Israele sotto attacco: 365 missili lanciati da Gaza negli ultimi tre giorni!
Gerusalemme – 365 missili lanciati dalla Striscia di Gaza contro le città israeliane in meno di 72 ore: uno ogni 10 minuti in media. Con questa tempesta di razzi i terroristi palestinesi di Hamas hanno voluto attaccare i cittadini israeliani negli ultimi 3 giorni, dimostrandosi ancora una volta semplici criminali di guerra e non semplici “miliziani” come ama definirli più di un corrispondente dal Medio Oriente che scrive sui quotidiani italiani.
Anche nelle ultime 24 ore le sirene d’allarme antimissile sono suonate in gran parte delle città israeliane, costringendo la popolazione civile a correre nei rifugi fino al cessato allarme se non addirittura a passarci la notte. Per fortuna il sistema di difesa antimissile Iron Dome è riuscito ad intercettare quasi il 90% dei missili lanciati dai terroristi, ma ciò non toglie che l’aggressione da parte del terrorismo palestinese sia stata incessante ed inaccettabile. Missili contro Tel Aviv, Gerusalemme e Dimona (nelle cui vicinanze si trova la centrale atomica israeliana) e la base aerea di Ramon, vicino a Mitzpe Ramon, tutti luoghi ben lontani dalla Striscia di Gaza, a testimonianza di come le armi in mano ai terroristi siano sempre più potenti e pericolose. Ricordiamo che dal 2001 quasi 70 civili israeliani hanno perso la vita a causa dei missili sparati da Gaza (quelli che per qualcuno erano “innocui mortaretti”…) e che da quando Israele si è completamente ritirato dalla Striscia di Gaza, nel 2005, sono stati sparati più di 10.000 razzi e colpi di mortaio palestinesi.
Come reazione a questi continui attacchi l’esercito israeliano ha lanciato l’operazione antiterrorismo denominata Protective Edge (“Margine Protettivo”) contro le sedi operative di Hamas e i depositi di armi dei terroristi palestinesi. “Abbiamo raggiunto 326 obiettivi a Gaza durante la notte portando a 750 il numero totale di obiettivi di Hamas colpiti dall’esercito dall’inizio dell’operazione ‘Border Protection’ “, ha detto Peter Lerner, un portavoce dell’esercito. “Più di 20 mila soldati riservisti sono stati chiamati, ma un attacco di terra sarà l’ultima opzione solo se la riterremo necessario“, ha aggiunto.
Ricordiamo come le azioni antiterrorismo israeliane siano il più mirate possibile. Le Forze di Difesa israeliane sono le uniche al mondo che, pur di minimizzare al massimo le perdite fra i non combattenti, adottano tattiche come la procedura detta “bussare sul tetto” (un piccolo colpo di mortaio sul bersaglio per avvisare i presenti dell’attacco imminente e permettere loro di mettersi in salvo). In altri casi gli abitanti ricevono una telefonata di preavvertimento dall’intelligence israeliana se non addirittura un volantino che li avvisa dell’imminente attacco. Purtroppo spesso sono i terroristi stessi di Hamas che costringono con la forza i civili a non abbandonare le proprie abitazioni o a salire sui tetti per servirsene come scudi umani, costringendo a volte l’aviazione israeliana a sospendere l’attacco.
Thanks to Israele.net, Progetto Dreyfus e Allarme Rosso
#1Daniel
GAZA: LE AUTORITA’ DI HAMAS ORDINANO ALLA POPOLAZIONE DI NON ABBANDONARE LE CASE, PRIMA DEGLI ATTACCHI DELL’AVIAZIONE ISRAELIANA
Lo Stato ebraico prima di ogni bombardamento invia messaggi ed effettua telefonate per invitare ad abbandonare le case. La popolazione civile utilizzata da Hamas come scudi umani
Il ministero dell’Interno di Gaza ha diramato un comunicato per i cittadini della Striscia contro la cosiddetta procedura “bussare sul tetto”, in base alla quale Isarele avverte i residenti di evacuare le proprie abitazioni prima di effettuare un bombardamento. “I messaggi e le telefonate dell’esercito israeliano intendono provocare il panico e indebolire il fronte interno. Invitiamo i cittadini a non collaborare con questi messaggi, a non lasciare le proprie abitazioni e a mantenere un basso profilo”, si legge nel messaggio, secondo quanto riportano i media israeliani.
Thanks to Shalom 7
https://it-it.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/a.387495981326769.85422.386438174765883/659980490744982/?type=1
#2Daniel
Israele – Telefonate, volantini, sms in arabo. L’impegno per i civili di Gaza
di Rossella Tercatin
Trasmissioni radio in lingua araba su tutte le possibili frequenze, telefonate, sms, volantini. Un obiettivo: salvaguardare la popolazione civile di Gaza per evitare il suo coinvolgimento nell’Operazione Protective Edge (margine difensivo, nome ebraico Tzuf Eitan, roccaforte) che l’Esercito di Difesa israeliano sta portando avanti in queste ore per porre fine al lancio di razzi che dalla Striscia arrivano a centinaia contro il territorio dello Stato ebraico.
Uno sforzo tanto più complesso in ragione del fatto che l’organizzazione terrorista di Hamas che governa Gaza ha tra le sue strategie proprio quella di mischiarsi completamente alla vita civile, costruendo basi di lancio e depositi di armi in zone densamente abitate quando non direttamente in edifici residenziali, ospedali e simili, utilizzando abitanti e malati come scudi umani. Come già in operazioni passate, Israele dunque cerca di raggiungere direttamente i civili per avvisarli di lasciare gli edifici che entro poco saranno colpiti, per metterli in guardia dalla vicinanza con militanti di Hamas, ma anche per informarli di ciò che sta accadendo.
A raccontare le misure prese nelle ultime ore è stato anche il New York Times, partendo dell’episodio di Khan Younis, che secondo fonti palestinesi ha causato la morte di sette persone. Una telefonata è arrivata a un membro della famiglia residente per avvertire che il palazzo sarebbe stato colpito e che tutti gli abitanti dovevano abbandonarlo. Un ulteriore avviso è stato inviato attraverso una segnale luminoso sparato da un drone israeliano. A rendere la complessità della situazione è la stessa testimonianza resa al quotidiano americano da uno degli inquilini: a fronte della notizia, alcuni hanno effettivamente lasciato il complesso, altri sono rimasti dentro, e un certo numero di vicini di casa ha addirittura scelto di recarvisi proprio per fare da scudo umano. Avvertire non è bastato.
Il lavoro per raggiungere la popolazione non riguarda soltanto i momento più drammatici, ma anche una generale opera di sensibilizzazione preventiva. Come quella portata avanti attraverso il lancio di volantini nella giornata di ieri che invitavano in arabo a non permettere ai membri di Hamas di utilizzare la propria abitazione come base per nascondere l’ingresso di tunnel o il traffico di armi.
Preavvertire gli abitanti di Gaza di fronte all’incursione imminente non rappresenta sicuramente una soluzione alle sofferenze né una garanzia contro il rischio che persone innocenti vengano coinvolte. Ma salva delle vite e indica l’attenzione che Israele mantiene costante mentre agisce per difendere la sua popolazione civile, che continua a essere oggetto deliberato degli attacchi di Hamas.
Un valore che anche nei momenti più difficili non viene dimenticato.
http://moked.it/blog/2014/07/09/telefonate-volantini-sms-in-arabo-limpegno-di-israele-per-i-civili-di-gaza/#sthash.6jAeva5o.dpuf
#3Emanuel Baroz
Perché stiamo di nuovo combattendo a Gaza?
Perché l’ostilità totale contro Israele è la ragion d’essere di Hamas
di David Horovitz
Benvenuti nell’ultima puntata della surreale realtà d’Israele, in questo malefico, instabile, e tanto religioso Medio Oriente.
A nord, imperversa l’anarchia in Siria, con un conflitto spietato che ogni tanto trabocca minacciosamente al di qua del nostro confine: un conflitto con più 150.000 morti, milioni di profughi, indifferenza globale e medici siriani che mandano i loro feriti in Israele dove gli viene salvata la vita.
A est, ci troviamo di fronte a estremisti palestinesi che si sono dimostrati capaci di rapire e uccidere non solo i nostri soldati, ma anche i nostri adolescenti. Più a est, gli estremisti dello “Stato Islamico (dell’Iraq e del Levante)”, tanto feroci da far sembrare al confronto relativamente miti gli altri gruppi terroristici, fanno conquiste in Iraq e puntano a minacciare la Giordania (che confina con Israele). Nelle loro vicinanze, il regime iraniano, che detesta Israele, pretende un numero di centrifughe (per arricchire l’uranio) venti volte più alto di quello che una comunità internazionale assai incline al compromesso potrebbe consentire per il suo “pacifico” programma nucleare.
Ed ora, a sud, ci troviamo trascinati in un altro pesante round del conflitto contro Hamas, che insiste, per nessun motivo remotamente plausibile, a sparare razzi sempre più all’interno di Israele da una enclave dove non c’è più alcuna presenza di militari o civili israeliani da nove anni.
Siamo solo al primo giorno di quella che le Forze di Difesa israeliane hanno definito Operazione Protective Edge (Margine protettivo) e già sono perfettamente prevedibili le linee del pensiero internazionale: dal momento che, almeno fino a questo momento, ci sono dei morti a Gaza ma nessun morto in Israele, è evidente che la reazione israeliana è eccessiva e aggressiva.
Diventa faticoso, un conflitto dopo l’altro, ma rimane comunque necessario esortare opinionisti e politici all’estero a fare almeno un minimo sforzo, a guardare un po’ più da vicino, ad esercitare almeno un pizzico di onestà intellettuale. E riconoscere l’incontrovertibile dato di fondo: se non ci fossero stati i lanci di razzi da quella enclave che non è nemmeno contesa, non ci sarebbe nessuna reazione israeliana e nessuno starebbe morendo.
La triste realtà di fatto è che, sia prima che dopo il ritiro di Israele dalla striscia di Gaza nel 2005, i terroristi nella enclave palestinese hanno continuato a sparare indiscriminatamente su Israele, gongolando di gioia ogni volta che riuscivano a mutilare qualche israeliano e strillando come aquile verso la comunità internazionale ogni volta che Israele, reagendo, colpiva involontariamente quei civili di Gaza che proprio i gruppi terroristici avevano messo in pericolo.
Che gli israeliani non muoiano in numero maggiore non ha nulla a che fare con Hamas e gli altri gruppi terroristici. Loro fanno sempre del loro meglio per uccidere civili. Hanno continuato assiduamente a importare e produrre clandestinamente armi e munizioni tanto che ora dispongono di centinaia di missili che possono arrivare fino a Gerusalemme, Tel Aviv e oltre, implorando intanto la comunità internazionale di porre fine ai controlli di sicurezza israeliani in modo da poter importare mezzi ancora più potenti al solo scopo di ammazzarci.
Se gli israeliani non stanno morendo in gran numero è solo perché Israele ha mantenuto quei severi controlli ai confini di Gaza, pagando un prezzo altissimo in termini diplomatici e di immagine. E perché invece di mettere i propri cittadini sulla linea di fuoco, come fa Hamas per guadagnarsi le pietà e la simpatia internazionale, Israele ha costruito sistemi di allarme, rifugi antiaerei, aree protette e (costosissimi) sistemi di difesa anti-missilistica fra i più sofisticati al mondo, per cercare di tenere la propria gente al sicuro.
Gaza avrebbe potuto prosperare, dopo che nel 2005 Israele ne aveva sradicato i suoi 8.000 civili da più di venti insediamenti. I palestinesi di Gaza avrebbero potuto costruire un’isola di democrazia. Gli investitori internazionali non mancavano e gli investimenti sarebbero cresciuti, come era avvenuto nella prima metà degli anni ‘90 quando investitori palestinesi espatriati, credendo che tempi migliori fossero a portata di mano grazie agli accordi con Israele, alimentarono un breve boom immobiliare. Le spiagge dorate di Gaza potevano diventare una promettente attrattiva turistica. Se Gaza fosse diventata una zona passabilmente stabile, Israele non solo avrebbe allentato i controlli alle frontiere, ma si sarebbe sentito abbastanza fiducioso da tentare un analogo ritiro unilaterale dalla Cisgiordania (che aveva già avviato).
Ma l’ostilità verso Israele era troppo profonda e i palestinesi di Gaza non sono riusciti a trattenersi nemmeno il tempo necessario per ingannarci e spingersi a fidarci di loro. Poche ore dopo che i coloni e i militari se n’erano andati, i palestinesi di Gaza hanno fatto a pezzi le serre che i coloni avevano abbandonato, buttando in pattumiera il loro più prezioso potenziale economico. E i razzi non hanno mai cessato di volare. E nel 2007 Hamas, apertamente votata alla distruzione di Israele, ha buttato fuori con la violenza le forze del relativamente moderato presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen), prendendo il controllo assoluto sulla tutta la striscia.
E’ fin troppo ovvio che è facile iniziare una guerra e assai più difficile sapere dove può andare a finire. Ora noi guardiamo con ansia il ricorso alla forza che prende il suo corso imprevedibile. Nei giorni scorsi si è vista la dirigenza israeliana cercare chiaramente di non essere trascinata in un’altra grande offensiva contro Hamas: ma la sua offerta, la sua invocazione “calma in cambio di calma” è stata totalmente ignorata. Ora trepidiamo per i lanci di missili su Tel Aviv e Gerusalemme, e siamo in angoscia per le implicazioni di una possibile offensiva di terra.
Gli analisti ipotizzano che Hamas stia sparando una parte dei suoi 100.000 razzi perché non ha niente da perdere, ha perso il sostegno dell’Egitto di al-Sisi e del siriano Assad, non ha più i soldi per pagare gli stipendi, deve “vendicare” diversi suoi terroristi morti in un tunnel che stavano imbottendo di esplosivo per un attentato contro Israele, cerca di riaccreditarsi come l’unica credibile “resistenza” contro Israele…
Ma, sul serio, ancora una volta: che bisogno c’è di “resistere” se Israele non è più a Gaza e da tempo ha interiorizzato la necessità di trovare un accordo con i palestinesi sia di Gaza che di Cisgiordania, e se questo accordo può essere raggiunto solo il giorno in cui non si metta più in pericolo l’esistenza di Israele e la vita dei suoi abitanti? Perché?
Perché, per Hamas, l’ostilità verso il fatto stesso che esista Israele supera di gran lunga – sempre e comunque – qualsiasi altra ragione o interesse.
(Fonte: Times of Israel, 8 Luglio 2014)
http://www.israele.net/perche-stiamo-di-nuovo-combattendo-a-gaza
#4Emanuel Baroz
20 dati di fatto da ricordare
Mentre giungono le cronache dell’operazione anti-terrorismo “Margine protettivo”
1) Tre adolescenti israeliani vengono sequestrati e assassinati. Due terroristi di Hamas implicati nel triplice omicidio devono essere ancora catturati.
2) Due giorni dopo il ritrovamento dei corpi dei tre ragazzi israeliani, un adolescente palestinese viene sequestrato e assassinato.
3) Mentre da ogni angolo della società israeliana piovono condanne per l’assassinio del giovane arabo, scoppiano violenti disordini nei quartieri est e nord di Gerusalemme e in varie località arabo-israeliane, con lanci di pietre e molotov contro le auto di passaggio, distruzione di proprietà pubbliche e private, blocchi stradali e conseguenti scontri con la polizia. Sono stati segnalati feriti da entrambe le parti.
4) Mentre la polizia dell’Autorità Palestinese non ha ancora trovato la minima traccia degli assassini palestinesi (di cui si conoscono nomi e volti), in pochi giorni la polizia israeliana individua e arresta i sei cittadini ebrei che hanno assassinato il ragazzo arabo.
5) Intanto la polizia israeliana scopre che una 19enne israeliana, trovata uccisa lo scorso maggio, era stata uccisa da un taxista arabo “perché ebrea”.
6) Durante tutto questo periodo, decine di razzi palestinesi vengono lanciati dalla striscia di Gaza sul sud di Israele.
7) Israele reagisce con pochi attacchi mirati contro i lanciatori di razzi, tutti legati a Hamas o ad altri gruppi terroristici attivi nella striscia di Gaza.
8) Nei giorni del ritrovamento dei ragazzi uccisi (i tre israeliani e quello palestinese), Hamas e Jihad Islamica intensificano il fuoco di razzi sino ad arrivare a 60 lanci in un giorno.
9) Il governo israeliano dà 48 ore di tempo a Hamas per fermare i lanci di razzi, chiarendo che alla cessazione dei lanci seguirà la cessazione delle risposte militari israeliane.
10) Hamas ignora ostentatamente l’avviso e intensifica i lanci sino a toccare, lunedì, i 100 razzi in un giorno.
11) I razzi di Hamas vengono lanciati contro le città israeliane. Il loro obiettivo è quello di impedire la vita quotidiana, diffondere terrore, uccidere civili. Dal 2001 quasi 70 civili israeliani hanno perso la vita a causa dei razzi da Gaza. Da quando Israele si è completamente ritirato dalla striscia di Gaza, nel 2005, sono stati sparati più di 10.000 razzi e colpi di mortaio palestinesi.
12) Israele ha messo a punto un sofisticato sistema di allarme (sirene, messaggi radio-tv, sms) per avvisare la popolazione. Quando razzi stanno per cadere, i cittadini hanno tra i 15 e i 60 secondi di tempo per trovare riparo, a seconda della località in cui si trovano e della distanza dalla striscia di Gaza. Ogni casa, scuola, ospedale ha dovuto attrezzare “stanze protette” dove il rischio è minore.
13) Israele ha messo a punto un (costosissimo) sistema anti-missile chiamato “Cupola di ferro” che in pochi secondi calcola la traiettoria dei razzi palestinesi e spara un missile intercettore solo quando il razzo è sul punto di abbattersi su grandi aree popolate.
14) Sistema d’allarme, rifugi e stanze protette, sistema “Cupola di ferro” sono i fattori che spiegano il numero relativamente contenuto di vittime israeliane negli ultimi anni, nonostante il fuoco da Gaza sia sempre sistematicamente diretto contro la popolazione civile.
15) Le azioni antiterrorismo israeliane sono il più mirate possibile. Le Forze di Difesa israeliane sono le uniche al mondo che, pur di minimizzare al massimo le perdite fra i non combattenti, adottano tattiche come la procedura detta “bussare sul tetto” (un piccolo colpo di mortaio sul bersaglio per avvisare i presenti dell’attacco imminente e permettere loro di mettersi in salvo). In altri casi gli abitanti ricevono una telefonata di preavvertimento dall’intelligence israeliana.
16) Dopo quattro giorni di attesa sotto i razzi palestinesi (e profondi dissidi all’interno del governo israeliano), Israele decide di lanciare un’operazione difensiva contro Hamas e le altre organizzazioni terroristiche di Gaza con l’obiettivo di fermare i razzi che “tengono in ostaggio nei rifugi” quasi un milione di cittadini israeliani.
17) Israele e gli israeliani non hanno nulla contro la popolazione civile della striscia di Gaza. I palestinesi non sono i nemici degli ebrei, né gli ebrei sono i nemici degli arabi.
18) Hamas, Jihad Islamica e salafiti all’interno della striscia di Gaza, e la loro diffusione anche in Cisgiordania, costituiscono uno dei più formidabili ostacoli alla continuazione del processo di pace.
19) Lo stretto controllo israeliano ai confini della striscia di Gaza, così come la barriera difensiva e i posti di blocco in Cisgiordania, sono il risultato diretto del terrorismo che mira a colpire la popolazione israeliana. Prima delle intifade, la libertà di movimento dei palestinesi in entrambi i territori era amplissima.
20) Indipendentemente dal fatto di essere ebrei o arabi, di destra o di sinistra, ci sono alcuni fatti su cui si dovrebbe essere tutti d’accordo: gli ebrei che hanno ucciso il ragazzo arabo sono terroristi; gli arabi che hanno ucciso la ragazza e i ragazzi israeliani sono terroristi. Tutti i terroristi devono essere perseguiti e puniti secondo la legge, non celebrati come eroi e martiri. Hamas è un’organizzazione terroristica che organizza stragi nelle città e fa fuoco sui civili. Israele ha il diritto di difendersi cercando di interrompere i lanci di razzi sia con la diplomazia che con la forza. E la diplomazia ha fallito.
(Fonte: Times of Israel, israele.net, 8 Luglio 2014)
http://www.israele.net/20-dati-di-fatto-da-ricordare
#5Emanuel Baroz
Guerra Gaza: carne fresca per Hamas. Perché i terroristi vogliono la guerra
di Adrian Niscemi
La progressiva escalation a cui stiamo assistendo in questa nuova guerra tra Israele e Hamas dice con chiarezza che il gruppo terrorista che tiene in ostaggio la Striscia di Gaza vuole la guerra. Ad Hamas serve carne fresca perché è l’unico modo che ha per sopravvivere. Servono martiri, civili uccisi, bambini insanguinati da mostrare al mondo.
Per questo motivo spero vivamente che l’esercito israeliano non dia il via a una operazione di terra, perché così facendo farebbe un enorme favore ad Hamas, resusciterebbe un movimento già morto, preso nella tenaglia del blocco bilaterale imposto anche dall’Egitto, della mancanza di fondi che non permette nemmeno di pagare gli stipendi dei dipendenti di Hamas senza stipendio da quattro mesi.
Non è bastata la cecità di Obama e di Abu Mazen a resuscitare Hamas con un improbabile Governo di Unità Nazionale, il fermo diniego di Israele a riconoscere quel Governo ha rotto le uova nel paniere dei terroristi palestinesi che proprio in quel governo vedevano la possibilità di uscire dall’isolamento. E allora si è passati alla solita tattica, quella della carne fresca che tanto fa “vittima”. La tattica di scatenare una guerra. E più sarà sanguinosa più Hamas vi troverà giovamento. Ecco perché non credo che occorra fargli questo favore.
Se poi diamo una occhiata alla situazione che circonda Hamas possiamo vedere che a differenza di altre volte i terroristi hanno poche via d’uscita. Al di la delle dichiarazioni ufficiali, delle richieste a Israele di fermare le risposte armate, a nessuno importa veramente di Hamas. Abu Mazen, che con la solita esagerazione parla di “genocidio”, parola mai usata nemmeno per quelli veri come quello siriano, alla fin fine ha solo da guadagnare da una caduta di Hamas. L’Egitto di al-Sisi è intransigente e rifiuta addirittura di aprire il valico di Rafah ai feriti per il timore che qualche boss di Hamas si possa nascondere tra di loro,magari vestito da donna. Gli altri paesi arabi sono tutti piuttosto tiepidi rispetto alle altre volte in cui Israele si è difeso dagli attacchi di Hamas. E poi hanno altre beghe a cui pesare (leggi ISIL).
E allora, perché fare questo favore ad Hamas? L’uso sistematico di scudi umani, il mettere i loro comandi e le loro batterie di missili in mezzo alla popolazione civile non può che fornir loro carne da macello, nuova carne fresca per la loro causa. E i loro fiancheggiatori non aspettano altro tanto che, per bruciare i tempi, pubblicano su internet fotografie della Siria spacciandole per quelle di Gaza.
Lo so, da parte israeliana la voglia di chiudere i conti in maniera definitiva con Hamas è molto forte. Israele non può lasciare che metà della sua popolazione sia ostaggio dei missili dei terroristi, ma se si potesse raggiungere lo stesso obbiettivo senza un bagno di sangue salutare solo per Hamas sarebbe meglio.
http://www.rightsreporter.org/guerra-gaza-carne-fresca-per-hamas-perche-i-terroristi-vogliono-la-guerra/
#6Emanuel Baroz
Hamas, Israele e i crimini di guerra
di Noemi Cabitza
Ieri Hamas ha tentato il colpo grosso. Ha sparato tre missili sulla centrale nucleare di Dimona. Secondo alcuni esponenti della difesa israeliana sarebbero stati tre M75, ma alcuni esperti mettono in dubbio questa versione perché gli M75 non hanno un sistema di guida in grado di “mirare a un obbiettivo” mentre i missili sparati ieri erano indirizzati proprio su Dimona, per cui pensano più ai micidiali M 302 Khaibar di produzione cinese e forniti ai terroristi, per loro stessa ammissione, dall’Iran.
Chiaramente le difese intorno a Dimona sono particolarmente attrezzate per cui non c’è stato alcun pericolo che la centrale nucleare venisse colpita, ma il gesto è molto significativo e dimostra come il gruppo terrorista miri alla strage di grosse dimensioni.
E’ da questo punto che vorrei partire per parlare di crimini di guerra, una frase di cui spesso i pacivendoli anti-israeliani si riempiono le bocche. Cosa è esattamente un crimine di guerra? I crimini di guerra sono un insieme di norme giuridiche racchiuse in quello che si definisce “diritto bellico”. Tra queste norme ce ne sono alcune che individuano nell’attacco deliberato a civili un crimine di guerra. Ho voluto rimarcare il termine “deliberato” perché è il succo del discorso.
Quando Hamas spara un missile verso un obbiettivo civile lo fa in maniera deliberata con l’intento di uccidere civili. Secondo il diritto bellico quello è un crimine di guerra. Quando Hamas usa i civili come scudi umani a difesa delle sue basi e delle sue rampe di lancio commette un crimine di guerra. Quando i terroristi di Hamas si nascondono tra la popolazione civile indossando abiti civili, cioè senza farsi riconoscere come combattenti, mettono in pericolo gli stessi civili e quindi commettono un crimine di guerra.
Però nessuno ne parla, nessuno che accusi Hamas di crimini di guerra. Al contrario, se Israele colpisce un obbiettivo militare posizionato in mezzo alle abitazioni civili, tutti pronti a blaterare di crimini di guerra. Cioè, se Hamas commette un crimine di guerra mettendo in pericolo la popolazione civile viene accusato Israele. E’ davvero un fatto curioso.
E se disgraziatamente Israele dovesse dare il via a una operazione di terra le cose peggiorerebbero perché, come si è ampiamente visto in passato, i terroristi di Hamas non esiteranno un momento a farsi scudo dei civili e, come ha detto ieri la Goracci (su RAI News 24) Gaza è uno dei luoghi più popolosi al mondo, quindi potenzialmente sarebbe una strage. Ma di chi sarebbe la colpa di questa strage? Di chi combatte in divisa perfettamente riconoscibile oppure di chi si traveste da civile, si fa scudo di donne e bambini e combatte da dentro le case civili?
Infine una piccola considerazione a margine. Il diritto bellico non viene applicato solo a due categorie di persone: alle spie e ai terroristi. Il motivo è proprio perché spie e terroristi non indossano una divisa e quindi non si rendono riconoscibili come combattenti. Esattamente quello che fanno i terroristi a Gaza. E allora, chi commette crimini di guerra?
http://www.rightsreporter.org/hamas-israele-e-i-crimini-di-guerra/
#7HaDaR
Chiedere scusa a tutte le famiglie ebree DEPORTATE dalla Striscia di Gaza.
Gli Ebrei sradicati e deportati dalla Striscia di Gaza con il cosiddetto “disimpegno” [síc!!! – ma disimpegno da che??? Israele ha continuato a MANTENERE gli Arabi di Gaza, a dar loro ELETTRICITÀ GRATIS, ACQUA GRATIS, ECC., RICEVENDONE IN CAMBIO MISSILI SULLA TESTA!!!] di Sharon, שר״י, dicono che il pubblico israeliano comincia a svegliarsi: “Noi difendevamo Israele coi nostri corpi”.
Il Dipartimento di Stato Americano c’è arrivato: “HAMAS è RESPONSABILE per le MORTI di CIVILI a GAZA”. L’Italietta e L’Europa ci arriveranno mai, o continueranno a essere neutrali tra terrore islamico e Israele?
#8roberto fiaschi
@HaDaR: GRANDE HADAR!!!! BEN DETTO!!!
#9HaDaR
@roberto fiaschi: Grazie. In questo momento mi sento – essendo in Italia – la piccolissima minoranza di una piccolissima minoranza… e ogni supporto fa bene al cuore… 😉