In questa giornata in cui vorremmo parlar d’altro segnaliamo, giusto per dovere di cronaca, l’iniziativa odierna proposta da alcuni esponenti della sinistra italiana, più o meno estrema, di protesta a Roma per la liberazione di Marwan Barghouti, condannato in Israele a 5 cinque ergastoli poichè riconosciuto colpevole di aver eseguito omicidi e di essere il promotore e il mandante di svariati attentati contro cittadini israeliani. A nostro parere la scelta del giorno da parte degli organizzatori di questa VERGOGNOSA manifestazione non è un caso.
Yom Ha Zikaron: Israele ricorda oggi 23.085 soldati caduti dalla nascita dello Stato e le vittime del terrorismo
Gerusalemme, 15 Aprile 2013 – Oggi in Israele è Yom Ha Zikaron: al suono delle sirene, questa mattina alle ore undici tutto Israele si è fermato per due minuti di silenzio in onore dei 23.085 membri delle forze di difesa e di sicurezza che hanno perso la vita in servizio e i 2.493 cittadini uccisi in attentati terroristici, compresi 120 cittadini stranieri. L’anno appena trascorso ha visto aggiungersi 92 nomi alla lista delle persone ricordate in questa giornata: fra soldati, membri delle forze di sicurezza e dieci civili vittime di terroristi. Il terrorismo ha lasciato inoltre 2.848 orfani, 976 genitori che hanno perso un figlio e 799 persone che hanno perso il coniuge.
“Se siamo qui – ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aprendo la riunione del governo domenica mattina, vigilia di Yom Ha Zikaron, la Giornata della Rimembranza – è grazie ai combattenti d’Israele che hanno partecipato alla lotta per la nostra esistenza, è grazie a coloro che sono sopravvissuti alle guerre e a coloro che sono caduti. Noi non dimentichiamo neanche per un attimo che siamo qui grazie ai caduti. Oggi, la somma delle minacce contro lo Stato d’Israele si presenta maggiore che in passato, ma anche le Forze di Difesa e i servizi di sicurezza sono più forti che mai. Continueremo a rafforzare la nostra sicurezza, continueremo a cercare la pace con i nostri vicini e continueremo a garantire un futuro al nostro paese”.
Thanks to Israele.net e Progetto Dreyfus
#1Emanuel Baroz
15/04/2013 “Non dimenticheremo mai coloro hanno permesso a Israele di essere grande e di essere quello che è, coloro che nel corso degli ultimi 65 anni di esistenza dello Stato lo hanno protetto con i loro corpi, il loro sangue e il loro spirito, a difesa dei suoi confini e dei suoi cittadini. Israele è tanto prezioso per noi, quanto è profondo il dolore”. Lo ha detto il presidente d’Israele Shimon Peres domenica sera in occasione di Yom HaZikaron, la giornata dedicata al ricordo dei caduti nelle guerre e per terrorismo. “E’ nostro dovere – ha continuato Peres – non risparmiare alcuno sforzo per eliminare la guerra da questa terra e portarvi pace e sicurezza”.
15/04/2013 “Ancora oggi c’è chi cerca di distruggerci, ma non potrà mai riuscirci. Il nostro destino è tenere in mano la spada e combattere contro quelli che ci vogliono male”. Lo ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aprendo, domenica sera, le cerimonie di Yom HaZikaron, la giornata dedicata al ricordo dei caduti nelle guerre e per terrorismo. “Noi non siamo assetati di sangue – ha continuato Netanyahu – La nostra mano è estesa in pace, ma le generazioni passate ci hanno insegnato che solo una forza potente potrà garantire la nostra sicurezza”. Netanyahu ha voluto sottolineare che Yom HaZikaron commemora tutti i caduti nella difesa di Israele: ebrei, ma anche musulmani, cristiani, beduini e drusi”.
(Fonte: Israele.net)
#2Emanuel Baroz
Yom HaZikaron, la giornata in memoria dei morti per guerra e terrorismo
http://www.israele.net/articolo,3710.htm
#3Emanuel Baroz
La prima vittima del moderno terrorismo in terra d’Israele
http://www.israele.net/sezione,,2562.htm
#4Emanuel Baroz
Quando venne ucciso il primo sindaco ebreo di Tiberiade
http://www.israele.net/sezione,,2526.htm
#5Emanuel Baroz
Un ricordo per la vita
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari Amici,
domani (ma in realtà questa sera, perché le date ebraiche partono dal tramonto) in Israele e nelle comunità ebraiche del mondo si ricorda Yom Hazicharon, il giorno del ricordo, dedicato ai caduti delle forze armate israeliane dall’inizio del percorso di costituzione dello Stato e alle vittime del terrorismo in Israele: 22.682 soldati e 3971 civili per la maggior parte bambini e anziani. ( dati del 2010: http://www.focusonisrael.org/2010/04/19/yom-ha-zikaron-israele/). Come ha scritto Giulio Meotti a proposito del suo libro dedicato all’argomento (“Non smetteremo di danzare: le storie mai raccontate dei martiri di Israele“) “è un immenso buco nero che [solo negli ultimi] quindici anni ha inghiottito 1.557 vittime innocenti, lasciando 17.000 feriti: uomini, donne e bambini. […] Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno, attacco dopo attacco.” (http://www.focusonisrael.org/2012/04/25/yom-ha-zikaron-israele-2/ ). Se facciamo un paragone aritmetico, certamente arbitrario ma illuminante, con la popolazione italiana, dovremmo pensare a cosa vorrebbero dire per il nostro paese circa 250 mila morti e dieci volte tanti feriti nel tempo successivo alla fine della guerra: una vittima quasi in ogni famiglia, un costo umano tremendo.
Chi ha assistito a una celebrazione di questa giornata difficilmente la può dimenticare. In tutta Israele suonano le sirene, una volta la sera, una volta in mattinata, tutti si fermano per un minuto di silenzio, le macchine in autostrada, la gente per le città; la radio trasmette canzoni e musiche legate all’argomento; molti vanno nei cimiteri a trovare i loro morti; case e automobili sono imbandierate; vi è un’atmosfera di intenso raccoglimento. Israele si stringe intorno alle sue forze armate e alla sue vittime, si capisce visivamente come un popolo allegro e indaffarato in mille faccende, dallo studio della Torah alle nuove tecnologie e al business più innovativo, sia costretto dalle circostanze a essere sempre anche esercito, autodifesa, vigile attenzione a un nemico immensamente superiore di numero che ha come obiettivo principale la distruzione di quel miracolo di civiltà e di laboriosità che è Israele.
Gli ebrei della diaspora, almeno quelli consapevoli e lucidi, partecipano con commozione alla ricorrenza. Sanno bene infatti che quei morti sono caduti anche per loro che stanno dispersi nel mondo, capiscono che Israele, e innanzitutto Tzahal (la sigla che si usa per indicare le forze armate israeliane) è oggi la barriera che li difende da una nuova Shoà. Ci fosse stato lo Stato ebraico, Hitler non avrebbe potuto compiere il genocidio, non almeno in quelle proporzioni; chi vuole oggi il genocidio, lo ammetta o meno, vuole innanzitutto la distruzione di Israele. E correlativamente, chi vuole la distruzione o il disarmo di Israele, sia pure per le migliori intenzioni progressiste o per la più sentita carità cristiana o la più elevata etica – lo sappia o meno, lo capisca o meno, costui lavora per un nuovo genocidio, vuole la distruzione del popolo ebraico.
Non è un caso che Ben Gurion, quando decise di introdurre nel calendario ebraico queste nuove ricorrenze civili, volle che una decina di giorni prima di Yom Hazicharon, si celebrasse il ricordo “dell’eroismo e della Shoah”, cioè la memoria della distruzione degli ebrei orientali e della resistenza che alcuni opposero al genocidio, nel ghetto di Varsavia e altrove.
Il ricordo delle vittime israeliane delle guerre e del terrorismo arabo è successivo, perché fa parte di un’altra fase storica.
Non che lo stato di Israele, come dicono i nemici più insinuanti, sia stato “concesso” agli ebrei come “risarcimento” della Shoah, magari a spese degli arabi (che allora non avevano ancora scippato il nome di palestinesi). Tutto al contrario, il sionismo e l’immigrazione di massa in terra di Israele sono precedenti ad Auschwitz di mezzo secolo circa; ma essi contengono l’intuizione della chiusura della fase storica dell’esilio e della dispersione del popolo ebraico e soddisfano l’indicazione dei Profeti di un ritorno collettivo dalla Diaspora.
Dunque, prima c’è Yom HaShoah, dopo una decina di giorni Yom HaZicharon, il ricordo dei caduti e delle vittime del terrorismo. E immediatamente dopo, il giorno successivo, domani sera, si festeggia Yom Haatzmaut, il giorno dell’indipendenza, che fu proclamata 65 anni fa il 14 maggio 1948 (ma nel calendario ebraico, rispettato per le feste è il 5 del mese di Iyar, che quest’anno cade un mese prima della data gregoriana).
L’atmosfera nel paese cambia di colpo, dopo una giornata di lutto esplode la festa, ci sono balli in piazza e gioia generale. Del compleanno di Israele vi parlerò in un’altra cartolina.
Vorrei solo qui sottolineare la logica di questo percorso, che è la stessa di molte feste religiose ebraiche, precedute da un digiuno o da un momento di lutto. Bisogna ricordare i caduti, quelli della Shoah come quelli del terrorismo e delle guerre.
Ma bisogna anche capire che i crimini subiti hanno fallito, non hanno raggiunto il loro obiettivo di distruggere il popolo ebraico; che i sacrifici compiuti non sono stati inutili, che ai soldati caduti va il merito della resistenza e della fioritura di Israele. Questo è il significato dell’intero ciclo di queste giornate del ricordo, la morale che la vita ha senso, che il progresso è possibile, che bisogna difendersi per andare avanti, ma che la difesa non è fine a se stessa e se per realizzarla si perdono delle vite, questo è “per la vita”, “L’ Chaim”, “alla vita” come suona l’augurio che si usa in Israele per ogni brindisi.
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=48777