Quando il primo giorno di scuola non è uguale per tutti
Lunedì scorso, nove settembre, la campanella è suonata per tutti gli alunni delle scuole pubbliche e private del Medio Oriente. Mentre in tutto il mondo gli studenti iniziano il nuovo anno scolastico conoscendo nuovi amici, imparando ad ampliare i propri orizzonti, i bambini di Gaza sono sottoposti al regime autoritario ed oppressivo di Hamas, che li priva di una vera educazione, insegnando loro come uccidere.
Continuano le pubblicazioni a cura dei servizi segreti israeliani sul modus operandi di Hamas, organizzazione terroristica che come obiettivo ha la cancellazione dello Stato di Israele. Oltre che con le armi, tra Israele ed i paesi che hanno giurato la sua eliminazione dalla cartina geografica, si combatte da anni una guerra a furia di pubblicazioni ed approfondimenti, mirati a screditare l’operato del governo in questione. Che Hamas sia un’organizzazione terroristica, non ci sono dubbi, considerando che è ritenuta tale anche dall’Unione Europea. Lo studio delle forze armate israeliane in collaborazione con il Mossad, mette in luce le nuove leggi scolastiche di Hamas:
– Rappresentano un affronto alla vita umana.
Il primo giorno di scuola a Gaza, è totalmente diverso da quello che siamo abituati a vedere nel resto del mondo. Gli studenti di età superiore ai nove anni, si ritroveranno ad essere divisi in base al sesso e non potranno interagire con studenti ed insegnanti del genere opposto. Per i docenti è illegale fare lezione agli studenti del sesso opposto. La nuova legge minaccia soprattutto l’esistenza delle scuole private cristiane, che non riusciranno a mantenere scuole separate per ragazzi e ragazze. E ‘solo un altro passo per sopprimere le opinioni dei non musulmani nella Striscia di Gaza . A Gaza, tutte le scuole sono gestite da Hamas, così come molte chiese e tutte le organizzazioni internazionali. La nuova legge impone nelle scuole una rigida segregazione di genere e codici di abbigliamento ben definiti.
– Sei portato per la musica o per gli esplosivi?
Anche Hamas ha le sue scuole “specializzate “, come la ‘Al- Ahmad Jabari’, dove si insegna il terrorismo e la lotta contro Israele. La scuola è finanziata dal Ministero dell’Istruzione di Gaza ed è aperta ai bambini di tutte le età.
– Peter Pan o un manuale per uccidere?
I libri di testo poi. Hamas forma gli studenti su libri che descrivono gli ebrei come ladri e criminali. Nel corso di storia per esempio, agli studenti viene insegnato che tutti gli ebrei provengono dall’Europa, ignorando quelli espulsi dal Nord Africa e da tutto il Medio Oriente. Ovviamente nessuna traccia della Shoah. Alcune scuole insegnano l’ebraico, ma non come un modo per promuovere la pace e la comprensione. Matard Mahmoud, direttore generale del Ministero della Pubblica Istruzione di Gaza, dice che “L’ebraico è insegnato esclusivamente perché è la lingua del nemico”.
– Attività extrascolastiche
Nelle scuole superiori infine, le pause pranzo ed i corsi serali sono vere e proprie lezioni militari, in cui i bambini si allenano con i fucili d’assalto Kalashnikov, imparano ad usare bombe a mano ed a far esplodere ordigni. Fa tutto parte del programma ‘Al- futuwwa’ per i ragazzi tra i 15 ed i 17 anni.
(Fonte: Tele Radio Sciacca, 11 settembre 2013)
Nella foto in alto: alcuni bambini di una scuola nel nord della Striscia di Gaza
#1Daniel
12 settembre 2013 – Quattro siriani, rimasti ferite nelle violenze della guerra civile che imperversa nel loro paese, sono stati ricoverati mercoledì all’ospedale israeliano di Safed. Fra loro, un ragazzino di 13 anni con gravi ferite da schegge in tutto il corpo.
12 settembre 2013 – Siria. Secondo l’ultimo rapporto degli ispettori Onu per i diritti umani diffuso mercoledì, relativo al periodo 15 maggio-15 luglio, le forze governative siriane hanno massacrato civili, bombardato ospedali e commesso altri crimini di guerra, mentre dal canto loro le forze d’opposizione, tra cui combattenti islamisti stranieri, hanno commesso crimini di guerra come esecuzioni sommarie, sequestro di ostaggi e bombardamenti su quartieri civili.
12 settembre 2013 – La polizia dell’Autorità Palestinese ha impedito mercoledì a decine di manifestanti di fare irruzione negli uffici della tv Al-Jazeera a Ramallah, dopo che l’intellettuale islamista palestinese Ibrahim Hammami aveva definito Yasser Arafat “un traditore”, durante una trasmissione per il 20esimo anniversario della firma dell’accordo di Oslo. Pochi giorni prima, Al-Jazeera aveva diffuso un documentario in cui l’Olp veniva accusata d’aver “voltato le spalle alla rivoluzione” palestinese per il fatto d’aver riconosciuto Israele.
12 settembre 2013 – Un portavoce dell’Autorità Palestinese a Ramallah ha condannando le visite di fedeli e turisti ebrei alla spianata sul Monte del Tempio (a Gerusalemme) definendole “una provocazione” volta a “profanare la moschea di al-Aqsa”, e giustificando in questo modo le aggressioni degli ultimi mesi da parte di giovani palestinesi con lanci di pietre contro gli “ebrei”, cosa che ha determinato più volte l’intervento della polizia israeliana.
12 settembre 2013 – “Il nostro fallimento collettivo per non aver impedito le atrocità degli ultimi due anni e mezzo in Siria rimane come un pesante fardello sul prestigio delle Nazioni Unite e dei suoi stati membri”. Lo ha detto mercoledì il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon a un convegno delle Nazioni Unite sulla prevenzione del genocidio.
12 settembre 2013 – “Noi non sappiamo come finirà la rivoluzione in Egitto, né la corsa agli armamenti iraniana o il massacro in Siria, ma monitoriamo da vicino gli sviluppi in modo prudente e responsabile”. Lo ha detto mercoledì il ministro della difesa israeliano Moshe Ya’alon, che ha aggiunto: “Israele non ha mai desiderato la guerra e abbiamo sempre aspirato alla pace. Oggi è lo stesso”.
12 settembre 2013 – “La minaccia militare contro Assad è ciò che lo ha costretto ad accettare l’iniziativa di privare il suo regime delle armi chimiche. Ma non ci si può fidare che rispetti il patto”. Lo ha detto mercoledì il presidente d’Israele Shimon Peres, che ha aggiunto: “Il problema centrale oggi è la credibilità: se la Siria si comporterà in modo affidabile e prenderà misure concrete per rimuovere e distruggere le sue armi chimiche, allora gli Stati Uniti non attaccheranno”.
12 settembre 2013 – Secondo l’agenzia di stampa Interfax, che cita una fonte russa, Mosca avrebbe sottoposto mercoledì agli Stati Uniti il suo piano per il passaggio sotto controllo internazionale dell’arsenale siriano di armi chimiche, e intende discuterne giovedì a Ginevra.
12 settembre 2013 – Egitto. Il gruppo qaedista Ansar al-Bayt Maqdis, attivo nella penisola del Sinai, ha dichiarato d’aver attaccato l’esercito egiziano. Mercoledì un doppio attenuato suicida con autobombe contro una postazione delle forze di sicurezza a Rafah (Sinai settentrionale) ha causato la morte di almeno sei militari egiziani e il ferimento di altri 17.
12 settembre 2013 – La Russia offrirà all’Iran una nuova fornitura di missili anti-aerei S-300 e il coordinamento per la costruzione di un ulteriore reattore nucleare a Bushehr. Lo ha scritto il giornale russo Kommersant secondo il quale il presidente russo Vladimir Putin avrebbe già incaricato il suo staff di preparare gli accordi per poterne discutere con il presidente iraniano Hassan Rohani durante il loro incontro in programma per venerdì. Più tardi nella setssa giornata il portavoce di Putin, citato dall’agenzia di stampa russa RIA Novosti, ha smentito la notizia.
12 settembre 2013 – Il quotidiano Al Mustaqbal, affiliato a Hezbollah, ha scritto che una delegazione speciale di iraniani specialisti nella difesa anti-aerea è arrivata in Siria alcuni giorni fa per assistere il regime di Assad in vista di possibili attacchi aerei stranieri.
12 settembre 2013 – Qasim Saad al-Din, un portavoce dell’opposizione siriana, ha detto al giornale arabo edito a Londra Asharq Al -Awsat che il compromesso russo-americano sulle armi chimiche di Damasco è stato raggiunto “a spese del sangue del popolo siriano”.
12 settembre 2013 – Il presidente Usa Barack Obama ha detto martedì d’aver dato ordinato alle forze armate americane di “mantenere la loro attuale posizione per mantenere la pressione su Assad ed essere in grado di reagire se la diplomazia dovesse fallire”.
12 settembre 2013 – Hamas ha cercato mercoledì di allentare le tensioni con il Cairo ordinando a decine di predicatori musulmani delle moschee della striscia di Gaza di non attaccare più, nei loro sermoni, il governo egiziano voluto dai militari, accusato da molti islamisti d’aver scatenato una “guerra contro l’islam”. “I predicatori devono evitare di parlare degli affari interni dell’Egitto e concentrarsi sui nostri problemi nazionali palestinesi e sulla lotta per la liberazione della nostra terra” ha detto Ismail Rudwan, “ministro” di Hamas per gli affari religiosi a Gaza.
11 settembre 2013 – Un cittadino siriano, che ha subito gravi ferite alla testa negli scontri della guerra civile del suo paese, è stato ricoverato martedì allo Western Galilee Hospital di Nahariya (Israele).
11 settembre 2013 – Un comunicato diffuso dalle Brigate Martiri di al-Aqsa (ala “militare” di Fatah) esorta tutte le unità e le cellule “in sonno” a prepararsi per uno scontro con “l’occupazione israeliana”, specificando che a partire da venerdì vi sarà “luce verde” per compiere attentati (Nota: venerdì sera inizia Yom Kippur, la solenne giornata del digiuno e dell’espiazione del calendario ebraico).
11 settembre 2013 – L’Università di Gerusalemme si è classificata prima fra le università d’Israele e al 141esimo posto nella lista mondiale “QS World University 2013″, pubblicata questa settimana dalla società specializzata britannica Quacquarelli Symonds che ogni anno classifica le università in base a sei fattori principali. Altre università israeliane quotate nella classifica sono il Technion Institute of Technology di Haifa (183esimo posto) e l’Università di Tel Aviv (196esimo posto). Il mese scorso l’Università di Gerusalemme era risultata la prima d’Israele e 59esima nel mondo nella classifica ARWU della Shanghai Jiao Tong University.
11 settembre 2013 – “Tutti noi speriamo che questa opzione (Damasco che cederebbe il controllo sulle armi chimiche per evitare un attacco militare) possa costituire una vera soluzione alla crisi. Tuttavia dobbiamo stare molto attenti e assicurarci che non sia solo una manovra dilatoria”. Lo ha detto martedì il Segretario alla difesa Usa, Chuck Hagel, parlando al Congresso. “Affinché questa opzione diplomatica abbia una possibilità di successo – ha aggiunto – deve persistere una credibile e concreta minaccia di intervento militare degli Stati Uniti”. Al contrario, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato martedì alla tv che la proposta non avrà successo a meno che gli Stati Uniti e i loro alleati non rinuncino da subito all’uso della forza contro Damasco.
11 settembre 2013 – Egitto. Durante le operazioni contro roccaforti terroristiche nel Sinai, l’esercito egiziano ha trovato documenti che rivelano piani degli jihadisti “per assassinare un certo numero di alte figure pubbliche e militari”, tra cui il ministro della difesa e uomo forte dell’attuale regime, generale Abdel Fattah al-Sisi. Lo ha scritto martedì il sito web Al-Ahram, citando fonti ad alto livello della sicurezza egiziana.
11 settembre 2013 – “Abbiamo sentito di questa iniziativa (Damasco che cederebbe il controllo sulle armi chimiche per evitare un attacco militare), ma si tratta solo delle armi chimiche e non fermerebbe lo spargimento di sangue del popolo siriano”. Lo ha detto martedì il ministro degli esteri del Bahrain, Khaled bin Ahmed al-Khalifa, in una conferenza stampa a Gedda. Il Bahrain detiene la presidenza di turno del Consiglio di Cooperazione degli Stati del Golfo, organismo sunnita che è tra i principali sostenitori dei ribelli anti-Assad.
11 settembre 2013 – “Siamo in attesa di vedere la proposta, ma non aspetteremo a lungo”. Lo ha detto martedì il segretario di stato Usa John Kerry in un’audizione alla Camera dei Rappresentanti. Ed ha aggiunto: “Il presidente Obama studierà attentamente la proposta, ma è chiaro che deve essere rapida, deve essere concreta e deve essere verificabile. Non deve essere una manovra dilatoria”. Nel frattempo il presidente Usa Barack Obama ha chiesto al Congresso di rimandare il voto sull’autorizzazione ad attacchi militari contro la Siria, per dare alla Russia il tempo di far sì che la Siria ceda il controllo sulle proprie armi chimiche.
11 settembre 2013 – Il primo ministro siriano Wael al-Halki, citato martedì dalla tv di stato, ha dichiarato che il suo paese appoggia la proposta russa secondo la quale Damasco cederebbe il controllo sulle proprie armi chimiche per evitare un possibile attacco militare degli Stati Uniti. In precedenza anche il ministro degli esteri siriano Walid al-Moallem, citato dall’agenzia Interfax, aveva detto che la Siria accettava la proposta.
11 settembre 2013 – L’idea di mettere l’arsenale di armi chimiche della Siria sotto controllo internazionale è stata discussa la scorsa settimana dal presidente russo Vladimir Putin e dal presidente Usa Barack Obama a margine del vertice G20. Lo ha affermato martedì il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, senza fornire maggiori dettagli.
11 settembre 2013 – La Siria avrebbe firmato “importanti contratti” con l’Iran che coprirebbero il suo fabbisogno di cibo, medicine e altro, stando a quanto ha annunciato martedì la tv di stato siriana.
11 settembre 2013 – La Russia sta lavorando a un piano “concreto ed effettivo” per mettere le armi chimiche della Siria sotto controllo internazionale, e ne sta discutendo i dettagli con Damasco. Lo ha detto martedì il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov.
11 settembre 2013 – La Municipalità di Tel Aviv ha lanciato una connessione internet Wi-Fi gratuita in 60 siti sparsi per tutta la città, soprattutto sulla spiaggia e il lungomare, nei parchi pubblici e nelle piazze principali. La connessione gratuita sarà a velocità limitata per evitare abusi.
11 settembre 2013 – “Il nostro governo non cederà una virgola dei suoi diritti assoluti” sul nucleare. Lo ha affermato il neo presidente iraniano Hassan Rouhani parlando a un gruppo di chierici in Iran, citato martedì dall’agenzia di stampa Mehr.
11 settembre 2013 – Il presidente Usa Barack Obama desidera “voltare pagina” nelle relazioni fra Washington e l’Iran del neo presidente Hassan Rouhani. Lo ha scritto martedì il quotidiano panarabo Al-Hayat edito a Londra, secondo il quale Obama avrebbe fatto pervenire questo messaggio al regime di Teheran attraverso il sovrano dell’Oman, Qaboos bin Said Al Said. Washington avrebbe esortato l’Iran ad andare oltre la retorica e adottare misure concrete che dimostrino la volontà di migliorare i rapporti con l’Occidente.
11 settembre 2013 – Attesi fra circa una settimana i risultati dell’indagine degli ispettori Onu che hanno indagato sulla strage da armi chimiche del 21 agosto scorso nei sobborghi est di Damasco. Lo ha scritto martedì il quotidiano arabo edito a Londra Al-Hayat.
11 settembre 2013 – Il presidente Usa Barack Obama ha definito “potenzialmente positiva” la proposta russa di premere su Damasco perché metta le sue armi chimiche sotto controllo internazionale. “Ma penso che inizialmente bisognerà prendere questa proposta con un grano di sale”, ha tuttavia aggiunto Obama, parlando lunedì sera alla NBC.
11 settembre 2013 – La crisi siriana in corso ha costretto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ad annullare un viaggio in Italia programmato per questa settimana. Lo hanno confermato lunedì fonti governative a Gerusalemme spiegando che negli ultimi giorni Netanyahu ha impegnato una grande quantità di tempo in “consultazioni sulla sicurezza” a vari livelli. In effetti, Netanyahu quest’anno non ha nemmeno rilasciato le tradizionali interviste alla vigilia di Rosh Hashanà (capodanno ebraico).
11 settembre 2013 – Una sposa bambina di otto anni è morta nello Yemen a causa di emorragie interne subite durante la prima notte di nozze, dopo essere stata costretta a sposare un uomo che ha cinque volte la sua età. Ne ha riferito il britannico Daily Mail, citando attivisti locali per i diritti umani. La bambina, identificata solo come Rawan, è morta nella zona tribale di Hardh, nel nord-ovest dello Yemen, ai confini con l’Arabia Saudita. Lo Yemen aveva fissato a 15 anni l’età minima per il matrimonio, ma nel 1990 il parlamento ha annullato la legge sostenendo che spetta ai genitori decidere quando una figlia va sposa.
(Fonte: Israele.net)