Israele fra i lebbrosi
Gli inviati di Ban Ki-moon vogliono mettere Tsahal nella lista nera assieme al Califfo, con l’aiuto delle ong
di Giulio Meotti
In quale documento ufficiale l’unico esercito del mondo con una clausola che prevede di disobbedire a un ordine disumano, l’esercito d’Israele, può finire accanto a bande di terroristi islamici che crocifiggono i bambini, li seppelliscono vivi e li usano come kamikaze? Alle Nazioni Unite, certo. E’ quanto ha deciso l’inviato dell’Onu per i Bambini e i conflitti armati, Leila Zerrougui, che ha suggerito l’inserimento dell’esercito israeliano nella lista nera di paesi e organizzazioni che causano regolarmente danni ai bambini. In questa black list ci sono già al Qaida, i nigeriani di Boko Haram, lo Stato islamico di Iraq e Siria, i talebani e paesi come il Congo e la Repubblica Centrafricana, tristemente celebri per i loro eserciti di fanciulli lontani dall’essere maggiorenni. Il segretario generale dell’Onu, Ban Kimoon, sarebbe restìo a inserire Israele in questa lista. Ma il danno è fatto.
Al Palazzo di Vetro è in corso una pesante pressione da parte palestinese, dei suoi sponsor e delle organizzazioni non governative sui diritti umani, tutti decisi a far includere Tsahal nella lista nera. Secondo il maggiore quotidiano israeliano, Yedioth Ahronoth, i palestinesi avrebbero anche il sostegno di alti funzionari del segretariato dell’Onu che stanno premendo su Ban Kimoon. Il governo Netanyahu si sta opponendo con forza per non essere messo nello stesso elenco di “organizzazioni e paesi lebbrosi”. L’esercito israeliano è accostato alla decapitazione degli ostaggi diventata un metodo per addestrare i baby-killer dell’Isis. Nel campo di addestramento al Faruk, creato vicino a Raqqa in Siria, bambini in tuta mimetica, a partire da cinque anni, sono addestrati a sparare e decapitare. Per non parlare del fatto che il califfo riempie fosse comuni di bambini.
Il rapporto Zerrougui è stato al centro anche dell’incontro a Gerusalemme tra Netanyahu e il senatore repubblicano Lindsey Graham che ha minacciato di perorare lo stop americano dei fondi all’Onu se non ritireranno il documento. A volere l’inserimento di Israele in questa lista nera ci sono anche organizzazioni dei diritti umani come Human Rights Watch. E’ così che Israele, agli occhi dell’opinione pubblica europea, sta diventando uno stato infanticida. Grazie ai dossier dei felloni dell’Onu.
Il rapporto delle Nazioni Unite sui bambini arriva dopo quello di fine marzo del Csw (Commission on the Status of Women). Israele anche allora venne esposto al pubblico ludibrio come il principale stato che viola i diritti delle donne nel mondo. L’unico paese al mondo condannato per come tratta le donne. Non la Siria, dove le forze governative utilizzano gli stupri come tattica di guerra o lo Stato islamico che schiavizza le donne delle minoranze religiose. Non l’Arabia Saudita, dove le donne sono fisicamente punite se non indossano gli indumenti obbligatori. Non l’Iran, dove l’adulterio è punibile con la morte per lapidazione. Ad aprile, Israele è stato poi condannato, con un voto di 104 a 4 al Consiglio dei diritti umani di Ginevra, come l’unico paese al mondo che viola i diritti alla salute, sebbene sia l’unico stato al mondo che cura i feriti dei suoi nemici (dai siriani sul Golan ai palestinesi di Gaza). Hanno votato contro la risoluzione soltanto Canada, Australia e Stati Uniti. Nel mondo orwelliano delle Nazioni Unite, il giusto diventa torto e gli amici sono trattati alla stregua di nemici. Se l’Onu votasse oggi e non nel 1948, Israele non vedrebbe la luce.
(Fonte: Il Foglio, 30 Maggio 2015)
Nell’immagine in alto: lo spirito di Tsahal di fronte alle barbarie del terrorismo islamico