ISRAELE: BAMBINA DI 2 ANNI FERITA A GERUSALEMME DA UN GRUPPO DI PALESTINESI
Gerusalemme, 29 Novembre 2013 – Questa notte una bambina israeliana di due anni è stata ferita dal lancio di un oggetto pesante lanciato contro la macchina dei genitori in cui viaggiava con la famiglia.
L’attacco è avvenuto nel quartiere di Gerusalemme Armon Ha Natziv, dove i soccorsi del Magen David Adom sono intervenuti per portare la bambina, Avigail Ben Zion, all’ospedale di Hadassah. I paramedici hanno fatto sapere che la piccola è arrivata in ospedale in condizioni discretamente gravi e che al momento dei primi soccorsi era in stato di semi incoscienza.
Il lancio di oggetti contundenti e di bombe artigianali contro i cittadini israeliani (civili e militari) da parte dei palestinesi sono all’ordine del giorno negli ultimi mesi, e proprio ieri la magistratura di Gerusalemme ha condannato 5 ragazzi palestinesi per il lancio di molotov contro la base militare di Ofrit, vicino all’università ebraica del monte Scopus.
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Nella foto in alto: il seggiolino di Avigail Ben Zion nell’auto colpita dall’oggetto pesante (probabilmente una pietra) lanciato da mani palestinesi
#1Emanuel Baroz
29 novembre 2013 – Antonio Guterres, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha detto che sono quasi 3 milioni i profughi siriani fuggiti nei paesi vicini, soprattutto in Giordania, Libano e Turchia, mentre altri 6 milioni e mezzo sono sfollati dalle proprie case all’interno del paese devastato dalla guerra civile. Guterres ha esortato gli stati europei e i paesi arabi del Golfo ad ospitare profughi siriani in fuga.
29 novembre 2013 – Il gruppo “Studenti per la Giustizia in Palestina”, della Cornell University (Usa), promotore del boicottaggio contro i prodotti israeliani, è stato colto a usare WiX, una tecnologia web israeliana, sui propri siti web. Sbeffeggiati da molti su Twitter per la loro evidente ipocrisia, i membri del gruppo se ne sono usciti con una giustificazione lunga e contorta che, partendo da Hegel, approda al concetto che “il boicottaggio è una tattica, non un principio morale assoluto”. In pratica: boicottare i prodotti israeliani salvo quando conviene. Il caso è stato segnalato giovedì da Honest Reporting.
29 novembre 2013 – Il primo ministro dell’Autorità Palestinese Rami Hamdallah ha incontrato giovedì il suo omologo libanese, Najib Mikati, nella sua prima visita a Beirut da quando ha preso il posto di Salam Fayyad, e ha discusso con lui la situazione dei rifugiati palestinesi fuggiti dalla Siria in Libano. La tensione tra i campi palestinesi e le autorità libanesi è andata crescendo negli ultimi anni, soprattutto a causa della presenza di vari gruppi armati all’interno dei campi. Le autorità libanesi hanno imposto severe restrizioni ai movimenti di decine di migliaia di palestinesi in fuga dalla guerra civile siriana. Recentemente le autorità di Beirut hanno deciso di vietare ai profughi in fuga di entrare nel paese.
29 novembre 2013 – Siria. Un siriano è stato ucciso e altri nove feriti da colpi di mortaio sull’ambasciata russa a Damasco. Lo ha comunicato giovedì il Ministero degli esteri russo. “Li consideriamo atti di terrorismo – ha detto il Ministero – i cui esecutori e istigatori e registi dovrebbero ricevere la punizione che meritano”.
29 novembre 2013 – Una bambina di due anni è rimasta seriamente ferita dal lancio di pietre palestinesi contro l’auto in cui viaggiava, giovedì sera, nella zona di Armon Hanatziv, a Gerusalemme. Ricoverata all’ospedale Hadassah Ein Kerem
29 novembre 2013 – Papa Francesco potrebbe fare la sua prima visita in Terra Santa (Israele) il prossimo 25-26 maggio, stando a un funzionario israeliano citato giovedì dal corrispondente della CNN Jake Tapper.
29 novembre 2013 – Il Qatar ha concesso 150 milioni dollari all’Autorità Palestinese per contribuire a rilanciare la sua economia. Lo ha detto mercoledì il primo ministro dell’Autorità Palestinese, Rami Hamdallah. “Abbiamo chiesto 150 milioni e l’emiro ha accettato”, ha detto Hamdallah dopo un incontro a Doha con l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani.
29 novembre 2013 – Siria. Ribelli anti-Assad legati ad al-Qaeda avrebbero pubblicamente giustiziato il comandante di una fazione ribelle rivale e sei dei suoi uomini. È quanto mostra un video non professionale postato on-line mercoledì dall’Osservatorio Siriano per i diritti umani (anti-Assad), secondo il quale il filmato è stato girato nella città di Atarib, nella provincia di Idlib (Siria settentrionale). Impossibile verificarne l’autenticità in modo indipendente.
29 novembre 2013 – La più alta Corte d’Europa ha annullato giovedì le sanzioni dell’Unione Europea contro Fulmen, una società elettrica iraniana che il governo americano ritiene coinvolta nella costruzione di un impianto segreto di arricchimento dell’uranio. La sentenza potrebbe complicare l’applicazione della decisione presa a Ginevra di allentare le sanzioni solo in cambio dei limiti accettati da Teheran al suo programma nucleare.
29 novembre 2013 – Siria. Dopo giorni di pesanti combattimenti con decine di morti tra cui nove medici e paramedici e il nipote di un ministro libanese di Hezbollah, i soldati di Damasco hanno catturato giovedì una città occidentale vicina al confine con il Libano, nel quadro di una violenta offensiva a nord della capitale che nelle ultime settimane ha visto cadere diverse roccaforti dei ribelli.
29 novembre 2013 – La Corte distrettuale di Haifa ha condannato a 2 anni di carcere tre degli aggressori del terrorista ebreo Eden Natan Zada. Nell’agosto del 2005, Natan Zada uccise su un autobus quattro arabi israeliani di Shfaram e venne linciato dalla folla inferocita. Gli agenti di polizia che cercarono di arrestarlo non riuscirono a strapparlo alla folla, venendo a loro volta malmenati. Il giudice Ilan Schiff ha spiegato che lo stato d’Israele non può tollerare atti di vendetta. “Il linciaggio non era premeditato – ha detto – ma è stato particolarmente brutale e della durata di un’ora intera. Nessuna società che si rispetti può tollerare il linciaggio, anche se la persona ha commesso un crimine odioso”. Centinaia di residenti di Shfaram e alcuni parlamentari arabi hanno manifestato contro la sentenza. Altri israeliani hanno protestato perché la considerano troppo lieve. Ha detto Jamal Spori, uno dei condannati: “Ci aspettavamo di uscirne indenni. Ci riteniamo innocenti, non abbiamo fatto niente di male”. Il giudice Ilan Schiff ha spiegato: “Chiunque compia un atto come questo, in circostanze analoghe, indipendentemente da etnia o religione deve essere portato davanti alla giustizia, e non sarà accettato l’antico argomento dell’occhio per occhio, dente per dente”.
29 novembre 2013 – Siria. Secondo un sito web dell’opposizione siriana, forze fedeli al presidente Bashar Assad avrebbero utilizzato bombe chimiche durante l’attacco di questa settimana al quartiere Jobar di Damasco. Nessun’altra fonte ha confermato la notizia.
29 novembre 2013 – L’Iran ha in programma di aumentare la produzione di uranio arricchito a basso livello. Lo ha detto il capo del dipartimento nucleare dell’Iran, Ali Akbar Salehi, citato giovedì dall’agenzia di stampa ufficiale IRNA, precisando che gli impianti usati in precedenza per produrre uranio arricchito al 20% non saranno fermati, bensì impiegati nella produzione di uranio arricchito a percentuale inferiore.
29 novembre 2013 – Siria. Gli sciiti Hezbollah avrebbero perso più di 250 combattenti in un sobborgo di Damasco, negli scontri con l’Esercito Libero Siriano che avrebbe anche catturato decine di membri del gruppo terrorista libanese. Lo hanno detto fonti dell’opposizione siriana al giornale libanese Al-Mustaqbal. La notizia non ha trovato conferme indipendenti.
29 novembre 2013 – Siria. 40 morti e 220 feriti per un missile Scud che si è abbattuto giovedì su un mercato, nella città di Ar-Raqqah. Ne ha dato notizia la tv Al-Arabiya.
29 novembre 2013 – L’uso medico della marijuana medica è aumentato quest’anno, in Israele, stando ai dati diffusi dal Ministero della sanità secondo i quali l’uso legale della cannabis nel 2013 è stato approvato per circa 13.000 pazienti contro i 10.000 del 2012 (+30%). Anche se Israele è considerato uno dei paesi di punta per quanto riguarda l’uso medico della cannabis, i ministeri di sanità , agricoltura e sicurezza pubblica stanno attualmente lavorando a una nuova proposta di regolamentazione, da presentare entro un paio settimane. Ne ha riferito giovedì Israel Radio.
29 novembre 2013 – Il presidente siriano Bashar Assad ha telefonato mercoledì al suo omologo iraniano Hassan Rohani congratulandosi con lui per l’accordo interinale sul nucleare, che Teheran ha firmato con le potenze a Ginevra. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale siriana SANA, Assad ha salutato l’accordo firmato da Rohani come un successo che rafforza la posizione dell’Iran sia nella regione che a livello internazionale.
29 novembre 2013 – A proposito dei tre terroristi di una cellula salafita-jihadista palestinese uccisi questa settimana nei pressi di Hebron (Cisgiordania) in uno scontro con le Forze di Difesa israeliane, fonti di alto livello della sicurezza israeliana hanno affermato mercoledì che il movimento estremista che sta dietro alla cellula è ancora relativamente marginale, ma potrebbe diventare molto pericoloso sfruttando un vuoto di potere in Cisgiordania. “Il jihadismo salafita – ha spiegato la fonte – è un’idea, non un organizzazione. Secondo questa idea, qualunque entità statale non governata dalla legge islamica è un’entità infedele da combattere. Dal loro punto di vista, questo vale non solo per Israele, ma anche per l’Autorità Palestinese”.
29 novembre 2013 – La metà dei palestinesi ritiene che l’Autorità Palestinese ha commesso un errore quando, più di tre mesi f,a ha deciso di riprendere i colloqui di pace con Israele, e quasi il 70% pensa che i negoziati non si tradurranno in un accordo con Israele. È quanto emerge da un sondaggio pubblicato mercoledì dal Jerusalem Media and Communications Center di Gerusalemme est, i cui dati concordano con quelli rilevati all’inizio di novembre da un sondaggio della An Najah University di Nablus. Circa la “primavera araba”, il 42% dei palestinesi intervistati ritiene che tali eventi cambieranno il mondo arabo in peggio, e la metà che andranno a scapito della “causa palestinese”.
28 novembre 2013 – Quattro siriani, fra cui un 14enne, rimasti feriti nei combattimenti della guerra civile del loro paese, sono stati portati mercoledì dai soldati israeliani allo Ziv Medical Center di Safed. Ne ha dato notizia Israel Radio. Altri due feriti siriani sono stati ricoverati mercoledì sera all’ospedale di Nahariya.
28 novembre 2013 – La EL AL Israel Airlines ha presentato martedì il suo nuovo vettore cost low-cost chiamato UP, che a partire da marzo opererà voli settimanali per Berlino, Kiev, Budapest, Praga e Larnaca con biglietti offerti a una tariffa di partenza di 69 dollari per volo. UP avrà il suo proprio sito web, ma i passeggeri potranno acquistare i biglietti anche tramite agenzia. Secondo EL AL, i viaggiatori potranno prenotare i voli fino a 11 mesi prima della partenza. La tariffa aumenterà man mano che la data del volo si avvicina. UP offrirà due categorie di biglietti: Basic e Smart. I passeggeri che acquisteranno il primo tipo dovranno pagare un extra per il check-in dei bagagli, la prenotazione dei posti, gli snack in volo e altri servizi. Il secondo biglietto vedrà invece diversi servizi inclusi nella tariffa.
28 novembre 2013 – L’Iran andrà avanti con la costruzione dell’impianto nucleare di Arak. Lo ha detto mercoledì il Ministro degli esteri iraniano Mohammed Javad Zarif. Il reattore ad acqua pesante in costruzione era emerso come una delle questioni cruciali durante i negoziati della settimana scorsa a Ginevra sul controverso programma nucleare di Teheran. “Non verrà prodotto nuovo combustibile nucleare – ha detto Zarif alla iraniana Press TV – e non verranno installate nuove componenti, ma la costruzione andrà avanti”.
28 novembre 2013 – Le Nazioni Unite hanno deciso martedì di dichiarare il 2014 “Anno internazionale della solidarietà con il popolo palestinese”, approvando il progetto di risoluzione con 110 voti a favore, 7 contrari e 56 astenuti.
28 novembre 2013 – Iraq. Attacchi e attentati, tra cui un attentato suicida a un funerale sunnita, hanno causato la morte di più di 30 persone, mercoledì, in varie località del paese. Lo hanno riferito le autorità, mentre la polizia ha detto d’aver trovato 13 corpi senza vita, in due diversi siti, con ferite d’arma da fuoco alla testa.
28 novembre 2013 – Egitto. L’agenzia MENA ha riferito che è tornato al suo albergo del Cairo sano e salvo Hamed Abdel-Samad, lo scrittore tedesco di origine egiziana, critico verso l’islam, che era stato dato per scomparso. Ha riferito d’essere stato trattenuto del proprietario di una fabbrica di materie plastiche per una disputa finanziaria.
28 novembre 2013 – Migliaia di palestinesi in lutto hanno partecipato mercoledì ai funerali di tre terroristi jihadisti rimasti uccisi il giorno prima in una sparatoria in Cisgiordania con soldati israeliani. I tre salafiti, seguaci di una corrente particolarmente violenta dell’islamismo puritano, avevano progettato attentati e sequestri contro Israele e Autorità Palestinese, ha detto Peter Lerner, portavoce delle Forze di Difesa israeliane.
28 novembre 2013 – Viva commozione in Israele per la morte del popolarissimo cantante Arik Einstein, deceduto all’età di 74 in un ospedale di Tel Aviv.
(Fonte: Israele.net)
#2Progetto Dreyfus
ISRAELE: A 66 ANNI DAL VOTO ONU CHE SANCIVA LA RIPARTIZIONE DELLA PALESTINA IN DUE STATI, UNO ARABO E L’ALTRO EBRAICO.
GLI ARABI RIFIUTARONO, GLI EBREI SI MISERO AL LAVORO.
Sessantasei anni fa, il 29 novembre 1947 alle 12:40, l’ONU votava la risoluzione che avrebbe portato poi alla creazione dello Stato di Israele.
In quel giorno l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite votò il piano di spartizione della Palestina mandataria, CHE PREVEDEVA LA CREAZIONE DI DUE STATI, UNO ARABO E L’ALTRO EBRAICO, con l’assegnazione di Gerusalemme al controllo internazionale (risoluzione ONU 181). E così tutti a contare, uno dopo l’altro, i “si”, “no”, “astenuto”… Per essere approvata infatti la risoluzione doveva ottenere due terzi dei voti a favore – e per ben due volte, a settembre, non li aveva ottenuti. Perciò quell’ennesima conta parve interminabile. A presiedere l’assemblea il brasiliano Oswaldo Aranha, accanto a lui il segretario generale dell’Assemblea, il norvegese Trygve Lie.
Quando fu il turno della Francia, i nervi erano a fior di pelle: il suo voto era il più atteso ed incerto. Tutti si aspettavano un’ennesima astensione. Così quando giunse il suo “si”, i sionisti seduti nella galleria della sala, esplosero in un grandioso applauso di sollievo e gioia. Il presidente richiamò l’ordine, ricorda David Horowitz, delegato sionista all’assemblea, e allora “l’emozione divenne quasi un dolore fisico”. Era il momento del verdetto finale: 33 si, 13 no, 10 astenuti. La mozione era passata.
In quel momento ricorda ancora Horowitz “sentimmo battere le ali della storia su di noi”. La gioia esplose dentro la sala, per le strade di New York e per quelle di mezzo mondo. A Gerusalemme Golda Meir si rivolse alla folla dal balcone del palazzo dell’Agenzia ebraica e disse: ”Per duemila anni abbiamo aspettato la nostra liberazione. Ora che è qui è così grande e meravigliosa che va oltre le parole umane. Ebrei, gridò, Mazel tov! ”
In tutta Israele vi furono celebrazioni e l’entusiasmo pervase tutte le strade, perché finalmente ogni ebreo ‘errante’ aveva la possibilità di avere un proprio stato, in cui vivere senza doversi nascondere o subire soprusi. Finalmente, i Sabra, gli ebrei che già vivevano in Eretz Israel (la terra di Israele) da oltre 3mila anni, poterono darsi una organizzazione sociale più moderna e riconosciuta a livello internazionale.
Il giornalista di Yediot Ahronot, David Giladi, descrisse così le celebrazioni nella prima città ebraica moderna di Israele: “La scorsa notte Tel Aviv non ha chiuso occhio. È andata in giro selvaggia. Ha dato sfogo a quella gioia desiderata ardentemente da tante generazioni che non hanno vissuto abbastanza per provarla. Ha vagato chiassosa, turbolenta, è stata inghiottita da una tempesta di entusiasmo che circondava giovani e meno giovani” – e raccontò ancora – “La città ha cantato dal cuore, ha danzato in confusi cerchi concentrici, ha fatto scoppiare le trombe, ha agitato le bandiere ed ha sollevato il bicchiere alla vita (Lechaim!) dello Stato di Israele. Tel Aviv era ubriaca dalla vittoria”.
I rappresentanti degli stati arabi furono scioccati da quel risultato: i delegati di Siria, Libano, Iraq, Arabia Saudita, Yemen ed Egitto, scrisse poi il segretario generale TrygveLie, “si alzarono e uscirono dalla sala dell’Assemblea”.
L’alto Comitato Arabo trasmise subito al segretario generale Lie un comunicato con cui informava che gli arabi di Palestina “non accetteranno mai alcuna potenza che li costringa a rispettare la spartizione”. L’unico modo per dare corso alla spartizione, si leggeva, sarebbe stato quello di cancellare tutti quanti loro – uomini, donne e bambini.
I chierici del seminario islamico Al-Azhar del Cairo invocarono a loro volta un “jihad mondiale in difesa della Palestina araba”, scrive ancora Horowitz.
La mattina dopo in Palestina esplosero i primi colpi dei Paesi arabi in quella che sarebbe poi stata la Guerra di Indipendenza di Israele o, per il mondo arabo, “Nakba” – la catastrofe.
FONTI E CITAZIONI: mosaico-cem.it & Ynetnews.com
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=551715574904808&set=a.387495981326769.85422.386438174765883&type=1
#3Emanuel Baroz
CON LA COMPLICE INDIFFERENZA DEGLI ANTISEMITI, PIETRATE DI PALESTINESI A UNA BAMBINA EBREA DI 2 ANNI NON FA NOTIZIA
di Michael Sfaradi
Gerusalemme, 29 Novembre 2013 – Questa bambina – la foto ovviamente è di prima dell’aggressione – si chiama Avigail Ben Zion e ha due anni. Tornava a casa, ben ancorata al suo seggiolino sul sedile posteriore nell’automobile della madre, insieme agli altri due fratelli più grandi di lei, quando un gruppo di ragazzi palestinesi ha incominciato a bersagliare l’automobile con un fittissimo lancio di pietre che si è fatto devastante quando l’auto è sbandata e uscita fuori dalla strada andando a sbattere contro il guard-rail.
L’attacco è avvenuto nel quartiere di Gerusalemme denominato Armon Hanatziv.
I soccorsi del Magen David Adom (La croce rossa israeliana) sono intervenuti sul luogo dell’assalto e oltre a medicare la madre e gli altri due figli hanno trasferito la piccola Avigail, colpita più volte e violentemente al volto e alla testa, al pronto soccorso dell’ospedale Hadassah ein Kerem e al momento del ricovero la piccola era in condizioni gravi e in stato di semi incoscienza a causa di un trauma cranico.
Il lancio di oggetti contundenti e di bombe artigianali contro i cittadini israeliani (civili e militari) da parte dei palestinesi sono all’ordine del giorno negli ultimi mesi e hanno avuto un notevole aumento dopo le assurde dichiarazioni di una possibile terza intifada da parte del segretario USA John Kerry.
Questa è la cronaca di un fatto decisamente grave che è accaduto alcuni giorni fa, abbiamo però aspettato a riportarlo per vedere chi e come, nei media italiani o internazionali avrebbe parlato di questa vicenda, chi avrebbe portato a conoscenza del vasto pubblico il ferimento di una bambina israeliana, e purtroppo la risposta a questo dubbio, anche se ce lo aspettavamo, è come sempre la stessa… il silenzio cade quando le vittime non sono palestinesi.
Quando un bambino palestinese rimane vittima di questa assurda guerra i media, tutti i media, con qualche piccolissima eccezione che ha la forza di parlare solo sottovoce, fanno a gara per dirci il nome il cognome l’età e tutto quello che serve per raccontarci la sua famiglia e farlo diventare se non un amico almeno un conoscente, mentre nel caso contrario, una bambina israeliana ridotta in fin di vita, il silenzio ipocrita cancella il fatto come se non fosse mai accaduto e ci sarà sempre l’idiota che dirà la frase fatta di aria fritta che comincia con: “ ma anche gli israeliani….”.
La gente, l’opinione pubblica è ormai assuefatta dal mare di notizie che arrivano dai giornali o dai media, notizie che non spiegano mai fino in fondo come sono andati veramente i fatti, notizie che servono a creare un giusto duro e puro e un criminale senza appello, notizie che a tutto servono tranne che a fare informazione.
Se informazione è libertà chi decide di fare il giornalista dovrebbe avere un minimo di onestà culturale, cosa che ormai si è persa da troppo tempo in qualche archivio della ragione.
Indro Montanelli diceva che i giornalisti devono essere i cani da guardia della democrazia e della libertà, ma quello che si vede in giro in generale, e sul medioriente in particolare, dovrebbe lasciare allibito chiunque abbia a cuore la verità vera e non quella decisa sui tavoli redazionali da direttori YESMAN che obbediscono agli ordini di scuderia dettati dagli editori amici dei politici, gli stessi che dovrebbero essere seguiti in ogni loro mossa da mastini che però, purtroppo, sono diventati dei pupazzi di peluche.
Se il sangue di una bambina israeliana di due anni vale meno di quello di un bambino palestinese solo perché lei è israeliana, nel mondo intero, non solo in Italia chiaramente, sta prendendo piede una forma pericolosissima di oscurantismo e io credo che per chi ama la pace, la democrazia e la libertà sia arrivato il momento di alzare la testa e far sentire la propria voce prima che questa spirale faccia danni irreparabili.
http://www.ilnord.it/c-1944_CON_LA_COMPLICE_INDIFFERENZA_DEGLI_ANTISEMITI_PIETRATE_DI_PALESTINESI_A_UNA_BAMBINA_EBREA_DI_2_ANNI_NON_FA_NOTIZIA
#4Progetto Dreyfus
ISRAELE: ARRESTATI AGGRESSORI CHE FERIRONO UNA BAMBINA DI DUE ANNI. “SIAMO STATI SPINTI DALL’ODIO ANTIEBRAICO”- HANNO CONFESSATO
Hanno confessato oggi i cinque aggressori palestinesi arrestati la settimana scorsa per il ferimento di una bambina di due anni. Si tratta di arabo-israeliani, tutti fra i 14 e i 17 anni, che abitano nel villaggio di Sur Baher (a Gerusalemme est), quattro dei quali hanno dichiarato di aver scagliato grosse pietre sulla macchina in cui viaggiava la bambina spinti dall’odio verso gli ebrei. Per la condanna bisogna ancora aspettare il giudizio in appello, ma la polizia è sulle tracce di altri aggressori; stando alla confessione dei ragazzi, al momento dell’agguato erano in sette, divisi in due gruppi nascosti dietro ad una recinzione vicino alla strada. Dopo l’aggressione uno dei due gruppi è fuggito, mentre l’altro è rimasto a lanciare pietre contro le macchine che passavano.
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