Docenti israeliani banditi da una conferenza in America
di Giulio Meotti
Los Angeles (USA) – A rivelarlo è il Washington Post: “Evento a Los Angeles restringe la partecipazione degli israeliani“. Una organizzazione accademica americana impedirà a docenti dello stato ebraico di partecipare alla propria conferenza annuale. L’American Studies Association, vecchia gloria dei college statunitensi, si riunirà a Los Angeles ai primi di novembre e non lascerà partecipare gli israeliani. L’American Center for Law and Justice ha inviato all’hotel Westin Bonaventure, dove si svolgerà il convegno, una lettera di avvertimento per cui l’albergo potrebbe essere esposto a una azione civile se gli israeliani non potranno mettere piede nell’incontro. Una petizione pubblica che invita l’hotel a non ospitare l’organizzazione è stata avviata sul sito change.org. L’associazione di professori americani con oltre cinquemila iscritti ha votato e deciso di sostenere il boicottaggio di università e scuole superiori israeliane. Si tratta del più grande gruppo negli Stati Uniti a entrare nel crescente movimento che cerca di isolare Israele. Uno dei testimonial di questo boicottaggio è Angela Davis, icona militante dell’estrema sinistra ora illustre professoressa emerita di studi femministi presso l’Università di California.
L’American Studies Association ha detto che il boicottaggio è limitato a “collaborazioni formali” con le istituzioni o studiosi israeliani che “espressamente servono come rappresentanti o ambasciatori” delle istituzioni israeliane o del governo. Un docente della Northwestern University School of Law, Eugene Kontorovich, membro dell’American Studies Association, ha spiegato che “anche un funzionario del governo — in realtà, anche il primo ministro Benjamin Netanyahu — potrebbe partecipare alla conferenza annuale del gruppo, a condizione che non rappresenti Israele”. Dunque sarebbe ammesso “Benjamin Netanyahu”, ma non “il primo ministro Benjamin Netanyahu”. Lo stesso vale per i docenti israeliani. Non deve comparire l’affiliazione universitaria.
Se invece sei un professore alla Fordham University è meglio pensarci due volte prima di battersi per la libertà accademica di Israele. Lo ha imparato Doron Ben-Atar, che aveva chiesto alla sua facoltà di recidere l’affiliazione all’American Studies Association. Invece di rispondere a Ben-Atar con argomenti ragionati, il direttore degli Studi americani alla Fordham, Michelle McGee, ha presentato una denuncia. Ben-Atar si è ritrovato indagato per “discriminazione religiosa”. Il New York Post titola così: “Piccola inquisizione alla Fordham”.
Quando al presidente dell’American Studies Association, Curtis Marez, professore di Studi etnici presso l’Università della California, è stato fatto presente che tutti i paesi vicini di Israele si comportano molto peggio dello stato ebraico, la sua risposta è stata: “Da qualche parte si deve cominciare…“. Ma è chiaro che questo boicottaggio, che inizia con Israele, si fermerà a Israele. Intanto si inizia con l’esclusione dalla conferenza accademica dei cittadini dello stato ebraico. Come scrive David French, uno degli avvocati del free speech che seguono il caso, “nessuna altra nazionalità è soggetta a tale discriminazione…non i siriani che rappresentano un regime che gasa i propri nemici, non gli iraniani che rappresentano un regime che impicca gli apostati, non i russi che rappresentano un regime che invade un paese vicino. Invece l’ira è rivolta alla sola democrazia del medio oriente, una nazione sotto costante attacco terroristico, che garantisce ai propri cittadini — al di là della loro religione — la più grande libertà nella regione“. Israele, appunto.
(Fonte: Il Foglio, 23 Ottobre 2014)