La Dolce Vita dei capi di Hamas

 
Emanuel Baroz
19 luglio 2014
7 commenti

La Dolce Vita dei capi di Hamas

Dettagli sullo stile di vita non troppo uguale a quello della popolazione che si dice di difendere e informazioni su come questa disparità inizia ad essere criticata dagli stessi palestinesi…

di Rossana Miranda

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Chi vede le foto di Gaza può rendersi conto che la maggior parte della popolazione vive nella povertà assoluta. Il 90% degli abitanti non hanno possibilità economica di pagare alimenti e servizi e il 65% è disoccupato. Secondo la Banca Mondiale la Striscia di Gaza è il terzo “Paese” arabo più povero dopo il Sudan e lo Yemen, anche questi colpiti da conflitti etnici e religiosi. Nel suo blog, l’attivista palestinese Raji Surani spiega che “la vita qui a Gaza è diventata catastrofica dal 2007”, quando cominciò il cerchio israeliano nella zona sotto controllo di Hamas.

IL LUSSO DI HAMAS

Poche immagini però mostrano il lusso nel quale vivono i leader di Hamas, l’organizzazione terroristica palestinese. Uno dei capi, Khaled Meshaal, politico che appartiene alla fazione siriana dell’organizzazione, ha visto colpita la sua popolarità proprio per questo: i militanti non tollerano più il lusso nel quale vive e si chiedono da dove provengono i soldi con i quali si è arricchito negli ultimi anni.

LE OPERAZIONI DI HANIYEH

Lo scontento dei palestinesi e del mondo arabo in generale è in aumento. La rivista egiziana Rose al-Yusuf ha denunciato che l’ex primo ministro Ismail Haniyeh, nato nel campo profughi di Shaty, ha pagato quattro milioni di dollari per una casa di 2500 metri quadri a Rimal, un quartiere di lusso sul mare a Gaza City. Per non dare nell’occhio le operazioni sono state fatte da un’altra persona di famiglia. Un altro suo figlio, invece, è stato fermato a Rafah con una valigia contenente un milione di dollari in contanti.

I SOLDI EGIZIANI

Un altro fondatore di Hamas che non si risparmia quando si tratta del suo stile di vita è Ayman Taha. Nel 2011 è riuscito a comprare una villa di tre piani in centro a Gaza per 700mila dollari. I tunnel da Gaza a Israele e le mediazioni con il governo egiziano di Mohamed Morsi sono state decisive per guadagnare queste somme.

LA STAMPA ARABA

Ora che gli israeliani hanno dato il via ad un’operazione di terra (partita ieri per chiudere alcuni tunnel) i palestinesi sono più indignati e lanciano critiche pesanti ai leader di Hamas attraverso i media arabi. Le accuse sul benessere in cui vivono, mentre a Gaza si muore di fame, arrivano non solo dai rivali storici ma anche da antichi alleati nella resistenza: l’Arabia Saudita, l’Egitto di Al-Sisi e i Fratelli musulmani.

LA RABBIA DELLA STAMPA EGIZIANA

La stampa ha fatto luce sulle condizioni in cui vive la leadership di Hamas. E così un giornalista egiziano sostenitore dei Fratelli Musulmani ha insistito che le forze armate in Egitto hanno problemi interni a cui fare fronte e non possono accogliere la loro richiesta di aiuto. La liberazione di Gerusalemme non è tra le priorità. Stessi commenti sono stati pubblicati dai principali media siriani.

GLI ALBERGHI DI LUSSO IN QATAR

Uscite dal vostro albergo in Qatar e venite a combattere a Gaza”, ha scritto l’editorialista egiziano Jaled Mash´al. E ha aggiunto: “Dove è lo spirito eroico? Uscite dagli alberghi a Doha dove tanto avete goduto e scendete nel campo di battaglia a lottare contro il nemico sionista che uccide i frutti dei nostri alberi… Non moriremo di fame mentre voi assaggiate le delizie dei tavoli a Doha”.

PERDITÀ DELLA LEGITTIMITÀ

In un articolo intitolato “Gaza non è Hamas” pubblicato dal quotidiano Al-Gumhouriyya, l’analista Nagla Al-Sayyid spiega che Hamas sta perdendo la sua legittimità perché negozia con il sangue dei palestinesi e approfitta degli aiuti finanziari che raccoglie per promuovere interessi politici ed ideologici: “Che terribile è vedere bambini, donne e persone anziane vittime del nemico sionista che compie crimini contro l’umanità… Hamas ha danneggiato la causa palestinese e ha dimostrato essere un movimento di imbecilli e fallito”.

STRUMENTO DI ODIO

Sul sito Elaph.com, lo scrittore e giornalista egiziano Kamal Gabriel compara Hamas ad Hitler, dicendo che ha creato danni alla causa del popolo palestinese, ferendolo più di Israele: “È un fatto tragico quando un dittatore o una banda di delinquenti si fa carico di un popolo e lo fa diventare ostaggio e strumento. Hitler in Germania e Saddam Hussein in Irak l’hanno fatto in passato; Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza lo fanno ora. I “Fratelli distruttivi” (Fratelli Musulmani, ndr) ci sono quasi riusciti in Egitto”.

Formiche.net

Nella foto in alto: i leader di Hamas nel loro aereo privato (!)

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  • #1Emanuel Baroz

    24 Lug 2014, 18:40 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    “…Non tutti se la passano male, nella Striscia di Gaza. Come annota YNetNews, prima del colpo di stato del 2007, Ismail Haniyeh era un signor nessuno, cresciuto e vissuto in un campo profughi nel nord dell’enclave palestinese. Oggi, il capo politico di Hamas è considerato un milionario: nel 2010 risulta aver versato un corrispettivo di 4 milioni di dollari per un lussuoso appartamento che si affaccia sulla spiaggia di Gaza City (l’appartamento risulta intestato al genero, per evitare imbarazzanti confronti con il popolo). In aggiunta quasi tutti i suoi 13 figli risultano intestatari di terreni e abitazioni nella Striscia di Gaza. Si ritiene che le ricchezze di Haniyeh provengano dal fiorente contrabbando di merci, caduto in disgrazia da un anno, quando la defenestrazione di Morsi ha portato il nuovo governo del Cairo a detonare e intasare con liquami buona parte dei tunnel che solcavano il sottosuolo al confine fra Egitto e Striscia di Gaza. Secondo molte fonti, i contrabbandieri erano costretti a versare all’organizzazione terroristica islamica il 20% del valore delle merci illegalmente introdotte. Grottesco come Hamas sia salita al potere per lo sdegno della popolazione nei confronti della corruzione dilagante di Al Fatah; salvo in seguito ripercorrerne fedelmente le gesta piùspregevoli. Il quotidiano citato riporta testimonianze di un vero e proprio boom immobiliare; concentrato in abitazioni dal valore superiore al milione di dollari. Il professor Ahmed Karima dell’Università Al-Azhar in Egitto, cita l’esistenza di 1200 milionari a Gaza, soltanto nell’entourage di Hamas. Altre fonti confermano l’esistenza di ben 1700 milionari, soltanto fra i gerarchi e gerarchetti di Hamas. La “prigione a cielo aperto” tale non è per tutti….”

    http://ilborghesino.blogspot.it/2014/07/per-hamas-finche-ce-guerra-ce-speranza.html

    24 Lug 2014, 19:01 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Gaza, dirigenti di Hamas ricchissimi e popolazione allo stremo. Ville miliardarie al mare vs il nulla più totale

    di Lorenzo Bianchi

    Prima dell’operazione Margine di Protezione il 50 per cento degli abitanti di Gaza era disoccupato e più o meno la stessa percentuale viveva al di sotto della soglia della povertà. Un contrasto che stride con la ricchezza, per lo più recente, degli alti papaveri di Hamas. L’ex primo ministro Ismail Haniyeh, 51 anni, nato nel campo profughi di Shaty, secondo la rivista egiziana Rose al-Yusuf, ha sborsato 4 milioni di dollari per una proprietà di 2500 metri quadrati in riva al mare a Rimal, l’area più elegante di Gaza City. Il rogito, per evitare imbarazzi, sarebbe stato registrato a nome del marito della figlia. Il suo primogenito è stato fermato sul versante egiziano del valico di confine di Rafah. Aveva milioni di dollari in contanti. Voleva portarli a Gaza. I tunnel, fino a quando non sono stati distrutti in gran parte dall’Egitto guidato dal generale al-Sisi, sono stati una fonte di reddito cospicua. Di colpo è fiorito un mercato rampante per le ville di lusso. Molti caporioni hanno dirottato i soldi verso l’Egitto, soprattutto nell’anno nel quale il Paese è stato guidato da Mohamed Morsi. L’uomo chiave di questi investimenti era Ayman Taha, uno dei fondatori di Hamas. Le mediazioni gli hanno permesso di acquistare nel 2011 una villa di tre piani nel centro della Striscia, sborsando almeno 700 mila dollari.

    Solo in Siria nel 2011, prima che divampasse la rivolta contro Bashar Assad, Hamas aveva beni che valevano 550 milioni di dollari. Fra le diverse attività c’era anche una compagnia di cargo intestata a un uomo d’affari vicino a Moussa Abu Marzouk, il numero due del Movimento di resistenza islamica che mercoledì al Cairo ha partecipato a colloqui su un’ipotesi di tregua già respinta dall’ala militare. Quando Hamas ha dovuto chiudere il suo ufficio di Damasco, per via dell’aperto dissenso con la risposta sanguinosa del regime alle prime proteste di piazza, il capo politico Khaled Meshaal ha dichiarato che non è riuscito a recuperare i 12 milioni di dollari custoditi nella sua cassaforte. Subito dopo ha dovuto fuggire in Qatar. Nell’emirato del Golfo il Grande Capo, il figlio e la moglie del rampollo avrebbero quote dell’immobiliare Fadil, una società immobiliare che progetta di costruire 4 torri i cui spazi superano i 27 mila metri quadrati (diecimila destinati a uffici e a un centro commerciale).

    Secondo un rapporto della Banca Mondiale la striscia di Gaza è il terzo Paese arabo più povero dopo il Sudan e lo Yemen. Robert Turner, direttore delle operazioni dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che assiste i profughi palestinesi dal 1948, descrive all’agenzia palestinese Ma’an il loro futuro: “Il ripristino della calma significa ritorno a all’ottavo anno di blocco. Ossia la metà della popolazione disoccupata o non pagata. I produttori, soprattutto agricoli, non hanno in pratica nessun accesso a mercati che non siano Israele o la Cisgiordania. Perfino le nonne, per ragioni di sicurezza, non possono frequentare l’Università palestinese di Bir Zeit in Cisgiordnia. Il sistema sanitario del governo è al collasso. Di sicuro funzioneranno regolarmente solo le nostre 245 scuole. Abbiamo progetti per nuove strutture di istruzione per 100 milioni di dollari in attesa di un ok israeliano. Procedure che dovrebbero esaurirsi in due mesi ne richiedono di solito almeno 20”.

    Il Governo palestinese di unità nazionale, nato grazie all’intesa del 23 aprile con al-Fatah di Abu Mazen, non sta pagando i salari agli ex impiegati del governo di Gaza, primi fra tutti i poliziotti. Il Qatar ha offerto venti milioni di dollari per colmare il buco, ma le filiali delle banche palestinesi a Gaza non vogliono essere il canale dei versamenti, perché non hanno nessuna voglia di crearsi problemi con Israele. Gerusalemme infatti ha vietato tassativamente il trasferimento di quattrini a impiegati di Hamas. Turner riassume la complessa questione in una semplice domanda: “La gente qui si chiede chi governerà Gaza. Nessuno è in grado di rispondere”.

    http://www.huffingtonpost.it/2014/07/17/gaza-dirigenti-di-hamas-ricchissimi-e-popolazione-allo-stremo_n_5594433.html

    24 Lug 2014, 19:02 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Hamas: Khaled Mashal dal suo rifugio di lusso rigetta la tregua

    Facile fare i bulli con le vite altrui, specie se si vive in un lussuoso albergo in Qatar. E’ la storia di Khaled Mashal, leader di Hamas, che ieri sera in una conferenza stampa ha rigettato tutte le proposte avanzate da Egitto e Lega Araba per un cessate il fuoco perché queste proposte non prevedevano il totale annullamento del blocco su Gaza.

    «Noi rifiutiamo il cessate il fuoco e qualsiasi negoziato – ha detto Mashal ai giornalisti – lo abbiamo fatto in passato e lo faremo in futuro». Il nodo della questione è semplicissimo: Hamas non vuole smilitarizzare la striscia di Gaza e vuole via libera all’acquisto di armi di ogni tipo con la totale rimozione del blocco.

    Poi il leader di Hamas si è vantato per quella che ha definito “una grande vittoria di Hamas”, cioè l’ordine delle compagnie aeree straniere di proibire i voli su Tel Aviv a seguito di un missili lanciato dai terroristi verso l’aeroporto Ben Gurion. «Se loro (Israele n.d.r.) impongono il blocco su Gaza noi imporremmo il blocco su Israele» ha detto trionfante il leader terrorista approfittando della stupida decisione presa dagli organi di controllo del volo di USA e Unione Europea.

    Fatto questo, Khaled Mashal è tornato alla sua routine quotidiana fatta di saune, palestra, partite a ping pong e donnine compiacenti, il tutto mentre gli abitanti di Gaza sono costretti dai terroristi a fare da scudi umani per difendere le armi e i tunnel del terrore.

    http://www.rightsreporter.org/hamas-khaled-mashal-dal-suo-rifugio-di-lusso-rigetta-la-tregua/

    24 Lug 2014, 19:03 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    24 Lug 2014, 19:03 Rispondi|Quota
  • #6Emanuel Baroz

    24 Lug 2014, 19:03 Rispondi|Quota
  • #7Frank

    Purtroppo questa notizia per i politici UE e pacifinti non é una novità. Questo é la grande vergogna che questi assasini vengono foraggiati dagl’occidentali e organizzazioni varie. comunque non mi commuove più di quel tanto riguardo la povertà dei Palestinesi di gaza. L’hanno voluta loro questa banda di delinquenti, se osservate dalle loro notizie tramite TV o giornali arabi, sì li odiano la minima parte ma marcano sempre che la colpa é di Israele. Per loro questa popolazione palestinese é solo Israele il colpevole e da eliminare (non i loro capi hamas). Dunque per questo problema non é necessario evidenziarlo più di quel tanto, se muoiono di fame e hanno problemi di vita, che si ribella al posto di lanciare sassi e uccidere gli israeliani. Spero solo che IDF riesca annientare questa cozzaglia di terroristi e cacciarli in mare per sempre, altrimenti il problema terrorismo attorno a Israele diventa sempre più minaccioso. Se Israele vuole vivere tranquillamente senza più queste problematiche, deve decidere se stessa senza l’intralcio occidentale e USA. Comunque tutto quanto sta succedendo a Gaza con questi Tunnel, l’hanno avuta anche i politici e i comandi IDF che non si sono mai impegnati a stroncare nel giusto momento queste costruzioni e bloccare il transito di cemento che entrava a Gaza. Lo sapevano anche i paracarri che era strana questa situazione, ma il lassismo politico israeliano a dato coraggio ad Hamas di costruire tutto questo. penso che quando terminerà il ripulisti da parte dell’IDF, molte cariche politiche perderanno il cadreghino compreso 1° ministro detto BIBI . Se accade é giusto perché sono parte colpevoli di tutto quanto succede.

    26 Lug 2014, 15:34 Rispondi|Quota