Hamas: La nostra guerra non è contro l’assedio di Gaza, ma per prendere tutto il paese
La realtà della guerra a Israele (fra una tregua e l’altra) spiegata dai suoi stessi nemici
Dal comizio del portavoce di Hamas Abu Zuhri, trasmesso alla tv Al-Aqsa di Hamas (17 agosto 2014):
Abu Zuhri: «E’ giunto il momento che diciamo che la nostra vera guerra non mira all’apertura dei valichi di frontiera. La nostra vera guerra mira alla liberazione di Gerusalemme, ad Allah piacendo».
Slogan per la folla: «Khaybar, Khaybar [simbolo della sconfitta e sottomissione degli ebrei ad opera di Maometto], oh ebrei, l’esercito di Maometto sta tornando. Resistenza, resistenza, siamo tutti con la resistenza».
Abu Zuhri: «La guerra continuerà. Comunque è tempo che diciamo che il nostro popolo non rigetta soltanto il blocco [di Gaza]. Il nostro popolo rifiuta di accettare la continua immondizia dell’occupante sulla nostra terra. Pertanto, a partire da oggi, la resistenza si prepara non all’apertura di un valico di frontiera qui o là, bensì alla liberazione della nostra terra di Palestina. Questa è la verità che Netanyahu deve capire. Siamo più determinati di prima a combattere la guerra di liberazione per porre fine all’insediamento [Israele] e alla giudaizzazione, e per liberare la nostra terra e i luoghi santi. Siamo più decisi a farlo, dopo la grande vittoria della resistenza in questa eroica guerra».
(Fonte: Memri, 17 Agosto 2014)
#1Daniel
Da un’intervista a Isra Al-Mudallal, capo relazioni estere del “ministero” dell’informazione di Hamas, alla tv libanese al-Mayadeen (14 agosto 2014):
https://www.youtube.com/watch?v=mVjDiI1xm4U
Isra Al-Mudallal: «Sin dall’inizio dell’aggressione contro la striscia di Gaza è stato dichiarato uno stato d’emergenza ai valichi di frontiera, soprattutto al valico di Beit Hanoun, noto anche come valico di Erez, e ai giornalisti è stato permesso l’ingresso senza procedure burocratiche, a parte la registrazione per garantire la loro sicurezza. Il nostro problema era chi entrava nella striscia di Gaza: chi erano? Per la maggior parte erano freelance, gli altri di agenzie stampa. Sono entrati nella striscia di Gaza meno giornalisti durante questa guerra che nei round precedenti del 2008 e 2012 [in realtà questa crisi a Gaza è stata coperta da 705 giornalisti stranieri contro i 303 che arrivati per l’operazione anti-Hamas del novembre 2012]. Pertanto la copertura da parte dei giornalisti stranieri nella striscia di Gaza è stata insignificante rispetto alla loro copertura all’interno dell’occupazione israeliana [Israele]. Inoltre, i giornalisti che sono entrati a Gaza erano fissati sul concetto di pace e sulla versione israeliana. Così, quando facevano interviste o andavano sul posto per riferire, puntavano a filmare i luoghi da dove venivano lanciati i missili. E così collaboravano con l’occupazione. Questi giornalisti sono stati espulsi dalla striscia di Gaza. Le agenzie di sicurezza [di Hamas] andavano a fare una chiacchierata con queste persone, e gli davano un po’ di tempo per cambiare il loro messaggio, in un modo o nell’altro: i missili israeliani non distinguono fra combattenti, civili e bambini. Abbiamo patito molto per questo problema. Alcuni dei giornalisti entrati nella striscia di Gaza erano sotto sorveglianza di sicurezza. Anche in queste circostanze difficili siamo riusciti a raggiungerli e a dire loro che ciò stavano facendo era tutto meno che giornalismo professionale, e che era immorale”. (Da: Memri, 14.8.14)
http://www.israele.net/hamas-la-nostra-guerra-non-e-contro-lassedio-di-gaza-ma-per-prendere-tutto-il-paese