Belgio, raid antiterrorismo: 2 morti. Blitz in 7 paesi Ue e Yemen
Sparatoria a Verviers e in altri due paesi vicino a Liegi. Operazioni in tutto il Paese. La Procura: «Arresti per attentati imminenti». Ad Anderlecht trovato esplosivo
Una manciata di minuti d’inferno. Due jihadisti uccisi. Un terzo ferito. Un quarto uomo catturato. Numerosi colpi d’arma da fuoco. Alcune esplosioni. È successo a Verviers, vicino a Liegi non lontano dal confine con la Germania. Un conflitto a fuoco durante accertamenti legati alla sorveglianza di terroristi rientrati dalla Siria e tenuti sotto sorveglianza. Intercettati da tempo, avrebbero detto di stare programmando attentati a Bruxelles. Parole poi confermate dai magistrati che indagano sulla maxi-inchiesta antiterrorismo che sarebbe estesa in gran parte dell’Europa. Alle 17.45 di giovedì la sparatoria: ancora non è chiaro se esplosa nel corso di un blitz mirato o nel corso di accertamenti più generici. I sospetti si erano nascosti in un’abitazione anonima, vicino a una panetteria, un ristorante etnico e un’autoscuola. Quando gli agenti hanno bussato alla porta sono stati investiti da una scarica di proiettili sparati da armi automatiche.
Altre sparatorie in provincia di Liegi
Altre due sparatorie sono avvenute nella tarda serata di giovedì nei paesi di Angleur e Amercoeur, nella provincia di Liegi e non lontani da Verviers. La polizia stradale – per motivi ancora da accertare – avrebbe intercettato e inseguito un’auto, e ci sarebbe anche un ferito. Altre perquisizioni sarebbero in corso a Schaerbeek. Finora sarebbero stati trovati in vari siti kalashnikov ed esplosivi.
Arrestato terrorista
Contemporaneamente ai fatti di Verviers, nella capitale belga – dove in serata si è tenuta una riunione d’emergenza tra il premier Charles Michel, i ministri degli Interni, Jan Jambon, e della Giustizia, Koen Geens, con i servizi di sicurezza – si è svolta una vasta operazione condotta dalle unità anti-terrorismo della polizia federale. Non solo. Secondo quanto riporta la tv fiamminga, le operazioni contro la jihad hanno riguardato sette Paesi europei e lo Yemen. Un terrorista è stato arrestato sempre a Bruxelles, nella vicinanze della stazione metro di Ribancourt. Gridava «Allah Akhbar». La Libre Belgique online riferisce che ad Anderlecht (un quartiere a Sud di Bruxelles) è stato trovato dell’esplosivo durante un’operazione della polizia belga, che ha fatto irruzione in un palazzo.
Coulibaly aveva comprato armi in Belgio
Il conflitto a fuoco vicino Liegi tra la polizia e un presunto gruppo terroristico avviene all’indomani della diffusione della notizia che la maggior parte delle armi utilizzate negli attacchi terroristici in Francia furono acquistate illegalmente da Amedy Coulibay in Belgio. Secondo quanto rivelano da fonti della polizia, la mitraglietta Scorpion e la pistola Tokarev, impiegata da Coulibaly per l’assalto e la strage al supermercato kosher di Parigi, proverrebbero infatti da Bruxelles e da Charleroi.
Gruppo addetto alla ricerca delle armi
Quello preso di mira nell’operazione in Belgio, ha spiegato uno specialista della polizia alla televisione, sarebbe un «gruppo che si occupava delle partenze per la Siria e della fornitura di armi». A loro, aggiunge, si sarebbe rivolto proprio Coulibaly. I due Kalashnikov utilizzati dai fratelli Kouachi per la strage nella redazione di Charlie Hebdo furono invece acquistati da Coulibaly nei pressi della Gare du Midi, a Bruxelles, per meno di 5mila euro. La zona che circonda la stazione a sud della capitale belga, terminal ferroviario dell’Eurostar, ospita uno dei mercati domenicali più grandi d’Europa e i suoi vicoli sono un noto crocevia del mercato illegale delle armi. Un trafficante d’armi ben noto alle autorità è stato arrestato a Charleroi, nel sud del Belgio. Sarebbe stato lo stesso trafficante a contattare la polizia, allarmato dai legami di Coulibaly con il terrorismo islamico.
Nella foto in alto: uomini della polizia belga sul luogo della sparatoria a Verviers, vicino Liegi
#1Emanuel Baroz
Retata anti-Jihad: due terroristi quasi in Italia, in Belgio volevano decapitare
PARIGI – Parigi, Berlino, Belgio, Londra: retata internazionale anti-jihad. Due terroristi sono stati catturati quasi al confine tra Francia e Italia: stavano tentando di venire qui da noi. I due sono stati bloccati dalla polizia francese nella regione di Chambéry su segnalazione di quella belga. All’alba di venerdì è stato preso uno dei complici di Amedy Coulibaly e dei fratelli Said e Chérif Kouachi. In Belgio due uomini ceceni sono stati uccisi nella notte. E volevano decapitare obiettivi “illustri”, probabilmente degli agenti (ma si è parlato anche di ostaggi all’interno di un autobus). Anche a Berlino sono stati arrestati due uomini che farebbero parte di una cellula di jihadisti ceceni. Anche a Londra è stata arrestata una ragazza all’aeroporto di Stansted. A fine giornata le persone arrestate sono state 12.
L’uomo di Parigi è stato arrestato nella banlieu della capitale. E’ accusato di aver fornito supporto logistico a Coulibaly. In particolare, sarebbe lui ad aver guidato l’auto su cui viaggiava prima della sparatoria a Montrogue. Durante il blitz gli agenti francesi hanno arrestato altre undici persone.
In Francia l’allerta resta alta. Venerdì mattina intorno alle 8 la Gare de l’Est della capitale è stata evacuata per due pacchi sospetti. L’allarme è rientrato mezz’ora dopo. Intanto diversi siti di informazione francesi sono stati attaccati dagli hacker e oscurati. E’ probabile che l’attacco mediatico sia partito proprio dalla cellula di Coulibaly di cui faceva parte l’uomo arrestato venerdì mattina.
L’offensiva degli investigatori contro i terroristi islamici è in corso in tutta Europa. Nella notte in Germania, a Berlino, oltre duecento agenti hanno fatto un raid contro sospette cellule jihadiste, fermando due persone. Tra loro il presunto leader di un gruppo che stava pianificando un attentato in Siria. E’ un uomo di 41 anni di origini turche, sospettato di guidare una cellula di jiahdisti formata da turchi e russi dalla Cecenia e da Daghestan.
Anche in Belgio l’allerta resta alta dopo che giovedì a Verviers, città al confine con la Germania, sono stati uccisi due sospetti jihadisti. I due erano appena rientrati dalla Siria e, secondo quanto hanno detto le autorità belghe, stavano per compiere attacchi contro la polizia belga. Un terzo sospettato è stato arrestato dopo essere rimasto ferito nel corso del raid. Anche questi tre uomini erano di origine cecena. Secondo il sito online di informazione La derniere heure, il gruppo di estremisti rientrati dalla Siria voleva rapire e decapitare una personalità di spicco o un alto funzionario di polizia. Il loro obiettivo, azzarda il giornale in base alle sue fonti, era il nuovo edificio della polizia federale a Bruxelles.
Una ragazza di 18 anni è stata arrestata per terrorismo all’aeroporto di Stansted, quello vicino a Londra dove fanno scalo in particolare i voli low-cost. Ne dà notizia la Bbc. E’ stata fermata dagli agenti di Scotland Yard dopo che il suo volo era arrivato allo scalo londinese.
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-europa/parigi-belgio-berlino-lattacco-continua-preso-il-quarto-uomo-di-coulibaly-2075402/
#2Emanuel Baroz
Belgio, la jihad in un Paese pacifico
di Stefano Magni
Una cellula jihadista si preparava ad ammazzare poliziotti a Bruxelles, per strada e in commissariato. Le indagini condotte dalla polizia belga hanno permesso di sgominare la banda a Verviers, prima che potesse colpire. Lo scontro è stato molto duro, nella serata di giovedì scorso: due morti (fra gli aspiranti terroristi) e tredici arresti. Contemporaneamente, in Francia, altri due sospetti dell’attentato al Charlie Hebdo, venivano arrestati.
L’aspetto più preoccupante di questa notizia è che, secondo le autorità belghe, il raid di Verviers non è in alcun modo legato all’attentato di Parigi della settimana scorsa. Si trattava di due cellule terroristiche non coordinate fra loro, anche se mosse dalla stessa ideologia. Le indagini in Belgio sono partite prima dell’attentato in Francia, secondo quanto espone il procuratore Marc Van Der Sypt in conferenza stampa. Quando è scattato il raid delle teste di cuoio belghe, gli jihadisti erano ormai pronti a colpire, il loro attacco era imminente. Nel loro covo sono state trovate uniformi della polizia belga (per permetter loro di mimetizzarsi e attaccare di sorpresa il loro bersaglio), grandi quantità di armi, munizioni ed esplosivi. Quanti morti avrebbero potuto provocare, nel caso avessero portato a termine il loro attentato a Bruxelles, è facile immaginarlo. E’ un aspetto inquietante perché dà la misura dell’intensità di attacco a cui è sottoposta l’Europa, soprattutto da parte degli jihadisti di ritorno dalla Siria e dall’Iraq. Questa cellula avrebbe potuto seminare morte e distruzione nella capitale belga nemmeno ad una settimana dalla strage di Parigi, non ancora ben assimilata, tantomeno digerita dall’opinione pubblica. E’ una notizia che dà l’impressione che, nel nostro continente vi siano tante cellule terroristiche, pronte ad attivarsi e organizzarsi da sole, senza aver bisogno di alcun ordine o coordinamento centrale, pronte a colpire i bersagli da esse stesse decisi. Si tratta dell’evoluzione del micro-terrorismo che abbiamo visto nei giorni prima di Natale. In quel caso i “lupi solitari” usavano auto, asce e coltelli contro civili a caso. Qui sono “cellule solitarie”, più numerose e organizzate, che usano armi da fuoco ed esplosivi, sempre contro bersagli scelti da loro, apparentemente casuali agli occhi di chi dovrebbe difendere la vittima.
L’incapacità di difendersi da questo nuovo terrorismo è dimostrata proprio dal caso francese. Dopo i piccoli attacchi della vigilia di Natale, le autorità avevano dispiegato anche 300 militari, affiancandoli alle forze di polizia, per proteggere luoghi pubblici e possibili bersagli sensibili. Ciò non ha impedito ai fratelli Kouachi di massacrare la redazione del Charlie Hebdo. Dopo la strage, i francesi hanno mobilitato 88mila uomini, fra polizia ed esercito, per dare la caccia ai terroristi e prevenire altri attentati. Nonostante tutto, ciò non ha impedito ad Amedy Coulibaly di prendere ostaggi nell’HyperCacher e fare altre quattro vittime. Questi risultati sono la miglior propaganda jihadista, in Europa e nel Medio Oriente.
Il fatto che i terroristi volessero colpire la polizia di Bruxelles denota anche l’incapacità, per non dire l’impossibilità, di prevenire politicamente (oltre che militarmente) il nuovo terrorismo. Il Belgio ospita istituzioni internazionali, ma non era a quelle che i terroristi miravano. Il Belgio in sé è un Paese di molto basso profilo, non si ricordano molto i suoi interventi all’estero, non si distingue per la guerra contro l’Isis in Iraq e Siria contrariamente alla Francia, non è certo un Paese “imperiale”, come potrebbero essere visti gli Stati Uniti, non è nell’occhio del ciclone mediorientale, come Israele. Il Belgio ha una sola sfortuna, ha commesso un solo “errore”, che ora potrebbe rimproverarsi: ospita una delle più numerose e radicalizzate comunità musulmane d’Europa, concentrata soprattutto ad Anversa e nelle periferie di Bruxelles. Ha dato pieni diritti ai suoi cittadini musulmani ed è stato generoso con gli immigrati, generosissimo con quelli che, fra loro, negli ultimi tre anni, sono partiti volontari per andare a combattere in Siria. Si calcola ne siano partiti 350, il tasso più alto d’Europa in rapporto alla popolazione di un paese.
La vulgata secondo cui la Francia ha incassato l’attacco di Parigi a causa della sua politica interventista era quasi rassicurante nella sua ingenuità: non attaccar briga con Paesi islamici e vivrai in pace, questa era la morale della favola. Il fallito attentato a Bruxelles, invece, dimostra che nemmeno lasciando in pace musulmani locali e paesi islamici all’estero si può avere la garanzia di una vita pacifica. Di fronte a questo nuovo terrorismo, nessuno è realmente al sicuro.
http://www.opinione.it/esteri/2015/01/17/magni_esteri-17-01.aspx
#3Emanuel Baroz
Raid antiterrorismo in Belgio, è finita la tregua interna con il jihad
di Daniele Raineri
ROMA – Ieri in Belgio ci sono stati più raid antiterrorismo della polizia a Bruxelles, a Verviers e a Vilvorde. Il contingente di jihadisti partiti dal Belgio e impegnati anche da anni nel jihad in Siria è uno dei più grandi, le armi usate negli attentati di Parigi venivano da Bruxelles: ieri questi due dati si sono incrociati, come se fosse finita una tregua non dichiarata tra jihadisti e stati europei. Il blitz più importante è avvenuto vicino alla stazione ferroviaria di Verviers, nei pressi di Liegi. Almeno due persone sono state uccise nello scontro a fuoco – e secondo i testimoni ci sono state anche esplosioni. Le operazioni di ieri sono cominciate per bloccare “attacchi imminenti” grazie a informazioni date da un trafficante d’armi che ieri si è costituito a Charleroi e che aveva venduto i due fucili d’assalto, la mitraglietta Skorpion e la pistola Tokarev al francese Amedy Coulibaly, incontrato a Bruxelles. Lui ha poi passato i due fucili kalashnikov ai fratelli Kouachi, che li hanno usati durante il massacro nella redazione del giornale Charlie Hebdo.
Il resto delle armi è servito a Coulibaly per l’attacco al supermercato kosher di Porte de Vincennes. A quanto risulta per ora, i tre uccisi sono tornati dalla Siria e potrebbero aver fatto parte dello Stato islamico, ma non c’è conferma. Un uomo armato che ha gridato slogan religiosi in arabo e francese è stato visto nella stazione della metro di Ribancourt, a Bruxelles, dove è cominciata un’altra operazione. I volontari con passaporto belga andati a combattere in Siria e Iraq sono centinaia e all’inizio, nel 2012, si sono divisi in almeno un paio di grandi filiere. Una, quella dei più estremisti, era legata a Jabhat al Nusra e a un gruppo più piccolo, il cosiddetto Majlis Shura al Mujeheddin, che erano entrambi in contatto con il capo dello Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi. Quando nell’aprile 2013 al Baghdadi ha annunciato la creazione dello Stato islamico in Iraq e Siria, il Majlis Shura si è fatto assorbire completamente dentro il nuovo gruppo, belgi inclusi. Grazie anche al contingente belga, al Baghdadi ha avuto fin dall’inizio un gruppo d’appoggio ben armato e molto ideologizzato per reclamare territorio in Siria. Il sito al Monitor ha intervistato quattro esperti della sicurezza israeliana, provenienti dal mondo dell’intelligence, che affermano che l’Europa dovrà aderire in fretta al modello di sicurezza israeliano. Il succo dei loro commenti è: anche voi in Europa avete capito, o capirete presto, che questa coabitazione con cellule estremiste clandestine che possono colpire da un momento all’altro non è possibile. Da voi, dicono gli israeliani, ci sono 28 stati diversi e 28 polizie che si parlano poco, è possibile partire dal Portogallo e arrivare in Lituania senza nemmeno un controllo. Dovrete presto, invece, prendere in considerazione l’idea di cominciare intercettazioni preventive di massa e anche quella di creare una rete di informatori all’interno delle comunità islamiche, per tenere d’occhio la nascita di frange terroriste. “Dovete avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, non potete andare a cercare i terroristi tra i calvinisti della Svizzera”, dice l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale Yaakov Amidror. “Nel mondo regolato dal codice penale, se qualcuno ascolta una banda di rapinatori progettare un assalto a una banca non può fare nulla, eccetto continuare con la sorveglianza. Nei casi di terrorismo, invece, quando così tante vite umane sono a rischio, non c’è altra scelta che un’azione preventiva, fino ad arrivare alle (cosiddette) detenzioni amministrative”.
(Fonte: Il Foglio, 16 Gennaio 2015)