Iran, Rohani: «Israele una ferita da mondare» Netanyahu: «Ecco il suo vero volto»
L’attacco del neopresidente in linea con quello del suo predecessore Ahmadinejad
Teheran, 2 Agosto 2013 – «Il regime sionista è una ferita imposta per anni al mondo musulmano, che deve essere mondata». Alla vigilia del suo insediamento alla presidenza dell’Iran, Hassan Rohani ha parlato in occasione delle manifestazioni annuali per la Giornata di Gerusalemme, facendo suo il principale slogan messo in piedi dal regime degli ayatollah fin dal 1979, vale a dire che Israele rappresenta un corpo estraneo nella regione mediorientale, che va rimosso. Vincitore al primo turno delle elezioni lo scorso 14 giugno, Rohani prenderà il posto di Mahmoud Ahmadinejad domenica: aveva promesso un percorso di «moderazione» e una maggiore apertura sul programma nucleare iraniano.
IL COMMENTO DI NETANYAHU – Immediata la risposta del premier israeliano Benyamin Netanyahu: «Il vero volto di Rohani è stato svelato prima ancora di quanto si prevedesse» ha detto. «In Iran il presidente è cambiato, ma non cambiano gli obiettivi del regime: ossia ottenere armi nucleari per minacciare Israele, il Medio Oriente e il mondo intero».
LE PAROLE DI AHMADINEJAD – Anche il presidente uscente, Mahmoud Ahmadinejad, ha messo in guardia Israele dai pericoli che si starebbero addensando sulla sua testa. «Voglio informarvi – ha detto Ahmadinejad – e Dio me ne è testimone, che una devastante tempesta sta per abbattersi su Israele per sradicare il sionismo». Parlando subito prima del suo successore Rohani, Ahmadinejad ha ribadito quanto detto più volte nei suoi otto anni alla presidenza dell’Iran, vale a dire che per Israele «non c’è posto in questa regione».
IL RADUNO – La tv di stato ha mostrato le immagini dell’imponente raduno, durante il quale migliaia di persone sono sfilate scandendo slogan come «morte a Israele» e «morte all’America». I manifestanti hanno espresso anche la loro opposizione ai nuovi colloqui di pace tra israeliani e palestinesi.
Nella foto in alto: la manifestazione per la Giornata di Gerusalemme a Teheran
#1Emanuel Baroz
Rohani: Israele un corpo estraneo da estirpare. Ma che bel moderato
di Franco Londei
«Israele rappresenta una vecchia ferita che va mondata, un corpo estraneo da estirpare». A leggere queste parole uno crede di essere di fronte all’ennesima porcheria di Ahmadinejad, invece a pronunciare questa frase, che è la dettatura di una linea politica, è stato il “moderato” (per l’occidente) Hassan Rohani, neo presidente iraniano.
Come dice Netanyahu, nulla di nuovo, Hassan Rohani ha solamente mostrato il suo vero volto prima del previsto, il volto di colui che a dispetto delle stupide aspettative occidentali è tutt’altro che un moderato ed è più che mai intenzionato a distruggere Israele e per far questo a dotarsi di armi nucleari. Punto. Fine dei discorsi. La Ashton e tutti i burocrati falsi e ipocriti se ne possono tornare a casa loro, tanto in Iran non cambia nulla.
Spero che le parole di Hassan Rohani arrivino forti e chiare a Washington e a Bruxelles, ma soprattutto spero che arrivino chiare alle orecchie di Gerusalemme. Spero che in Israele non si siano illusi di poter risolvere la questione iraniana con le buone e che provvedano al più presto a dare una adeguata risposta a Rohani e agli Ayatollah.
Questi le parole non le capiscono, intendono solo la loro stessa lingua che è quella della guerra. Netanyahu ne tragga le giuste considerazioni.
http://www.francolondei.it/rohani-israele-un-corpo-estraneo-da-estirpare-ma-che-bel-moderato/
#2Emanuel Baroz
4 agosto 2013
Un altro siriano, ferito nella guerra civile che imperversa nel suo paese, è stato ricoverato in gravi condizioni sabato sera allo Ziv Medical Center di Safed (Israele). Stando a Israel Radio, dall’inizio delle ostilità sono più di cento i siriani curati in ospedali israeliani, di cui una cinquantina nell’ospedale di Safed.
4 agosto 2013
“Il vero volto di Rouhani si è rivelato prima del previsto. Anche se ora si affrettano a correggere le sue parole, questo è quello che pensa l’uomo e questo è il piano del regime iraniano”. Lo ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, venerdì, commentando le dichiarazioni del neo presidente iraniano Hassan Rouhani secondo cui Israele “da anni è una ferita nel corpo del mondo islamico che deve essere rimossa”. “Le parole di Rouhani – ha detto Netanyahu – devono svegliare il mondo dall’illusione in cui parte di esso è caduta dopo le elezioni iraniane. Il presidente a Teheran è cambiato, ma non sono cambiati gli obiettivi: ottenere armi nucleari per minacciare Israele, il Medio Oriente e la pace e la sicurezza del mondo intero. Non si può permettere a un paese che minaccia la distruzione dello Stato di Israele di possedere armi di distruzione di massa”.
4 agosto 2013
“La Palestina deve tornare ai suoi proprietari e per Palestina noi intendiamo la Palestina che si estende dal mare (Mediterraneo) al fiume (Giordano)”. Lo ha proclamato venerdì il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, in una rara apparizione in pubblico fuori dal suo bunker a Beirut sud, in occasione della Giornata al-Quds (Gerusalemme). “Nessun re, presidente, sceicco, stato o paese ha il diritto di rinunciare a una sola zolla di terra, a una sola goccia d’acqua, a una sola goccia di olio dalla Palestina” ha continuato Nasrallah, aggiungendo che la definizione data a suo tempo dall’ayatollah iraniano Khomeini di Israele come di una “crescita cancerosa” è la più esatta: “Come sapete – ha detto – l’unica soluzione per il tumore è sradicarlo”.
4 agosto 2013
Israele dovrebbe scarcerare 26 detenuti palestinesi il prossimo 13 agosto, nella prima di quattro fasi di scarcerazioni come gesto di buona volontà per la ripresa dei negoziati di pace diretti. Lo ha detto sabato il capo negoziatore dell’Olp, Saeb Erekat, citato dall’agenzia di stampa palestinese Ma’an. Le sue parole fanno eco a quelle della capo-negoziatrice israeliana Tzipi Livni che venerdì ha parlato di una ripresa del processo di pace entro le prossime due settimane.
4 agosto 2013
Egitto. Secondo un alto rappresentante governativo, durante l’ultimo mese nel quadro delle operazioni anti-terrorismo nella penisola del Sinai l’esercito egiziano ha ucciso circa 60 militanti armati, di cui 30 palestinesi, e ha arrestato circa 90 persone accusate di terrorismo, fra cui sette palestinesi.
2 agosto 2013
La rete delle ONG palestinesi (un gruppo di 133 organizzazioni con base a Gerusalemme, in Cisgiordania e nella striscia di Gaza) in un comunicato stampa diffuso mercoledì ha definito “pericolosa” la ripresa dei colloqui di pace israelo-palestinesi senza che Israele abbia accettato preventivamente le pre-condizioni poste dall’Autorità Palestinese. Ne ha dato notizia Middle East Monitor. Le ONG palestinesi, inoltre, lamentano il fatto che la ripresa del negoziato potrebbe “far cessare la campagna per il boicottaggio di Israele”, e il fatto che, a causa delle attuali tensioni all’interno di altri paesi arabi, ”i negoziati si tengono in assenza di una posizione araba e palestinese comune a supporto del processo politico”.
2 agosto 2013
Più di tremila partecipanti alla parata Gay Pride, giovedì, a Gerusalemme.
2 agosto 2013
Alla vigilia della Giornata di Al-Quds (Gerusalemme), che si tiene venerdì, Hezbollah ha esposto un grande striscione di fronte al confine israeliano con la scritta in ebraico e in arabo ”Stiamo arrivando” e un’immagine della moschea di Al-Aqsa. La Giornata di Al-Quds viene celebrata in diversi paesi musulmani da quando venne istituita dall’ayatollah iraniano Ruhollah Khomeini nel 1979.
2 agosto 2013
“Il nemico sionista ha gettato la maschera e tutto il mondo vede il coinvolgimento di Israele a supporto delle bande terroristiche”. Lo ha detto giovedì il ministro della difesa siriano, Fahed Jassem al-Farij, in un’intervista alla tv di stato siriana. Secondo al-Farij, il coinvolgimento di Israele sarebbe dimostrato da presunte forniture di armi e dal “trattamento di ribelli feriti negli ospedali israeliani”.
2 agosto 2013
Siria. Secondo L’Osservatorio Siriano per i diritti umani, 40 persone sono morte e 160 ferite nell’esplosione di un deposito di armi giovedì a Homs. Un video diffuso su internet mostra un’esplosione che sembra nettamente più grande di quelle causate dalla maggior parte delle munizioni utilizzate quotidianamente dalle due parti del conflitto interno siriano. Ne sarebbe stato devastato il quartiere sud-orientale di al-Nozha , a maggioranza alawita, la setta del presidente Bashar Assad.
2 agosto 2013
Il disegno di legge governativo sull’istituto del referendum ha superato la prima lettura alla Knesset con 66 voti a favore e 45 contro.
2 agosto 2013
Iraq. Durante il mese di luglio più di mille iracheni sono rimasti uccisi nelle violenze settarie nel quadro dell’insurrezione di gruppi islamisti sunniti contro il governo a guida sciita: è il più alto numero di vittime in un mese dal 2008. Lo hanno comunicato giovedì le Nazioni Unite. La maggior parte delle 1.057 vittime (che hanno portato il bilancio dall’inizio dell’anno a 4.137 morti) erano civili. Il governatorato più colpito è quello di Baghdad, seguito da Salahuddin, Ninive, Diyala, Kirkuk e Anbar.
2 agosto 2013
Iran. Con una fatwa (editto religioso), la Guida Suprema ayatollah Ali Khamenei ha esortato gli iraniani a evitare tutti i rapporti con i membri della religione Baha’i, in quello che appare il possibile preludio di ulteriori giri di vite contro la minoranza, già bandita in Iran.
2 agosto 2013
Siria. Fonti dell’opposizione siriana hanno affermato che più di cento persone sono state uccise, nelle ultime 24 ore, da pesanti attacchi con jet, artiglieria e missili da parte dalle forze del regime sulla periferia di Damasco.
2 agosto 2013
Il ministro dell’Autorità Palestinese per gli affari religiosi, Mahmoud Habbash, ha emesso una fatwa che esorta i palestinesi a ribellarsi contro Hamas e porre fine il suo controllo sulla striscia di Gaza. Il dovere dei musulmani, ha spiegato Habbash su Facebook, è “liberare la Palestina e Gerusalemme, un compito che non può essere assolto senza l’unità. Dal che deriva che è un dovere unirsi. Ma l’unità non si può raggiungere senza porre fine alla scissione [tra Hamas e Fatah]. Quindi è un dovere porre fine alla divisione. Ma la fine della divisione non può essere raggiunta senza porre fine al controllo di Hamas sulla striscia di Gaza. Quindi, è un dovere porre fine al controllo di Hamas sulla striscia di Gaza”, e questo “si può fare solo in due modi: con la riconciliazione o con la rivolta contro Hamas. Pertanto – ha concluso il ministro palestinese – una di queste opzioni è un dovere”.
(Fonte: Israele.net)