Pace. Ma con chi?! (parte seconda)
Gaza, 31 Luglio 2013 – Nel giorno in cui a Washington sono ripresi i colloqui di pace, le Brigate dei Martiri di al-Aqsa, braccio armato di Fatah nella Striscia di Gaza, hanno pubblicato sul loro sito web (www.nedal.net) le immagini di un arsenale di armi contenente diversi modelli di fucile, razzi e missili anticarro, accompagnate dalla scritta: ”La lotta armata è l’unico modo per liberare la Palestina, noi continueremo a sviluppare le nostre armi per polverizzare i luoghi dove si trova il nemico, in qualunque luogo dove esso si trovi”. Ne ha dato notizia martedì Jerusalemonline.
(Fonte: Israele.net)
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Nella foto in alto: una delle immagini pubblicate sul sito ufficiale delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, braccio armato (!!!) di Fatah nella Striscia di Gaza
#1Emanuel Baroz
02/08/2013 La rete delle ONG palestinesi (un gruppo di 133 organizzazioni con base a Gerusalemme, in Cisgiordania e nella striscia di Gaza) in un comunicato stampa diffuso mercoledì ha definito “pericolosa” la ripresa dei colloqui di pace israelo-palestinesi senza che Israele abbia accettato preventivamente le pre-condizioni poste dall’Autorità Palestinese. Ne ha dato notizia Middle East Monitor. Le ONG palestinesi, inoltre, lamentano il fatto che la ripresa del negoziato potrebbe “far cessare la campagna per il boicottaggio di Israele”, e il fatto che, a causa delle attuali tensioni all’interno di altri paesi arabi, ”i negoziati si tengono in assenza di una posizione araba e palestinese comune a supporto del processo politico”.
(Fonte: Israele.net)
#2Emanuel Baroz
02/08/2013 Il ministro dell’Autorità Palestinese per gli affari religiosi, Mahmoud Habbash, ha emesso una fatwa che esorta i palestinesi a ribellarsi contro Hamas e porre fine il suo controllo sulla striscia di Gaza. Il dovere dei musulmani, ha spiegato Habbash su Facebook, è “liberare la Palestina e Gerusalemme, un compito che non può essere assolto senza l’unità. Dal che deriva che è un dovere unirsi. Ma l’unità non si può raggiungere senza porre fine alla scissione [tra Hamas e Fatah]. Quindi è un dovere porre fine alla divisione. Ma la fine della divisione non può essere raggiunta senza porre fine al controllo di Hamas sulla striscia di Gaza. Quindi, è un dovere porre fine al controllo di Hamas sulla striscia di Gaza”, e questo “si può fare solo in due modi: con la riconciliazione o con la rivolta contro Hamas. Pertanto – ha concluso il ministro palestinese – una di queste opzioni è un dovere”.
(Fonte: Israele.net)
#3Emanuel Baroz
01/08/2013 “Non stiamo avviando questo processo spinti dall’euforia o dalla visione di un nuovo Medio Oriente”. Lo ha detto mercoledì a YnetNews la ministro e capo-negoziatrice israeliana Tzipi Livni, che ha aggiunto: “Il processo crea una partnership che per noi è molto importante per gestire le principali minacce. Esiste la possibilità di formare un’alleanza contro gli estremisti. Ma l’obiettivo è di arrivare a un accordo, non solo di tenere negoziati”.
(Fonte: Israele.net)
#4Emanuel Baroz
01/08/2013 Dopo l’approvazione da parte del governo israeliani della scarcerazione di altri 104 terroristi palestinesi come gesto di buona volontà verso l’Autorità Palestinese in vista dei colloqui di pace, in una conferenza stampa tenuta martedì i famigliari di ebrei israeliani condannati per reati violenti anti-arabi hanno chiesto al governo la scarcerazione dei loro congiunti. “Abbiamo una richiesta molto semplice – hanno detto – Dopo che migliaia di assassini e terroristi sono stati rilasciati, chiediamo il rilascio degli ebrei israeliani in carcere per reati nazionalisti contro la sicurezza. Si tratta di una dozzina di persone in tutto, che hanno espresso rimorso e che non tornerebbero mai a praticare il terrorismo”.
(Fonte: Israele.net)
#5Emanuel Baroz
31/07/2013 Dopo Hamas e Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, anche il capo della Jihad Islamica palestinese, Ramadan Shalah, ha condannato la ripresa dei colloqui tra Israele e palestinesi.
(Fonte: Israele.net)