle regole democratiche, all’abbandono dei nostri alleati, alla spaccatura con gli Stati Uniti.
(Fonte: Il Giornale, 30 Novembre 2012)
#5Emanuel Baroz
Palestina all’Onu. Chi si rallegra del voto dell’Italia – testate a confronto
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999910&sez=120&id=47108
#6Emanuel Baroz
Effetti collaterali non previsti
Bene, i palestinesi hanno mezzo piede alle Nazioni Unite. Siamo tutti contenti per loro. Mettiamo che Abu Mazen, dimenticandosi per un momento di essere stato l’organizzatore della strage di Monaco del 1972, e il mandante di diecine di attentati suicidi fino alla costruzione della barriera difensiva fra Israele e Cisgiordania; si facesse cogliere da amore improvviso per la democrazia, indicendo in Cisgiordania nuove elezioni (gli organi democratici sono scaduti da tre anni).
Prevedibilmente, le elezioni le vincerebbe Hamas (quelle amministrative recenti sono state una disfatta totale per Al Fatah). Una organizzazione che NON intende riconoscere lo stato di Israele, NON intende procedere alla creazione di uno stato palestinese, e alla fine vedrebbe premiata gli sforzi degli ultimi anni, culminati con la recente “guerra degli otto giorni”.
Soprattutto, Hamas è riconosciuta come organizzazione terroristica dalla stessa ONU, dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. Quell’Europa di cui fa parte l’Italia, che ha votato a favore della risoluzione presentata dal Sudan (quello del dittatore autore del genocidio nel Darfur, con oltre 400 mila morti).
Un bel guaio abbiamo combinato. L’Europa ha controfirmato gli Accordi di pace di Oslo nel 1993, che tracciavano la rotta per finalmente porre fine al conflitto arabo-israeliano, e adesso avalla la decisione dell’OLP di cestinare quegli accordi, che escludevano esplicitamente iniziative unilaterali da parte dei due contendenti. L’Europa che ha versato miliardi di euro nelle casse dell’ANP, confidando in un negoziato bilaterale, adesso plaude alla decisione di far saltare il processo di pace.
Capisco che l’approvazione della risoluzione era inevitabile: l’assemblea generale dell’ONU (193 membri votanti) è in mano ai paesi non allineati (120, presieduti dall’Iran), per cui domani potrebbero votare una risoluzione che stabilisce che la Terra è quadrata, e tutti saremmo indotti a credervi. Ma che bisogna c’era di associare il proprio voto favorevole a quelli di stati canaglia e apertamente filo-islamici? C’entra qualcosa forse il fatto che qualche giorno fa l’Italia abbia stretto un accordo con il Qatar, che tramite Al Jazeera influenza e orienta l’opinione pubblica globale, e che di recente ha promesso generosi investimenti nella Striscia di Gaza amministrata da Hamas? Di certo è una decisione strategica di natura squisitamente politica, e non tecnica, quella presa dal governo di Roma, che per questo oltretutto non risponderà ad un parlamento che negli ultimi anni aveva assunto un orientamento più filoisraeliano e meno sbilanciato verso le posizioni filoarabe.
Intanto si incominciano a scorgere i primi effetti nefasti di questa sciagurata decisione che casomai apporterà vantaggi personali soltanto al contestato presidente dell’OLP, frustrato dall’improvviso guadagno di visibilità e legittimazione dei rivali di Hamas. Il governo di Gerusalemme ha autorizzato la costruzione di nuovi alloggi nei quartieri orientali di Gerusalemme e nei territori contesti del West Bank. Iniziativa coerente: caduti gli Accordi di Oslo, non c’è più alcun vincolo per il governo israeliano a congelare ogni decisione relativa agli insediamenti in Giudea e Samaria.
E cosa succederà quando l’Iran – che sta approfittando dello scompiglio delle ultime settimane per ultimare il suo progetto nucleare – raggiungerà la famigerata linea rossa? verosimilmente, lo schieramento su cui potrà contare lo stato ebraico riguarderà gli Stati Uniti, l’Australia, il Canada e forse Germania e repubblica ceca; ma non Italia, Spagna e Francia, fra gli altri, troppo interessati a tessere relazioni finanziarie con il mondo arabo per indispettirne un rilevante esponente. Un mondo spaccato a metà, che cestina ogni prospettiva di pace a cui pure in precedenza aveva alacremente lavorato, per il tramite del “Quartetto” (Stati Uniti, Russia, ONU e Unione Europea; una definizione che adesso suscita solamente ilarità).
Ma non bisogna vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto. Uno dei tanti “effetti collaterali” non calcolati dalla scelta palestinese di chiedere il riconoscimento parziale all’ONU, è che mentre prima gli attentati terroristici durante e dopo l’intifada, erano azioni di singoli, “movimenti di liberazione e di resistenza”, censurabili eventualmente a livello morale e ideologico, ma non condannabili nelle sedi opportune; oggi le stesse aggressioni sarebbero assimilabili ad atti di guerra di uno stato contro un altro stato. Abu Mazen ci penserà molto attentamente prima di “scatenare la terza intifada”.
http://www.ilborghesino.blogspot.it/2012/12/effetti-collaterali-non-previsti.html
#7Emanuel Baroz
Ambasciata d’Israele: delusi dall’Italia per il voto all’Onu
Un’iniziativa che “non produrrà alcun cambiamento sul terreno e deluderà le attese degli stessi palestinesi, con il rischio di un’escalation di violenze”, sostiene Gilon, additando per di più l’Anp come una realtà “fortemente infettata dalla corruzione” e “incapace di convocare elezioni democratiche a due anni e mezzo dalla scadenza” formale del mandato presidenziale di Abu Mazen.
ROMA, 29-11-2012 – “Siamo molto delusi dalla decisione dell’Italia – uno dei migliori amici di Israele – di sostenere l’iniziativa unilaterale dei Palestinesi alle Nazioni Unite”. E’ la reazione a caldo dell’ambasciatore israeliano a Roma all’annuncio del sì italiano al riconoscimento dello status della Palestina quale Stato non membro dell’Onu. Secondo l’ambasciatore Naor Gilon, “tale iniziativa indebolisce le relazioni tra israeliani e palestinesi fondate sugli Accordi di Oslo”.
“Dopo quattro anni in cui i Palestinesi hanno rifiutato di tornare al tavolo negoziale – prosegue Gilon – assistiamo ora al tentativo palestinese di influenzare i risultati dei negoziati stessi per mezzo di istituzioni internazionali. Questa mossa, non soltanto non migliorerà la situazione sul terreno, ma aumenterà le preoccupazioni di un ritorno alla violenza e, soprattutto, allontanerà le prospettive di pace”.
“E’ qualcosa che non ti aspetti dai tuoi migliori amici e alleati”. Naor Gilon, ambasciatore d’Israele a Roma, non nasconde di aver “avuto giorni migliori”, mentre commenta oggi con l’ANSA la decisione italiana di votare si’ all’Assemblea generale al riconoscimento della Palestina quale ‘Stato non membro’ dell’Onu. Una decisione che “non produrra’ cambiamenti nelle relazioni fra Italia e Israele, che sono eccellenti e molto amichevoli e vanno anche oltre i rapporti personali”, premette il diplomatico. Ma che, nondimeno, “dispiace” e suscita “profonda delusione” proprio per “la vicinanza fra i nostri due Paesi”, aggiunge. “Quando e’ un amico a fare qualcosa di inatteso, ti ferisce di piu”‘, insiste Gilon. Secondo l’ambasciatore, il via libera all’Onu è sbagliato perchè sancisce “un’iniziativa unilaterale e controproducente”.
Un’iniziativa che “non produrrà alcun cambiamento sul terreno e deluderà le attese degli stessi palestinesi, con il rischio di un’escalation di violenze”, sostiene Gilon, additando per di più l’Anp come una realtà “fortemente infettata dalla corruzione” e “incapace di convocare elezioni democratiche a due anni e mezzo dalla scadenza” formale del mandato presidenziale di Abu Mazen.
L’unica soluzione vera resta invece quella di riprendere il negoziato diretto israelo-palestinese, conclude l’ambasciatore, ricordando che il premier Benyamin Netanyahu si è pronunciato esplicitamente negli ultimi anni a favore d’un accordo di pace fondato sul principio dei “due Stati per due popoli”. Accordo per il quale, avverte, “anche i palestinesi devono però offrire qualcosa: a garanzia della sicurezza d’Israele e del nostro diritto di essere uno Stato ebraico”.
(Fonte: RaiNews24, 29 novembre 2012)
#8Emanuel Baroz
Monti a Netanyahu, resta forte l’amicizia Italia-Israele
ROMA, 29 nov. – Nella sua telefonata con Netanyahu, il presidente del Consiglio – si legge nella nota di Palazzo Chigi sul sostegno italiano alla Risoluzione che attribuisce alla Palestina lo status di Stato non membro Osservatore Permanente all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – nel ribadire che questa decisione non implica nessun allontanamento dalla forte e tradizionale amicizia nei confronti di Israele, ha garantito il fermo impegno italiano ad evitare qualsiasi strumentalizzazione che possa portare indebitamente Israele, che ha diritto a garantire la propria sicurezza, di fronte alla Corte Penale Internazionale .
(Fonte: AGI, 29 novembre 2012)
#9Robdic
@Emanuel Baroz: Come no? L’amicizia resta, forse è per fare una chiacchierata tra amici che è stato convocato l’ambasciatore Gilon