Hamas, neoalleato di Fatah, esorta i suoi terroristi a colpire soldati e civili israeliani

 
Emanuel Baroz
11 giugno 2014
5 commenti

HAMAS ESORTA I PALESTINESI DEL WEST BANK A COLPIRE SOLDATI E CIVILI ISRAELIANI. ECCO CON CHI SI E’ ALLEATO IL “MODERATO” ABU MAZEN

hamas-accordo-fatah-terrorismo-focus-on-israelHamas ha esortato i membri del suo (cosiddetto…) braccio armato in Cisgiordania (Giudea e Samaria) a colpire soldati e civili israeliani per “difendere i prigionieri nelle carceri israeliane”.

Chiediamo agli uomini della resistenza in Cisgiordania, soprattutto alle Brigate Al-Qassam – ha scritto lunedì su Facebook il portavoce di Hamas, Hussam Badran – di compiere il loro dovere prendendo di mira soldati e coloni occupanti”.

Le dichiarazioni di Badran sono arrivate una settimana dopo il giuramento di un governo di unità nazionale palestinese avvenuto dopo l’accordo tra Hamas e Fatah, approvato dagli Stati Uniti e l’Unione Europea.

Domenica scorsa, il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso ha detto alla Conferenza di Herzliya che Israele dovrebbe sostenere il nuovo governo palestinese “nell’interesse di un futuro accordo di pace e di un governo legittimo e rappresentativo”.

(Fonte: Israele.net, 11 Giugno 2014)

Thanks to Progetto Dreyfus

Per ulteriori dettagli sulla notizia cliccare qui e qui

Nella foto in alto: Hussam Badran, portavoce di Hamas

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  • #1Emanuel Baroz

    Medioriente, numero 2 Hamas: Riconciliazione è scelta di nostro popolo

    Gaza (Striscia di Gaza), 10 giu. (LaPresse/AP) – “Ci sono dei problemi, ma non è una crisi. La riconciliazione è davanti a noi e la divisione è stata superata. Stiamo andando avanti su questa strada perché la riconciliazione è la scelta del nostro popolo. Abbiamo fatto dei passi concreti e continueremo”. Lo ha detto in un’intervista ad Associated Press il numero due di Hamas, Moussa Abu Marzouk, in riferimento alle prime tensioni nel nuovo governo di unità formato dal suo movimento e da al-Fatah del presidente palestinese Mahmoud Abbas. “Con l’aiuto di Dio intendo rimanere a Gaza”, ha affermato Abu Marzouk, che ha passato la maggior parte della sua vita in esilio, ultimamente in Egitto. “Molto probabilmente la mia base sarà a Gaza”, ha aggiunto l’uomo, arrivato nella Striscia ad aprile per partecipare ai colloqui di riconciliazione.

    Abu Marzouk, che negli anni ’90 era il leader massimo di Hamas, prima di essere stato sostituito da Khaled Mashaal, è stato una figura fondamentale nei negoziati con al-Fatah sulla composizione del governo di unità. Il Qatar, ha detto il vice leader di Hamas, ha promesso aiuto al nuovo esecutivo e il primo ministro palestinese Rami Hamdallah è stato invitato a Doha per colloqui con funzionari. “Ci dovrebbe essere un pagamento urgente per risolvere il problema dei salari”, ha affermato Abu Marzouk in riferimento alla disputa sul mancato pagamento di stipendi agli ex dipendenti pubblici di Gaza ingaggiati da Hamas.

    http://www.lapresse.it/mondo/asia/medioriente-numero-2-hamas-riconciliazione-e-scelta-di-nostro-popolo-1.523221

    11 Giu 2014, 21:41 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Medio Oriente: l’utopia della pace, le balle su Israele

    di Miriam Bolaffi

    Da diversi anni, con alti e bassi, si parla di pace in Medio Oriente concentrando tutto il discorso sulla questione israelo-palestinese attribuendo a questo problema tutta la responsabilità dei mali regionali. Anche di recente con l’iniziativa di Papa Francesco si è accentrata l’attenzione sulla disputa tra Israele e Palestina quando invece i problemi sono ben altri.

    Primo problema: la maggioranza degli stati regionali non riconosce Israele e lo vorrebbe vedere distrutto.

    Questo è forse il problema principale. Tutti chiedono a Israele di dialogare con i propri nemici. Ma come si fa a dialogare con chi ti vuole distruggere? Anche gli stessi palestinesi, al di la delle parole, non intendono riconoscere Israele. E cosa può fare uno Stato costantemente minacciato di distruzione se non attrezzarsi per difendersi? In questo momento tra Gaza e il sud del Libano ci sono oltre 100.000 missili puntati su Israele. Serie minacce arrivano dalla volontà iraniana di dotarsi di armi nucleari e dal costante supporto degli Ayatollah al terrorismo internazionale. Gruppi di terroristi islamici legati ad Al Qaeda operano nelle alture del Golan e nella Penisola del Sinai, mentre Hezbollah dal Libano e Hamas dalla Striscia di Gaza minacciano costantemente la popolazione israeliana. Si può dialogare con queste persone?

    Secondo problema: le operazioni difensive spacciate dai media per operazioni offensive

    I media occidentali hanno un ruolo importante nel fomentare la spirale d’odio anti-israeliana. Nell’era della informazione digitale le parole hanno una importanza fondamentale. Se il muro difensivo che ha azzerato gli attentati in Israele diventa un muro di divisione si da una impressione completamente sbagliata. Se la deterrenza militare, indispensabile per la sopravvivenza di Israele, diventa una forza di occupazione il messaggio che si lancia è diametralmente opposto a quella che è la realtà. Se una reazione mirata dell’esercito israeliano dopo una pioggia di centinaia di missili da Gaza diventa un attacco militare contro la Striscia di Gaza si capovolge letteralmente la realtà. Se un checkpoint da mezzo di difesa indispensabile per salvare la vita di civili (come dimostra l’episodio di pochi giorni fa) si trasforma in ostacolo per la pace o addirittura in una punizione collettiva, qualcosa nella informazione dei media occidentali non funziona.

    Terzo problema: chi attacca chi?

    Dalla sua nascita Israele non ha mai attaccato un altro Stato se non per operazioni difensive. Ha restituito anche i territori occupati dopo guerre difensive (tranne le Alture del Golan). In compenso è stato costantemente attaccato e minacciato, sia con vere e proprie guerre che con ripetuti attacchi terroristici. I gruppi terroristici di Gaza e del Sud del Libano ricevono costantemente armi e denaro dagli stati arabi e dall’Iran con l’unico scopo di distruggere Israele. Nei mesi scorsi dalla Striscia di Gaza sono piovuti migliaia di missili su Israele, mentre Hezbollah ha ripetutamente tentato di portare le armi chimiche siriane in Libano con l’intenzione di usarle su Israele. Eppure queste cose vengono omesse mentre non appena scatta una operazione difensiva israeliana viene dato fiato alle trombe. E allora, chi attacca chi? Chi è che opera costantemente contro la pace?

    Quarto problema: il problema che non c’è

    Il problema dei problemi è quello che non esiste: la Palestina. Su questo aggettivo si è costruita una leggenda, si sono inventati milioni di profughi, campi profughi che sono vere e proprie città dotate di tutto, leggende metropolitane che di recente sono arrivate ad affermare addirittura che Gesù Cristo non era ebreo ma palestinese (e magari pure musulmano come arriva a dire qualcuno). Non lasciano in pace nemmeno i simboli delle altre religioni. Sulla Palestina si è costruito il più grosso business mondiale basato esclusivamente sull’odio. Dopo il nazismo il movimento palestinese è stato il veicolo d’odio anti-ebraico più potente, anzi, forse peggiore perché nato unicamente per questo scopo.

    Quinto problema: la distrazione di massa dai problemi veri

    Non so se qualcuno se ne è accorto, ma mentre si continua a parlare di conflitto israelo-palestinese tutto intorno i conflitti veri divampano. Centinaia di migliaia di morti in Siria, altrettanti in Iraq, la Libia nel caos più assoluto, l’Egitto che ha rischiato seriamente di finire nelle mani dell’estremismo islamico, la Turchia dove succede di tutto e di più, l’Iran che impicca centinaia di persone in barba alle promesse riformiste. E non parliamo del Libano, una vera e propria bomba a orologeria. Eppure sembra che l’epicentro di tutto sia il cosiddetto “conflitto israelo-palestinese”, l’unico conflitto che non è un conflitto. Che poi alla fine gli unici cosiddetti “palestinesi” (cosiddetti perché sono il frutto della fervida fantasia del UNRWA) che non godono di alcun Diritto sono quelli che abitano in Siria, Giordania, Libano e Iraq. Eppure di questi qui non se ne parla mai.

    E allora, di cosa stiamo parlando quando si chiede la pace in Medio Oriente? Come si fa a parlare di pace quando si parte palesemente da presupposti sbagliati? Il Papa ha detto che “ci vuole coraggio per fare la pace”. Giusto, ma ci vuole molto coraggio anche a individuare onestamente quali sono i motivi che impediscono la pace. E se questi motivi non solo non si individuano ma si distorcono favorendo paradossalmente proprio chi la pace non la vuole, allora il danno è doppio. Dobbiamo quindi avere il coraggio di parlare di pace, ma prima ancora dobbiamo avere il coraggio di individuare chi e cosa veramente ostacola la pace, altrimenti quel traguardo non lo raggiungeremo mai. A meno che quando di chiede la pace in Medio Oriente non si intenda con questa frase l’annientamento di Israele. Ma a questo punto il discorso è molto diverso.

    http://www.rightsreporter.org/medio-oriente-utopia-della-pace-le-balle-su-israele/

    11 Giu 2014, 21:43 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Tutta la verità sul Governo di Unità Palestinese

    di Noemi Cabitza

    Questa mattina su Yedioth Ahronoth è uscito un editoriale critico scritto da Ben-Dror Yemini intitolato “una occasione mancata per Israele” nel quale l’opinionista israeliano sostiene che Israele ha sbagliato a opporre un muro al nuovo Governo di Unità Palestinese e che invece sarebbe stato molto più furbo da parte israeliana chiedere al nuovo Governo palestinese di accettare le condizioni poste dal Quartetto (riconoscimento di Israele in primis) in modo da svelare la vera natura di questo Governo fantoccio.

    Bene, forse quello che sostiene Ben-Dror Yemini sarà anche vero, forse sarebbe stato più furbo cercare di smascherare il bluff messo in piedi da Hamas e Fatah piuttosto che opporre un netto rifiuto a qualsiasi trattativa con il nuovo Governo di Unità Palestinese, ma è lo stesso giornalista a identificare in Ahmad Bahar il maggiore artefice di questo accordo. E chi è Ahmad Bahar? Il dott. Ahmad Bahar è colui che avrebbe dovuto prendere il posto di Abu Mazen alla scadenza naturale del suo mandato, cioè il 9 gennaio 2009. Si è distinto soprattutto per un discorso fatto alla TV di Hamas nel quale affermava che «ogni ebreo, ogni cristiano e ogni americano andrebbe ucciso», dichiarazione mai ritrattata. Non c’è nulla quindi da svelare sul nuovo Governo di Unità Palestinese, basta guardare l’ideologia alla base di chi lo ha studiato e implementato.

    Certo, sarebbe stato forse più furbo metterlo alla prova dei fatti per vedere quale sarebbe stata la reazione internazionale, ma pensare che a Washington, a Mosca, a Roma (a proposito, complimenti alla Mogherini per essersi prontamente allineata alla linea di Obama e Kerry), a Bruxelles o da qualsiasi altra parte del mondo non sappiano queste cose è semplicemente ridicolo. Al di la dei nomi del Nuovo Governo di Unità Palestinese, la sua ideologia di base è quella espressa con chiarezza da Ahmad Bahar, cioè quella di Hamas e, a guardare bene, anche quella di Fatah. Di cosa sta parlando quindi Ben-Dror Yemini? Di fare come stanno facendo gli americani e gli europei, cioè di far finta di non vedere cosa e chi ci sia dietro a questo Governo e di intavolare finte trattative con esso? Ma non è quello che si è fatto fino ad oggi? Non è forse vero che da anni Israele tratta con una entità che ha come unico obbiettivo quello della distruzione dello Stato Ebraico, anche se manda i giro il faccione corrotto di Abu Mazen a dire che non è vero? Eppure basterebbe guardare per pochi minuti le TV di Hamas e di Fatah per capire la differenza che c’è tra quello che raccontano i palestinesi in inglese e quello che affermano in Arabo. Basterebbe guardare un programma per bambini delle due TV palestinesi per vedere come allevano i loro figli con l’idea che uccidere un ebreo è cosa giusta e buona. Questo non è uno scoop, non è una rivelazione scioccante che andiamo a fare, è una realtà nota a tutti.

    Ora, possiamo fare come Obama, Kerry, la Mogherini e compagnia bella e far finta di non vedere queste cose, possiamo far finta di credere che il nuovo Governo di Unità Palestinese sia qualcosa di legittimo e democratico, che accetterà le condizioni poste dal quartetto e riconoscerà Israele. Possiamo far finta di credere che se tutto questo non avverrà la colpa sarà di Israele che ha opposto un netto rifiuto a qualsiasi trattativa con questo governo fantoccio. Ma noi non siamo politici ipocriti e preferiamo guardare la realtà dei fatti invece di fare giochetti politici che servono solo a giustificare le porcate dell’occidente. E la realtà dei fatti, la verità incontestabile, è che il nuovo Governo di Unità Palestinese è nato dall’accordo fatto da un despota corrotto, Abu Mazen, e uno che pensa che bisogna uccidere Ebrei, cristiani e americani, Ahmad Bahar. Che Hamas è componente attiva e indispensabile di questo Governo e che quindi qualsiasi finanziamento internazionale fatto a questo esecutivo è un finanziamento al terrorismo (ne prendano nota al Congresso americano e all’Unione Europea) e che non c’è nessuna volontà da parte palestinese di riconoscere Israele a prescindere dal restyling di facciata. Questa è la verità sul nuovo Governo di Unità Palestinese. Tutto il resto è perdita di tempo e ipocrisia.

    http://www.rightsreporter.org/tutta-la-verita-sul-governo-di-unita-palestinese/

    11 Giu 2014, 21:43 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Dalla bacheca Facebook dei nostri amici di Progetto Dreyfus riportiamo la seguente notizia:

    LE MENZOGNE DI ABU MAZEN PER RISULTARE “MODERATO” AGLI OCCHI DELL’OCCIDENTE

    Su Palestinian Media Watch, è riportata una dichiarazione dell’ex portavoce di Hamas, Ihab al-Ghussein, non più in carica dalla formazione del nuovo governo con Fatah.

    La confessione pubblicata sul suo profilo Facebook e poi cancellata, riporta quanto dichiarava Mahmoud Abbas alla dirigenza di Hamas ogni qual volta che il presidente dell’ANP rilasciava dichiarazioni ai media: “Quando vado in pubblico e dico che il governo palestinese è il mio governo che riconoscerà Israele e così via, queste belle parole devono essere intese come un inganno per gli americani”.

    Questo è il post integrale di Ihab al-Ghussein che descrive Abbas: “Sai cosa dice Mahmoud Abbas a porte chiuse? Dice: ragazzi, fatemi continuare a dire quello che dico ai media.. quelle parole sono per gli americani e per gli occupanti ( Israele ) non per voi. La cosa importante è che ci sia accordo tra noi. In altre parole, quando vado in pubblico e dico che il governo palestinese è il mio governo che riconoscerà Israele e così via, queste belle parole devono essere intese come un inganno per gli americani. Ma noi siamo d’accordo sul fatto che il governo non ha niente a che fare con la politica estera. La stessa cosa è accaduta nel 2006. Abbas disse: “ Non continuiamo a mernarla per ogni cosa che dichiaro ai media, dimenticate le dichiarazioni che faccio ai media”. Dai Abbas! Il vero problema non è Abbas ma sono coloro che gli credono. Ha Ha Ha! ( io voglio veramente la riconciliazione, intesa come vera collaborazione e il conseguimento dell’unità, ma non per come la intende Abbas)”

    Dalla pagina Facebook di Ihab al-Ghussein, 8 giugno 2014.

    https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/posts/645325068877191

    11 Giu 2014, 21:45 Rispondi|Quota
  • #5Parvus

    I terroristi fanno il loro mestiere. Noi dobbiamo battere la claque degli antisionisti che a ogni massacro compiuto dai palestinesi declama: “Li capisco, anche io nei loro panni…” e che a ogni risposta degli ebrei si strappa le vesti gridando all’inaudita violenza.

    14 Giu 2014, 11:24 Rispondi|Quota