Odifreddi scatena la rivolta: “Camere a gas? Le conosciamo solo dalla propaganda alleata”
Una frase sul suo blog provoca l’ira generale: “Negazionista”
di Jacopo Iacoboni
L’equazione stavolta non torna. E il matematico Piergiorgio Odifreddi, di nuovo, s’infila dentro una polemica che sembra incredibile, ma è sciaguratamente vera.
Succede tutto sul suo blog, pubblicato sul sito di Repubblica. Partendo da un post del matematico su Priebke e i preti lefebvriani, si accende una discussione con interventi vari (e spesso variopinti), fino a che Odifreddi non risponde a un paio di lettori, uno in particolare. Davvero, lo sventurato rispose. Norimberga? «Su Norimberga confesso di essere molto vicino alle sue posizioni. Il processo è stato un’opera di propaganda. I processati hanno dichiarato, con lapalissiana evidenza, che se la guerra fosse andata diversamente, a essere processati per crimini di guerra sarebbero stati gli alleati».
E dopo, la frase che più fa indignare: «Non entro nello specifico delle camere a gas, perché di esse “so” appunto soltanto ciò che mi è stato fornito dal “ministero della propaganda” alleato nel dopoguerra. E non avendo mai fatto ricerche al proposito, e non essendo comunque uno storico, non posso far altro che “uniformarmi” all’opinione comune. Ma almeno sono cosciente del fatto che di opinione si tratti».
Già l’anno scorso Odifreddi incappò in una polemica in cui, sempre per un testo scritto sul sito di Repubblica, e poi rimosso, decise di rinunciare spontaneamente a quel suo spazio. Nell’articolo si faceva una contabilità dei morti delle Fosse ardeatine paragonata con quelli causati dai raid israeliani nei territori palestinesi («dieci volte superiori»). Odifreddi concludeva chiedendo: «A quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi generali?». Non è bastato.
Che gli è scattato, adesso? «Io faccio un discorso generale, di metodo; la maggior parte delle persone si forma un’idea, anche sulle camere a gas, su romanzi e film hollywoodiani, ma così nascono dei miti». Le camere a gas però non sono un mito, basterebbe leggere narrativa (Primo Levi), libri di testimonianze (per esempio Amery, o Shlomo Venezia), libri di storia (per dire, Pressac), o chiedersi che fine abbiano fatto tutti quelli che non sono tornati da Auschwitz, no? «Certo, questo però lo sa lei. La gente invece si forma opinioni, senza documenti, senza libri di storia. E poi: Hitler nel Mein Kampf dice che per gli ebrei ci vuole la soluzione che gli americani hanno usato nell’olocausto degli indiani d’America; diciotto milioni di morti che nessuno ricorda mai. La legge contro il negazionismo si cura anche di loro o si occupa di un solo Olocausto?».
Argomenti che però faranno infuriare ancora di più. Ieri in tantissimi hanno protestato. Su twitter Gianni Riotta gli scrive: «Odifreddi sbaglia a scrivere di camere a gas naziste “propaganda alleata”, fa confusione in un difficile momento». E cita altri libri (Jan Karski, La mia testimonianza davanti al mondo). Altri, come Gianni Vernetti, lamentano «la folle dichiarazione antisemita e negazionista». L’epiteto «negazionista» arriva da tantissimi. E c’è chi domanda «questo commento è o non è reato per la legge contro il negazionismo?». Una risposta che credevamo bastasse il buon senso a dare.
Nelle foto in alto: il matematico Piergiorgio Odifreddi e il suo intervento sulle camere a gas
#1Alberto CALO
La matematica gli ha dato alla testa.
#2Ruben DR
Odifreddi preso per i fondelli da ‘La Zanzara’
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=51066
#3Ruben DR
Lettera del matematico al quotidiano La Stampa:
Io frainteso e calunniato
di Piergiorgio Odifreddi
Confesso che non avrei mai immaginato che La Stampa, un giornale per il quale ho scritto per anni, e i cui giornalisti mi conoscono da ancora più anni, potesse non solo prendere parte,ma mettere essa stessa in moto una «macchinadel fango» che credevo appannaggio di ben altre testate. Ma tant’è, i luridi tempi in cui viviamo sono questi, e se un giorno a qualcuno salta in mente di lanciare su Twitter una «caccia al negazionista», tutti si accodano come pecore, senza manco fermarsi un attimo a verificare se l’accusa sia circostanziata, e se l’accusato sia credibile nella parte del colpevole. Quel qualcuno è il giornalista Gianni Riotta,che come vicedirettore de LaStampami ha ospitato a lungo su queste pagine, e che mi conosce benissimo. Perché l’abbia fatto senza nemmeno chiedermi se veramente negassi l’olocausto e le camere a gas, senza nemmeno provare a immaginare se questo fosse consistente con l’immagine che si era fatto di me dalle mie parole, dai miei articoli e dai miei libri, e senza nemmeno rispondere alla mia stupefatta mail di richiesta di spiegazioni, è una cosa che interessa la sua coscienza, se ce l’ha.
A me interessa capire come sia potuto nascere questo equivoco. E la risposta è semplice: una frase di 140 caratteri, perché più lunga chi usa Twitter non la capisce,è stata estrapolata ad arte da una discussione di migliaia di commenti relativi a un post sul mio blog. Nella discussione si parlava della verità storica, e chi fosse interessato può andare a vedere ciò che ho argomentato al riguardo. Nella frase incriminata, a proposito delle camere a gas, dicevo che «non avendo mai fatto ricerche al proposito, e non essendo comunque uno storico, non posso far altro che uniformarmi all’opinione comune,pur essendo coscientedel fatto che di opinione si tratti». Che il «popolo della rete» abbia potuto fraintendere una frase che, si può ammettere, non era un esempio di chiarezza, è comprensibile. Ma che due giornalisti come Riotta e Jacopo Iacoboni, al qualeavevo spiegato a lungo cosa intendevo, abbiano potuto pensare che con «uniformarsi» intendevo «non credere», e che con «opinione » intendevo «falsità», sarebbe fare un insulto alla loro intelligenza.
Dunque, hanno infangato volendo infangare,per motivi noti a loro ma solo intuibili a me. Elena Loewenthal si è subito aggiunta al coro,descrivendo il mio blog come una «calamita per antisemiti».Fortunatamente, i miei post e i relativi commenti sono visibili in rete, e chiunque può verificare che gli antisemiti sono arrivati dopo,e non prima,dell’accusa di negazionismo. Evidentemente, non erano al corrente delle mie supposte vedute, fino a che qualcuno non ha pensato di inventarsele e offrirgliele in pasto. Prima di allora il blog era uno degli spazi di discussione più aperti e seguiti del sito che lo ospita, immune dalle porcherie che le accuse hanno attirato, come gli escrementi attirano le mosche. La Loewenthal conclude melodrammaticamente il suo articolo, chiedendo: «Lasciatemi in pace con i miei milioni dimorti».Ma quei morti non sono affatto suoi, più di quanto non siano ad esempio di Noam Chomsky o di Moni Ovadia: due ebrei che su ciò che riguarda Israele la pensano esattamente come me, e che sull’olocausto e le camere a gas la pensano esattamente come tutti noi,me compreso. Inoltre, l’olocausto non è stato solo un «crimine contro gli ebrei», ma «un crimine contro l’umanità»: dunque, quei morti sono tanto miei, quanto della Loewenthal e degli altri untori che mi buttano addosso il fango delle loro calunnie.
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=51080
#4Ruben DR
Ecco la risposta del direttore de La Stampa, Mario Calabresi, alla lettera di Odifreddi:
Ma l’olocausto non è un’opinione
di Mario Calabresi
L’incapacità di fare marcia indietro, di rendersi conto degli errori, di scusarsi produce reazioni grottesche, come quella di dipingere La Stampa come una macchina del fango,quando ha solo fatto informazione accendendo una luce su una vera macchina di negazionismo e becero antisemitismo come quella scatenata da Odifreddi con un suo sciagurato post. La cui frase centrale non è chiaramente quella riportata, che da sola non giustificherebbe evidentemente lo scandalo, ma quella precedente e, siccome anch’io amo molto i contesti e detesto le estrapolazioni, vale davvero la pena rispiegare le cose dall’inizio.
Non senza aver chiarito che prima di scrivere LaStampa aveva sentito il professore e aveva dato spazio alle sue spiegazioni. Tutto nasce nel blog di Odifreddi,ospitato sul sitodi Repubblica, dove in un dibattito sulla morte di Priebke un commentatore ha prima sottolineato il valore semplicemente propagandistico del processo di Norimberga ai gerarchi nazisti per poi definire le camere a gas impossibili «permotivi tecnici e logici oltre che storici». Il matematico non ha fatto una piega ma ha anzi chiarito: «Su Norimberga confesso di essere molto vicino alle sue posizioni. Il processo è stato un’opera di propaganda. I processati hanno dichiarato, con lapalissiana evidenza, che se la guerra fosse andata diversamente, a essere processati per crimini di guerra sarebbero stati gli alleati». Ma non bastasse ha aggiunto: «Non entro nello specifico delle camere a gas, perché di esse “so” appunto soltanto ciò che mi è stato fornito dal “ministero della propaganda” alleato nel dopoguerra. E non avendo mai fatto ricerche al proposito, e non essendo comunque uno storico, non posso far altro che “uniformarmi” all’opinione comune. Ma almeno sono cosciente del fatto che di opinione si tratti». Sono state queste affermazioni e non le nostre critiche a scatenare gli istinti peggiori di chi mette in dubbio l’Olocausto. Affermazioni che – userò un’immagine più delicata della sua – sono state come il miele per le api negazioniste. Il punto, caro Odifreddi, è che non si tratta di opinioni e che nessuno di noi ha avuto bisogno della macchina propagandistica americana per conoscere la verità sullo sterminio dei campi di concentramento e sulle camere a gas. Ci è bastato leggere i libri degli storici più seri (basti citare «La distruzione degli ebrei d’Europa» di RaulHilberg) per sapere che in Germania vennero ritrovati (e anche esposti al pubblico) tutti i progetti delle camere a gas e ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti,a partire da quella tragica e definitiva di Shlomo Venezia, che fu tra coloro che dovevano tirare fuori i corpi degli uomini, delle donne e dei bambini gassati.
Lo ha raccontato nel suo libro «Sonderkommando Auschwitz» pubblicato nel 2007 da Rizzoli e poi tradotto in 24 lingue e le sue parole non lasciano molto spazio ai giochetti retorici: «A volte mi hanno chiesto se qualcuno sia mai rimasto vivo nella camera a gas.Era difficilissimo, eppure una volta è successo. Era una bambina di circa due mesi. All’improvviso, dopo che hanno aperto la porta emesso in funzione i ventilatori per togliere l’odore tremendo del gas e di tutte quelle persone – perché quella morte era molto sofferta -uno di quelli che estraeva i cadaveri ha detto: “Ho sentito un rumore”.Dopo una decina di minuti lo ha sentito di nuovo. Abbiamo detto: “Tutti fermi, non vi muovete”,ma non abbiamo sentito niente e abbiamo continuato a lavorare. Quando ha sentito di nuovo, ho detto: “Possibile che senta solo lui? Allora fermiamoci un po’di più e vediamo cosa succede”. Infatti,abbiamo sentito quasi tutti un vagito da lontano. Allora uno di noi sale sui corpi per arrivare laddove veniva il rumore e si ferma dove si sente .C’era una bambina ancora viva attaccata al seno della mamma, che era morta mentre la allattava. L’abbiamo presa e portata fuori,ma ormai era condannata: c’era un SS che l’ha finita con uno sparo alla bocca.Questo è successo una volta in quella camera a gas. Ci sono tanti racconti,ma io non racconto mai cose che hanno visto gli altri e non io».
C’era un’Europa ebraica,che andava da Varsavia a Parigi, dalla Amsterdam di Anna Frank al Ghetto d iRoma. Pochissimi sono tornati, la gran parte di quei villaggi, di quelle comunità e di quei ghetti sono cancellati, l’Europa ebraica non esiste più e questo non ce lo ha raccontato Hollywood e non è un frutto della propaganda americana. Quando il professor Odifreddi avrà terminato il suo ultimo libro, un dialogo con il vecchio Papa tedesco, potrebbe andare alla lapide del Portico d’Ottavia a Roma dove si ricorda che in quel luogo il 16 ottobredel 1943 vennero deportate più dimille persone, 200 erano bambini. L’ottanta per cento di loro venne immediatamente portato agli impianti di Birkenau dove vennero eliminati con ilgas, altri 200 morirono di stenti e di fatica nei campi di lavoro. Sopravvissero 15 uomini e una donna. E questa è storia, non un frutto avvelenato del ministero della propaganda alleato.
Caro Odifreddi, lasci perdere le macchine del fango che non appartengono all’identità di questo giornale, e lei lo sa benissimo: prenda le misure del suo discorso pubblico e si renda conto che noi abbiamo semplicemente espresso preoccupazione e dispiacere per la deriva scatenata dalle sue affermazioni.
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=51080
#5Ruben DR
Il negazionismo da blog del matematico vanesio
di Aldo Grasso
Chi ha un pensiero è parco di opinioni, chi ha solo opinioni pretende di avere un pensiero. Al matematico Piergiorgio Odifreddi piace interpretare il ruolo di martellatore di verità. Non gli è bastata la lettera che un fin troppo generoso Joseph Ratzinger gli ha scritto per contestare le tesi del suo libro Caro Papa ti scrivo , edito nel 2011. Ci voleva qualcosa di più forte che lo restituisse alla ribalta. Così, sul suo blog, rispondendo a un lettore sull’esistenza delle camere a gas, è andato giù pesante: «Non entro nello specifico delle camere a gas perché di esse so appunto soltanto ciò che mi è stato fornito dal “ministero della propaganda” alleato nel dopoguerra, e non avendo mai fatto ricerche, e non essendo uno storico, non posso fare altro che “uniformarmi” all’opinione comune; ma almeno sono cosciente del fatto che di opinione si tratti, e che le cose possano stare molto diversamente da come mi è stato insegnato».
Siccome Odifreddi non ha fatto ricerche personali, è razionalmente possibile che qualcuno abbia mentito. Magari Primo Levi, magari i sopravvissuti ai campi di sterminio, magari le testimonianze e gli studi che esistono in proposito. Se non è negazionismo questo, poco ci manca. Ma al pretenzioso Odifreddi piace «épater le bourgeois », stupire. Come è facile immaginare, essendo la memoria del trauma della Shoah il fondamento stesso della costruzione dell’identità europea, le sue provocazioni non sono passate sotto silenzio.
Già lo scorso anno, sempre per un testo scritto sul sito de la Repubblica e poi rimosso, il matematico cuneese si era applicato alla contabilità funebre: i morti causati dai raid israeliani erano «dieci volte superiori» a quelli delle Fosse Ardeatine. Anni fa, nel suo libro Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) con piglio illuministico sosteneva questa tesi: «La critica al Cristianesimo potrebbe ridursi a questo: che essendo una religione per letterali cretini, non si adatta a coloro che, forse per loro sfortuna, sono stati condannati a non esserlo».
Ai martellatori di verità, ultimi eredi del positivismo ottocentesco, mentre si aggrappano alle loro opinioni capita spesso di martellarsi le dita.
(Fonte: Corriere della Sera, 20 Ottobre 2013)
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=51080
#6Emanuel Baroz
Il blog di Piergiorgio Odifreddi, calamita per antisemiti e negazionisti
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=51048
#7barbara
Il matematico ateo e razionalista adescato dal papa!
http://www.youtube.com/watch?v=hZZuEb67hwA&feature=player_embedded
#8Claude N. Harrison
L’argomento cardine della polemica negazionista è l’inesistenza delle camere a gas. Robert Faurisson e Fred Leuchter per primi hanno sostenuto questa teoria, cercando di dimostrare scientificamente l’impossibilità tecnica di stermini di massa mediante gas velenosi. A tal scopo pubblicarono nel 1988 un rapporto noto come Leuchter Report, una perizia tecnica nella quale la dimostrazione dell’inesistenza di camere a gas sarebbe stata confermata dall’assenza di residui di cianuri nei resti delle camere a gas stesse ad Auschwitz . Su questo filone si sono susseguiti una serie di tentativi analoghi di altri autori negazionisti (Lüftl Report, Rudolf Report…) che hanno abbandonato l’atteggiamento apertamente antisemita del negazionismo “prima maniera” per adottarne uno più distaccato, con pubblicazioni che spesso ricalcano gli schemi della pubblicistica scientifica.
#9Alberto Pi
Finalmente Repubblica prende posizione sul suo collaboratore Odifreddi.
In ritardo, ma lo fa. L’articolo di Pirani esprime giudizi che, ci auguriamo, mettano in discussione la collaborazione dell’Odifreddi al quotidiano diretto da Ezio Mauro.
Ecco il pezzo:
Quasi mai perdo tempo a rispondere alle esternazioni antisemite, oggi rese più frequenti grazie all’uso di Internet ed altri mezzi di comunicazione,— specie se si tratta di materiale propagandistico, reperibile fin dalle origini nelle pattumiere del nazifascismo. Contestarle non servirebbe a far balenare il lume della ragione in convincimenti nutriti da secoli di calunnie e di menzogne, ma se mai a dar loro spazio per ripetere lugubri minacce e maledizioni. Talvolta, peraltro, mi sento indotto alla rottura del silenzio se la bestialità antiebraica viene pronunciata da chi non te l’aspetti o per storia o per cultura e, quindi, ci si sente obbligati a far richiamo alla ragione. Una speranza, peraltro, soggetta sovente, all’illusione anche perché, esaminando con attenzione passate biografie ci si accorge che raramente l’antisemita è caduto in un occasionale impulso e già altre volte una mezza frase, una battuta, una citazione hanno rivelato il suo sincero e originale stato d’animo. È il caso in cui è incorso il matematico Piergiorgio Odifreddi il quale, non sappiamo se stimolato da qualche nascosta “comprensione” per Priebke, ha creduto di dare prova di libero pensiero associandosi, nel blog che abitualmente lo ospita su Repubblica, a un altro lettore nel sostenere «il valore semplicemente propagandistico del processo di Norimberga ai gerarchi nazisti» per poi definire le «camere a gas impossibili per motivi tecnici e logici oltre che storici ». Al che un “Bene! Bravo! Bis” deve essere sfuggito dall’ugola del matematico, che appare poco aduso alla logica e alla matematica. Almeno così pare se subito si precipita ad esprimere la sua concordia con il lettore negazionista al quale assicura: «Su Norimberga confesso di essere molto vicino alle sue posizioni. Il processo è stato un’opera di propaganda. I processati hanno dichiarato con lapalissiana evidenza che, se la guerra fosse andata diversamente, a essere processsati per crimini di guerra sarebbero stati gli alleati. Non entro nello specifico delle camere a gas perché su di esse so soltanto ciò che mi è stato fornito dal ‘ministero della propaganda’ alleato nel dopoguerra. E non avendo mai fatto ricerche al proposito, e non essendo comunque uno storico, non posso far altro che uniformarmi all’opinione comune. Ma almeno sono cosciente del fatto che di opinione si tratti». Non leggo altri brani, il cui disgusto va molto al di là dell’abituale casistica antisemita. C’è da aggiungere che appena pervenuto a Repubblica.itla prosa dell’Odifreddi è stata subito espurgata dal portale. Purtuttavia alcune copie sono sfuggite e pervenute ad altri giornali che non hanno mancato di esprimere la loro indignazione. Tra l’altro è stato ripreso un libro postumo di Shlomo Venezia, uno dei pochi sopravvissuti, incaricati nei gulag di disseppellire i corpi, che in una delle pagine più drammatiche di Sonderkommando Auschwitz (Rizzoli 2007), tradotto in 24 lingue, racconta dell’unica volta in cui fu ritrovata all’apertura dei forni una creatura viva. Si trattava di una neonata attaccata al seno della madre defunta. «L’abbiamo presa e portata fuori, ma ormai era condannata: ci pensò una SS, sulla soglia delle celle che la finì con uno sparo in bocca». Forse una gita scolastica ai lager gioverebbe al matematico che si giustifica con l’ignoranza. A meno che non ci risponda con le Maledizioni di Lutero contro i giudei: «Essi sono cani assetati di sangue di tutta la cristianità e assassini di cristiani per volontà accanita e gli piace talmente farlo che sovente sono stati bruciati vivi sotto l’accusa di aver avvelenato le acque e i pozzi, rapito bambini e averli smembrati e fatti a pezzi, con lo scopo di raffreddare la loro rabbia con del sangue cristiano». Un richiamo bibliografico per il cattedratico sprovveduto: Van den Juden und thren Luegen, (1543).
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=51172