A Gaza, nuovi testi scolastici di Hamas per “educare alla resistenza” contro Israele
Torà e Talmud sono “falsi”, la Palestina dal Giordano al mare “appartiene ai musulmani”, gli ebrei non hanno legami con la Terra d’Israele perché sono “una nazione già estinta”
Per la prima volta da quando nel 2007 ha assunto il controllo della striscia di Gaza, Hamas ha adottato nuovi testi scolastici diversi da quelli usati dall’Autorità Palestinese in Cisgiordania. È quanto emerge da un reportage pubblicato domenica scorsa dal New York Times. I nuovi libri di testo, usati da 55.000 alunni palestinesi dell’ottavo, nono e decimo anno di scuola nel quadro della “educazione nazionale”, obbligatoria nei programmi di studio delle scuole statali di Gaza, non riconoscono l’esistenza moderna di Israele e non menzionano nemmeno gli accordi di pace di Oslo firmati da Israele e Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) nei primi anni ’90. Oltre alla loro posizione contro Israele, i nuovi testi rappresentano anche un’offensiva nella guerra per l’egemonia tra fazioni palestinesi rivali, rispecchiando il crescente divario fra Hamas, che domina nella striscia di Gaza, e Fatah, che controlla l’Autorità Palestinese in Cisgiordania.
“I libri di testo sono sempre e comunque uno strumento molto importante di rappresentazione dell’ethos nazionale – osserva Daniel Bar-Tal, un professore dell’Università di Tel Aviv che ha contribuito a condurre un recente studio esaustivo sui libri di testo israeliani e palestinesi – Quando un leader dice qualcosa, non tutti stanno ad ascoltarlo. Ma quando parliamo di libri di testo, tutti gli alunni, tutti i membri di una certa classe d’età sono esposti a un determinato materiale. È la carta più forte”.
Quello che gli adolescenti di Gaza stanno leggendo da quest’autunno nei loro nuovi libri di scuola è che Torà e Talmud sono “un falso”, e che il sionismo è un movimento razzista fra i cui obiettivi vi è quello di cacciare tutti gli arabi dalla regione compresa tra il Nilo in Africa e l’Eufrate in Iraq, Siria e Turchia. La “Palestina”, dal canto suo, viene definita come uno stato per i musulmani che si estende dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo. L’elenco delle città “palestinesi” comprende Haifa, Be’er Sheva e Acco, tutte città che sorgono entro i confini israeliani del 1948. mTutte le mappe della pubblicistica nazionalista palestinese illustrano senza reticenze il rifiuto dell’esistenza di Israele e l’obiettivo di cancellarlo dalla carta geografica Secondo il reportage pubblicato dal New York Times, i testi negano qualunque legame storico fra ebrei e Terra d’Israele affermando che “gli ebrei e il movimento sionista non sono legati a Israele perché i figli di Israele sono una nazione già estinta”.
Circa la storia contemporanea, compare un esaltato resoconto della battaglia di Hamas con Israele dello scorso autunno: secondo i libri di Hamas, i razzi lanciati da Gaza costrinsero “tre milioni di sionisti nei sotterranei per otto giorni di seguito” (in realtà un numero un po’ inferiore di israeliani dovette fare ricorso ai rifugi a intermittenza), venne bombardata Tel Aviv (in realtà raggiunta da due missili, di cui uno caduto in mare), e un colpo sferrato contro il parlamento d’Israele (a Gerusalemme) “costrinse i sionisti a implorare un cessate il fuoco”.
Rappresentanti di Hamas spiegano d’aver introdotto i nuovi libri di testo e d’aver raddoppiato le ore dedicato al corso di “educazione nazionale” perché dall’altra parte l’Autorità Palestinese è costretta dalla pressione di Israele a “ripulire” i suoi programmi di studi. “Dobbiamo assicurarci che le nuove generazioni aderiscano ai diritti nazionali”, spiega il parlamentare di Hamas Huda Naim. Nella striscia di Gaza si contano 465.000 studenti. L’agenzia Unrwa delle Nazioni Unite gestisce 250 scuole (dal primo al nono anno di studi), che non usano i testi di Hamas. Il “governo” di Hamas controlla altre 400 scuole che coprono tutti gli anni di studio. Vi sono poi 46 scuole private.
I nuovi testi, approntati da un comitato di Hamas, presentano in copertina l’immagine della moschea di Al Aqsa a Gerusalemme e della Grotta dei Patriarchi a Hebron. Anound Ali, studentessa del decimo anno in una scuola della città di Gaza, esprime la preoccupazione che i nuovi libri possano dividere ulteriormente i palestinesi. “I testi scolastici erano l’ultima cosa che ci univa alla Cisgiordania – dice – Ora studiamo cose diverse”. E aggiunge: “Il mio libro non dice nulla su Oslo, ma è un nostro diritto sapere di Oslo perché è un dato di fatto nella nostra vita”.
Alla scuola Sultano Solimano, sempre a Gaza, molti studenti e insegnanti sono invece entusiasti dei nuovi libri di testo. “Mostrano la crudeltà dell’occupazione – esclama Ahmed Bessisso, uno studente di 15 anni che ha appena ascoltato una lezione sui moti del 1929 – Questo incoraggia gli studenti a partecipare alle attività nazionali”. Il suo compagno di classe Ahmed Mohamed Ajour dice che questi libri presentano la “Palestina che voglio conoscere: io non ammetto che la Palestina sia solo Gaza e Cisgiordania”. Secondo Munir Qatayef, che insegna “educazione nazionale” in un’altra sezione della scuola, i nuovi libri sono “una cosa grandiosa per gli studenti: sono altamente politicizzati, una vera lezione di nazionalismo e di appartenenza”.
Martedì il “ministro” dell’istruzione di Hamas, Muetassem al-Minaui, ha annunciato all’agenzia France Presse la decisione di aggiungere ai programmi delle scuole pubbliche della striscia di Gaza l’insegnamento di “resistenza contro Israele”, introdotto a tre livelli nelle scuole secondarie con lo scopo di “infondere fiducia nel ruolo della resistenza per ottenere diritti e di aumentare la consapevolezza dell’importanza di un’efficace preparazione ad affrontare il nemico”. Il nuovo materiale didattico, che la AFP ha potuto visionare, afferma fra l’altro che “tutta la Palestina dal mare (Mediterraneo) al fiume (Giordano) appartiene a noi musulmani”. All’inizio di quest’anno, Hamas ha anche avviato un nuovo programma di addestramento militare basilare per circa 10.000 studenti delle scuole superiori.
(Fonte: YnetNews, Israel HaYom, 5 Novembre 2013)
#1Emanuel Baroz
7 novembre 2013 – Complessivamente nel corso della giornata di mercoledì sono stati ricoverati in ospedali israeliani, a Safed e a Nahariya, dieci cittadini siriani feriti nella guerra civile che imperversa nel loro paese, fra cui alcune donne, un bambino e un neonato.
7 novembre 2013 – Sarebbero volate parole pesanti, martedì sera a Gerusalemme, fra israeliani e palestinesi durante il 17esimo incontro da quando sono ripresi i negoziati di pace. Secondo i palestinesi, lo scontro verbale tra le due delegazioni ha portato a una brusca interruzione dei colloqui. All’origine della crisi, secondo il reportage di YnetNews, un Saeb Erekatun, capo negoziatore palestinese, furibondo per quelle che ha definito le “bugie” diffuse da Israele alla stampa secondo cui l’Autorità Palestinese aveva accettato l’intesa per cui Gerusalemme avrebbe continuato a costruire in Cisgiordania in cambio della scarcerazione di 104 terroristi palestinesi.
7 novembre 2013 – “Voglio la pace con i palestinesi, Israele vuole la pace con i palestinesi”, ha ribadito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ricevendo martedì a Gerusalemme il Segretario di stato Usa John Kerry. E ha continuato: “Tre mesi fa ci siamo accordati sulle condizioni per riavviare i negoziati, e noi ci atteniamo ad esse scrupolosamente. Ma sono preoccupato per lo stato dei colloqui perché i palestinesi continuano con la loro istigazione anti-Israele, continuano a creare crisi artificiali e continuano a sottrarsi alle decisioni storiche che sono necessarie per fare una vera pace”.
7 novembre 2013 – Dopo aver ricevuto i risultati di analisi di esperti svizzeri dell’Università di Losanna, la vedova di Yasser Arafat, Suha, ha ripetuto mercoledì che il leader palestinese, deceduto nel 2004 in un ospedale militare francese, sarebbe stato avvelenato con il polonio radioattivo. Netta la reazione del portavoce del ministero degli esteri israeliano Yigal Palmor: “Più che di scienza, qui si tratta di una soap opera – ha detto – un’ennesima puntata della battaglia in corso tra la vedova di Arafat e l’Autorità Palestinese”. Infatti, mentre Suha Arafat ha incaricato un istituto svizzero, l’Autorità Palestinese si è rivolta a una équipe russa che il mese scorso ha concluso che non vi è nessuna traccia di polonio. “E’ tutto molto poco chiaro, è una teoria che ha più buchi del formaggio svizzero” ha aggiunto Palmor, sottolineando come il rapporto svizzero sia stato preparato senza che l’équipe abbia cercato tracce di radioattività negli uffici che usava Arafat a Ramallah o nell’ospedale francese dove venne ricoverato, e senza nemmeno prendere visione delle cartelle sanitarie di Arafat in quell’ospedale. “Come è possibile determinare una causa di morte senza le minime informazioni necessarie? – ha concluso Palmor – Non è serio”.
7 novembre 2013 – Il Segretario di stato Usa John Kerry ha affermato che Washington fornirà ai palestinesi altri 75 milioni di dollari di aiuti, da destinare a lavori infrastrutturali.
7 novembre 2013 – Il tribunale di Gerusalemme ha assolto l’ex ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman delle accuse di frode e abuso d’ufficio. Il leader di Yisrael Beytenu, che alla Knesset forma un unico gruppo di 31 parlamentari con il Likud del premier Netanyahu, potrà ora tornare a ricoprire l’incarico di ministro degli esteri. Al momento della formazione del nuovo governo, la scorsa primavera, la delega era stata trattenuta dallo stesso Netanyahu in attesa della sentenza. Lieberman era già ministro degli esteri nella scorsa amministrazione, fino a quando aveva dovuto dimettersi per l’inchiesta in corso a suo carico.
7 novembre 2013 – Gli Stati Uniti stanno riesaminando dati di intelligence che suggeriscono che il governo del presidente siriano Bashar Assad potrebbe cercare di conservare alcune armi chimiche, anziché consegnarle tutte affinché vengano distrutte. “Ci sono indicazioni secondo cui i siriani di Assad potrebbero avere l’intenzione di tenere di riserva, nascose, alcune delle loro armi chimiche”, ha dichiarato martedì un anonimo funzionario americano alla Reuters.
6 novembre 2013 – Yukiya Amano, direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, ha detto martedì che l’Onu non può garantire che tutte le attività nucleari dell’Iran siano di natura pacifica se Teheran non garantisce maggiore cooperazione. In particolare Amano ha sollecitato Teheran a permettere ai suoi ispettori l’accesso a un sito dove l’agenzia pensa che l’Iran possa aver condotto esperimenti legati allo sviluppo di armi nucleari.
6 novembre 2013 – Affluenza al voto del 50,9% al secondo turno delle elezioni amministrative israeliane (esclusi i voti dei militari, che saranno conteggiati mercoledì).
6 novembre 2013 – Il Segretario di stato americano John Kerry, atterrato in Israele martedì sera, prima di recarsi a Gerusalemme ha deposto una corona di fiori al memoriale di Yitzhak Rabin, in piazza Rabin a Tel Aviv. Lunedì ricorreva il 18esimo anniversario dell’assassinio di Rabin.
6 novembre 2013 – Sigrid Kaag, capo della missione congiunta in Siria delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, ha detto al Consiglio di Sicurezza che gli ispettori visiteranno gli ultimi due siti di armi chimiche siriane non appena le condizioni di sicurezza lo renderanno possibile.
6 novembre 2013 – Non si terrà questo mese la conferenza internazionale di pace sulla Siria che avrebbe dovuto coinvolgere governo e opposizione. Ne ha dato notizia martedì l’agenzia russa Itar-Tass, citando una fonte vicina ai colloqui preparatori.
6 novembre 2013 – Il capo di stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane, Benny Gantz, in visita martedì in Italia per un incontro professionale con il capo di stato maggiore italiano, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. Gantz proseguirà poi per la Germania, dove incontrerà il capo di stato maggiore tedesco, generale Volker Wieker.
6 novembre 2013 – Il presidente della Histadrut, Ofer Eini, ha annunciato martedì le sue dimissioni a partire dal primo febbraio, dopo otto anni alla guida della Confederazione sindacale israeliana. Avi Niskorn è il principale candidato alla sua successione. “Sento che ho terminato il mio compito – ha dichiarato Eni – e avverto la necessità di impegnarmi in nuove sfide”.
6 novembre 2013 – Secondo il quotidiano kuwaitiano Al-Qabas, un comandante di Hezbollah (particolarmente esperto nel lancio di missili) è stato ucciso in scontri con ribelli siriani alla periferia di Aleppo, una zona dove si trova uno dei più grandi arsenali di armi del regime.
6 novembre 2013 – L’ambasciata del Vaticano a Damasco è stata colpita martedì da colpi di mortaio. Ne ha dato notizia un portavoce vaticano specificando che si registrano danni, ma non vittime. Non è chiaro se l’ambasciata, che si trova in un quartiere ricco che ospita diverse ambasciate e residenze di funzionari governativi, sia stata presa di mira deliberatamente. Da luglio l’ambasciata vaticana a Damasco è già stata raggiunta 8 o 10 volte da colpi di mortaio. I ribelli anti-Assad sparano regolarmente colpi di mortaio su aree della capitale siriana sotto il controllo delle forze governative.
5 novembre 2013 – Quando, durante un dibattito alla Commissione interni della Knesset sulla normativa che tuttora proibisce qualunque preghiera ebraica sul Monte del Tempio (Gerusalemme), il vice ministro per i servizi religiosi Eli Dahan ha ventilato la possibilità che il governo possa modificare tali regolamenti, si è scatenato il putiferio tra i parlamentari arabi con Jamal Zahalka (partito Balad) che gridava “Non esiste nessun Monte del Tempio, esiste solo la moschea di Al-Aqsa” e Ahmed Tibi (lista Raam-Taal) che dava della “piromane” alla presidente della commissione, Miri Regev (LiKud-Beytenu), accusandola di “provocare una terza intifada”. I parlamentari arabo hanno poi abbandonato l’aula.
5 novembre 2013 – Si tiene martedì in Israele il secondo turno delle elezioni amministrative in 38 comuni nei quali nessun candidato aveva ottenuto più del 40% dei voti al primo turno.
5 novembre 2013 – Parlando lunedì a Ramallah ai capi di Fatah, alla vigilia del suo imminente incontro a Betlemme con il Segretario di stato Usa John Kerry, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha affermato che i negoziati di pace con Israele non hanno sinora portato nessun risultato e ha minacciato una “esplosione della situazione” se Israele continua a costruire in Cisgiordania e a Gerusalemme “in cambio” della scarcerazione di detenuti. Abu Mazen ha anche detto che “Israele mente” quando afferma di voler mantenere una presenza nella Valle del Giordano “per proteggersi dalla minaccia iraniana o di chiunque altro arrivi dal confine orientale”, e ha respinto l’accusa d’aver fatto un’affermazione “razzista” quando ha detto di non voler vedere neanche un singolo israeliano sui territori palestinesi. Infine, Abu Mazen ha ribadito la sua opposizione alla richiesta di riconoscere Israele come stato nazionale del popolo ebraico. “Noi non accettiamo lo stato ebraico o l’ebraicità dello stato – ha detto – Questa è una cosa che non possiamo accettare”.
5 novembre 2013 – Un siriano, gravemente ferito nei combattimenti della guerra civile nel suo paese, è stato ricoverato lunedì allo Ziv Medical Center di Safed (Israele).
5 novembre 2013 – Valerie Amos, capo dell’ufficio umanitario Onu, citata dalla sua portavoce Amanda Pitt, ha detto al Consiglio di Sicurezza, riunito a porte chiuse, che in Siria 9,3 milioni di persone (circa il 40% della popolazione totale di 23 milioni di abitanti) necessita di assistenza umanitaria a causa della guerra civile che affligge il paese da più di due anni e mezzo. Di queste, circa 6 milioni e mezzo sono persone sfollate dalle loro case.
5 novembre 2013 – Il parlamentare iraniano Jawad Karimi Kadosi ha affermato lunedì che centinaia di battaglioni iraniani stanno combattendo in Siria a fianco delle forze del presidente siriano Bashar Assad. In passato era accaduto che comandanti della Forza Quds avessero ammesso una presenza militare iraniana attivamente coinvolta nella guerra in Siria, ma avevano poi ritrattato le loro dichiarazioni.
5 novembre 2013 – L’Autorità Palestinese non sta conducendo negoziati in buona fede con Israele. Lo ha detto lunedì il ministro dell’interno israeliano Gideon Sa’ar in una riunione del gruppo parlamentare del Likud, citando fra l’altro le molte campagne contro Israele sostenute dai palestinesi, a partire da quella per le sanzioni e il boicottaggio. Secondo Sa’ar, è evidente che i palestinesi stanno preparandosi ad uscire dalla trattativa e stanno inasprendo le loro posizioni nella tradizionale speranza che, dopo il fallimento dei negoziati, si rinnovino i tentativi di imporre a Israele soluzioni dall’esterno.
5 novembre 2013 – L’azienda israeliana Taasiot Energy, nota anche come TechEnergy, creerà un impianto di generazione a biogas da 20 milioni di shekel (quasi 4,2 milioni di euro) in una discarica a Kumasi, in Ghana. Tra breve la Taasiot avvierà perforazioni nelle vicinanze della discarica per determinare la quantità esatta di energia elettrica che potrà essere prodotta dai rifiuti accumulati. Il progetto si presenta particolarmente complicato in quanto si tratta di una discarica gigantesca, operativa da decenni, dove nessuno ha messo in atto misure per salvaguardare il gas che si è accumulato, ha spiegato l’amministratore delegato della Taasiot, Zion Suki.
5 novembre 2013 – Mohammad Jamalizadeh, comandante delle Guardie Rivoluzionarie iraniane nella provincia sud-orientale di Kerman, sarebbe stato ucciso nei giorni scorsi da “terroristi wahabiti” nella periferia sud di Damasco (Siria), dove si era recato a combattere da volontario per difendere la moschea Sayyida Zainab, venerata dagli sciiti come luogo di sepoltura di una nipote del profeta Maometto. Ne ha dato notizia lunedì l’agenzia iraniana Mehr, spiegando che la moschea è stata teatro di pesanti combattimenti fra opposte fazioni siriane.
5 novembre 2013 – Facendo eco alle dichiarazioni della Guida Suprema iraniana ayatollah Khamenei, diffuse domenica via Twitter, il presidente iraniano Hassan Rohani ha detto lunedì di non essere ottimista circa l’esito dei colloqui con l’Occidente sul nucleare. Lo ha riferito l’agenzia di stampa iraniana IRNA.
5 novembre 2013 – Decine di migliaia di manifestanti iraniani si sono radunati davanti all’ex ambasciata degli Stati Uniti a Teheran al grido di “morte all’America”, inscenando una delle più grandi adunate anti-americane degli ultimi anni. Si tratta di un appuntamento che si ripete ogni anno per celebrare l’anniversario dell’occupazione violenta, nel 1979, a seguito della rivoluzione khomeinista, dell’ambasciata Usa dove 52 ostaggi vennero tenuti in ostaggio per 444 giorni. Da allora Stati Uniti e Iran non hanno più ristabilito relazioni diplomatiche.
5 novembre 2013 – La tv di stato egiziana ha trasmesso lunedì le immagini del deposto presidente Mohamed Morsi tradotto a palazzo di giustizia per l’inizio del processo a suo carico con l’accusa di istigazione alla violenza. Sono le prime immagini pubbliche di Morsi da quando è stato destituito e incarcerato dall’esercito, il 3 luglio scorso, dopo proteste di massa contro il suo governo. Morsi si è presentato in tribunale con atteggiamento di sfida. Esclamando “abbasso il governo militare” e definendosi l’unico presidente “legittimo” del paese, ha affermato: “Questo processo è illegale”.
5 novembre 2013 – Secondo il quotidiano saudita Al-Watan, 30.000 miliziani libanesi Hezbollah hanno alzato il livello di allerta in vista di imminenti combattimenti nei quartieri meridionali di Damasco con l’obiettivo di interrompere, in coordinamento con l’esercito del regime, la via di rifornimento dei ribelli da e per il Libano.
5 novembre 2013 – La Federazione Internazionale Tennis ha sospeso la Tunisia per un anno dalla partecipazione alla Coppa Davis per aver impedito lo scorso ottobre a un suo giocatore, Malek Jaziri, di gareggiare con il tennista israeliano Amir Weintraub. Ne ha dato notizia l’agenzia italiana Ansa.
(Fonte: Israele.net)