M.O.: Lega Araba, non riconosceremo mai Israele come Stato ebraico
Kuwait, 26 Marzo 2014 – I leader della Lega Araba, riunitisi per il summit in Kuwait, si sono rifiutati categoricamente di considerare Israele come Stato ebraico.
“Esprimiamo il nostro assoluto e decisivo rifiuto nel riconoscere Israele come Stato ebraico” riferisce il comunicato rilasciato dai leader arabi. “Noi riteniamo Israele interamente responsabile della mancanza di progressi nel processo di pace e della continua tensione in Medio Oriente” prosegue il comunicato, dalla lettura del quale si evince che è previsto un finanziamento mensile (!!!) di 100 milioni di dollari all’ANP per “sostenere attivamente la nuova Palestina”.
Ricordiamo come in più di una occasione il premier israeliano Benjamin Netanyahu abbia dichiarato come tale riconoscimento sia una condizione essenziale per il raggiungimento di un accordo di pace definitivo con i palestinesi, mentre il presidente (con mandato scaduto) dell’ANP Abu Mazen abbia costantemente espresso pubblicamente in più occasioni il proprio rifiuto a questa condizione, mettendo così una pietra tombale sulle trattative.
Il vertice della Lega Araba è stato di breve durata a causa del clima di tensioni tra i paesi su alcune questioni scottanti come tra la Siria e il Bahrain e gli altri paesi del Golfo, ma anche in merito alla situazione egiziana, ed era incentrato sul tema della Siria e della questione palestinese. Tra gli ospiti del vertice vi erano l’inviato speciale di Onu e Lega Araba per la crisi in Siria, Lakhdar Brahimi, il segretario generale del Consiglio di cooperazione del Golfo, Abdel Latif al-Ziyani, il segretario generale dell’Organizzazione della cooperazione islamica, Iyyad Madani, e il presidente del Parlamento arabo, Ahmad al-Jerwan, ma anche il presidente della Coalizione nazionale delle forze della rivoluzione e dell’opposizione siriana, Ahmad al-Jerba.
(Fonte: ASCA, ANSA, IBT, Adnkronos, Euronews, 26 Marzo 2014)
Nella foto in alto: un momento del summit della Lega Araba tenutosi in Kuwait nei giorni scorsi
#1Emanuel Baroz
E’ definitivo: la Lega Araba rifiuta di riconoscere Israele come Stato Ebraico
di Sarah F.
La Lega Araba riunita in questi giorni in Kuwait rifiuta categoricamente qualsiasi riconoscimento di Israele quale Stato Ebraico. E’ quello che emerge dalla bozza di risoluzione finale che gli arabi si apprestano a diffondere.
In base a quello che si apprende nella risoluzione della Lega Araba ci sarebbe il “rifiuto assoluto e categorico di riconoscere Israele come Stato Ebraico” ma anche la decisione di inviare ogni mese alla Autorità Nazionale Palestinese (ANP) la somma di 100 milioni di dollari per “sostenere attivamente la nuova Palestina”.
Gioisce Abu Mazen che mirava proprio a questo per interrompere le false e ipocrite trattative di pace volute da Obama e da Kerry. In un colpo solo rifiuta di riconoscere Israele e ottiene molto denaro.
La Lega Araba mette definitivamente la parola fine sulle trattative di pace tra Israele e palestinesi. Ne prenda atto Obama e torni a fare una politica filo-israeliana.
http://www.rightsreporter.org/e-definitivo-la-lega-araba-rifiuta-di-riconoscere-israele-come-stato-ebraico/
#2Parvus
@Emanuel Baroz:
Sarebbe una bellissima cosa che Obama passi ad una politica filoisraeliana. Ma sarebbe sperare troppo da un musulmano.
#3Parvus
Persistano pure quei brutti musi. Intanto al diritto storico (Gli ebrei sono arrivati in Israele 2.000 anni prima degli arabi, e vi sono stati maggioranza assoluta o relativa da cc. il 1300aC a cc. il 690dC) gli ebrei aggiungono il diritto di fatto. Il 75% degli israeliani è nato in Israele contro il 2,5% dei palestinesi. La maggioranza degli israeliani ha i genitori nati in Israele, la maggioranza dei palestinesi no. La maggioranza degli israeliani ha i nonni nati in Israele od in territori arabi, la maggioranza dei palestinesi no. (Il dato è dovuto al fattore che vi è una grande massa di palestinesi giovani e giovanissimi che non hanno i genitori, ed in molti casi anche i nonni, nati entro i confini dello stato ebraico, ed al fatto che fra le vecchie generazioni, moltissimi sono i palestinesi arrivati dagli altri stati arabi negli anni venti o trenta, per cui, molti sono i palestinesi nati in Israele ma i cui genitori erano nati altrove, o che hanno i genitori nati in Israele, ma i nonni nati altrove.)
#4Emanuel Baroz
Paesi arabi divisi più che mai
KUWAIT – Kuwait City. 30/03/14. I leader arabi si sono riuniti il 27 di marzo per fare il punto sulla situazione politica estera.
Con uno sguardo attento alle vicende dell’Iran, Iraq e Siria. A quanto pare l’unica cosa certa per ora è il mondo arabo è completamente diviso. La rivista Khashoggi ha parlato di «spaccature pubbliche al vertice arabo». Tutto il Medio Oriente sembrerebbe in preda a un panico generale dove per ora la guerra si fa sui media, e dove ogni televisione o radio di stato cerca di oscurare l’altra. Il vertice aveva come principale obiettivo di conciliare le posizioni su Siria, Iran. Paesi che hanno scatenato la rivalità con i paesi più grandi del Medio Oriente come Egitto e Arabia Saudita .
I Capi di Stato riuniti a Kuwaitcity hanno pubblicamente riconosciuto che non c’è bisogno di aggiungere ulteriori conflitti a quelli già esistenti. Come la guerra già catastrofica in Siria e le turbolenze in Egitto e in Iraq. Ma dietro le quinte, segnala la testata, sono apparsi troppo sfilacciati per dare vita a ogni possibilità di azione araba congiunta contro il presidente siriano Bashar al – Assad, o tenere una linea comune su Teheran che cerca la distensione con alcuni vicini del Golfo e il disgelo con gli Stati Uniti .
Il Commentatore saudita Jamal di Khashoggi ha detto alla Reuters che le nazioni arabe non erano mai stati così divise. ha parlato di «Guerra attraverso le onde radio». Un paese diffama l’altro, «è molto sconvolgente», ha detto il corrispondente.
Gli stati membri hanno posizioni differenti non solo per la guerra civile siriana, ma anche l’intera linea della Primavera araba. Alcuni hanno visto le rivolte del 2011 contro il dominio autocratico come negativo per gli arabi, mentre altri pensavano che sia stato «il vero corso della storia».
«Bashar al- Assad e l’Iran stanno beneficiando di questa divisione tra i paesi del Golfo», ha detto Ebtisam al- Qitbi , un professore di scienze politiche presso l’Università Emirates negli Emirati Arabi Uniti. Ha criticato la mancanza di consenso sul sostegno agli avversari politici di Assad . «Non ci sono passi concreti per risolvere la crisi siriana. L’opposizione si sentiva sola in questo vertice», ha detto.
Le dispute inter-arabe che derivano in gran parte dalla primavera araba hanno indebolito leader stati musulmani sunniti mentre il rivale sciita, Iran, cerca di migliorare le sue relazioni con il mondo esterno. L’alleato arabo di Teheran, la Siria, invischiato in una guerra settaria che ha ucciso 140.000 persone e milioni di sfollati, beneficia anche della mancanza di unità.
(Fonte: agcommunication, 30 Marzo 2014)