Linea dura contro i tunnel illegali verso Gaza, l’Egitto prevede l’ergastolo per chi li costruisce
Il Cairo – Chi costruisce un tunnel illegale verso la Striscia di Gaza sarà punito con una condanna all’ergastolo. E’ quanto prevede la nuova legge firmata dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi che, dopo aver ordinato la distruzione di 1600 di tunnel tra la Penisola del Sinai e la Striscia di Gaza, rafforza le pene detentive contro chi sarà riconosciuto colpevole dello scavo illegale. I tunnel vengono usati per il contrabbando di armi e merci, ma anche per l’ingresso di militanti nel Sinai. Le autorità del Cairo accusano il movimento islamico palestinese di Hamas di scavare e usare i tunnel per inviare propri uomini a sostegno dei jihadisti in Egitto, in particolare dopo la deposizione del presidente Mohammed Morsi nel luglio del 2013.
”Chiunque scavi un passaggio o un tunnel sotterraneo nelle zone di confine del paese con lo scopo di collegarsi con un soggetto estero o uno stato sarà condannato al carcere a vita”, recita il decreto pubblicato sulla gazzetta ufficiale. All’ergastolo potranno essere condannati anche coloro che sono a conoscenza di tali rotte illegali e non ne informano le autorità, si legge ancora sul decreto. In Egitto l’ergastolo equivale a 25 anni di carcere.
All’inizio di gennaio l’Egitto ha avviato i lavori per raddoppiare la zona cuscinetto di 500 metri con la Striscia di Gaza per aumentare la sicurezza nel Paese e impedire a miliziani di entrare nella Penisola del Sinai, dove si sono registrati numerosi attacchi alle forze di sicurezza. Per questo, le autorità hanno fatto sgomberare 1220 casi nella zona e previsto risarcimenti per la popolazione.
La decisione di costruire la zona cuscinetto è stata presa dalle autorità del Cairo dopo l’attentato kamikaze che lo scorso 24 ottobre è costata la vita a 21 soldati egiziani. Dopo l’attacco l’Egitto ha imposto lo stato di emergenza per tre mesi nel Nord del Sinai.
(Fonte: Adnkronos, 13 Aprile 2015)
#1Emanuel Baroz
Al Sisi contro Gaza
Ergastolo per chi usa i tunnel che dall’Egitto portano di tutto dentro la Striscia. Ora Hamas è nei guai.
di Daniele Raineri
Domenica l’agenzia governativa egiziana Mena ha annunciato che un decreto presidenziale ha cambiato il codice penale e ora chi scava e utilizza i tunnel che passano sotto il confine tra il Sinai e la Striscia di Gaza rischia una pena fino all’ergastolo. La nuova legge stabilisce anche che chi è a conoscenza dell’esistenza di un tunnel ma non lo denuncia alle autorità rischia la stessa pena, la prigione a vita. Inoltre gli edifici che coprono l’imboccatura dei tunnel e gli strumenti usati per scavarli diventano di diritto proprietà del governo. I tunnel di contrabbando sono il sistema linfatico della Striscia di Gaza, e attraverso di loro passa – anzi, passava – un po’ di tutto, sigarette, automobili, telefonini, pecore e anche armi. Negli anni scorsi sono stati a lungo tollerati dal Cairo come parte di un’economia parallela.
Il governo del presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi nell’ultimo anno ha preso una serie di misure molto dure contro i tunnel che portano alla Striscia di Gaza, a dispetto delle proteste locali. A ottobre l’esercito ha cominciato a demolire con l’esplosivo tutti gli edifici entro cinquecento metri dal confine, per eliminare la possibilità di coperture ai lavori di scavo – di solito l’ingresso dei tunnel di contrabbando è riparato da una casa, che nasconde prima i lavori e poi traffici sottostanti. L’ultima esplosione secondo i testimoni risale a domenica pomeriggio, ma è complicato avere notizie precise perché il Sinai lungo il confine è una zona interdetta ai giornalisti. A novembre questa fascia è stata raddoppiata a mille metri, perché alcuni tunnel erano più lunghi di quanto si pensasse: il primo aprile gli egiziani ne hanno scoperto uno lungo tre chilometri. I militari hanno distrutto 240 gallerie allagandole con acqua di fogna.
A fine febbraio una corte egiziana ha inserito Hamas – la fazione palestinese che controlla la Striscia – nella lista dei gruppi “terroristici”, e Hamas ha reagito dicendo che non accetterà più il governo del Cairo come broker nei negoziati indiretti con Israele in caso di guerra, come era sempre successo finora.
La distruzione dei tunnel e da ora le pene alte per chi li usa stanno effettivamente fermando il traffico clandestino sotto e sopra il confine. Un trafficante d’armi egiziano, “Abu Mohammed”, citato ieri in un commento del Gatestone Institute, un think tank vicino a Israele che si occupa di strategia, dice che il passaggio di armi dentro Gaza si è interrotto quasi del tutto da febbraio. Il costo di un proiettile che prima era di un dollaro ora dentro la Striscia è raddoppiato. Il prezzo di un fucile d’assalto Ak-47 è salito da 900 a 1.300 dollari. Il prezzo di un pacchetto di sigarette è triplicato. Sopra la superficie del suolo c’è un valico, Rafah, ma le autorità egiziane lo usano come uno strumento di pressione politica e lo tengono chiuso la maggior parte del tempo – quest’anno è stato aperto al traffico soltanto due giorni.
La guerra ai tunnel fa parte di una campagna del governo egiziano guidato da Sisi contro i guerriglieri islamisti nel Sinai, cominciata l’anno scorso dopo la morte di quaranta soldati in un attacco che secondo il Cairo era stato pianificato oltreconfine a Gaza. Nel novembre 2014 il gruppo estremista locale Ansar Bait al Maqdis pubblicò una dichiarazione di fedeltà allo stato islamico e cambiò il suo nome in “Provincia del Sinai dello Stato islamico”. Domenica, in due diversi attacchi, lo Stato islamico ha ucciso 14 poliziotti nel Sinai. La legge sull’ergastolo sembra scaturire dalla notizia che alcuni guerriglieri sono andati a farsi curare a Gaza.
Questa guerra locale ha però riflessi importanti nella politica del medio oriente. Senza i tunnel, Hamas e i gruppi armati della Striscia restano senza soldi per l’economia e senza armi. Le fazioni palestinesi di Gaza basano da sempre sul traffico nei tunnel la propria capacità di rigenerare l’arsenale di razzi che usano nelle guerre contro Israele. Se ora i tunnel non ci sono più – o sono comunque molto complicati da scavare e usare – questa capacità viene meno. L’Egitto di Sisi sta disarmando il nemico più vicino di Israele con misure durissime, che investono da vicino anche la popolazione – e che però non scatenano le stesse reazioni internazionali scatenate dalle misure imposte da Israele contro la Striscia più a nord.
(Fonte: Il Foglio, 14 Aprile 2015)
#2Emanuel Baroz
L’Egitto responsabile della carenza di armi
di Khaled Abu Toameh (*)
La guerra al terrorismo combattuta con durezza e intransigenza dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, soprattutto lungo il confine con la Striscia di Gaza, sembra dare frutto. È una guerra iniziata lontano dai riflettori e con quasi nessuna reazione da parte della comunità internazionale.
Questa situazione è un perfetto esempio di come la comunità internazionale e le Nazioni Unite non si preoccupino della “situazione difficile” in cui versano i palestinesi finché Israele non è coinvolto. La guerra di al-Sisi al terrorismo non è riuscita finora a suscitare lo stesso clamore, che spesso è destato dalle operazioni militari israeliane contro Hamas e i suoi tunnel del contrabbando. A seguito di questa guerra – che è iniziata nel 2013, poco dopo che al-Sisi è arrivato al potere, con la distruzione di centinaia di tunnel utilizzati per attività di contrabbando lungo il confine tra l’Egitto e la Striscia di Gaza – Hamas e gli altri gruppi armati sono ora più isolati che mai.
Ma non è solo l’isolamento l’unica fonte di preoccupazione per Hamas, la Jihad islamica e per gli altri gruppi armati della Striscia di Gaza. Le severe misure di sicurezza adottate dall’Egitto – che includono la distruzione di oltre 1700 tunnel e la creazione di una zona di sicurezza lungo il confine con Gaza – hanno segnato una semi-battuta d’arresto del contrabbando di armi. “Il contrabbando (di armi nella Striscia di Gaza) è stato interrotto quasi del tutto – ha ammesso Abu Mohammed, un trafficante di armi palestinese di Rafah, a sud della Striscia di Gaza – Raramente qualcuno riesce a far entrare furtivamente armi leggere e munizioni”.
L’uomo ha rivelato che il contrabbando di armi dall’Egitto a Gaza è praticamente cessato dal febbraio di quest’anno e si è anche lamentato del fatto che è diventato impossibile introdurre di nascosto missili e razzi nella Striscia di Gaza. Abu Mohammed ha inoltre detto che il giro di vite sulla sicurezza dato dall’Egitto ai tunnel usati per attività di contrabbando ha causato una carenza di armi di vario tipo e di munizioni nella Striscia di Gaza. Inoltre, questa stretta ha provocato un aumento dei prezzi di molte armi, egli ha aggiunto.
Ad esempio, il costo di una pallottola, in genere venduta a un dollaro, negli ultimi mesi è stato raddoppiato. Allo stesso modo, il prezzo di un fucile d’assalto AK-47 prodotto in Egitto è passato da 900 a 1300 dollari. Mohammed ha asserito che i tentativi di ricostruire i tunnel di contrabbando da parte di alcuni proprietari palestinesi di queste gallerie sotterranee sono stati infruttuosi proprio a causa delle misure egiziane in atto. Tra le misure adottate spiccano l’uso di esplosivi e di liquami per distruggere i tunnel, egli ha aggiunto. Incoraggiate dal successo della loro campagna contro il terrorismo, le autorità egiziane stanno ora studiando la possibilità di estendere la zona di sicurezza che hanno di recente istituito lungo il confine con la Striscia di Gaza.
Gli egiziani dicono che la mossa è necessaria per impedire ai gruppi terroristici di espandere le loro attività nel nord del Sinai. Dall’inizio dell’anno, le autorità egiziane hanno scoperto e distrutto altri 240 tunnel lungo il confine con la Striscia di Gaza. Una di queste gallerie era lunga quasi 3 chilometri e aveva una profondità di 3 metri, secondo i funzionari di sicurezza egiziani. Si tratta del tunnel più lungo, finora scoperto dagli egiziani. Il presidente Sisi ha ora deciso di combattere i tunnel usati da Hamas per il contrabbando anche attraverso i mezzi giuridici. Questa settimana, egli ha firmato una nuova legge, secondo la quale chi scava un tunnel lungo i confini egiziani rischia una condanna all’ergastolo.
La nuova legge è arrivata in seguito alle voci che alcuni ribelli jihadisti del Sinai avevano ricevuto cure mediche in ospedali della Striscia di Gaza. Le voci confermano i timori dei funzionari del governo egiziano che i jihadisti del Sinai lavorino con Hamas per minare la sicurezza e la stabilità dell’Egitto. La legge arriva dopo un’altra giornata di sangue in cui 5 persone sono rimaste uccise e altre 30 ferite in una serie di esplosioni avvenute all’esterno di un impianto di sicurezza, nella città di El Arish, nel Sinai. In precedenza, in un altro attacco terroristico sferrato contro le forze di sicurezza, avevano perso la vita 7 soldati nei pressi di Sheikh Zuweid, una città del nord del Sinai vicino al confine con la Striscia di Gaza. Sisi ha mostrato coraggio e determinazione nella sua guerra volta a bonificare le paludi dei terroristi.
Le misure severe che sono state prese lungo il confine tra l’Egitto e la Striscia di Gaza hanno dimostrato di essere ancor più efficaci delle operazioni militari israeliane contro i tunnel usati per le attività di contrabbando. Che Gaza sia a corto di armi è una buona notizia non solo per Israele e l’Egitto, ma anche per i palestinesi che vivono lì. È difficile immaginare come Hamas possa gettarsi a capofitto in un altro scontro armato con Israele – in cui i palestinesi pagherebbero ancora una volta un pesante tributo – in un momento in cui l’esercito di al-Sisi lavora giorno e notte per distruggere i tunnel del contrabbando e i prezzi dei fucili e dei proiettili nella Striscia di Gaza sono saliti alle stelle.
(*) Gatestone Institute
(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada
http://www.opinione.it/esteri/2015/04/15/toameh_esteri-15-04.aspx
#3Emanuel Baroz
Ergastolo per chi costruisce o utilizza i tunnel del contrabbando, pugno duro dell’Egitto contro Hamas
http://www.progettodreyfus.com/ergastolo-per-chi-costruisce-o-utilizza-i-tunnel-del-contrabbando-pugno-duro-dellegitto-contro-hamas/