Rubata la scritta «Arbeit Macht Frei» di Dachau
Dopo il caso di Auschwitz ennesima profanazione ad un campo di sterminio nazista
La porta rubata faceva parte del cancello di entrata al campo di concentramento di Dachau
di Tonia Mastrobuoni
Berlino, 2 Novembre 2014 – “Arbeit macht frei”, “Il lavoro rende liberi” è la macabra scritta che, al loro arrivo, accoglieva i deportati nei campi di concentramento. E’ rimasto uno dei simboli più atroci del genocidio nazista e dell’ipocrisia delle gerarchie hitleriane, che assassinarono milioni di persone spacciando i luoghi di sterminio per campi di lavoro. Qualcuno, la scorsa notte, ha rubato la scritta da Dachau, dal primo campo costruito nel 1933 in Baviera: i ladri si sono portati via l’intero cancello d’ingresso, il personale che sorveglia il memoriale se n’è accorto stamattina.
La direttrice del memoriale, Gabriele Hammermann, ha parlato di un “salto di qualità della cultura della profanazione”, il direttore della fondazione dei memoriali bavaresi, Karl Frellerm, di “atto orribile”. Il politico Csu ha spiegato che Dachau non è dotata di sistemi di video sorveglianza, ma che ci sono controlli 24 ore su 24 da parte del personale di sicurezza. Il ministero dell’Interno è stato immediatamente informato del furto.
Circa cinque anni fa un furto identico era stato commesso nel campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia. I ladri erano stati catturati tre giorni dopo: il cancello con la scritta “Arbeit macht frei” era stato segato in più parti e sepolto in un bosco. Nel 2010 l’organizzatore del furto era stato arrestato in Svezia.
Il cancello con la scritta fu aggiunto tre anni dopo la costruzione di Dachau, nel 1936: ogni giorno i prigionieri del campo lo varcavano più volte. “E’ diventato il simbolo del percorso di dolore inflitto ai prigionieri” ha commentato Hammermann. Nei dodici anni dalla costruzione alla fine della guerra, 41.500 persone morirono a Dachau.
Nella foto in alto: il cancello del campo di sterminio nazista di Dachau, rubato da ignoti (idioti ma ignoti)