Israele sotto attacco: ancora missili dalla Striscia di Gaza sulle città israeliane. Lancio di missili anche dal Libano
Gerusalemme – Non si interrompe l’attacco di Hamas contro i civili israeliani: questa mattina le sirene d’allarme sono suonate nuovamente a Tel Aviv dove il sistema di difesa antimissile Iron Dome ha intercettato 3 missili lanciati dalla Striscia di Gaza. Ad Ashdod un uomo di 50 anni è rimasto gravemente ferito dall’esplosione di una stazione di servizio colpita da un razzo di Hamas.
L’impatto sulle pompe di benzina ha causato un grande incendio; l’uomo è rimasto intrappolato nella sua macchina in fiamme e a nulla è servito il tentativo dei presenti di aiutarlo. Quando è stato tirato fuori dai vigili del fuoco, aveva già ustioni in tutto il corpo; il Magen David Adom fa sapere che diverse persone, oltre al 50enne, sono state medicate e curate in loco (qui alcune foto dei danni causati dai missili che sobno sfuggiti ad Iron Dome).
Sfiorata la strage anche a Beersheba, una delle città più colpite dai missili a medio/lungo raggio, dove un missile ha centrato una palazzina, i cui residenti si sono salvati grazie ai bunker. Distrutto anche un centro sportivo. Paura anche nella zona di Sha’ar ha Negev ed Eshkol, dove i colpi di mortaio hanno distrutto una palazzina (per fortuna gli abitanti della stessa hanno fatto in tempo a correre nei rifugi) e ferito due soldati. Le sirene sono suonate anche nelle città di Holon, Bat Yam, Rishon LeZion, Lod, Ramat Gan e Bnei Brak. Tensione anche all’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv, a causa delle triettorie di alcuni missili. Mentre scriviamo queste righe il conto dei missili lanciati dalla Striscia di Gaza contro le città iraeliane è salito a 570 in poco meno di 4 giorni. Nel frattempo la marina israeliana ha reso noto di aver fermato una nave iraniana con un carico di armi dirette ai terroristi palestinesi della Striscia di Gaza.
Attacchi anche dal nord: 5 razzi sparati dal sud del Libano. Due hanno colpito Israele fra cui un’area vicino al Kibbutz Kfar Yuval; uno è caduto in Libano, non riuscendo a superare il confine; altri due sono stati intercettati dal sistema di difesa missilistica Iron Dome (in ebraico Kippat Barzel)
Thanks to Israele.net, Progetto Dreyfus e Allarme Rosso
Nella foto in alto: uno dei luoghi delle esplosioni causate dai missili lanciati dai terroristi palestinesi della Striscia di Gaza
#1Emanuel Baroz
Finché Hamas è un interlocutore, Israele sarà sotto attacco da Gaza
Editoriale comparso sul numero di ieri del Wall Street Journal, ripreso oggi dal quotidiano “Il Foglio”.
Nel 2005 Israele si è ritirato da Gaza, ma da allora è stato costretto a ingaggiare due guerre per fermare la pioggia di missili e di colpi di mortaio sparati dal gruppo terroristico Hamas e dai suoi alleati. Oggi Israele potrebbe dover combattere per la terza volta per proteggere i suoi cittadini da questi attacchi aerei lanciati senza un obiettivo preciso. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu sta progettando una campagna militare dopo che Hamas ha scatenato un’altra indiscriminata raffica di razzi caduti in profondità dentro al territorio israeliano. Un video postato su Facebook mostra un razzo lanciato sopra a un matrimonio, con tanto di grida e di sposina in fuga. Questa volta però Netanyahu dovrebbe scegliere di occuparsi della causa del problema più che trattarne soltanto i sintomi. Come “causa” intendiamo Hamas.
Quando Israele si è ritirato da Gaza, ha distrutto 21 insediamenti (e altri quattro in Cisgiordania) e ha trascinato via – forzatamente – novemila settler. Allora i governi occidentali nominarono emissari di alto livello, come l’ex presidente della Banca centrale, James Wolfensohn, per trasformare Gaza in una vetrina per il futuro stato palestinese. Gaza è diventata sì una vetrina, ma di tutt’altro tipo. In un anno – e in parte proprio a causa dell’assenza di Israele – è scoppiata nella Striscia la guerra civile tra Hamas e Fatah, il partito politico del presidente palestinese Abu Mazen. La guerra s’è stabilizzata nel 2007 quando Hamas ha preso il potere con la forza. E poi sono ricominciati i razzi contro Israele, un attacco che è finito con la reinvasione temporanea nel 2009.
Visto che ha voluto difendersi, Israele è stato denigrato come mai prima, anche attraverso il report Goldstone delle Nazioni Unite – di recente decantato dal suo autore, il giudice sudafricano Richard Goldstone (il report voluto dalla comunità internazionale accusava Israele così come anche i palestinesi di crimini di guerra e contro l’umanità). La guerra del 2009 ha ridotto il lancio dei missili in Israele per qualche tempo, ma nel novembre del 2012 Israele s’è trovato di nuovo costretto a combattere. Molte vite israeliane sono state risparmiate solo grazie alla nuova difesa missilistica di Iron Dome. Ora Hamas sembra aver deciso che un’altra guerra potrebbe fornire una grande opportunità politica – e pazienza per gli abitanti di Gaza. Nella regione, Hamas ha perso peso da quando non c’è più il sostegno del siriano Bashar el Assad e soprattutto dopo che l’esercito egiziano ha rovesciato il governo dei Fratelli musulmani di Mohammed Morsi al Cairo l’estate scorsa. Ecco che ora c’è l’occasione di ricominciare l’offensiva dei terroristi.
Hamas deve aver pensato di poter utilizzare l’assassinio del giovane palestinese da parte di una banda di vigilantes ebrei la settimana scorsa – che ha scatenato scontri a Gerusalemme est – per iniziare una terza Intifada contro Israele in tutto il territorio palestinese. La Cisgiordania è stata relativamente calma e prospera per quasi un decennio, e un nuovo confronto militare può mettere nell’angolo Abu Mazen e diminuire il potere politico di Fatah, creando nuove aperture per Hamas, mentre a livello internazionale Israele è ostracizzato. Hamas pensa di poter reiterare la guerra contro una potenza molto più forte perché Israele non ha mai preteso un prezzo fatale. L’aggressione di Hamas serve i suoi interessi politici, mentre i morti palestinesi servono i suoi interessi di propaganda. Questi obiettivi s’allargano quando i governi occidentali chiedono un contenimento mutuale, come se le due parti fossero egualmente responsabili delle violenze. “Insistiamo nel chiedere una de-escalation da entrambe le parti”, ha detto la portavoce del dipartimento di stato Jen Psaki, una richiesta che non ha alcun effetto su Hamas ma che mette pressione solo su Israele.
Il nostro consiglio agli israeliani è questo: se vogliono evitare di andare in guerra a Gaza ogni tre anni, devono distruggere Hamas come entità politica e come potere militare. Non c’è bisogno di una rioccupazione permanente di tutta Gaza, ma una campagna di terra che distrugga la capacità di Hamas di fare una guerra potrebbe essere necessaria. Forse bisognerà riprendere il controllo sul corridoio di Filadelfia lungo il confine con l’Egitto per prevenire il contrabbando sotterraneo di munizioni sempre più sofisticate, per lo più provenienti dall’Iran. Tutto questo sarà condannato dai soliti sospetti. Ma Israele sarà denunciato in ogni caso, per cui gli conviene almeno essere efficace. Nel lungo periodo, Gaza beneficerà del fatto di non dover per forza vivere sotto una leadership che porta senza motivo i cittadini in guerre distruttive e i palestinesi moderati della Cisgiordania potrebbero pure essere sotto sotto soddisfatti nel vedere umiliati i loro oppositori interni.
La pace tra Israele e i suoi vicini rimane un progetto a lungo termine, ma non ha alcuna possibilità di concretizzarsi finché Hamas è visto come un forte e quasi legittimo interlocutore politico.
(Fonte: Il Foglio, 11 Luglio 2014)
#2Emanuel Baroz
Israele non vuole il conflitto ma deve difendersi
Lettera al quotidiano “Avvenire” dell’Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede
di Zion Evrony
Caro direttore, l’otto luglio scorso i terroristi di Hamas hanno lanciato 146 missili da Gaza, di questi 117 hanno colpito Israele. Tre missili hanno colpito le colline di Gerusalemme, ma sono molte le città colpite in tutta Israele. Il 40% della popolazione israeliana, 3,5 milioni di persone, vivono sotto la costante minaccia dei missili. Le sirene degli allarmi, nelle ultime ore, hanno suonato incessantemente, e la loro voce è entrata con violenza nella vita di milioni di persone che hanno interrotto le preghiere, il lavoro, lo studio, i pasti. Tutto si è dovuto fermare ed è triste vedere che un’altra generazione di bambini sta crescendo sotto costante minaccia e senza conoscere la pace. Immaginate la vostra città, la vostra casa sotto continuo attacco missilistico, provate a pensare ai vostri figli che, mentre le sirene cominciano a suonare, stanno andando a scuola e hanno solo quindici secondi di tempo per trovare un rifugio. Quindici secondi che possono significare vita o morte. Israele vive una situazione molto difficile e ha il dovere di difendersi da un’organizzazione terroristica, Hamas, il cui unico scopo è quello di distruggerci. Come può essere tollerato un continuo lancio di missili sulle nostre città? Sui nostri civili? Sui nostri bambini? Israele non vuole la guerra, ma ogni Paese ha il dovere e il diritto di difendere la propria popolazione. La popolazione di Gaza non è nostra nemica e facciamo tutto il possibile per evitare vittime tra i civili. Nonostante tutto, Israele vuole la pace con i suoi vicini palestinesi. In passato, per la pace, Israele ha fatto grandi compromessi, e continua a credere nella soluzione dei due Stati: Israele, patria e Stato nazionale del popolo ebraico, e il futuro Stato Palestinese come patria e dimora del popolo palestinese.
(Fonte: Avvenire, 10 Luglio 2014)
#3Emanuel Baroz
L’unica via per una pace duratura
L’accordo con Abu Mazen ha permesso a Hamas di uscire dallo stato di isolamento in cui si trovava ottenendo una legittimazione. Lettera al quotidiano “la Repubblica” dell’Ambasciatore d’Israele a Roma.
di Naor Gilon,
Caro direttore,
il conseguimento della pace fra Israele e i suoi vicini e fra Israele e il popolo palestinese non è per noi soltanto una questione di politica estera. La pace è da sempre una profonda aspirazione del popolo ebraico, radicata a fondo nella tradizione ebraica e invocata da ogni ebreo credente molte volte al giorno, durante le preghiere.
Purtroppo Io Stato d’Israele si trova nuovamente di fronte alla necessità di reagire con potenza alla serie di assassini, incessanti attacchi missilistici contro la popolazione civile condotti da Hamas, nota a tutta la comunità internazionale, comprese Italia ed Europa, come sanguinaria organizzazione terroristica. In questi giorni piovono su Israele centinaia di missili, anche su Tel Aviv e Gerusalemme. Circa due terzi di israeliani vivono attualmente sotto minaccia per le loro vite. Nessun governo al mondo tollererebbe una simile situazione.
La condotta di Hamas non sorprende; basta leggere la sua carta costitutiva, che invoca la distruzione dello Stato d’Israele e l’uccisione degli ebrei, che non riconosce l’esistenza d’Israele, e che promuove la stessa ideologia di altre organizzazioni estremiste del Medio Oriente, come l’Isis in Iraq che soltanto una settimana fa ha dichiarato anche di voler conquistare Roma. ll terrorismo è terrorismo, e la lotta per sconfiggerlo deve essere condotta insieme. Nonostante tutto ciò, il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen ha scelto di stipulare un patto, qualche settimana fa, proprio con Harnas, facendo cosi saltare il tavolo dei negoziati con Israele. L’accordo della cosiddetta “riconciliazione” ha permesso a Hamas di uscire dall’isolamento in cui si trovava e ottenere legittimazione e sicurezza per poter riprendere, in modo ancora più intensivo, le azioni terroristiche da Gaza e anche nella West Bank. Il rapimento e l’efferato assassinio dei tre adolescenti israeliani e il lancio incessante di decine di missili contro civili innocenti sono il risultato di tutto ciò.
Se l’obiettivo dell’esecutivo di unità nazionale era quello di creare un governo palestinese unitario, perché Abu Mazen non ferma il lancio incessante di missili da Gaza? La conclusione che se ne trae è che Abu Mazen non ha alcuna capacità di attuare la propria responsabilità a Gaza, oppure non ne ha la volontà. Entrambe le opzioni sono gravi.
Quando in Israele degli estremisti hanno deciso di compiere l’esecrando assassinio del ragazzo palestinese, la classe politica israeliana ha condannato l’omicidio, e gli apparati preposti all’applicazione della legge si sono adoperati intensamente e sono riusciti ad arrestare i responsabili. Costoro saranno puniti tutti nella maniera più severa possibile. In Israele non vi è alcuna tolleranza per la violenza e per chi si fa giustizia da solo.
E’ tempo che la comunità internazionale faccia rispettare le condizioni che essa stessa ha stabilito per Hamas: riconoscimento di Israele, degli accordi precedenti e l’abbandono del terrorismo. E’ anche tempo che il presidente dell’Autorità palestinese rompa quest’alleanza con Hamas e ritorni al tavolo dei negoziati con Israele senza precondizioni. L’unica via per giungere a una soluzione concordata di due stati per due popoli passa attraverso l’unione degli elementi pragmatici contro quelli estremisti e attraverso il negoziato.
(Fonte: La Repubblica, 10 luglio 2014)
#4Emanuel Baroz
Dalla bacheca dei nostri amici di Progetto Dreyfus riportiamo il seguente post:
Ecco un post del rabbino Pierpaolo Pinhas Punturello che ci ha colpito molto. Voi come ve lo immaginereste il mondo…?
“Un solo minuto. Per un solo minuto vorrei vedere come sarebbe il mondo se vincesse Hamas. Se i regimi come l’Iran avessero la meglio sull’occidente, se i talebani governassero sull’Afganistan, se i califfati di Iraq fossero regimi legittimamente accettati dall’ONU. Vorrei vedere le libertà dei miei amici di sinistra che fine farebbero ( ohibò ma in fondo anche io sono di sinistra seppur ebreo ed israeliano…o no?) che fine farebbero le istanze femminili, i diritti delle donne, come vestirebbero le mie amiche di Napoli, Roma, Milano, Londra. Come sarebbe la vita dei miei amici gay che troppo spesso adorano Tel Aviv dimenticato il prezzo che ci costano le libertà di Tel Aviv. Vorrei vedervi tutti amici miei senza un Israele da boicottare e da accusare di ogni crimine, mentre con il burka, le barbe, le spose bambine, le lapidazioni ed i corpi degli omosessuali impiccati vivreste le vostre vite. Senza più aria, senza più senso, senza più vita. Io difendo questo e voi? #vincessehamaschemondosarebbe ”
https://it-it.facebook.com/ProgettoDreyfus/posts/659973860745645
#5Emanuel Baroz
Guerra di Gaza: la riscossa dei tromboni da salotto
di Adrian Niscemi
Siria, 160.000 morti ammazzati, oltre tre milioni di profughi, immani stragi e violenze. Migliaia di “palestinesi” gazati, massacrati come carne da macello sia da Assad che dai “resistenti”. Sentito nulla? Sentito qualche “esperto” o qualche amante dei “palestinesi” alzare la voce, denunciare una strage, scrivere una dotta analisi sul problema? NO. Silenzio assoluto.
Egitto, Fratellanza Musulmana annichilita, decine di morti per le strade, centinai di condanne a morte, distruzione di tutti i tunnel che entrano a Gaza, costruzione di una barriera difensiva contro Hamas che ha comportato la distruzione di decine di case lungo il confine con Gaza. Sentito qualcosa dai soliti tromboni esperti di vicende palestinesi e arabe? NO. Silenzio assoluto.
Israele, centinaia di missili piovuti sul territorio israeliano, vari tentati di strage sventati, diversi avvisi lanciati in due anni di lanci continui di missili e appena si difende i tromboni partono all’attacco. Persino pseudo-ebrei da salotto, odiatori radical chic della loro stessa gente che si improvvisano esperti di vicende mediorientali che scrivono lunghi editoriali di accusa sulla “reazione sproporzionata” di Israele.
Come si spiega questa cosa? Perché gli 80 morti di Gaza valgono molto di più dei 160.000 morti siriani? E non mi si venga a dire che non è una questione di numeri, perché lo è eccome. E’ vero, un morto innocente è sempre un morto innocente, ma è più morto se muore a Gaza. Come mai? Semplice, perché se Assad ammazza 160.000 persone è nell’ordine delle cose, se invece un caccia israeliano uccide per sbaglio un abitante di Gaza che faceva da scudo umano commette un genocidio.
Ma qualcuno ha ancora il senso della misura? E’ vero, sarebbe meglio che non morisse nessuno, sarebbe meglio che Hamas la smettesse di sparare missili su Israele e che magari invece di comprare armi con quei soldi ci costruisse quei desalinatori che l’Unione Europea ha finanziato ormai una decina di volte. Sarebbe meglio che Israele invece di spendere milioni di dollari al giorno nel sistema Iron Dome li spendesse in welfare. Vorrebbe dire che c’è pace. Ma non c’è pace in Medio Oriente e se non c’è è perché un gruppo terrorista continua da anni a tenere in ostaggio 1,5 milioni di persone e a minacciare un intero paese. Un gruppo terrorista, non resistenti o combattenti per la libertà. Assassini seriali che non hanno nulla da invidiare a quelli dell’ISIL.
Non ci vuole una laurea in giornalismo o un master all’università di Gaza per capire questo. Eppure i tromboni da salotto, gli ebrei ebri d’odio verso i loro fratelli fanno di tutto per giustificare questi assassini. Lo sanno che sono assassini ma quando c’è di mezzo Israele l’odio prende il sopravvento. Prende così il sopravvento da far definire la morte accidentale di 80 persone un “genocidio” mentre il massacro deliberato di 160.000 persone passa in secondo piano, diventa una casualità. Si può essere così ipocriti?
http://www.rightsreporter.org/guerra-di-gaza-la-riscossa-dei-tromboni-da-salotto/
#6Emanuel Baroz
Israele: missili anche dal Libano. Si incendia anche il fronte nord?
di Sarah F.
Due missili sono stati sparati questa notte dal Libano verso il nord di Israele. Uno è caduto in territorio libanese per un “guasto tecnico” mentre l’altro è caduto in territorio israeliano. I media libanesi parlano del lancio di tre missili ma per quanto si sa da fonti dell’IDF i missili sarebbero effettivamente due.
Immediata la risposta israeliana. Una salva di colpi di artiglieria è stata sparata contro il punto di origine del lancio mentre nel frattempo è stata avviata la procedura di avviso nei confronti di UNIFIL.
Il fatto, sebbene sia avvenuto senza provocare danni o feriti, preoccupa molto le autorità israeliane. Si pensa però che non sia Hezbollah il responsabile del lancio quanto piuttosto qualche fazione palestinese che opera in Libano in una di quelle zone franche che sono i cosiddetti “campi profughi”. Allarma più che altro la possibile infiltrazione di terroristi dal confine nord o addirittura dal Golan. Per questo la condizione di allerta è stata portata al massimo livello.
Prosegue intanto senza sosta il lancio di missili sul Sud di Israele dalla Striscia di Gaza. Questa mattina è stata colpita una stazione di servizio a ad Ashdot. L’esplosione ha ferito gravemente un uomo israeliano di 50 anni e ne ha ferito in maniera meno grave un altro. Durante la notte sono stati lanciati missili contro Ashdod e conto i consigli regionali di Nes Tziona, Rehovot, Gan Yavne, Netivot, Kiryat Malachi, Sha’ar HaNegev e Hof Ashkelon. Allarmi sono suonati anche più a nord, fino a Tel Aviv e Gerusalemme.
http://www.rightsreporter.org/israele-missili-anche-dal-libano-si-incendia-anche-il-fronte-nord/