Una foto che giornali e TV non vi mostreranno mai
Questo è ciò che accade continuamente ai soldati israeliani. Notare come si senta sicuro il provocatore, perché sa che Tsahal (IDF) non lo toccherà. Intorno alla scena, giornalisti e attivisti di sinistra aspettano impazientemente la reazione del soldato, pronti a cogliere il minimo passo falso per usarlo per demonizzare l’esercito. Impotente ma risoluto, il soldato affronta la provocazione con grande dignità e autocontrollo.
#1HaDaR
È una vera VERGOGNA che il palestinista si senta sicuro di poter mettere le mani addosso a un soldato armato senza che questo ne faccia passare la voglia a lui e a tutti coloro che guardano la scena.
Tale comportamento è ciò che ha causato INUTILE SPARGIMENTO DI SANGUE perché ha tolto ogni potere dissuasivo ai poveri uomini in uniforme in Israele, che ormai possono sparare solo DOPO che gli è stato sparato addosso.
Provare a fare la stessa cosa a un poliziotto in qualsiasi paese civile (non l’Italia, ovviamente)…
#2HaDaR
בס”ד
Non mi aspetto ovviamente che chi pensa da gentile e per di piú da una scrivania veda quanto segue, ma ciò non vuol dire che il commento della signora barbara sia qualcosa che a lungo andare non sia problematico.
La mia opinione, condivisa da tutti gli amici per la pelle e compagni d’armi con cui ho parlato a lungo di queste cose, gente che ha servito come combattenti nelle forze di sicurezza d’Israele (non sono pochi come campione), quasi tutti in sayarot (unità d’élite), non quelli che danno lezioni dal comodo di una scrivania o senza mai aver avuto a che fare con terroristi, è che sia una vera VERGOGNA che un palestinista si senta sicuro di poter mettere le mani addosso a un soldato armato senza che questo ne faccia passare la voglia a lui e a tutti coloro che guardano la scena.
Tale comportamento, conseguenza di ordini frutto della mentalità osloide, è ciò che ha causato INUTILE SPARGIMENTO DI SANGUE perché ha tolto ogni potere dissuasivo ai poveri uomini in uniforme in Israele, che ormai possono sparare solo DOPO che gli è stato sparato addosso.
Provare a fare la stessa cosa a un soldato o poliziotto armato di qualsiasi paese civile (non l’Italia, ovviamente, che non lo è)…
Sinceramente, a me interessa prevenire lo spargimento di sangue, a cominciare dal nostro, molto piú di quanto m’interessi “che cosa diranno i goyim”.
Un poliziotto o un soldato in Israele, per questioni di sicurezza personale e di tutti noi, non dovrebbe mai trovarsi a tale vicinanza da gente ostile, permettendo loro di mettergli le mani addosso. Aspettiamo che prendano l’arma a qualcuno e facciano un massacro prima di dare ordini diversi? O vogliamo che ricomincino a fare intifade per mesi o anni, con ingente costo in vite umane, mentre potrebbero essere fermate sul nascere facendo capire che i nostri soldati si rispettano e sono da temere, non da trattare come pezze da piedi o punching-balls?
A me la lezione la insegnò vent’anni fa un Arabo, il Sig. Jabar (leggi: Giabbar), di una famiglia potentissima di Hebron (a capo di oltre 35.000 membri della sua tribú), così di colpo, interrompendo, fra un che e un congiuntivo piuccheperfetto, mentre “spolveravamo hummus insieme”, una conversazione sul calcio italiano di cui va matto e che segue assiduamente via satellite…
Jabar di colpo smise di parlare di Milan, Inter, Juventus e Torino e mi disse, col suo accento tipico che adoro, qualcosa che non c’entrava nulla e che, se uno gli Arabi e la loro cultura non li conosce solo in teoria, richiedeva una domanda come risposta: “Adem yahudim dembelim”…”Voi ebrei siete scemi!”
E io: “Immagino che il Sig. Jabar abbia delle ragioni di dirlo così di colpo. Che cosa vuol dirmi?”
J. “Sai che cosa vuol dire ‘Intifada’?”
Io: “Credo di sì, ma forse tu me lo puoi spiegare meglio”
J.: “Intifada è 24 ore in Siria, due giorni in Giordania, e… 7 anni in Israele…. Voi ebrei siete scemi. E io lo so bene perchè ne ho uno in casa che sin da piccolo si lasciava menare e poi si è convertito ed è diventato ebreo anche ufficialmente….” [un caso unico e famoso: il figlio è sulla lista di morte del Hamas da anni – n.d.a.].
“Voi non avete mai capito il detto arabo, “tu mi apri la porta e io ci spingo dentro l’asino”. E con voi l’asino lo spingiamo dentro casa vostra a culo in avanti…
Il che vuol dire: se mi tratti bene senza che io lo meriti, sei un debole, io non ti posso rispettare perché sei debole, e ti spingo l’asino in casa, che è il massimo segno di spregio. Voi siete diventati
come i cristiani… vi piace farvi schiaffeggiare, e sia voi sia loro non conoscete il detto arabo: ‘prima ci occupiamo del popolo del Sabato, poi del popolo della Domenica’.”
LAST BUT NOT LEAST, come insegna la Torà (RaSh”Í):
(שפלותם של ישראל חילול שמו הוא” (רש”י, יחזקאל לט: ז”, cioè: L’UMILIAZIONE D’ISRAELE È PROFANAZIONE DEL NOME DEL S.
#3Emanuel Baroz
@HaDaR: un solo appunto: il commento non è della sig.ra Barbara, che si è semplicemente occupata della traduzione del testo originale dall’inglese (credo) all’italiano
#4sersh
Ma più che altro che ci fa un soldato israeliano in palestina? E quelle macerie sullo sfondo? Crollo naturale? Terremoto? L’uragano katrina? O forse sono costruzioni “illegali” abbattute per far posto a case “legali” per isettlers?
#5Emanuel Baroz
ma….almeno hai idea di cosa stai dicendo?! Sai per caso dove è stata scattata questa foto? E questa tua sicurezza da dove viene?
#6HaDaR
@sersh: Quel soldato è IL SOLO fra tutti quelli nella foto che si trova a casa sua, visto che gli arabi là non sono autoctoni, cioè originari di quella terra, ma gente che ha cominciato a immigrare CLANDESTINAMENTE da ogni paesi musulmano, dalla Bosnia all’Afghanistan, via Marocco, Egitto, Sudan, Hedjaz (oggi Arabia Saudita), Tansgiordania (oggi Giordania), ecc., a partire dalla seconda metà del XIX Sec. E. V., cioè DOPO che noi Ebrei, APPENA POTEMMO, cominciammo a TORNARE A CASA IN MASSA dalle terre dove eravamo stati esiliati e tenuti contro la nostra volontà.
#7HaDaR
@sersh: Se t’interessa imparare un po’ di STORIA al di là della propaganda palestinISTA, leggiti un libro che in Italia non è stato neppure tradotto – nonostante sia stato in testa alla classifica dei best sellers di saggistica della New York Review of Book per piú di sei mesi – e di cui troverai estratti illuminanti qui: http://www.eretzyisroel.org/~peters/
#8sersh
@HaDaR:
E sì, infatti saladino, tanto per dirne una, era un immigrato BOSNIACO in israele del xix secolo, immigrato dopo che gli ebrei erano “ritornati” nella loro terra e giusto per far loro dispetto. Questo xkè il saladino era antisemita come ogni musulmano che si rispetti. Anche la moschea dal tetto dorato, che tutti credono antica, fu costruita negli anni venti da un gruppo di immigrati albanesi. Ma per favore va, io ti rispetto, rispetto le tue opinioni per quanto non le condivida, ma ti do un consiglio: tieni un profilo più basso, sparale meno grosse, se puoi disintossicati dal fanatismo, che islamico cristiano o ebraico che sia porta sempre a sragionare.
#9sersh
Guarda se la scena si svolge in israele ti do ragione. Ma credo che si svolga in cisgiordania. E se così fosse che ci fa il soldato in cisgiordania?
#10Emanuel Baroz
il soldato in Cisgiordania difende il proprio popolo dal terrorismo
#11barbara
Una domandina facile facile per il signor sersh: lo sa da dove viene la parola “arabo”? Sì, esatto, bravo: viene da Arabia. E questo lo sa che cosa vuol dire? Vuol dire che la terra, la patria degli arabi è l’Arabia, la penisola araba. Tutti gli altri posti abitati dagli arabi non sono arabi: sono stati arabizzati e islamizzati a suon di invasioni, OCCUPAZIONI, massacri, deportazioni, stupri etnici, conversioni forzate. Questo vale per tutto il nord Africa, per il Medio Oriente e per la Terra d’Israele.
PS: lo sa qual è il vero nome di quella cosa che lei chiama Cisgiordania? Quella cosa è costituita da due regioni che si chiamano GIUDEA e Samaria. GIUDEA: le dice qualcosa questo nome? E pensi, si chiamava Giudea anche cinquecento anni, fa, mille anni fa, duemila anni fa, tremila anni fa…
PPS: il saladino non era arabo: era curdo (forte in storia lei, eh?)