Hamas blocca il viaggio di alcuni bambini palestinesi in Israele: “Dobbiamo proteggere la cultura dei nostri bambini e il nostro popolo”
Gaza, 28 Dicembre 2014 – Un gruppo composto da 37 bambini di Gaza di eta’ compresa fra 5 e 12 anni, la maggior parte dei quali rimasti orfani durante il conflitto della scorsa estate, sono stati bloccati oggi da Hamas mentre si accingevano a passare dalla Striscia di Gaza in Israele, per partecipare a un soggiorno organizzato da un movimento di sinistra denominato Kibbutzim, e dalle autorità arabe israeliane. Il programma prevedeva anche un incontro dei bambini con l’attuale presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (anche se con mandato scaduto, lo ricordiamo) Abu Mazen.
Un portavoce di Hamas ha spiegato la decisione con la necessita’ di opporsi ”alla normalizzazione col nemico” perchè “dobbiamo proteggere la cultura dei nostri bambini e il nostro popolo”.
”Volevamo solo accendere una candela di speranza. Questi bimbi un giorno guideranno Gaza e avrebbero dovuto fare questo viaggio per sapere che noi possiamo vivere in pace, fianco a fianco””, ha replicato Yoel Marshak, il portavoce del movimento israeliano, che ha spiegato come lo scopo principale della visita per i ragazzi fosse quello di “distrarsi e di conoscere coetanei israeliani”
(Fonte: Ansa, 28 Dicembre 2014)
Thanks to Progetto Dreyfus
#1Emanuel Baroz
Hamas blocca all’ultimo la visita in Israele di 37 orfani di guerra
GERUSALEMME – Hamas ha proibito a una trentina di ragazzi palestine si di lasciare la Striscia di Gaza per partecipare a un soggiorno in Israele organizzato da un movimento di sinistra e dalle autorità arabe israeliane.
Il ministero dell’Interno del movimento islamico ha annunciato di aver rifiutato la proposta che i 37 ragazzini, di età compresa tra i 12 e i 15 anni, orfani della guerra di quest’estate tra Israele e Hamas, abbandonassero Gaza perché durante il soggiorno i ragazzini «dovevano visitare colonie e città occupate». Hamas è contrario alla politica di «normalizzazione» con lo Stato di Israele e respinge qualsiasi tentativo di coinvolgervi i bambini.
La visita doveva consentire agli adolescenti di «distrarsi e di conoscere coetanei israeliani», ha spiegato Yoel Marshak, portavoce del movimento Kibbutzim, dal nome dei villaggi collettivi, una delle principali organizzazioni di sinistra israeliane. 137 ragazzini sono stati visti tornare indietro, all’incrocio di Beit Hanoun, nel nord di Gaza, dopo che erano già saliti sul bus ed era stato impedito loro di attraversare il valico dalle forze di sicurezza.
(Fonte:La Stampa, 29 Dicembre 2014)
#2Emanuel Baroz
Il giorno in cui ho trovato un esponente di Hamas che ha ragione
E’ del tutto logico (e prevedibile) che Hamas impedisca a 37 orfani di Gaza di visitare Israele e Cisgiordania
di Laura Ben-David
Non corre buon sangue tra me e Hamas. Per me Hamas è fonte di rabbia, stress, frustrazione e sì, anche paura. Niente di personale, per carità. E’ solo che mi accade di essere uno di quei tanti ebrei che Hamas vorrebbe annientare, nella sua dichiarata intenzione di impossessarsi di tutta la Terra d’Israele “dal mar Mediterraneo al fiume Giordano”. Ecco perché sono rimasta sorpresa nel vedere che, per una volta, ero d’accordo con le parole di un esponete di Hamas.
Ormai si sa cosa è accaduto (sebbene ben pochi ne abbiano riferito fuori da Israele): dopo un lavorio assai complicato di organizzazione, trattative e imperscrutabili ostacoli burocratici, trentasette bambini palestinesi della striscia di Gaza che hanno perso un genitore durante i combattimenti della scorsa estate, indipendentemente dal fatto che quel genitore fosse una vittima innocente o un terrorista combattente, stavano per fare il viaggio della loro vita: visitare Israele e i territori palestinesi di Cisgiordania. I bambini, di età fra i 12 e 15 anni, erano stati invitati da un gruppo israeliano a partecipare a un’esperienza senza precedenti. In effetti avevano già preparato i loro zainetti per l’avventura di una settimana che li aspettava oltre frontiera ed erano già a bordo dell’autobus, insieme a cinque accompagnatori adulti, e avevano già attraversato la strada costiera che li avrebbe portati al punto di partenza del loro emozionante viaggio: il valico di Erez da Gaza verso Israele. Quando i bambini erano così vicini che potevano vedere aprirsi letteralmente davanti ai loro occhi l’avventura che stavano per vivere, l’intera operazione è stata implacabilmente e improvvisamente interrotta e annullata dai guardiani sul versante del checkpoint controllato da Hamas che hanno fatto tornare indietro l’autobus.
Niente da fare. I bambini palestinesi non avranno il loro tour. Non verranno ricevuti a Ramallah, come era previsto, dal presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Non incontreranno, come era previsto, i loro coetanei israeliani che vivono nelle comunità attorno alla striscia di Gaza. Non riceveranno nemmeno i doni e i dolcetti che li hanno attesi per tutta la mattinata appena al di là del confine, insieme a Yoel Marshak, del movimento dei kibbutz, l’uomo che ha ispirato l’intera iniziativa, accompagnato da membri della comunità arabo-beduina d’Israele. Saltati anche l’esibizione di una band arabo-ebraica, la visita a una scuola mista, la sosta alla spiaggia di Tel Aviv e la visita al vicino zoo-safari. “Questi bambini – ha spiegato Marshak – un giorno saranno i leader di Gaza e avrebbero ricordato questo viaggio nella consapevolezza che è possibile vivere in pace, fianco a fianco. Il viaggio era stato pensato come un grande abbraccio per loro”.
Cos’è che ha fatto cambiare idea a Hamas all’ultimo minuto? Secondo il portavoce di Hamas Eyad Bozum, hanno preso la decisione di impedire ai bambini di entrare in Israele “al fine di proteggere la cultura dei nostri figli e del nostro popolo” rispetto al tentativo di “normalizzare le relazioni con Israele”. Bozum ha aggiunto che Hamas avrebbe fatto in modo che un viaggio del genere “non abbia a riproporsi mai più”. “Le forze di sicurezza – ha scritto domenica su Facebook – hanno impedito a 37 figli di martiri di entrare nella terra occupata dal 1948 per una visita sospetta a un certo numero di insediamenti e città occupate”.
Ecco, devo dire che Eyad Bozum ha perfettamente ragione. Se vogliono impedire qualunque normalizzazione dei rapporti con Israele, se vogliono impedire la pace, allora devono assolutamente bloccare qualunque iniziativa come questa, animata da sentimenti di buona volontà e comprensione reciproca. Devono continuare a frustrare la loro gente, promuoverne la sofferenza ed educarla alla rabbia e all’odio in modo che possano “proteggere” la loro cultura dal pericolo di accettare la nazione che vive accanto a loro.
Se invece – e lo so che è un se molto, molto grande – qualcuno di loro dovesse decidere che forse questa strada verso la distruzione non è dopo tutto un’idea così brillante, ebbene sappiano che noi siamo qui in attesa, appena dall’altra parte della barricata…
(Fonte: Times of Israel, 29 Dicembre 2014)
http://www.israele.net/il-giorno-in-cui-ho-trovato-un-esponente-di-hamas-che-ha-ragione
#3Daniel
Il conflitto israelo-palestinese, in poche parole
Un’associazione israeliana ha organizzato una visita in Israele e nel West Bank per 37 bambini palestinesi che hanno perso un genitore questa estate durante la Guerra di Gaza. I bambini, i cui padri erano perlopiù appartenenti all’organizzazione terroristica Hamas, caduti nel tentativo di uccidere gli israeliani, avrebbero dovuto incontrarsi con coetanei israeliani in comunità residenti nei pressi del confine con la Striscia di Gaza, avrebbero dovuto visitare uno zoo, e per essi era prevista un’audizione a Ramallah al cospetto del presidente dell’Autorità Palestinese. Il governo di Gerusalemme aveva rilasciato i permessi di ingresso per i bambini e per cinque accompagnatori adulti, e la visita era stata coordinata con le autorità israeliane.
Stamattina, mentre le associazioni israeliane attendevano i bambini con regali e dolcetti, il gruppo è stato bloccato poco prima della frontiera da Hamas, che ha sostenuto di aver disposto la revoca del viaggio perché esporrebbe i bambini a “normalizzazione”; un modo per definire il mutuo riconoscimento e la comprensione fra israeliani e palestinesi.
«Questi bambini un giorno potrebbero governare Gaza. A quel punto avrebbero ricordato questo viaggio e compreso che potremmo vivere in pace, fianco al fianco», ho sospirato uno degli organizzatori. «Questo viaggio avrebbe potuto rappresentare un enorme abbraccio per essi».
L’odiosa crudeltà di Hamas – che non risparmia i bambini orfani dei padri ad essi affiliati – è sconcertante, ma non sorprendente. La differenza fra noi ed essi non potrebbe essere più lampante.
Dalla pagina Facebook di Avi Mayer.
http://ilborghesino.blogspot.it/2014/12/il-conflitto-israelo-palestinese-in.html