Smascheriamo l’antisemitismo per contrastare tutti i genocidi
Un appello all’Onu: l’orrore di ieri è direttamente collegato a quelli di oggi. Chi aveva nel cuore l’Olocausto ha percepito immediatamente la mostruosità dei massacri in Bosnia, in Ruanda e nel Darfur.
di Bernard-Henri Lévy
Se mi avete invitato qui oggi non è per cantare l’onore e la grandezza dell’umanità, ma per piangere, purtroppo, i progressi di quella inumanità radicale, di quella bassezza che si chiama antisemitismo. A Bruxelles, pochi mesi orsono, sono stati attaccati la memoria ebraica e i guardiani di questa memoria. A Parigi, solo qualche giorno fa, abbiamo sentito ancora una volta il grido infame «A morte gli ebrei» e i disegnatori sono stati assassinati perché disegnavano, i poliziotti per il loro lavoro e gli ebrei perché facevano la spesa e semplicemente erano ebrei. ln altre capitali, in Europa e altrove, la stigmatizzazione degli ebrei sta ridiventando la parola d’ordine di una nuova setta di assassini, a meno che non sia la stessa, sotto altre vesti.
La vostra casa è stata edificata contro tutto questo. La vostra Assemblea aveva il sacro compito di scongiurare il risveglio dei terribili spiriti dell’antisemitismo. Ma essi sono di ritorno, e perciò siamo qui.
L’antisemitismo di oggi dice tre cose. Può operare su vasta scala solo se riesce a proferire e ad articolare tre enunciati odiosi, ma inediti, e che Il XX Secolo non è riuscito a squalificare.
1) Gli ebrei sarebbero esecrabili perché sostenitori di uno Stato malvagio, illegittimo e assassino: è il delirio antisionista di chi è spietatamente contrario al ritorno degli ebrei nella loro terra storica.
2) Gli ebrei sarebbero tanto più esecrabili in quanto fonderebbero il loro amato Paese su una sofferenza immaginaria o, perlomeno, esagerata: è l’ignobile, l’atroce negazione della Shoah.
3) Infine, commetterebbero un terzo e ultimo crimine che li renderebbe ancora più detestabili; crimine che consisterebbe – evocando essi instancabilmente la memoria dei loro morti – nel soffocare le altre memorie, nel mettere a tacere gli altri morti, nell’eclissare gli altri martiri che gettano nel lutto il mondo odierno, e di cui il caso più emblematico sarebbe quello dei palestinesi: qui ci avviciniamo a quella imbecillità, a quella lebbra che si chiama competizione tra le vittime.
Il nuovo antisemitismo ha bisogno di questi tre enunciati. E’ come una bomba atomica morale con tre componenti. Riconoscerlo significa cominciare a vedere quel che vi spetta fare per lottare contro questa calamità.
lmmaginiamo una Assemblea generale delle Nazioni Unite dove Israele abbia il suo posto, tutto il suo posto, quello di un Paese come gli altri, né più né meno colpevole di altri, con gli stessi doveri ma anche gli stessi diritti; e immaginiamo che gli si renda giustizia riconoscendogli, intanto, di essere ciò che è veramente: una autentica, solida e valida democrazia. Immaginiamo una Assemblea generale delle Nazioni Unite che, fedele al proprio patto fondatore, diventi la scrupolosa guardiana della memoria del peggiore genocidio mai concepito da quando esiste l’uomo. Immaginiamo che nel 2015, sotto la vostra egida e con l’aiuto delle più alte personalità scientifiche mondiali, si tenga la più completa, la più esauriente, la più definitiva delle conferenze mai riunite finora sul tentativo di distruzione degli ebrei
Proviamo poi a sognare che da qualche parte, a New York, a Ginevra o a Gerusalemme, si tenga una seconda conferenza da dedicare a tutte le guerre dimenticate che affliggono le terre abitate, ma di cui non si parla mai perché non rientrano nel quadro dei blocchi, o dei gruppi, fra cui vi dividete. E che questa seconda conferenza, contraddicendo lo stupido e mostruoso pregiudizio secondo cui in un cuore c’è posto soltanto per un’unica compassione, riveli quella che è stata l’autentica verità dei decenni trascorsi: è quando si aveva nel cuore la Shoah che subito si vedeva l’orrore della pulizia etnica in Bosnia; è quando si aveva in mente quel campione dell’inumano che fu il massacro pianificato degli ebrei d’Europa che si capiva immediatamente quel che accadeva in Ruanda o nel Darfur. Insomma, lungi daI renderei ciechi davanti ai tormenti degli altri popoli, la volontà di non dimenticare nulla del tormento del popolo ebraico è ciò che rende rilevante, evidente, l’immensa afflizione dei popoli del Burundi, dell’Angola, del Congo, e di altri ancora.
Adottando questo programma, lotterete contro l’antisemitismo reale. Riabilitando l’Israele, avvalendovi della vostra autorità per far tacere, una buona volta, i cretini negazionisti e andando in aiuto dei nuovi dannati della terra immolati sull’altare dell’ideologia antisionista, smantellerete una ad una ogni componente del nuovo antisemitismo. Al tempo stesso, difenderete la causa dell’umanità.
Non sarei qui se non pensassi che questa sede sia uno degli unici luoghi al mondo, forse il solo, dove possa orchestrarsi la solidarietà degli ebranlés, dei ‘percossi, di cui parlava il grande filosofo cèco Jan Patocka e che ha rappresentato il senso della mia vita. E quando, nel mio Paese, le più alte autorità dicono: «La Francia senza i suoi ebrei non sarebbe più la Francia», esse erigono una diga contro l’infamia. E quando, nello stesso Paese, un capo di Stato e di governo su quattro vengono a sfilare per dire «Io sono Charlie, io sono poliziotto, io sono ebreo», alimentano una speranza su cui non contavamo più.
La vostra stessa presenza qui, stamattina, la vostra volontà di rendere questo evento possibile e, forse, memorabile, attestano che in tutti i continenti, in tutte le culture e in tutte le civiltà si comincia a prendere coscienza che la lotta contro l’antisemitismo è un obbligo per tutti: è una grande e bella notizia.
Quando si colpisce un ebreo, diceva un altro scrittore, è l’umanità intera a essere gettata a terra. Un mondo senza ebrei non sarebbe più un mondo: un mondo in cui gli ebrei ricominciassero a essere i capri espiatori di tutte le paure e di tutte le frustrazioni dei popoli sarebbe un mondo dove gli uomini liberi respirerebbero meno bene e dove gli uomini sottomessi lo sarebbero ancora di più.
Sta a voi, adesso, prendere la parola e agire.
Sta a voi, che siete il volto del mondo, essere gli architetti di un edificio dove per la matrice di tutti gli odi lo spazio si assottigli.
(Fonte: Corriere della Sera, 27 Gennaio 2015 – trad. Daniela Maggioni)
Nella foto in alto: il filosofo francese Bernard Henri-Levy, durante il suo discorso davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite il 22 Gennaio scorso
#1Emanuel Baroz
Per ricordare degnamente la Shoah bisogna proteggere gli ebrei vivi
http://www.progettodreyfus.com/per-ricordare-degnamente-la-shoah-bisogna-proteggere-gli-ebrei-vivi/
#2Emanuel Baroz
Giornata della Memoria 2015: pensieri in libertà
http://www.progettodreyfus.com/giornata-della-memoria-2015-pensieri-in-liberta/
#3Emanuel Baroz
Gli europei settanta anni dopo la Shoah
http://www.progettodreyfus.com/gli-europei-settanta-anni-dopo-la-shoah/
#4Emanuel Baroz
Quel paragone osceno tra Shoah e questione palestinese
http://www.progettodreyfus.com/quel-paragone-osceno-tra-shoah-e-questione-palestinese/
#5Emanuel Baroz
All’ONU il J’accuse di Bernard-Henri Levy: Gli spiriti terribili dell’antisemitismo sono ritornati
di Sante Rifino
Conferenza all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite contro l’antisemitismo: per Ban Ki-moon “le rimostranze contro Israele non devono mai essere la scusa per attaccare gli ebrei. Ma le critiche alle azioni di Israele non dovrebbero essere sommariamente considerate una forma di antisemitismo“. Il filosofo francese Bernard-Henri Lévy: “Se il razzista odia nell’altro la sua diversità visibile ed evidente, l’antisemita odia nell’altro la sua differenza invisibile ed indefinibile”
Mentre in Europa si accende sempre più il dibattito sull’antisemitismo e divampa la discussione su come affrontare nella maniera più efficace il problema dell’estremismo islamico, argomento recentemente al centro dell’attenzione dopo gli angosciosi episodi avvenuti in Francia, a New York, al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, si è svolto un meeting informale dell’Assemblea Generale riguardo il crescente odio verso gli ebrei nella società contemporanea. Il convegno, in realtà, era già in programma da diversi mesi ed è stato ufficializzato, con una lettera inviata a tutti i Rappresentanti Permanenti dell’Onu, da Sam Kutesa, l’attuale presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite; considerando, però, il recente attentato avvenuto a Parigi, nel quale, fra le venti persone morte, quattro erano di religione ebraica, e l’ormai imminente commemorazione del Giorno della Memoria, evento che ricorda la liberazione di Auschwitz avvenuta il 27 gennaio del 1945, tale meeting assume una rilevanza ancora più significativa.
Apertosi con il discorso introduttivo di Alvaro José de Mendonça e Moura, Presidente in dell’Assemblea Generale in sostituzione di Kutesa, la conferenza è stata suddivisa in due parti, una svoltasi in mattinata, l’altra nel pomeriggio, ed è stata arricchita da importanti interventi di diverse personalità del mondo politico internazionale come Ban Ki-moon, Segretario Generale dell’Onu, Harlem Désir, Segretario di Stato per gli Affari Europei e Samantha Power, Rappresentante Permanente degli Stati Uniti all’ONU; ha suscitato notevole interesse anche l’orazione dell’illustre filosofo e scrittore francese Bernard-Henri Lévy, ospite di riguardo che ha tenuto un appassionato discorso.
Ban Ki-moon, pur non essendo fisicamente presente al meeting perché impegnato in una missione all’estero, ha voluto inviare un breve ma significativo videomessaggio in cui ha confermato la prosecuzione della tenace lotta contro ogni forma di discriminazione e razzismo, in special modo l’antisemitismo, una delle più antiche e radicate forme di astio dal punto di vista etnico e religioso che hanno caratterizzato la storia dell’essere umano. “Per secoli, ed in ogni parte del mondo, gli Ebrei sono stati massacrati e bistrattati unicamente perché Ebrei. Sono stati banditi ed esiliati, stereotipati ed esclusi” ha dichiarato il Segretario Generale che poi, riguardo l’intricata situazione dello Stato di Israele e le problematiche che persistono fin dalla sua tormentata creazione , ha aggiunto: “Le rimostranze sollevate riguardo l’operato di Israele non devono mai essere usate come scusa per attaccare gli ebrei. Allo stesso tempo, le critiche alle azioni di Israele non dovrebbero essere sommariamente considerate una forma di antisemitismo. Questo (atteggiamento) stronca solo il dialogo e ostacola la ricerca della pace”. Un monito, quindi, a tutta la comunità internazionale ed un messaggio di reciproca comprensione indirizzato anche al mondo arabo ed islamico che, dal 1948, anno della nascita dello Stato di Israele, osteggia aspramente l’esistenza di quest’ultimo.
Dopo l’intervento di Ban Ki-moon, ha preso la parola l’intellettuale francese di origine ebraica Bernard-Henri Lévy, da sempre assiduo difensore dell’esistenza di Israele, che ha subito ricordato a tutti i presenti come l’antisemitismo sia un male ancor lontano dall’essere totalmente estirpato, anche nel Vecchio Continente: “A Bruxelles, pochi mesi fa, la memoria degli Ebrei e dei conservatori di questa memoria sono stati attaccati. A Parigi, solo pochi giorni fa, abbiamo sentito ancora una volta il grido infame ‘Morte agli Ebrei’- ed i cartonisti sono stati ammazzati perché tali, la polizia per il loro lavoro e gli Ebrei solo perché facevano shopping e perché erano Ebrei” ha rammentato Lévy. Il filosofo ha inoltre osservato che “a questa assemblea è stato assegnato il sacro compito di prevenire che questi terribili spiriti (dell’antisemitismo) si risveglino. Ma essi sono ritornati- e per questa ragione siamo qui” e, incoraggiando le battaglie contro il razzismo e l’antisemitismo, ha anche trovato una sottile ed interessante differenza fra le due forme di odio: “Se il razzista odia nell’altro la sua diversità visibile ed evidente, l’antisemita odia nell’altro la sua differenza invisibile ed indefinibile”.
Per Lévy, in conclusione, vi sono nuovi argomenti che l’antisemitismo usa per comprovare le sue tesi, ovvero la totale opposizione del ritorno degli Ebrei nella loro terra storica, la negazione dell’Olocausto e l’accusa che il popolo ebraico usi la memoria delle sue sofferenze per eclissare volutamente le tragedie degli altri popoli: “Ognuna di esse basterebbe a screditare un popolo ma quando tutte e tre sono combinate, possiamo essere sicuri di affrontare un’esplosione nella quale gli Ebrei, ovunque, saranno gli obiettivi designati”.
Su questo argomento, è intervenuto anche l’ambasciatore italiano all’ONU Sebastiano Cardi, il quale ha auspicato ad un rafforzamento internazionale contro le minacce di razzismo ed intolleranza e, a proposito del ruolo ricoperto dal nostro Paese, ha affermato: “L’Italia supporta le iniziative contro l’antisemitismo. Sosteniamo e partecipiamo attivamente nella task force internazionale sull’Olocausto, l’educazione, il ricordo e la ricerca, nata dalla Dichiarazione di Stoccolma del gennaio 2000; con un occhio al presente ed al futuro, abbiamo bisogno di rafforzare il nostro impegno. E con un occhio al passato, dobbiamo tenere viva la memoria del tragico periodo dell’Olocausto e di altre spietate manifestazioni di razzismo ed intolleranza in tutte le regioni del mondo, per assicurare che simili eventi non accadano mai più” ha concluso Cardi.
Un ulteriore piccolo, ma al contempo importante, passo verso l’unione di intenti riguardo la battaglia contro ogni forma di discriminazione, è stato compiuto: spetterà, ancora una volta, ai vari governi e, soprattutto, alla società civile, recepire il messaggio per debellare uno dei più vergognosi crimini della storia dell’umanità.
http://www.lavocedinewyork.com/All-ONU-il-J-accuse-di-Bernard-Henri-Levy-Gli-spiriti-terribili-dell-antisemitismo-sono-ritornati-/d/9529/
#6Frank
Parole saggie, ma il problema rimane e si aggrava in peggio.