Striscione di insulti contro Israele blocca l’entrata della sinagoga di Vercelli
Vercelli, 18 Luglio 2014 – «Stop Bombing Gaza, Israele assassini. Free Palestinese». Questo lo slogan scritto su uno striscione attaccato sul cancello di entrata della sinagoga di Vercelli, tempio di una delle più antiche comunità ebraiche italiane. Il cartello è stato legato in modo da impedire l’accesso ai fedeli in preghiera.
L’azione è stata commentata dal presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici: «Davanti all’entrata principale della Sinagoga di Vercelli è stato affisso un ignobile striscione. Un luogo sacro è stato violato con scritte che inneggiano all’odio. Certi metodi utilizzati da chi vuole la distruzione di Israele non possono essere accettati sul territorio italiano. Oggi siamo tutti vicini alla Comunità Ebraica di Vercelli e alla sua presidente Rossella Bottini Treves che deve affrontare un vero oltraggio al Tempio della sua città. Offese del genere, in un momento così delicato per Israele e per i civili palestinesi, alzano pericolosamente l’asticella della tensione. La mente corre indietro verso il 1982 quando davanti al Tempio Maggiore di Roma fu lasciata una bara in segno di protesta: pochi giorni dopo assistemmo all’attentato in cui morì il piccolo Stefano Gay Taché. Consapevoli del grande sforzo che le forze dell’ordine stanno già compiendo, chiediamo sia fatta al più presto luce su questa vicenda e che i responsabili del vergognoso striscione vengano individuati. Non è questo il tempo per sottovalutare alcuna protesta avanzata con violenza anche verbale».
(Fonte: Il Messaggero, 18 Luglio 2014)
Thanks to Progetto Dreyfus
Nella foto in alto: lo striscione contro Israele lasciato nella notte sul cancello dell’entrata alla sinagoga di Vercelli
#1Emanuel Baroz
SINAGOGA DI VERCELLI: “ASSASSINI” PERCHE’ ISRAELE E’ IN GUERRA CONTRO HAMAS
Queste le scritte apparse stanotte sul cancello della sinagoga di Vercelli. A dimostrazione che l’odio anti israeliano è in verità un odio anti ebraico, queste parole suonano minacciose e pericolose quanto lo fu la bara posta nel 1982 davanti alla sinagoga di Roma. Tutti sanno come andò a finire: il 9 ottobre di quell’anno, un commando di terroristi palestinesi, aiutati dai NOSTRI politici e dai NOSTRI partiti e avvantaggiati dall’odio che i NOSTRI giornalisti avevano alimentato insieme ai NOSTRI sindacati, lanciarono bombe a mano e spararono con le mitragliatrici ai fedeli che uscivano dal Tempio. Un morto, Stefano di due anni, e decine i feriti.
Resta da capire quali sono i NOSTRI politici, giornalisti, sindacati, associazioni che considerano gli ebrei cittadini italiani di serie B, ancora oggi. Bisogna capire bene e in tempo chi pensa che gli ebrei italiani meritino di morire per la propria vicinanza ad uno Stato in guerra contro il terrorismo palestinese. Vengano fuori tutti coloro che piangono gli ebrei quando sono morti, ma non li difendono quando sono ancora in vita. Come chi è andato a piangere le vittime di Bruxelles al Museo Ebraico di Roma, ma dieci giorni prima chiedeva di firmare la petizione per il rilascio del terrorista palestinese Marwan Bargouti, che si è macchiato di attentati e rappresaglie nei confronti di civili israeliani innocenti. O come chi ha continuato a gettare fango su Israele mentre gli avevano rapito i tre studenti di 16 anni, per poi piangerli soltanto quando erano ormai salme esanimi.
Le parole pesano come macigni sulle spalle dei comunicatori di professione. La loro responsabilità è immensa e il loro lavoro può essere l’ago della bilancia tra il legittimo sentimento di odio verso la guerra e il fatale sentimento di odio verso le persone, verso gli ebrei.
Ogni politico, ogni giornalista può decidere se usare la gomma o la matita, se cancellare ponti fra i popoli o disegnarne di nuovi.
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#2Emanuel Baroz
Assolti per lo striscione contro Israele sulla sinagoga di Vercelli: “Non fu odio razziale”
Il giudice ha ritenuto che la protesta di due antagonisti non rappresentasse un caso di antisemitismo
di Federica Cravero
Il tribunale di Vercelli ha assolto dall’accusa di incitamento all’odio razziale Alessandro Jacassi e Sergio Caobianco, due vercellesi che nel luglio 2014 avevano appeso uno striscione sulla sinagoga di via Foa con le scritte “Stop bombing Gaza”, “Free Palestine” e “Israele Assassini”. Assistiti dagli avvocati Gianluca Vitale e Laura Martinelli, i due avevano rivendicato la protesta, che era avvenuta nei giorni dell’operazione Margine protettivo condotta dall’esercito israeliano contro Hamas ma avevano anche spiegato che “l’azione non era a sfondo razzista: era un grido di dolore di fronte al bombardamento di Gaza. Non aveva assolutamente niente a che fare con il popolo ebraico, la cui storia amiamo e rispettiamo più di chiunque altro”.
La procura, invece, aveva chiesto per loro quattro mesi di reclusione. La Comunità ebraica di Vercelli, assistita dall’avvocato Tommaso Levi, si era costituita parte civile. All’indomani dell’episodio i responsabili della sinagiga avevano presentato una denuncia per diffamazione, mentre il reato contestato dalla procura era stato di istigazione all’odio razziale. “Dal nostro punto di vista – spiega la presidente della
comunità, Rossella Bottini Treves – non è mai stato un processo di natura politica né un processo sul conflitto israelo-palestinese, ma il gesto è ritenuto grave perché possibile oggetto di pericolose strumentalizzazioni. Riteniamo, infatti, che il tempio israelita sia un luogo sacro e inviolabile e quindi sarà nostro compito tutelarne l’integrità, la sicurezza e denunciare qualsiasi tipo di oltraggio si dovesse verificare in futuro”.
http://torino.repubblica.it/cronaca/2017/05/24/news/assolti_per_lo_striscione_contro_israele_sulla_sinagoga_di_vercelli_non_fu_odio_razziale_-166313745/