I “campi estivi” di Hamas per educare alla guerra
Più che uno svago per minori sembra di assistere ad una versione povera e islamica dell’inquadramento militare che si realizza nei regimi totalitari.
di Paolo Martone
Educazione alla guerra. E’ quello che offre Hamas al suo popolo, organizzando inquietanti “campi estivi” per bambini. Di ludico, in questi campi, c’è ben poco. Più che uno svago per minori sembra di assistere ad una versione povera e islamica dell’inquadramento militare che si realizza nei regimi totalitari. A Gaza le scuole sono chiuse per le vacanze e il governo della Striscia, saldamente in mano agli estremisti, si prodiga per “tenere impegnati” i più piccoli. Dagli otto anni in su possono partecipare. Ovviamente solo se maschietti.
I “giochi” sono tanti e tutti molto impegnativi: si va dal salto nel cerchio infuocato al passaggio sotto il filo spinato, dal tiro a segno con armi vere alle marce forzate. Tutte cose da insegnare ai bambini dagli otto anni in su. Ai piccoli vengono anche fornite uniformi e lezioni di religione. Si “gioca”, ma sarebbe corretto dire ci si addestra, tre ore al giorno per sette giorni alla settimana. A fare da istruttori ci pensano i membri delle brigate Ezzedin Al Qassam, considerate un’organizzazione terroristica da Unione Europea e Stati Uniti, così come la stessa Hamas. Il premier della Striscia, il leader di Hamas Ismail Haniyeh, conta di avere 100 mila bambini iscritti ai campi. L’iniziativa, secondo Haniyeh, è “pensata per insegnare i valori e la forza morale insiti nello spirito della jihad”.
Jihad, guerra santa. Facile immaginare contro chi. Ma che la guerra la facciano gli adulti, purtroppo, ce lo si può aspettare. Che si educhi a questo i bambini fa molta tristezza. Gli organizzatori sono orgogliosi della loro iniziativa e hanno invitato ad assistere ai “giochi” giornalisti di tutto il mondo. Una evidente dimostrazione di forza. Hamas a Gaza detta legge, si sente sicura, e vuole mostrare a tutti che può inquadrare nelle sue milizie anche dei bambini.
L’organizzazione è da poco rientrata nel governo dei palestinesi, andando a formare un esecutivo di unità nazionale con i moderati di Fatah del presidente Abu Mazen. Israele non ha mancato di manifestare la sua ira per questa alleanza, molto rischiosa per il processo di pace.
(Fonte: Il Giornale, 23 Giugno 2014)
Thanks to Progetto Dreyfus
Nella foto in alto: l’indottrinamento all’odio a cui vengono sottoposti i bambini palestinesi
#1Emanuel Baroz
Evviva, è incominciata l’estate
La bella stagione è appena incominciata, i ragazzi salutano i compagni ed escono dalle scuole gioiosi e spensierati: avviene in tutto il mondo; incluso quel ridotto lembo di terra che si affaccia sul Mediterraneo orientale. Uno stato grande quanto la Puglia, eppur perennemente aggredito, odiato e minacciato da stati vicini grandi 640 volte Israele.
Poco lontano dello stato ebraico, per gli adolescenti si chiudono le scuole e si aprono i campi estivi organizzati e gestiti da Hamas. L’organizzazione terroristica islamica è orgogliosa dell’incitamento all’odio impartito sin da piccoli, al punto da aver invitato la scorsa settimana giornalisti da tutto il mondo, i quali hanno potuto constatare di persona l’indottrinamento subito da oltre 100.000 bambini e ragazzi. Niente libri di scuola, niente attività all’aperto, niente classi di nuoto e partite di calcio. Le materie vertono su: tecniche di guerriglia, metodologie di sequestro, fondamenti di odio razziale, principi di storia riscritta in chiave antisemita, ed esercitazione di battaglia in campo aperto. Non mancano alla fine dei summer camp esami di verifica e consegne di attestati di partecipazione. Le famiglie che più o meno volontariamente mandano i loro figli a questi campi dell’odio devono esserne orgogliose.
Secondo Al-Monitor, i ragazzi – di età compresa fra 12 e 16 anni – sono costretti a frequentare l’addestramento in mimetica per non meno di tre ore al giorno, sette giorni alla settimana, sotto l’occhio vigile di militanti delle Brigate Ezzedin Al Qassam.
Brutali abusi su minori? quando mai! secondo Hamas le generazioni palestinesi più giovani hanno la responsabilità di portare avanti la campagna di denigrazione e di aggressione ai danni di Israele; e di prestarsi all’occorrenza come scudi umani, sebbene ciò sia palesemente vietato dalla Convenzione di Ginevra.
Davanti a tutto questo l’ONU può restare a guardare? certamente no: le Nazioni Unite hanno tentato di inviare generosi mezzi finanziari. Denaro, insomma: 20 milioni di dollari, per l’esattezza. L’ha fatto un inviato, tale Robert Serry, dal Qatar, verso la Striscia di Gaza. Mimetiche, carburante – quello della cui scarsità nella Striscia viene accusato indovina chi?… – e attrezzature varie costano, e il Palazzo di Vetro nella sua generosità ha cercato di finanziare i terroristi di Hamas per il loro nobile scopo. Lo riporta una fonte autorevole come Maurizio Molinari, corrispondente da Gerusalemme per La Stampa. Conferma questa mattina il Jerusalem Post. Ma l’inviato ONU è stato beccato con le mani nel sacco, e denunciato a Ban Ki Moon. Quello che si sta prodigando in ogni modo affinché altri tre adolescenti, questa volta israeliani, siano liberati dalla prigionia in cui sono caduti dopo il sequestro subito, ormai dieci giorni fa, proprio da Hamas.
http://www.ilborghesino.blogspot.it/2014/06/evviva-e-incominciata-lestate.html