Dove gli ebrei sembrano mostri
di Giulio Meotti
In Germania ha generato scandalo la vignetta pubblicata dalla Süddeutsche Zeitung, in cui gli ebrei sono raffigurati come dei mostri. Infanticidio, omicidio rituale, deicidio, avarizia, malvagità innata, doppiogiochismo. Sono soltanto alcuni dei topoi antisemiti che ormai dominano la migliore stampa europea e occidentale. I vecchi schemi della demonizzazione antiebraica sono stati applicati a Israele e una degenerazione giornalistica dilaga ovunque, dal Guardian al Times, dal Monde al Mundo, riempiendo le pagine dei maggiori giornali dell’establishment europeo. Di recente il Volkskrant, uno dei maggiori giornali olandesi, ha pubblicato una vignetta in cui Israele è paragonato alla Corea del Nord come minaccia alla pace mondiale. Lo stato ebraico è rappresentato da un ebreo ortodosso, grasso, in abiti neri, e l’immancabile nasone (Josef Goebbels chiamava l’ebreo “satana scarlatto dal naso adunco”).
La più celebre di queste orrende vignette antisemite è del 27 gennaio 2003, quando l’Independent, giornale simbolo della cultura di sinistra in Inghilterra, pubblica un cartoon di Dave Brown. Era il giorno in cui Israele eleggeva il suo primo ministro e si vede un Ariel Sharon nudo che fa a pezzi un bambino palestinese, mentre sullo sfondo elicotteri israeliani bombardano i territori e si invita a “votare Sharon”. Il riferimento di Brown è al “Saturno che divora i suoi figli” di Francisco Goya. In Spagna, solo tre giorni dopo che un attentatore palestinese aveva fatto strage di israeliani in una discoteca, il periodico liberal Cambio 16 pubblicò una vignetta in cui si vede Sharon con un naso adunco, in testa una papalina kippà, sul petto una svastica inscritta in una stella di David, che diceva: “Se non altro Hitler mi ha insegnato come invadere un paese e distruggere ogni insetto vivente”. Vignette sulla stampa greca mostrano di continuo gli ufficiali israeliani come quelli nazisti.
Lo scorso gennaio il Sunday Times pubblica una vignetta del suo maggiore disegnatore, Gerald Scarfe, che negli Stati Uniti lavora anche per il New Yorker, in concomitanza con la Giornata internazionale della Memoria. Il cartoon ha un sottotitolo: “Elezioni israeliane: Si continuerà a cementare la pace?”. Si vede il premier Netanyahu in veste di muratore: bieco, nasuto e muscoloso, brandisce una cazzuola insanguinata ed è intento a costruire un muro in cui i mattoni sono tenuti insieme dal sangue dei palestinesi, dei quali spuntano, tra mattone e mattone, membra emaciate e volti sofferenti sotto il turbante o l’hijab. Il giornale norvegese Dagbladet ha pubblicato una vignetta in cui si vedono terroristi palestinesi, liberati in cambio di Gilad Shalit, provenienti da una prigione che reca l’insegna del lager di Buchenwald: “Jedem das Seine” (a ciascuno ciò che merita). Ormai i più grandi giornali d’Europa oggi incolpano l’intero popolo israeliano, lanciando “accuse del sangue” a livello economico, religioso e politico; lo indicano fra gli obiettivi ad uso deii terroristi arabi; paragonano Gaza a Guernica, Jenin a Katyn e la barriera di sicurezza al ghetto di Varsavia; reinventano la storia della Terra Santa per proclamare che la sovranità ebraica è un complotto scellerato.
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Nella foto in alto: la ignobile vignetta antisemita pubblicata sulla Süddeutsche Zeitung il 2 Luglio scorso
#1Emanuel Baroz
Quella vignetta è antisemita’. Bufera sulla Süddeutsche Zeitung
di Giampiero Martinotti
BERLINO—Un disegno scelto senza discernimento, una didascalia che lo trasforma in un attacco antisemita, un grande giornale costretto a scusarsi dopo le proteste della comunità ebraica: è l’incidente capitato alla Süddeutsche Zeitung, che già l’anno scorso era stata bombardata di critiche per aver pubblicato una poesia fortemente anti-israeliana di Günter Grass. A sollevare l’indignazione, stavolta, è stato il disegno utilizzato per illustrare un articolo in cui si parlava di un libro di Peter Beinart, un giornalista ebreo americano molto critico verso la politica di Israele. La redazione ha tirato fuori una vecchia caricatura di Ernest Kahl, in cui si vede un mostro a letto con forchetta e coltello mentre una donna arriva con un vassoio di vivande. Un disegno che non c’entra niente con Israele e con gli ebrei, ma che viene letteralmente sviato dalla didascalia «La Germania serve. Da decenni, Israele ha ricevuto armi, in parte gratuitamente. I nemici di Israele pensano sia un Moloch affamato».
Pubblicato martedi, il disegno ha suscitato la reazione del rabbino Abraham Cooper, del Centro Simon Wiesenthal: «Come tutte le altre democrazie, Israele non è al di sopra di rimproveri o critiche. Tuttavia, la rappresentazione dello Stato ebraico come un mostro vorace è un classico strumento della disumanizzazione». E poi ha chiesto alla direzione del giornale di presentare le sue scuse. Molti blog si sono impadroniti dell’argomento, la polemica è arrivata in Israele. Il disegnatore, ignaro di tutto, si è indignato sulla Jüdische Allgemeine. «Sono inorridito». Il quotidiano bavarese non ha potuto far altro che riconoscere di aver fatto uno sbaglio e ieri lo ha ammesso con una breve nota nella pagina delle lettere che si chiude con un mea culpa: «La pubblicazione del disegno, in questo contesto, è stata un errore».
(Fonte: Repubblica, 5 Luglio 2013, pag. 44)