Parigi (Francia): il Louvre rifiuta gli israeliani?

 
Emanuel Baroz
16 giugno 2015
3 commenti

Francia, il Louvre finisce sotto accusa: «Discrimina gli studenti israeliani»

louvre-parigi-studenti-israeliani-focus-on-israelSospetti di discriminazione nei confronti di un gruppo di studenti israeliani in visita al Louvre e alla Sainte Chapelle di Parigi. Una vicenda – scrive Libèration.fr – per cui è stata allertato anche il ministro della Cultura, Fleur Pellerin, Mentre Jean-Francois Carenco, il prefetto dell’Ile-de-France, ha inviato una lettera al tribunale di Parigi, accompagnata da un inquietante fascicolo sui presunti sospetti di discriminazione.

Tutto inizia a maggio scorso. Il professor Sefy Hendler, specialista di Rinascimento italiano, prepara la trasferta parigina dei suoi dodici studenti. Tutti iscritti alla facoltà di Storia dell’arte all’università di Tel-Aviv. È l’11 maggio quando Hendler si mette davanti al computer e invia due mail ai rispettivi servizi di prenotazione del Louvre e della Sainte-Chapelle. Le risposte non tardano, ma sono entrambe negative. «Mi dispiace, per quel giorno non abbiamo disponibilità», replica la Sainte-Chapelle.

Stessa musica al Louvre: «Non abbiamo nessuna disponibilità per gli orari richiesti». Perplesso per quel doppio rifiuto così perentorio, Hendler tenta un esperimento inviando, appena pochi giorni dopo, due nuove richieste di prenotazione. Questa volta a nome di un non meglio precisato ‘Istituto d’artè di Firenze e dell’Abu Dhabi Art History Collegè. Istituzioni totalmente inventate, ma che ricevono risposte rapide e positive.

«Ero sconvolto, profondamente scioccato – racconta oggi Hendler – ero pronto ad annullare il viaggio» a Parigi. Alla fine deciderà però di informare Francois Heilbronn, presidente degli Amici francesi dell’Università di Tel Aviv, che raccoglie la documentazione, tra formulari di prenotazione e scambio di mail, per poi scrivere al presidente del Louvre, Jean-Luc Martinez, al collega responsabile della Sainte-Chapelle, Philippe Bèlaval, nonchè al ministro della Cultura, Fleur Pellerin.

Ognuno reagisce a modo suo. Il Louvre si dice turbato e lancia un’indagine interna. Tre giorni dopo verdetto: «In qualche modo siamo stati vittime del nostro stesso successo. Riceviamo in media 400 richiesta al giorno. E il sistema automatico non permette di creare file d’attesa virtuali», si giustifica il museo, secondo cui gli istituti ‘fittizi’ di Firenze ed Abou Dhabi hanno solo avuto più fortuna. Alla Sainte-Chapelle riconoscono invece ripetuti problemi nel sistema di prenotazione. Anche se «nulla stabilisce che ci sia stata discriminazione». In attesa dell’apertura di una eventuale inchiesta giudiziaria dopo la lettera del prefetto, i 12 studenti israeliani sono stati intanto ‘accettati’ al Louvre e alla Sainte-Chapelle. Verranno in visita a fine giugno insieme al loro professore.

Il Messaggero

Nella foto in alto: il museo Louvre di Parigi

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  • #1Emanuel Baroz

    IL LOUVRE CHIUDE LA PORTA IN FACCIA AGLI ISRAELIANI

    Ancora un episodio di antisemitismo in Francia, per il quale il Governatore dell’Ile-de-France, la regione alla quale appartiene Parigi, ha aperto un’inchiesta.

    Tutto è iniziato quando l’ufficio prenotazioni del Louvre ha rifiutato la visita di un gruppo di dodici studenti israeliani della Tel Aviv University, ufficialmente a causa del calendario già troppo pieno.

    Intuendo che si trattasse di una scusa, i membri dell’associazione francese Amici della Tel Aviv University hanno simulato altre due prenotazioni di dodici visitatori, una proveniente da Abu Dhabi e l’altra dall’Italia, ottenendo tranquillamente l’appuntamento.
    E’ a quel punto che Francois Heilbronn, presidente dell’associazione, ha contattato il Ministero della Cultura francese denunciando l’atto discriminatorio.

    https://it-it.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/a.387495981326769.85422.386438174765883/825045067571856/?type=1

    17 Giu 2015, 23:28 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    “Louvre chiuso”, ma soltanto per gli studenti israeliani

    Polemiche per il rifiuto di ricevere una delegazioni dell’università di Tel Aviv da parte del museo di Parigi. E il governatore dell’Ile-de-France apre un’inchiesta

    di Maurizio Molinari

    Nuova tegola sui rapporti bilaterali fra Francia e Israele. L’ufficio visite del Louvre di Parigi ha rifiutato di accogliere la richiesta di un gruppo di 12 studenti dell’Università di Tel Aviv. A presentare la domanda è stata l’associazione «Amici francesi dell’Università di Tel Aviv», a cui è stato spiegato che «il calendario lo rendeva impossibile».

    La stessa associazione ha così simulato la richiesta di visita di altri gruppi di 12 studenti, provenienti dall’Italia e da Abu Dhabi, trovando subito avallo e appuntamento. È stato allora che Francois Heilbronn, presidente dell’associazione ha contattato il ministro della Cultura francese, Fleur Pellerin, facendo presente il sospetto che il veto agli israeliani celasse una discriminazione.

    Il risultato è un’indagine, aperta dal governatore Jean-Francois Carenco, responsabile della regione dell’Ile-de-France a cui appartiene Parigi, per verificare se uno o più dipendenti del Louvre abbiano deciso di attuare «discriminazioni illegali» con gli studenti israeliani.

    http://www.lastampa.it/2015/06/16/esteri/louvre-chiuso-ma-soltanto-per-gli-studenti-israeliani-6ScXf8r4b2aNzdc2RX3geM/pagina.html

    17 Giu 2015, 23:29 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Il Louvre è sempre aperto, tranne che per gli studenti israeliani

    E Daniel Barenboim si schiera col boicottaggio

    di Giulio Meotti

    C’è lavoro in abbondanza per Tony Blair, neo inviato speciale dell’Unione europea per la lotta contro l’antisemitismo. Jean-François Carenco, il prefetto dell’Ile de-France, ha aperto un’inchiesta per discriminazione su un caso allucinante reso noto da Libèration. Gli studenti israeliani dell’Università di Tel Aviv intendevano volare a Parigi a fine giugno per visitare alcune importanti istituzioni culturali francesi. Il professor Sefy Hendler, specialista in Rinascimento italiano, scrive ai servizi di prenotazione del Louvre e della cappella gotica Sainte-Chapelle. “Ci dispiace, non abbiamo alcuna possibilità per quel giorno”, risponde laconico un funzionario della Sainte-Chapelle. Anche il Museo del Louvre fa sapere: “Non abbiamo alcuna disponibilità”. Sefy, insospettito, decide di capire cosa c’è dietro. Perplesso per il doppio rifiuto perentorio, il professore israeliano, che vanta credenziali di sinistra, tenta un esperimento inviando, appena pochi giorni dopo, due nuove richieste di prenotazione. Questa volta lo fa a nome di un non meglio precisato “Istituto d’arte” di Firenze e dell’Abu Dhabi Art History College. Istituzioni del tutto inventate, ma che ricevono risposte rapide e positive dai musei e dalla cappella: “C’è posto”.

    “Sono rimasto scioccato, sconvolto”, ha detto Sefy Hendler ad Haaretz, con cui collabora. Così il docente scrive a François Heilbronn, presidente dell’Associazione di amicizia francese con l’Università di Tel Aviv e professore a Sciences-Po. Heilbronn prende i moduli di prenotazione e gli scambi di posta e li invia al direttore del Louvre, Jean-Luc Martinez, a Philippe Belaval, capo Centro per monumenti nazionali (che gestisce Sainte-Chapelle) e a Fleur Pellerin, ministro della Cultura. I musei si trincerano dietro alla spiegazione di un automatismo nelle risposte e al fatto che, secondo loro, non c’è stata alcuna discriminazione. “Aperto a tutti dal 1793, il Louvre porta i valori di universalismo e non tollera alcuna discriminazione nei confronti di chiunque e in ogni forma di attività”, recita il comunicato del museo. Di boicottaggio si parlerà in un convegno il 22 giugno a Gerusalemme alla Hebrew University, un’iniziativa dell’Università Europea di Roma, in occasione di un convegno organizzato da Paolo Sorbi sui temi di acqua, gas e biotecnologie.

    Intanto prosegue la lista di illustri personalità della cultura che approvano il movimento di boicottaggio dello stato ebraico. Juliette Greco, la musa di Saint-Germain-des-Prés, è una delle poche che ha respinto la pressione a boicottare Israele e si è esibita a Tel Aviv. Elvis Costello, Vanessa Paradis, Carlos Santana, Annie Lennox, Neil Young e Brian Eno hanno aderito a un lungo elenco di artisti boicotta-tori. Il movimento è diventato molto importante in Gran Bretagna, dove il suo attivista più noto è Roger Waters dei Pink Floyd.

    In un’intervista rilasciata a Channel 4 News, anche il direttore d’orchestra Daniel Barenboim si associa al movimento contro lo stato ebraico: “Provo grande solidarietà con il movimento di boicottaggio per tutto ciò che ha a che fare con il governo israeliano. E’ assolutamente comprensibile, e mi piacerebbe farlo”. Forse Barenboim farebbe bene a ricordare che la sua orchestra multiculturale, la West-Eastern Divan Orchestra, creata con il palestinese Edward Said, è stata bandita al festival della musica del Qatar. Soltanto perché Barenboim è ebreo. Perché l’odio per Israele non distingue fra ebrei buoni ed ebrei cattivi.

    (Fonte: Il Foglio, 17 Giugno 2015)

    17 Giu 2015, 23:31 Rispondi|Quota