Cinque miti storici su Israele da sfatare
di Ryan Bellerose*
È in atto un tentativo in atto di negare la storia e quasi la stessa esistenza del popolo ebraico. Farebbe ridere se non fosse così condiviso. Oggi mi soffermerò su alcuni di questi miti, apparentemente innocui, ma in realtà molto pernicioso e minaccioso.
MITO NUMERO 1: Israele sarebbe stato creato da colonialisti.
La verità è che gli ebrei hanno combattuto all’ultimo sangue per la terra dei loro avi. Mentre il Regno Unito aprì la porta con gli Accordi di Sanremo, e quindi con la Dichiarazione Balfour, il successivo piano di partizione e il mandato palestinese assegnarono i 3/4 della terra promessa (si perdoni il gioco di parole) al neocostituito regno ascemita, che avrebbe preso il nome di Giordania: il che dimostra che l’appoggio britannico non fu in realtà così amichevole. Se poi si considera l’embargo delle armi che agì soltanto nei confronti del neonato stato israeliano, il fatto che Londra armò e addestrò la legione giordana, e i limiti allora imposti all’immigrazione ebraica, mentre al contempo si incoraggiava l’immigrazione araba, si ottiene un quadro ben preciso del presunto favore britannico.
È piuttosto divertente che le persone che sostengono che Londra abbia “creato” Israele, sono le stesse che indicano il bombardamento del King David (in cui a seguito di attentato perirono 28 inglesi, noncurante dell’allarme lanciato prima dell’esplosione, NdT) come prova della cattiveria degli ebrei. Va detto che, in primo luogo il King David era il quartier generale del governo DI OCCUPAZIONE britannico. Soprattutto, non si chiedono mai come mai gli ebrei combattessero la gente che secondo essi avrebbe dato vita allo stato di Israele. È un perfetto esempio del motivo per cui dobbiamo ridimensionare la retorica colonialista. Naturalmente non mancherà chi giurerà che senza il sostegno coloniale, gli ebrei non sarebbero riusciti nel loro intento, quando nella realtà essi combattevano i colonialisti. Ovviamente gli inglesi maldigeriscono questa vicenda.
MITO NUMERO 2: Israele è uno stato colonialista.
Questa è senza dubbio la castroneria più macroscopica. Chiunque sia in grado di osservare una cartina geografica, o di leggere la Bibbia o il Corano, o anche di leggere e scrivere, dovrebbe essere in grado di capire che gli ebrei sono nati qui: «i giudei vengono dalla Giudea, gli arabi dall’Arabia», faccio semplicemente rilevare a chi assume questa grottesca posizione. Siamo a livelli terra terra, eppure c’è chi sostiene che gli ebrei sarebbero… europei. La genetica prova chiaramente che gli ebrei aschenaziti in prevalenza hanno sangue mediorientale. L’archeologia prova chiaramente la presenza ebraica su questo territorio da oltre tremila anni. Bibbia e Corano confermano che gli ebrei sono stati la maggioranza per buona parte della storia ultramillenaria di questa terra. Diversi luoghi vantano nomi ebraici, anche se in seguito i colonizzatori arabi hanno provveduto ad arabizzarli: come Neapolis, ribattezzata Nablus perché nell’arabo non esiste il suono connesso alla lettera “p” (il vero nome della città in effetti è Schechem).
Quando ero piccolo leggevo di Hebron, la capitale biblica del Regno di David; e di Shiloh, dove gli ebrei costruirono il primo tempio finalizzato ad onorare Dio. Si tratta di verità fattuali che gli arabi non possono negare; ma cionondimeno, ci provano. Il Monte del Tempio è il luogo ove sorgeva il Tempio di Gerusalemme, eppure gli arabi pensano che dissacrandolo e costruendovi sopra una moschea, possa trasformarsi in un luogo arabo. Nessuna persona dotata di buon senso può accettare questo ragionamento.
Lo stesso giudaismo mostra senza ombra di dubbio che gli ebrei siano nati qui. Se così non fosse, i loro luoghi sacri sarebbero di altri, le loro ricorrenze religiose previste dal calendario non cadrebbero in quelle date, le loro tradizioni sarebbero differenti. Gli ebrei sono indigeni: l’evidenza è schiacciante. Il mondo colonialista è perfettamente a proprio agio con coloro che bollano Israele di essere un progetto colonialista, perché obiettivamente se un popolo indigeno riconquista il controllo delle terre ancestrali, chi non sarebbe contento? E se i popoli indigeni iniziassero a guardar Israele per ciò che è: un esempio per i popoli indigeni di tutto il mondo di ciò che è stato possibile per un popolo che ha subito il peggior genocidio di tutta la storia; un popolo martorizzato e diviso che però non ha mai perso la speranza di tornare alla propria terra, e che ora la difende con tutte le proprie forze.
MITO NUMERO 3: Senza il sostegno dell’Occidente, Israele non sarebbe sopravvissuto.
Questo è piuttosto divertente, perché senza Sanremo non avremmo formalizzato un aperto sionismo; ma, a parte questo, si tratta di una favola. Ed ecco perché. Anzitutto, l’Occidente non ha fatto praticamente nulla per la creazione del moderno stato di Israele. Al contrario, fece il possibile per prevenirla. L’unico concreto sostegno giunse da uno stato imprevedibile: la Cecoslovacchia! ironia della sorte, buona parte del materiale inviato in Israele era di fabbricazione tedesca. Fu una delle tante ironie della sorte, come quando gli ebrei volarono sul Messerschmidt 109s tedesco per combattere gli arabi che usavano velivoli di fabbricazione britannica. Più tardi francesi e inglesi fornirono armi ed equipaggiamento agli arabi, mentre mantennero un embargo nei confronti degli ebrei. Anche gli Stati Uniti praticò l’embargo, sebbene molti singoli cittadini americani e canadesi inviarono denaro, e non pochi corsero in Israele per combattere. Questa propaganda è alimentata perché non si può accettare che popolazioni indigene riescono ad affermarsi senza il sostegno delle potenze colonialiste. Sarebbe un disastro, per la narrativa colonialista, ammettere che senza il loro intervento possa avvenire qualcosa di buono.
MITO NUMERO 4: Gli ebrei avrebbero massacrato gli arabi.
Si tratta di una frottola facilissima da smontare; intanto osservando le statistiche: in oltre 67 anni di conflitti, sono morti meno di 45.000 arabi. Sebbene il numero sembri considerevoli, esso va collocato in prospettiva: queste vittime sono state registrate nell’arco di tre guerre maggiori e quattro conflitti minori. In meno di cinque anni, in Siria, sono morte 250.000 persone, mentre 200.000 sono le vittime delle guerre combattute in Iraq da quando sono intervenuti gli americani. Osservando i dati, si direbbe che gli israeliani hanno adottato molta cautela; o che non sono così fenomenali quando combattono, dal momento che hanno vinto tutte le guerre scatenate loro contro. Nel frattempo, la popolazione araba è aumentata di sei volte: il che la dice lunga…
MITO NUMERO 5: Gli ebrei opprimono gli arabi con «migliaia» di checkpoint e con un gigantesco muro.
Se non ho contato male, esistono 13 checkpoint, e il «gigantesco muro» in realtà è una barriera in filo spinato per il 90% della sua lunghezza. È in cemento armato soltanto in certi punti per prevenire le uccisioni da parte dei cecchini. La verità è che la barriera difensiva ha funzionato: il numero delle vittime civili si è virtualmente azzerato, e la barriera segue un determinato percorso per massimizzare l’efficacia e proteggere la popolazione israeliana dagli attacchi terroristici palestinesi. Sembra oppressivo ma sfortunatamente gli arabi non hanno provato la disponibilità a mettere da parte il terrorismo ai danni degli ebrei.
* History Matters: 5 Myths About Israel