Oltraggio antiebraico a Roma: teste di maiale alla Sinagoga, all’Ambasciata israeliana e ad una mostra sulla Shoah
Roma, 25 Gennaio 2014 – Tre pacchi con dentro altrettante teste di maiale sono stati spediti ieri, una indirizzata alla Sinagoga di Roma, l’altra alla sede dell’ambasciata israeliana e la terza al museo della Storia a Trastevere, in piazza Sant’Egidio, dove è in corso una mostra sulla Memoria della Shoah. Solo quest’ultima è arrivata a destinazione ma, poichè il voluminoso pacco era privo di mittente, non è stato accettato dal vigilantes. Quindi lo scatolone è tornato indietro al deposito Tnt Traco di via di Salone, dove c’erano gli altri due pacchi identici pronti a essere smistati. E’ stato il cattivo odore che emanava uno degli involucri a far scattare l’allarme. I dipendenti dell’agenzia di consegne hanno avvertito la polizia che, con lo scanner, ha esaminato il contenuto e scoperto il macabro contenuto. Teste di maiale, appunto e subito è scesa in campo la Digos.
Trovato anche un messaggio con frasi deliranti sull’Olocausto e con riferimenti a Theodor Herzl, fondatore del movimento sionista.E questa mattina, a Roma sono comparse svastiche e slogan antisemiti anche sulle mura del III Municipio. Una delle scritte recita «Olocausto menzogna», mentre un’altra tira in ballo Anna Frank, il cui nome presenta anche una acca di troppo: “Hanna Frank bugiardona”.
(Fonte: Repubblica.it, Messaggero.it, La Stampa.it, 25 Gennaio 2014)
Nella foto in alto: la Grande Sinagoga di Roma
#1Daniel
Ma…avete letto cosa ha scritto Lerner a proposito della faccenda? Pazzesco!!!
Povero maiale, abusato per offendere ebrei e musulmani
di Gad Lerner
Di fronte all’ignobile episodio della testa di maiale inviata per sfregio blasfemo e per minaccia al Tempio Maggiore di Roma, ho provato un disagio profondo. Traspare la volontà di offendere e umiliare l’altrui fede. L’allusione è violenta, attraverso il povero animale squartato. L’ignoranza viene mascherata con nozioni imparaticce sulle prescrizioni religiose altrui. Non è affatto vero che il maiale sia considerato un animale impuro, o da disprezzare, per gli ebrei. Semplicemente non rientra nella ristretta tipologia dei pochi animali di cui è concesso cibarsi, a determinate condizioni (mai vivi e/o sanguinanti). Chi ieri ha pensato di profanare il Tempio degli ebrei somiglia a chi in passato ha usato sempre il maiale per insolentire i musulmani. Magari portando un suino a passeggio sul luogo in cui doveva sorgere una moschea, o versandone dell’urina là dove gli islamici pregano. La mia solidarietà più affettuosa ai maiali, povere bestie innocenti.
http://www.gadlerner.it/2014/01/25/povero-maiale-abusato-per-offendere-ebrei-e-musulmani
#2Emanuel Baroz
@Daniel: abbiamo letto, abbiamo letto…..riteniamo che la risposta più giusta sia questa:
Mi’ cognato m’ha detto che…
Guardate, io è vero che so’ gnorante come ‘na cucuzza, e ‘n sacco de cose nceeso’; pero’ che Gadde Lerne era animalista militante nuncioo sapevo propio. Me so’ commossa da vedè che èllunico cà sprecato du’ parole pe’ quei poveri maiali ch’hanno mannato ieri alli giudii de Roma.
Mi’ cognato m’ha detto:
“Cecio’, lui è lesempio der militante tipico de ‘na certa sinistra: ‘na botta ar cerchio e una alla botte, ‘n piede per tera e uno sulla staffa, un po’ de qua en po’ dellà… Primo, se vergogna da esse ebbreo, magari da piccolo l’hanno preso per culo a scola per nasone tipico che cià, e ancora nun s’è rimesso. Poi, fa’ vedè che solidarizza colli giudii, je po’ portà pregiudizzio al lavoro, colla destra, colla sinistra, coli verdi, coi no tavve, coi proarabi, co’ limigrati, ‘nzomma co’ tutti. Allora se propio deve fa’ narticolo pe’ parlà de ‘sta cosa oribbile ch’è successa, primo, cià er dovere da nominà li monzurmani pe’ fa vedè che è equo, anche se nun c’entreno un cazzo; poi, siccome ‘na parola de condanna la deve proferi’, e adaesse solidale co’ quarcuno, lunica cosa che je resta è er maiale. Naa capoccia sua, appare chiaro, che so’ sempre mejo li porci che li giudii.”
http://www.gadlerner.it/2014/01/25/povero-maiale-abusato-per-offendere-ebrei-e-musulmani/comment-page-6#comment-1766408
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=445541678908050&set=a.107214086074146.5541.107197372742484&type=1&theater
#3Emanuel Baroz
La testa di maiale e il male
di Ugo Volli
Cari amici,
permettetemi una domanda: secondo voi, che tipo è uno che manda una testa di maiale a una sinagoga, accompagnato da un volantino sull’”industria della Shoah,com’è successo venerdì a Roma? Fate uno sforzo per non giudicarlo subito o almeno a non limitarvi a giudicarlo. Il giudizio è così ovvio da non essere molto interessante. E’ un antisemita.
Ma come ragiona questo antisemita, che tipo è? Non è semplice procurarsi così una testa di maiale, se non si lavora nell’industria della macellazione o si è contadini. Diciamo che, a parte tutte le questioni religiose l’oggetto dev’essere anche un po’ fastidioso, sanguinolento, ingombrante, magari un tantino puzzolente. A usarlo c’è il rischio di essere scoperti: da chi ce l’ha procurato, da chi l’ha inoltrato o consegnato, se non è proprio il diretto autore del ‘dono’.
Sia negli uffici postali sia davanti alla sinagoga ci sono telecamere, la plastica del sacchetto in cui era contenuta la testa e i nastri adesivi tengono le impronte digitali, bisogna stare attenti… Insomma bisogna avere parecchi complici o essere molto, molto accorti. E motivati. E, francamente, c’è poco costrutto.
La comunità ebraica di Roma che ha ricevuto il regalo, diciamo così, ne ha viste tante, non si spaventa mica per una cosa del genere, figuriamoci.
Si arrabbia, sì, ma certo non c’è confronto con quel che accadde in passato con le bombe palestinesi, le bare sindacali, i tentativi di pestaggio da destra e sinistra, per non parlare della Shoah e delle persecuzioni.
Dunque, che tipo è questo antisemita dalla testa di maiale?
Be’, io non faccio lo psicologo, ma una cosa è sicura, è un personaggio (o un gruppetto), fortemente motivato, direi ossessionato. Se non avesse un’ossessione, perché prendersi tanti rischi e fastidi solo per fare uno sfregio, un atto simbolico che gli deve essere apparso molto dissacrante ma in realtà non lo è davvero – gli ebrei non mangiano carne di maiale come non mangiano il coniglio, le anguille o le cozze, ma non ne hanno paura né si sentono contaminati se trovano la sua carne nelle vicinanze, se non la usano.
Ma questo il mittente non lo sa, pensa di compiere lo sfregio più terribile, come quelli che a suo tempo chiamavano “marrani”, cioè ancora maiali, gli ebrei obbligati a convertirsi dalla violenza clericale dei sovrani di Spagna. Sotto a questo insulto c’è una volontà di dissacrazione simbolica, che implica la distruzione fisica: io vi mando il maiale che voi – credo – aborrite, ve la mando nel vostro luogo più sacro, perché in qualche modo così vi cancello, come vi cancellerei fisicamente se potessi.
La testa di maiale è un simbolo genocida. Mandare la testa di maiale è dunque soprattutto un complicato segno d’odio, che ha effetto psicologico soprattutto sull’odiatore e non sull’odiato, come tracciare scritte antisemite sui muri, che è solo più facile e meno impegnativo.
Dunque tutto il rischio e l’organizzazione servono semplicemente a soddisfare una pulsione di chi lo fa, a dar sfogo a un’ossessione.
Che questo avvenga in concomitanza con la giornata che ricorda la persecuzione e la strage degli ebrei (ciò che il mittente del maiale vorrebbe evidentemente rifare), è la conferma del fatto che l’odio si alimenta da sé – in altri termini che non c’è ragione migliore per odiare qualcuno che avergli già fatto torto.
E’ buffo ma di nuovo caratteristico che il nostro antisemita, nel momento in cui col suo gesto esprime una volontà di distruzione simbolica e di eliminazione fisica degli ebrei, scriva nel suo volantino per denunciare l’”industria della Shoah”, cioè sia insieme genocida e negazionista, voglia cioè il gesto e la sua cancellazione, la strage e l’impunità.
Lo facevano anche i nazisti, che insieme vantavano il loro antisemitismo, dichiaravano la loro volontà di eliminare gli ebrei e nascondevano le prove dei loro crimini. Il nostro antisemita in qualche modo segue le tracce dei nazisti e dei volonterosi carnefici che li accompagnarono. La Shoah non fu un colpo di follia istantaneo, iniziò con le leggi razziste, in Germania nel ’36 e in Italia nel ’38, ebbe una lunga prima fase propagandistica di odio disprezzo e discriminazione, che – bisogna continuare a dirlo per evitare le versioni all’acqua di rosa degli “Italiani brava gente” – fu accettata e praticata largamente dalla popolazione italiane e tedesca.
Non si trattò affatto, come scrive Hannah Arendt, per questo esaltata dalla Von Trotta e da altri – di disciplina cieca, di obbedienza senza pensiero, di “banalità del male”. Il mittente della testa non è affatto un banale esecutore obbediente, come non lo erano gli squadristi che spesso andarono ben oltre le indicazioni del regime nell’assalire gli ebrei o i delatori che li denunciarono o gli intellettuali cortigiani (come Bocca, Scalfari, Fanfani, e tanti altri futuri “democratici”, non solo gli Almirante, che esaltarono con i loro scritti la “dottrina della razza”). Per trovare una serie senza fine di questi esempi, vi consiglio di leggere il libro recente “Di pura razza italiana” di Mario Avigliano e Marco Palmieri”.
Sostenere che la Shoah è stata fatta da puri esecutori di ordini “banali” in quanto “senza pensiero”, come fa Arendt e che naturalmente gli ordini venivano da “un pazzo”, o da pochi criminali, è estremamente consolante, perché in definitiva non è colpa di nessuno: un matto è per definizione incapace di intendere e volere, i carnefici, come hanno sostenuto sempre per giustificarsi eseguivano solo gli ordini, chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto, scordiamoci il passato.
E invece no, il nostro distributore postale di teste di maiale ci ricorda che esiste l’antisemitismo, il quale è una passione ancorché nera, che questa passione suscita attività ingegnosa, autonoma e criminale. Che per cercare di eliminare simbolicamente o materialmente gli ebrei non c’è bisogno di ordini, ed eventualmente questi ordini possono anche essere sollecitati (come spesso fecero gli antisemiti italiani col regime) o interpretati in maniera sadica.
Che infine c’è un pensiero antisemita, che alcune delle menti più brillanti del secolo scorso furono violentemente antisemite e appoggiarono il genocidio, da filosofi come Heidegger (amante della Arendt che lei si rifiutò sempre di condannare) a teorici del diritto come Carl Schmitt, da grandi poeti come Ezra Pound a scrittori innovativi come Céline, a storici della religione come Eliade ed Evola per non parlare delle migliaia di intellettuali giornalisti, giuristi, giovani brillanti che collaborarono per un verso o per l’altro a portare le loro teste di maiale in casa degli ebrei, magari per rubarne quel poco che c’era.
Banale, nonostante l’altezzosità intellettuale, è la tesi della Arendt; banale e in fondo negazionista come molti di coloro che la appoggiano oggi.
Per questo dobbiamo in fondo essere grati all’antisemita del maiale: perché per fortuna senza poterci (ancora) ferire fisicamente ci dimostra che il pericolo non è cessato, che non c’è bisogno di qualche grottesco grande dittatore alla Hitler perché l’odio antisemita colpisca, magari nascondendosi dietro la foglia di fico dell’antisionismo, dell’appoggio alle povere vittime palestinesi (come settant’anni fa i nazisti difendevano la povera gente comune oppressa dall’usura ebraica…).
In questi giorni in cui ci troviamo davanti alla celebrazione sempre più ufficiale e inoffensiva della Giornata della Memoria, dobbiamo prendere la parola e ricordare questo: che l’antisemitismo non è morto e che oggi si presenta sotto la maschera di virtuosa condanna di Israele.
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=52169