Wuppertal (Germania): bombe molotov contro sinagoga. Arrestato un palestinese

 
Emanuel Baroz
30 luglio 2014
1 commento

Germania, bombe molotov lanciate contro una sinagoga: arrestato un palestinese

molotov-sinagoga-germania-antisemitismo-focus-on-israelBerlino, 29 Luglio 2014 – Nuovo episodio di antisemitismo in Germania: diverse molotov sono state lanciate contro l’ingresso della sinagoga di Wuppertal, nel Nordreno-Vestfalia. Nessuno è rimasto ferito, e non ci sono stati danni al tempio.

Un giovane di 18 anni, che ha detto di essere palestinese, è stato arrestato, col sospetto di aver partecipato all’azione con altri due uomini riusciti a fuggire.

Lo sconcerto, il giorno dopo, è forte, nella comunità ebraica: il presidente del consiglio centrale degli ebrei in Germania, Dieter Graumann, si è detto «senza parole». Mentre la numero uno della comunità di Monaco, Charlotte Knobloch, ha lanciato un appello allarmato: «gli ebrei non si facciano individuare come ebrei, perchè rischiano in questo momento di essere vittime di attentati».

Non è la prima volta in cui si verificano episodi tali in Germania: la Frankfurter Allgemeine Zeitung riporta, ad esempio, delle minacce ricevute dal rabbino di Francoforte: telefonate minatorie di un sedicente «palestinese che vive con la sua famiglia a Gaza». E «non si tratta di un fenomeno nuovo», secondo gli inquirenti. «La notizia sull’attacco alla sinagoga ci lascia tutti senza parole», ha detto Graumann. Ci sono state diverse minacce a istituzioni ebraiche, ha continuato parlando al Rheinische Post, secondo un’anticipazione, e la situazione va monitorata «con grande attenzione».

Toni anche più gravi nell’appello della Knobloch in un’intervista in uscita domani con il giornale Koelner Stadt Anzeiger: «Quello che viviamo al momento è il tempo più preoccupante e minaccioso dal 1945. Da noi i telefoni non tacciono. Ci troviamo a confronto con offese e parole di odio – ha denunciato – che gli ebrei nel nostro paese vengano di nuovo offesi e attaccati, non dovremmo accettarlo mai. E quando le sinagoghe bruciano è il tempo di chiedere a chi ne ha la responsabilità: che dobbiamo fare per proteggere i concittadini ebrei?». Secondo la Knobloch, che è ex presidente del consiglio centrale «la campagna diffamatoria nei confronti degli ebrei ha raggiunto un nuovo livello di intensità nel nostro Paese. Sono molto preoccupata – ha concluso – perchè non vedo arrivare nulla dalla società, non sento il grido: Ora basta!».

(Fonte: Il Messaggero, La Presse, Adnkronos, 29 Luglio 2014)

Nella foto in alto: la sinagoga di Wuppertal, in Germania, oggetto di un attentato incendiario

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  • #1Emanuel Baroz

    Molotov su sinagoga, sgomento in Germania

    di Giovanni Stringa

    BERLINO — Nella vetrina di una libreria della capitale tedesca, a due passi dalla Nuova sinagoga bruciata dai nazisti nel 1938, c’è una foto in bianco e nero di volti giovani e sorridenti. È la copertina di un libro che racconta la vita degli ebrei a Berlino prima dell’arrivo al potere di Adolf Hitler. Mai quei giovani, in quella foto di inizio secolo, avrebbero potuto immaginare quello che poi è successo tra il 1933 e il 1945. E, ancora di più, mai avrebbero potuto prevedere che l’ondata di antisemitismo si sarebbe ripetuta una seconda volta: oggi, nonostante tutte le atrocità di quei 12 anni di potere nazista, la Germania sta rivivendo alcuni slogan e alcuni assalti del passato. Certo, la situazione è ben diversa. Ma alcune parole sono le stesse: è successo venerdì scorso, quando — all’interno di altrimenti pacifiche manifestazioni sulla pesante situazione a Gaza — un piccolo gruppo ha gridato il saluto nazista «sieg heil» con l’invito a «gasare Israele».

    E la scorsa notte, secondo la polizia, tre uomini hanno lanciato alcune molotov contro la sinagoga di Wuppertal, nella parte occidentale del Paese. Un diciottenne di origine palestinese, sospettato di essere fra gli artefici dell’attacco, è stato arrestato. Non ci sono feriti. «In Germania gli ebrei vengono perseguitati come nel 1938», aveva detto — solo pochi giorni fa — l’ambasciatore israeliano a Berlino, Yakov Hadas-Handelsman. Ieri, dopo l’assalto alla sinagoga, l’ex presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, Charlotte Knobloch, ha invitato gli ebrei nel Paese a «non rendersi riconoscibili» come tali. Knobloch, che ora è presidente della Comunità ebraica di Monaco e dell’alta Baviera, ha così commentato l’attacco a Wuppertal: «Quello che viviamo oggi è il periodo più preoccupante e minaccioso dal 1945».

    Sono numeri non grandi, ma «arcobaleno» (e in diversi Paesi d’Europa): dietro le azioni e le parole antisemite non ci sono certo le folle dei raduni del periodo nazista, eppure i colori della rabbia sono più d’uno. È il connubio tra estrema destra razzista e estrema sinistra anti-israeliana. Ma la quasi totalità della società tedesca resta fuori: pro o contro Israele, ma senza risvolti razzisti o violenti. E i giornali hanno fatto la gara nel lanciare appelli contro l’antisemitismo.

    Almeno in un caso, però, la campagna «anti-anti» ha svelato un’altra deriva all’interno della società tedesca, questa volta nei confronti della religione musulmana: sul quotidiano Bild un commentatore ha scritto che tutti i seguaci dell’Islam sono potenziali delinquenti. «Questo — ha aggiunto — si dovrebbe tenere particolarmente in considerazione, a proposito di immigrazione e diritto d’asilo». Tra i politici, il verde Volcker Beck ha subito chiesto alla Bild di scusarsi davanti a tutti i musulmani. E, a stretto giro di posta, i vertici del giornale hanno preso le distanze dall’articolo.

    Pochi giorni fa le tensioni hanno riguardato anche lo sport. Sempre nel cuore di lingua tedesca dell’Europa, ma non in Germania bensì in Austria. Durante una partita di calcio tra la squadra francese del Lille e gli israeliani del Maccabi Haifa, alcuni manifestanti pro-Palestina sono entrati in campo scatenando una rissa con i giocatori della città sulla costa d’Israele. Così il successivo match del Maccabi Haifa, questa volta con la squadra tedesca del Paderborn, è stato annullato «per motivi di sicurezza».

    (Fonte: Corriere della Sera, 30 Luglio 2014, pag. 9)

    31 Lug 2014, 18:37 Rispondi|Quota