Mentre l’ISIS minaccia in ebraico i cittadini israeliani i terroristi palestinesi continuano a colpirli

 
Emanuel Baroz
24 ottobre 2015
1 commento

Mentre l’ISIS minaccia in ebraico i cittadini israeliani i terroristi palestinesi continuano a colpirli

terrorismo-palestinese-attentati-focus-on-israelGerusalemme, 23 Ottobre 2015 – Cinque israeliani, tutti appartenenti alla stessa famiglia, sono rimasti feriti dopo che una bomba incendiaria è stata lanciata contro la loro auto in Samaria (West Bank), nel corso di scontri tra palestinesi e forze di sicurezza israeliane. Si tratta di una coppia e delle loro figlie di 4 e 11 anni, colpite dalla bomba nei pressi dell’insediamento ebraico di Bet El nel nord della Samaria. La bambina di 4 anni, secondo i media, ha riportato le ferite più serie con bruciature sul 35% del corpo.

Intanto con un messaggio in un video in ebraico l’Isis ha minacciato gli israeliani che le violenze delle ultime settimane sono l’inizio di un conflitto ben più vasto. “La guerra vera non è ancora iniziata“, avverte un miliziano incappucciato: “Stiamo arrivando“. “Questo è un messaggio importante per gli ebrei che hanno occupato la terra dei musulmani“, esordisce il miliziano dell’Isis, che compare armato di tutto punto e che si esprime in un ebraico fluente. “La guerra vera e propria non è ancora iniziata. Quello che state provando adesso – rileva – è solo un gioco da ragazzi rispetto a quanto vi attende nel prossimo futuro. Per ora fate quello che volete. Ma sappiate che vi faremo pagare il conto, dieci volte per quanto avete fatto“.

(Fonte: RaiNews.it, 23 Ottobre 2015)

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  • #1Emanuel Baroz

    Ora l’lsis punta Israele (per scalzare Hamas)

    Minacce in ebraico di un membro del Califfato: «Stiamo arrivando». Perché vogliono la leadership della guerra santa.

    di Carlo Panella

    L’Intifada dei coltelli apre un enorme spazio politico all’Isis in Palestina. Sul terreno della violenza omicida e dell’ odio contro gli ebrei – non gli israeliani, gli ebrei – l’Isis è infatti in grado di surclassare ogni altra organizzazione. E questo è il terreno che Hamas ha deciso di riaprire, sponsorizzando vergognosamente gli accoltellamenti anche dei civili israeliani, e che Abu Mazen e la dirigenza moderata palestinese non hanno – al solito – il coraggio e la forza di sconfessare. In questo senso, la sfida ad Hamas – e ad Abu Mazen – è stata formalmente lanciata ieri dall’Isis, che ha postato in rete il messaggio di un suo miliziano, al solito incappucciato e armato, che ha parlato un perfetto ebraico – sicuramente è un arabo palestinese – con parole inequivocabili: «Questo è un messaggio importante per gli ebrei che hanno occupato la terra dei musulmani. La guerra vera e propria non è ancora iniziata. Quello che state provando adesso è solo un gioco da ragazzi rispetto a quanto vi attende nel prossimo futuro. Per ora fate quello che volete. Ma sappiate che vi faremo pagare il conto dieci volte per quanto avete fatto. Pensate un momento: cosa farete quando decine di migliaia da tutto il mondo verranno da voi per sgozzarvi e per gettarvi nell’immondezzaio? Noi continueremo fino in fondo, finché non avremo debellato la malattia. Ci stiamo avvicinando a voi ebrei dal Sinai e dal nord Golan. Il nostro scopo è cancellare per sempre i confini tracciati con gli accordi di Sykes-Picot».

    Ha così inizio formale e pubblico l’orrida gara tra Isis, Hamas e le Brigate di al Aqsa di al Fatah per «sgozzare e gettare nell’immondezzaio» gli ebrei israeliani. Una terribile e sanguinaria sfida che preoccupa la dirigenza israeliana, ma che preoccupa ancor più Hamas e la Olp, perché l’Isis è ormai saldamente radicato dentro Gaza, ha rapporti stretti con i jihadisti che seminano morte nel Sinai egiziano ed è anche riuscito a costruire una presenza sulle alture del Golan, a ridosso del confine siriano con Israele. L’impianto dell’Isis nella Striscia di Gaza è stato fulmineo, dopo che è passato ai suoi ordini il gruppo tribale palestinese che rapì il soldato israeliano Gilad Shalit, che costituisce la Brigate dello sceicco Ornar Khadir e che ha legami organici con l’Ansar Bayt al Maqdis (Organizzazione degli ausiliari dello Stato Islamico a Gerusalemme), che da tempo ha giurato fedeltà al Califfo abu Bakr al Baghdadi. Dalla primavera scorsa la sequenza del conflitto aperto con Hamas è frenetica: ad aprile in un video girato in Siria e indirizzato ai «tiranni di Hamas», l’Isis accusa Hamas di connivenza con Israele (in quella fase, una parte di Hamas trattava a Doha un’ipotesi di tregua, smentita però dall’ala militare del movimento): «Noi sradicheremo il regime degli ebrei, voi e al Fatah e tutti i laici non sono nulla per noi e voi sarete rovesciati dai nostri adepti infiltrati». Il 4 maggio militanti dell’Isis a Gaza lanciano da una moschea in costruzione una bomba contro agenti di Hamas, a cui seguono arresti di molti seguaci salafiti. A inizio giugno l’Isis rivendica l’uccisione a Gaza da parte di suoi 5 miliziani dell’ alto dirigente di Hamas, Sabah Siamo Il 30 giugno, con un altro video, l’Isis accusa Hamas di essere diventato un movimento laico che non fa rispettare la sharia:

    “La legge della sharia verrà instaurata a Gaza, a dispetto vostro. Vi promettiamo che quello che sta accadendo in Siria, in particolar modo nel campo palestinese di Yarmouk a Damasco che è sotto il nostro comando, succederà anche a Gaza”. Poi si passa alla guerra per bande “stile Chicago” con uno scontro a colpi di mitra tra tre auto di miliziani di Hamas e due di miliziani dell’Isis nella strade di Gaza city.

    Ieri è dunque partita la sfida aperta ad Hamas nell’orrenda gara a chi “sgozza” più ebrei. Il tutto nell’agghiacciante silenzio di Abu Mazen che, come sempre, non sconfessa questa demenziale Intifada dei coltelli e sarà ancora una volta travolto dagli avvenimenti. Con l’unica variante che ora anche Hamas ne sarà travolta.

    (Fonte: Libero, 24 Ottobre 2015)

    25 Ott 2015, 17:45 Rispondi|Quota