Netanyahu e le frasi su Hitler: ecco che cosa c’è dietro
di Glauco Maggi
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sostenendo che Hitler avrebbe avuto l’idea dell’Olocausto dal Mufti di Gerusalemme, ha fatto scandalo. E’ stato accusato di aver falsato la storia, e di aver dato ragione ai “negatori” del genocidio per mano tedesca. Il ministro degli esteri tedesco ha adirittura “rivendicato” il ruolo di Hitler: “L’olocausto e’ stata tutta colpa nostra”, ha tranquillizzato il mondo, almeno quella parte del mondo che ritiene utile e corretto oggi non far conoscere l’intera storia di ieri del ruolo degli islamisti antisemiti e delle relazioni tra la Berlino nazista e i suoi alleati islamisti. Non c’era dunque solo Mussolini, in Europa, a fare asse con il Fuehrer: c’erano anche i musulmani che volevano lo sterminio degli ebrei in Medio Oriente, fin dagli Anni Venti, e il Mufti di Gerusalemme al-Hajj Amin al-Husaini era il plenipotenziario dell’alleanza, con Hitler e anche con il Duce.
I critici di Bibi sono balzati sulla sua frase fattualmente inesatta (non e’ vero che Hitler ha avviato l’Olocausto per richiesta diretta del Mufti che gli avrebbe dato l’idea, e’ un parto tutto suo la Soluzione Finale). Ma perche’ non hanno contestualmente riconosciuto cio’ che gli storici piu’ accreditati dell’Islam e del nazismo danno per assodato? Cioe’ che ci fu un ruolo effettivo di condivisione ideologica e di collaborazione strategica tra il partito nazionalsocialista (i gerarchi e Hitler stesso) e al-Husaini negli Anni Trenta e nei primi Anni Quaranta. L’ “asse” tra i nazi-fascisti e il padrino politico di Arafat e della generazione successiva dei leader islamisti palestinesi di Al Fatah e Hamas e’ troppo politicamente scorretto per poter essere riportato alla luce. E se Netanyahu ricorda che gli estremisti palestinesi degli Anni Venti gia’ odiavano e uccidevano gli ebrei nella Palestina Britannica viene messo in croce come “negazionista”, come uno che “assolve” Hitler e condanna solo l’Islam. “La mia intenzione non era di assolvere Hitler”, ha spiegato Bibi, “ma piuttosto mostrare che gli antenati della nazione palestinese –senza un paese e senza la cosiddetta ‘occupazione’ – anche allora aspiravano al sistematico incitamento a sterminare gli ebrei”.
Ecco perche’ e’ interessante, per capire come sono andate le cose, riportare qualche brano di studiosi americani che hanno lavorato sui documenti degli archivi tedeschi per ricostruire il rapporto tra nazisti e islamisti tra le due Guerre Mondiali. E’ Storia vera, e io non l’avevo mai letta nei libri italiani di Storia sulla Seconda Guerra Mondiale.
Wolfgang G. Schwanitz e’ uno storico tedesco-americano che vive in New Jersey, laureato a Lipsia, e poi e’ stato anche professore di “studi arabi” a Princeton. Secondo Schwanitz ci sono molte prove del fatto che il primario scopo di al-Husaini era di bloccare l’uscita degli ebrei dall’Europa. Nel libro del 2014, scritto con il coautore Barry Rubin, “Nazisti, Islamisti e la creazione del Moderno Medio Oriente” lo studioso scava dentro i rapporti profondi tra Hitler e il Mufti: “Alla loro riunione (del 28 novembre del 1941) conclusero il patto sul genocidio degli ebrei in Europa e nel Medio Oriente, e immediatamente dopo, Hitler diede l’ordine di preparare l’Olocausto. Il giorno successivo furono diramati gli ordini a 13 nazisti che partecipavano alla Wannsee Conference per cominciare a organizzare la logistica dello sterminio di massa”.
Il libro esamina gli sforzi del Mufti per prevenire gli ebrei europei dal trovare rifugio nella Terra che sarebbe diventata Israele: ”E siccome ogni ebreo europeo cacciato dall’Europa poteva in seguito andare in Palestina, al –Husaini chiari’ che se Hitler voleva i musulmani e gli arabi come alleati doveva chiudere la strada di uscita dall’Europa agli ebrei. Allo stesso tempo, al-Husaini e i governi arabi dissero alla Gran Bretagna che se volevano evitare che arabi e musulmani diventassero dei nemici dovevano chiudere l’ingresso in Palestina a tutti gli ebrei. Avendo avuto successo su entrambi i fronti, al-Husaini contribui’ all’Olocausto doppiamente, direttamente, e dall’inizio”.
Christopher Robert Browning e’ riconosciuto come lo storico americano dell’Olocausto piu’ autorevole. Autore di “Le origini della Soluzione Finale: l’evoluzione della politica nazista sugli ebrei, settembre 1939-marzo 1942”, ha studiato il processo decisionale di Hitler. Secondo Browning, nel mezzo dell’euforia per quella che sembrava la vittoria sulla Armata Rossa nella estate del 1941, Hitler prese una serie di decisioni per implementare la Soluzione Finale nell’ottobre del 1941, quindi appena prima di incontrare il Mufti a Berlino. Hitler era intenzionato a inserire al-Husaini nei suoi piani per estendere la soluzione finale oltre l’Europa per comprendere pure gli ebrei del Nord Africa e del Medio Oriente. E’ in questo sforzo di estendere la soluzione finale oltre i confini dell’Europa, non per la sua implementazione in Europa, che al –Husaini gioco’ un ruolo preminente. Per esempio, fu decisivo nella formazione di volontari della Divisione delle SS in Bosnia, che furono nella quasi totalita’ musulmani bosniaci. Il Mufti fu impegnato nella propaganda nazista in lingua araba, parlando frequentamente alla radio. Famoso e’ il suo appello “Ammazza gli ebrei” nell’estate del 1942 mentre l’Afrika Korps di Rommel minacciava di travolgere gli inglesi e catturare gli ebrei del pre-stato della Palestina. Se i tedeschi avessero vinto la battaglia di Al Alamein, un Gruppo di SS era gia’ stato organizzato per andare in Egitto e replicare gli stermini di massa di ebrei che si stavano svolgendo nei campi di concentramento dell’ Europa dell’Est.
Il Mufti di Gerusalemme non sara’ stato l’ispiratore di Hitler per il suo riuscito genocidio, ma ha fatto di tutto per organizzarne una versione araba e medio-orientale. Il premier israeliano e’ stato scorretto nella ricostruzione dei tempi degli stermini, e della effettiva influenza del Mufti sul Fuhrer. Ma dice la verita’ quando sostiene che l’odio e la volonta’ di sterminio degli ebrei da parte degli islamisti pro-nazisti precedono la nascita di Israele. Non sono causati dagli “insediamenti” di oggi in Israele, lo Stato ebraico nato legittimamente con la benedizione della comunita’ internazionale che aveva saputo respingere e battere i deliri razzisti del nazismo. L’intifada moderna di Hamas e Al Fatah e’ di fatto l’espressione, concreta e dichiarata, della nostalgia per la fallita “soluzione finale” extra europea di Hitler e del Grand Mufti degli Anni 40.
(Fonte: Liberoquotidiano.it, 23 Ottobre 2015)
Nella foto in alto: il Gran Muftì di Gerusalemme Hajj Amin al Husseini e Adolf Hitler (28 Novembre 1941)
#1Emanuel Baroz
Buon sangue non mente
di Dimitri Buffa
Se Arafat ha sognato fino all’ultimo di marciare su Gerusalemme alla testa di un milione di “shaid” per cacciare gli ebrei nel mare, suo zio sognava di avvelenare le falde acquifere di Tel Aviv. Lo spiega l’interessantissimo saggio di Stefano Fabei su “Studi piacentini” a proposito delle manovre dell’ex Gran Muftì di Gerusalemme Haji Amin Ali al Husayni per terrorizzare la popolazione ebraica di Palestina e i soldati britannici. Infatti quel muftì era zio per parte di padre del defunto Yassir Arafat, nato al Cairo ma mandato a vivere proprio a Gerusalemme all’età di sei anni, e cercò di convincere Mussolini per quasi tutta la seconda metà degli anni Trenta della bontà dei propri progetti terroristici, incluso quello di avvelenare l’acqua dell’acquedotto di Tel Aviv.
Lo stato d’Israele all’epoca era ben al di là da venire ma i despoti palestinesi già possedevano una rodata fede anti-semita che li metteva in sintonia con i nazisti e, ma questo più che altro se lo auspicava lo zio di Arafat, anche con i fascisti nostrani. Il Duce in compenso, che aveva tutti i difetti del mondo ma non quello di essere avventato in politica estera, sebbene avesse ovviamente grossi interessi a fomentare la rivolta arabo palestinese in Medio Oriente, si guardò bene dal fornire ad al Husayni tutti quei soldi e quelle armi che lui gli chiedeva insistentemente, fino a “mettere in dubbio che gli italiani fossero così amici degli arabi come proclamavano”.
Per di più, e questo dimostra come i palestinesi non abbiano mai imparato le lezioni storiche, a “tradire” le aspirazioni genocide dello zio di Arafat fu proprio il vecchio re dei sauditi, Ibn al Saud, che doveva mettere a disposizione i propri soldi e le proprie istituzioni affinchè il regime fascista salvasse la faccia, almeno a livello ufficiale, nell’appoggio a quella che oggi molti retoricamente ricordano come “la prima intifada palestinese”, ma che sarebbe più giusto definire una rivolta anti britannica fomentata dal fascismo e dal nazismo. Fomentata però non fino al punto di sporcarsi troppo le mani, cosa che i rais dell’epoca ritenevano invece indispensabile per proseguire la lotta contro le guarnigioni britanniche. I contatti diplomatici con il muftì zio di Arafat vennero tenuti dallo psichiatra Carlo Alberto Enderle, nome islamico Ali Ibn Jafer, in realtà rumeno, naturalizzato italiano e di genitori musulmani. Il ministro degli esteri era ovviamente Galeazzo Ciano.
Ieri come oggi i palestinesi chiedevano soldi in continuazione, più precisamente volevano 75 mila sterline dell’epoca ogni anno, più armi, munizioni e agenti per l’addestramento alla guerriglia. Il regime fascista da parte sua non intendeva finanziare direttamente e pretendeva che fosse il re Saud ad acquistare armi in Italia perchè con il ricavato si potesse pagare indirettamente la rivolta e il terrorismo. Il tira e molla su questo punto tra sauditi, fascisti e il gran Muftì di Gerusalemme si risolse in una sorta di dialogo tra sordi.
Le trattative che erano andate avanti dal 1933 al 1939 un bel giorno si interruppero per sempre con un nulla di fatto. Il gran Muftì da parte sua si accontentò di quelle 140 mila sterline di assaggio che il Duce era riuscito a fargli avere sottobanco. Probabilmente incassandole piuttosto che devolverle alla causa arabo-palestinese. Si badi bene: il progetto di avvelenare l’acquedotto di Tel Aviv aveva ricevuto l’approvazione di Mussolini, ma la condizione per fare decollare economicamente questi progetti era che i feddayn palestinesi del gran Muftì ricevessero ben altri finanziamenti e soprattutto armi leggere e pesanti. Di fatto il fascismo, probabilmente operando una sorta di gioco delle parti con il regime saudita, usando lo spauracchio della rivolta araba come arma di pressione sugli inglesi, non spinse mai sull’accelleratore.
E quando il 30 marzo 1938 l’ambasciatore italiano comunicò al sottopancia di al Husayni, tale al Alami, l’intenzione dell’Italia di interrompere ogni ulteriore finanziamento, il prozio di Arafat non potè che prendere atto del fatto che tutto era abortito per il voltafaccia del re saudita. Che a suo tempo, cioè un anno prima, si era rifiutato di fare passare da Ryad le armi e le munizioni, nonchè i soldi che gli italiani avevano accumulato. Nella primavera del 1938 tutte quelle armi erano ancora chiuse nelle casse di alcune navi che stavano nel porto di Taranto. Benché nei propri colloqui con la diplomazia fascista lo zio di Arafat avesse fatto di tutto per convincere l’asse Roma- Berlino che la formazione di un enclave ebraico, “o peggio di uno stato”, sotto il mandato e la protezione britanniche, sarebbero stati una jattura per tutta l’Europa, con toni anti-semiti che sorpresero non pochi interlocutori (in fondo, molti scetticamente ragionavano così, anche questi palestinesi come tutti gli arabi sono pur sempre popolazioni semite!), Mussolini alla fine bloccò tutta l’operazione. Magari non perché amasse gli ebrei in quanto tali. Anzi è certo che il 7 di luglio 1937 la Commissione reale aveva pubblicato un documento in cui si spiegavano i pericoli che potevano giungere per l’Italia dell’epoca dalla creazione di uno stato ebraico come era nei progetti inglesi fin dalla dichiarazione di Balfour nel 1917. Probabilmente però la real politik di allora deve avere suggerito a Mussolini che il gioco non valeva la candela: terroristi di quel tipo, come gli armati dello zio di Arafat, potevano anche mettere in crisi i britannici e frustrare le ambizioni territoriali sioniste, ma alla fine non sarebbero potuti più venire controllati da nessuno. Almeno non una volta che fossero stati armati, finanziati e istruiti di tutto punto.
E la stessa cosa deve avere pensato anche re Saud. E questo, se non altro, a ulteriore riprova e spiegazione del perché ieri come oggi i peggiori nemici dell’ideologia e delle ambizioni pan arabe e indipendentiste dei palestinesi siano spesso stati gli stessi regimi arabi. Perchè se è vero, ad esempio, che la dinastia saudita avrebbe fatto carte false per evitare che un domani, dopo la guerra, gli ebrei avessero avuto il loro stato nel cuore della “umma” araba, è altrettanto certo che quella stessa corte di sceicchi (che di lì a poco sarebbero diventati super ricchi con il petrolio) vedeva come il fumo agli occhi la creazione di uno stato indipendente palestinese. Magari laico e con obblighi di riconoscenza nei confronti dell’Europa nazi-fascista.
(Fonte: L’Opinione, 24 Ottobre 2015)
#2Emanuel Baroz
Bibi ha ragione
Incolpando il Mufti, Netanyahu indica l’origine dell’Intifada: non l’“occupazione”, ma l’antisemitismo
di Giulio Meotti
Tranquilli, Benjamin Netanyahu non è diventato un negazionista. Giovedì il premier israeliano ha preso lezioni di storia da tutti i commentatori italiani, gli stessi che, miracolosamente, perdono la parola ogni volta che l’ayatollah iraniano Ali Khamenei o l’imam egiziano al Tayeeb minacciano una nuova Shoah contro il popolo ebraico. La “bombshell” di Bibi è aver portato all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale la figura di Haj Amin al Husseini, la massima autorità palestinese tra le due guerre mondiali, il Mufti di Gerusalemme fino a oggi conosciuto solo a pochi addetti ai lavori. Netanyahu ha indicato qualcosa di inaccettabile per gli storici, i politici e i giornalisti: la radice del conflitto non è l’“occupazione”, ma il jihad, la guerra santa che dura da novant’anni. Per l’esattezza dal 23 agosto 1929, quando il Mufti ordì un salasso di ebrei a Hebron e Gerusalemme, le città anche oggi maggiormente colpite dalla Terza Intifada, quando gli arabi diedero la caccia agli ebrei, li uccisero come animali, quasi sempre con il coltello, come oggi. I rapporti tra il Mufti e il nazismo non furono tattici. Hitler era invocato, da Rabat a Ramallah, come “il redentore” che avrebbe spazzato via inglesi ed ebrei. Al processo di Norimberga, Dieter Wisliceny, uomo chiave nella Soluzione finale, testimoniò che il Mufti “era uno dei migliori amici di Eichmann e lo aveva costantemente istigato ad accelerare le misure di sterminio. Gli sentii dire che, accompagnato da Eichmann, egli aveva visitato in incognito le camere a gas di Auschwitz”.
I giornali hanno volutamente trascurato questa e altre vicende che riguardano il Mufti. Ma non è una discussione storica, quanto super politica. “Netanyahu ha ragione nel dire che il Mufti ebbe un ruolo attivo nell’eliminazione degli ebrei”, dice al Foglio Raphael Israeli, professore emerito di Storia all’Università ebraica di Gerusalemme, che ha pubblicato un libro sul Mufti nella Shoah, “Death Camps in Croatia”. “Per il Mufti, Hitler doveva fare la sua parte nell’eliminare gli ebrei europei, mentre i palestinesi si sarebbero occupati degli ebrei in medio oriente. Ogni venerdì nelle moschee si ripete questo odio per gli ebrei, “i figli di maiali e scimmie”. La Terza Intifada è la manifestazione di quest’odio antico che risale al Corano”. Non a caso Netanyahu a Gerusalemme ha personalmente seguito la demolizione dello Shepherd Hotel, che fino al 1967 ha ospitato la villa del Mufti, il creatore di questa spina antisemita nella mentalità araba rigirata nella ferita fino a diventare il maggiore motore di infezione. La menzogna “gli ebrei minacciano al Aqsa”, che da settimane rimpalla sui media palestinesi, è un’invenzione del Mufti.
Come nel 1929, i terroristi che oggi uccidono gli ebrei vivono fra di loro, nel lato “buono” della barriera, hanno carte di identità israeliane e un lavoro alla Bezeq, la compagnia telefonica israeliana. Basta chiederlo al padre palestinese che ha postato su Facebook il video della figlia, Rahf. Ha in mano una mannaia, lui le chiede: “Perché vuoi uccidere gli ebrei?”. Lei risponde: “Hanno rubato la mia terra”. E’ questo che Netanyahu ha detto a un’Europa sorda e ipocrita. Che il messaggio che l’Intifada rivolge agli ebrei israeliani è scritto a lettere maiuscole, inconfondibili, rosso sangue: noi non vogliamo vivere insieme a voi, vogliamo uccidervi, vi vogliamo fuori di qui.
http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/10/22/israele-netanyahu-olocasuto-mufti-germania-nazismo___1-v-134139-rubriche_c237.htm
#3Emanuel Baroz
Hitler e il Gran Muftì la «strana coppia» che cominciò da Bari
L’alleanza durante la guerra per sterminare gli ebrei. Nel 1941 molti gerarchi fascisti accolgono nel capoluogo pugliese il leader medio-orientale.
di Armando Fizzarotti
Bari fu un nodo importante della cappa mortale anti-sionista intessuta dal Gran Muftì Amin al-Husseini (Gerusalemme, 1895 circa – Beirut, 4 luglio 1974) con Hitler. Un’alleanza pro-Olocausto negli anni della Seconda Guerra mondiale che ha indotto il premier israeliano Benjamin Netanyahu ad affermare – spinto dall’urgenza tutta politica de inuovi scontri in atto con i palestinesi – a ipotizzare che lo sterminio degli ebrei su scala mondiale sia stato in realtà «ispirato» a Hitler dall’allora leader dei nazionalisti arabi radicali. Ipotesi suggestiva se non «esotica», che però è stata subito smentita dagli storici più autorevoli. Alleanza ci fu, ma l’«ispirazìone» non sembra corroborata dalla cronologia dei rapporti fra i gerarchi di Berlino e il Muftì.
Lo scenario di fondo della tesi del premier di Tel Aviv comunque c’è tutto e vede proprio Bari in primo piano. Fu un piano jihadista su larga scala che, di pari passo con lo sterminio degli ebrei, prevedeva lo sfruttamento delle risorse petrolifere in Medio Oriente. Fu finanziato dopo una serie di incontri a quattr’occhi, si stima dal 1938, con l’ammiraglio Wilhelm Franz Canaris, capo dei servizi segreti del Fuhrer; che poi pochi giorni prima dell’ingresso delle truppe sovietiche a Berlino pagò con il patibolo l’ideazione dell’ attentato dinamitardo che nel 1944 avrebbe dovuto uccidere Hitler. Complotto deciso dopo aver visto cadere in pezzi «l’impero» nazifascista sotto le bombe degli Alleati.
Tre anni prima vediamo il Gran Muftì in fuga dall’Iraq dopo un fallito colpo di Stato per rovesciare il governatore filo-britannico (nonostante i continui finanziamenti ricevuti da Berlino e da Roma), con un falso passaporto diplomatico intestato a «Giuseppe Rossi». Al-Husseìni riparò prima nell’attuale Iran per giungere in porto a Bari, attraversando la Turchia, nell’ottobre 1941.
Apriamo qui un flash sulla tesi-Netanyahu. L’evento tradizionalmente riconosciuto come la prima grave espressione della politica anti-ebraica del nazismo è la «notte dei cristalli» (9-10 novembre 1938), seguita poi dalle prime grandi uccisioni di massa di civili nella Polonia invasa (1939).
In questi anni è attestata una serie di contatti fra il leader arabo e il Reich, ma niente di più che una «comunanza di intenti», la cui credenziale più forte per il Muftì era il massacro degli ebrei compiuto a Hebron nel 1929.
Una folta delegazione di gerarchi fascisti accolse quindi sul molo barese – riferisce lo storico Moshe Pearlman – Amin al-Husseini, che il 27 ottobre 1941 incontrò il Duce per poi essere ricevuto da Hitler a fine novembre e installare il suo quartier generale a Berlino, da dove coordinò una serie di attività di reclutamento e propaganda anti-ebraica, culminata con la formazione nel 1943 della Divisione musulmana delle Waffen SS (la Divisione da montagna Handschar, reparto combattente delle Schutz-staffeln) in Bosnia: una scimitarra (la «Handschar», disegnata nello stemma di stoffa che i militari si cucivano sulle maniche) a servizio dei nazisti. Fu impiegata in Yugoslavia, con atrocità ai danni delle popolazioni civili.
Il 17 giugno di quell’anno fu Radio Bari – attesta un numero della rivista «Oriente Moderno» del 1943 – a trasmettere un lungo messaggio antisemita con il quale Amin al-Husseini intese suggellare la «santa alleanza» fra il suo Islam (in Medio Oriente ebbe comunque non pochi oppositori interni) e il nazismo.
Una propaganda progressivamente sempre più martellante che aveva l’obiettivo di bilanciare le prime notizie negative sui cedimenti dell’Asse sui fronti di guerra. Ma «quale» Radio Bari trasmetteva l’istigazione antisemita?
«Nel periodo della dittatura fascista – riferisce lo storico Vito Antonio Leuzzi, collaboratore della “Gazzetta” e direttore dell’Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea – a Bari non esisteva una redazione locale. Qui in città erano solo installati ripetitori che ritrasmettevano notiziari e bollettini confezionati direttamente a Roma. Invece dopo l’8 settembre 1943 la nuova Radio Bari, voce della liberazione dal nazifascismo, fu dotata di una redazione autonoma che trasmetteva in proprio».
Uno dei capitoli meno noti della «soluzione finale» contro gli ebrei è anche l’esportazione delle camere a gas mobili dell’Einsatzkommando Agyptenal (squadre di sterminio anti-ebraiche miste fra SS e Gestapo, la polizia segreta) al seguito dell’Afrika Korps del generale Erwin Rommel, la «volpe del deserto», per far stragi di ebrei in Palestina, come attestato da due storici tedeschi, Klaus-Michael Mallmann e Martin Cuppers. Un destino comune quello di Rommel e di Canaris. Entrambi coinvolti nell’«alleanza» con il Gran Muftì, ma poi entrambi giustiziati (Rommel fu costretto al suicidio per evitare la corte marziale) per il fallito attentato ad Hitler.
(La Gazzetta del Mezzogiorno, 23 ottobre 2015)
#4Emanuel Baroz
Sullo sterminio degli ebrei Netanyahu ha detto una mezza verità
http://www.reset-italia.net/2015/10/25/sullo-sterminio-degli-ebrei-netanyahu-ha-detto-una-mezza-verita/
#5Emanuel Baroz
Sergio Romano ripulisce l’immagine del Gran Muftì nazista: non fu alleato di Hitler !
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=60075
#6Emanuel Baroz
Così Bibi impara a mancare di rispetto al Gran Muftì…
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=60059
#7Emanuel Baroz
La figura criminale del Gran Muftì: il commento di IC, documenti per approfondire
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=60040
#8Emanuel Baroz
I rapporti tra Hitler e il Gran Muftì di Gerusalemme Amin al-Husseini, e le 2legioni islamiche” delle Waffen SS
http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2015/06/i-rapporti-tra-hitler-e-il-gran-mufti.html
#9Emanuel Baroz
I palestinesi c’entrano con la Shoah, ecco perchè
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
permettetemi di scrivervi una cartolina un po’ inconsueta, magari noiosa, io spero utile. Il punto di partenza è questo: continua la diffamazione sistematica di Netanyahu da parte non solo degli antisionisti che sono maggioranza nei media e nei sistemi politici occidentali, ma anche in Israele. Guardate per esempio qui: un redattore di “Ynet”, che è la versione online di “Yediot Acharonot”, una volta il più diffuso quotidiano israeliano ma da tempo superato da “Israel Hayom” ha pubblicato l’altro giorno sulla sua pagina facebook l’immagine di un Netanyahu in divisa nazista http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/202424#.Vi5G8bcvfDd. Non viene detto che cosa abbia fatto di così terribile il primo ministro israeliano per meritarsi questa violenza simbolica; ma non importa, l’odio è l’odio e il modo di soddisfarlo è questo. La buona notizia è che (solo dopo una denuncia penale da parte di Netanyahu) il teppista del web è stato cacciato da Ynet. Ma leggete che cosa ha detto ieri una persona molto più autorevole sul piano letterario (anche se probabilmente altrettanto inescusabile su quello politico), come A.B. Yehoshua:
“Ora nessuno parla più di pace di come far ripartire il processo cominciato a Oslo. Quanto al governo, a Benjamin Netanyahu, non avrei immaginato di udire certe cose. La vecchia destra, il Likud, sono ultraliberali rispetto a lui […]Netanyahu vuole resistere. Conservare il potere. In fondo l’economia va abbastanza bene. Non siamo in guerra, perlomeno in senso tradizionale. Non arrivano immigrati. Lui dice: “Vedete? Se ci fosse uno Stato palestinese indipendente ora avremmo fiumi di profughi siriani alle porte”. E la questione palestinese? Pensa ad accusare il Gran Muftì… […] È assurdo, terribile: vuole attribuire la responsabilità dell’Olocausto ai palestinesi. Non c’entrano assolutamente nulla.” (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=60094).
Potrei darvi altri esempi, ma credo che questi bastino. C’è una sinistra convinta che Netanyahu (cioè, ripetiamolo, il governo di Israele e in definiva Israele stesso) sia nazista e che “i palestinesi non c’entrino assolutamente nulla” con la Shoah, poverini. Di questo tema vi ho già scritto domenica (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=60070) e soprattutto lunedì (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=60084) ma oggi voglio tornarci sopra solo con un po’ di sitografia, perché chiunque si possa documentare sul ruolo del Muftì e dei palestinesi durante la Shoah. Così si capirà chi sono i nazisti.
Incominciamo da una ricerca accademica molto documentata sulla storia dei rapporti fra il movimento arabo e il nazismo, a partire dagli anni Venti: http://jcpa.org/article/palestinians-arabs-and-the-holocaust/ Questa (http://freebeacon.com/culture/the-real-history-behind-netanyahus-holocaust-comments/) è un’analisi delle probabili fonti di Netanyahu, fra cui spicca un libro molto importante, cospicuo e recente dello storico tedesco Wolfgang G. Schwanitz, “Islam in Europa, Revolten Islam in Europa, Revolten in Mittelost: (http://www.amazon.it/Islam-Europa-Revolten-Mittelost-II/dp/3864640180/), cui per completezza si potrebbero aggiungere altri due libri recenti: “The Nazi Connection to Islamic Terrorism: Adolf Hitler and Haj Amin Al-Husseini” di Chuck Morse (http://www.amazon.it/Nazi-Connection-Islamic-Terrorism-Al-Husseini-ebook/dp/B004C441HI) e “Amin al Husaini – Über sein politisches Wirken im Nahen Osten und die Zusammenarbeit mit Adolf Hitler” di Elchakham Sukni (http://www.amazon.it/Amin-Husaini-politisches-Wirken-Zusammenarbeit-ebook/dp/B007OL5U9E).
Qui trovate la trascrizione ufficiale della conversazione fra il Muftì e Hitler, in cui si decisero le politiche comuni (http://www.timesofisrael.com/full-official-record-what-the-mufti-said-to-hitler/); qui la documentazione del progetto di Amin Al Husseini di costruire un crematorio nella valle di Dotan in Samaria http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=29171 Già, perché forse Netanyahu ha un po’ riassunto le cose mettendo in bocca al Muftì la proposta di “bruciare gli brei” nel colloquio con Hitler, ma questa era esattamente la sua intenzione http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/202436#.Vi5Gr7cvfDd Qui di seguito vi dò invece il frutto delle ricerche di un mio corrispondente che ringrazio di questo lavoro.
Sul Muftì: https://www.youtube.com/watch?v=VjARZPAcATM Minuto 4,30: al Tribunale di Norimberga Dieter Wisliceny braccio destro di Eichman dichiara… secondo me “Il Gran Mufti ha giocato un ruolo nella decisione del Governo tedesco di sterminare gli ebrei europei consigliando ripetutamente a Hitler, Ribbentropp e Himmler il loro sterminio, considerandolo un comodo strumento per la soluzione del problema palestinese… egli fu consigliere e socio nell’implementazione del programma di sterminio”> https://www.dailymotion.com/…/xbt16i_la-croix-gammee-et-le-… in particolare dal minuto 11 in avanti con richiesta alla Germania di non mandare più ebrei in Palestina 1933) – minuto 13: Eichmann arriva in Palestina. Min 16,50 chiede di bombardare Gerusalemme, min 17 (1941) scrive a Hitler, l’impegno del popolo arabo a liberarsi del nemico comune.(Lettera firmata) https://www.dailymotion.com/video/xbt27k min 3,20 eliminazione del focolare ebraico in Palestna, min 10, dirige la propaganda e predica la guerra santa antiebraica alla radio tedesca, min 11 riceve l’autorizzazione a proseguire nell’intento dichiarato. Compare nei giornali tedeschi, 11,50 chiede di bombardare Gerusalemme o T. Aviv per impedire il Congresso Sionista: su tutti i giornali tedeschi evoca la liberazione musulmana dalla schiavitù 11,57 mn 12,30: 1943 Dichiara alla Radio Tedesca “La Germania combatte un nemico che è anche il nostro ed ha deciso di eliminare definitivamente il pericolo ebraico per mettere fine al male che affligge il mondo intero” – min 13 visita il capo di Sachsenhausen, viene informato che 3 milioni di ebrei erano stati eliminati fino a quel momento, mn 15 si rivolge al ministro degli affari esteri di Bulgaria (Maggio 1943): Il pericolo ebraico minaccia il mondo in generale bisogna adottare misure di protezione, la semplice emigrazione degli ebrei non può risolvere il problema… essi trasmettono al nemico informazioni, sarebbe preferibile trasferire gli ebrei in Polonia ed il popolo arabo vi sarà riconoscente” https://www.dailymotion.com/…/xbwoui_reportage-le-grand-muf … min 1,25: Il 28 Novembre 1941: Documento ufficiale tedesco nel quale si conferma la collaborazione fra Hitler ed il Mufti per lo sterminio degli ebrei- min 3,10 Walid Shoebat gia membro dei Fratelli Musulmani poi convertito al Cristianesimo: Islamo-fascismo più pericoloso del nazismo per la componente religiosa…
Il Piano Madagascar del 1939 prevedeva la deportazione e non lo sterminio degli Ebrei, piano poi abbandonato nel 1941, prima della Conferenza di Wannsee nel 1942 https://www.jewishvirtuallibrary.org/…/Holo…/Madagascar.Html fonte: Yad Vashem Come sappiamo il Mufti di Gerusalemme aveva di già “imbeccato Hitler” dal 1933: tramite comunicazioni diplomatiche, visita al Mufti di Goebbels, rapporti con Eichmann (1937) circa il problema ebraico : minuto 11,40 https://www.dailymotion.com/…/xbt16i_la-croix-gammee-et-le-… e poi (Minuto 17) scrive a Hitler 20 Gennaio 1941 garantendo che il popolo arabo si impegna ad agire contro il nemico comune. Al Minuto 11,20 https://www.dailymotion.com/video/xbt27k Aina Al Husseini conferma che il Mufti era sempre a Berlino, e lo vediamo apparire (11,40 preciso) sul giornale “Berlino IIllustrata” il 27 Novembre 1941 il giorno prima che insieme a Hitler discussero la soluzione finale: minuto 1,25 https://www.dailymotion.com/…/xbwoui_reportage-le-grand-muf… Documenti ufficiali !! Ed infatti il piano Madagascar venne abbandonato. Piano Madagascar : Altre fonti http://www.open.edu/…/wor…/the-holocaust/content-section-3.2 http://www.yadvashem.org/od…/Microsoft%20Word%20-%206635.pdf http://www.history.com/…/nazi-germanys-madagascar-plan-75-y… http://www.lager.it/piano_madagascar.html http://www.unicosole.it/index.php… Una veloce ricapitolazione documentale sul Mufti Amin Al Husseini e la sua glorificazione: https://www.youtube.com/watch?v=jjEO_eoX594 minuto 2,50: Abu Mazen incensa “Il martire ed eroe”
Fin qui il mio corrispondente. Io faccio solo una considerazione finale, al di là dei giornalisti che si fingono storici o giudici della storia, delle storiche in pensione che fanno le giornaliste, dei romanzieri, degli antisionisti per mestiere – c’è qualcuno che, avendo dato solo un’occhiata a questa piccola parte della documentazione esistente si sente di non ridere in faccia a Yehoshua quando dice che “i palestinesi […] non c’entrano assolutamente nulla” con l’Olocausto? Va be’ che quando si scrive un romanzo si è consensualmente autorizzati a mentire – ma si può continuare anche quando si parla della realtà, di quella più terribile e pericolosa?
http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=&sez=280&id=60119
#10Ily
WATCH: Burning Jews is ‘only solution,’ says Egyptian TV show
http://www.timesofisrael.com/watch-burning-jews-is-only-solution-says-egyptian-tv-show/