“Libro antisemita”, e il rabbino diserta la fiera
Di Segni rinuncia alla rassegna dell’editoria che ospita un autore anti-israeliano.
di Viola Giannoli
Roma – Un libro antisionista presentato alla Fiera della piccola e media editoria “Più libri più liberi” fa infuriare la comunità ebraica. E il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, diserta l’evento a cui era stato invitato. A scatenare la polemica, il testo “Sionismo, il vero nemico degli ebrei” del giornalista inglese Alan Hart, fortemente critico sulla politica di Israele, fino a ritenere, ad esempio, che dietro l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre ci possa essere stato un complotto dei servizi segreti israeliani. Alla Fiera sono arrivate le richieste di cancellare l’evento da parte di un consigliere della Comunità ebraica. «Delirante povero ebreo» l’ha definito, su Facebook, il curatore del volume Diego Siragusa, che ieri mattina, con l’editore Zambon, ha presentato il libro al Palazzo dei Congressi dell’Eur. Lo stesso giorno in cui, cinque ore più tardi, doveva andare in scena l’incontro tra Di Segni, la storica Anna Foa e il giornalista Fabio Isman su “Gli abitanti del Ghetto di Roma” di Angela Groppi, censimento della popolazione ebraica tra il 1555 e il 1796. Ma il rabbino ha deciso di rinunciare all’appuntamento organizzato da mesi: «La manifestazione dell’editoria è libera di presentare quel che vuole, io sono altrettanto libero di fare le mie scelte» spiega. Ad annunciare alla sala piena il forfait è stata la Foa: «La comunità ebraica ha deciso di dissociarsi dall’evento e il Rabbino per protesta non verrà».
La querelle a Roma era già scoppiata il giorno prima: il 7 doveva essere la sezione dell’Anpi Don Pappagallo dell’Esquilino a presentare il volume di Hart. Doveva, perché l’iniziativa è stata revocata dopo la durissima reazione del presidente dell’Ucei, Renzo Gattegna: «E’ sconcertante che l’Anpi, che dovrebbe tutelare e diffondere ben altri valori, si faccia promotrice di un’iniziativa di aperto odio antiebraico e antisraeliano» aveva tuonato. «Non sapevamo nulla» si è scusato il presidente nazionale Carlo Smuraglia. Ed Ernesto Nassi, resposanbile locale, ha aggiunto: «II volume non è in linea con i nostri principi che rifiutano qualsiasi forma di antisemitismo».
Scelta diversa per la Fiera dei piccoli editori. «Dopo la richieste di annullare la presentazione – spiega la coordinatrice Silvia Barbagallo – abbiamo verificato il contenuto del libro per accertarci che, al di là delle posizioni rigide sul sionismo e la questione palestinese, non ci fosse nulla di antisemita. Abbiamo invitato i rappresentanti della comunità a confrontarsi con noi perché le critiche ci sono sembrate eccessive e politiche. Abbiamo seguito l’incontro e non c’è stata alcuna allusione razzista. Nulla di offensivo nemmeno nel libro a nostro avviso, e così abbiamo deciso di andare avanti».
(Fonte: Repubblica, 9 Dicembre 2015)
#1Emanuel Baroz
Uno squallido circo antisemita con la scusa di criticare il sionismo
Desolante, grottesco squallore e spazio a un delirio che si pretende antisionista, ma che lascia facilmente trasparire le proprie radici ideologiche di odio antisemita. L’infame pubblicazione intitolata Sionismo: il vero nemico degli ebrei è approdata alla fiera romana della piccola editoria con un esito disastroso e inquietante. “Descrivo il conflitto in Palestina che è diventato lo stato Sionista – non ebraico! – di Israele come il cancro al cuore degli affari internazionali e credo che senza una cura questo cancro consumerà tutti noi”. Sono queste alcune delle numerose e farneticanti dichiarazioni di Alan Hart, l’autore del controverso volume.
Volgarmente e patologicamente antisionista, il libro aveva generato ferme prese di posizione a causa dell’annunciata presentazione, che sarebbe dovuta avvenire lo scorso 7 dicembre, nei locali della sezione Anpi (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) don Pietro Pappagallo della Capitale.
Evento in seguito annullato dopo l’intervento del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna: “È sconcertante – aveva denunciato il presidente UCEI – che l’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, realtà che dovrebbe tutelare e diffondere ben altri valori, si faccia promotrice di un’iniziativa di aperto odio antiebraico e antiisraeliano. Un fatto gravissimo, che merita la più ferma condanna”. “Il sionismo – ha proseguito Gattegna – è un elemento fondante dell’identità ebraica contemporanea. Qualsiasi operazione volta a screditare questo assunto risulta così fuorviante e grottesca”. La segnalazione è stata accolta immediatamente dallo stesso direttivo dell’Anpi che ha preso le distanze: il presidente della sezione romana Ernesto Nassi ha infatti sottolineato come il libro in questione non fosse “in linea con i valori e i principi dell’associazione, che rifiutano qualsiasi forma di razzismo ed antisemitismo”.
La presentazione di oggi, avvenuta in una saletta della fiera libraria, ha visto la presenza di una ventina di persone (chi con un braccialetto con sopra disegnata la bandiera palestinese, chi indossando una kefiah al collo). A prendere la parola solamente l’editore Zambon e il curatore Diego Siragusa che hanno insistito, con l’appoggio del pubblico, nel sottolineare come il “potere ebraico” controllerebbe i media e il “pericolo” sionista incomba su tutti noi. Se l’editore si è lanciato in una velleitaria ricostruzione storica che vuole gli israeliani come discendenti di ugro-finnici convertitisi millenni fa e spacciatisi per semiti; Siragusa, dopo aver favoleggiato di complotti orchestrati dal Mossad, Stalin e bolscevichi “assassini”, concentra la sua invettiva contro la stampa e spiega “se io dico una cosa è perché è oro colato, sennò vi dico che non ne sono certo”. “Israele nasce – riassume – anche perché gli ebrei vengono considerati ‘in qualche modo’ oggetto di persecuzione”. Poi prosegue sostenendo come gli scritti di Theodor Herzl coincidano in alcuni passaggi con quelli di Adolf Hitler: “entrambi – dice – parlano di superiorità della razza”. Verso le conclusioni, Siragusa inasprisce ancora di più i toni e alza la voce: “Israele è uno stato di apartheid, uno stato razzista. Nessuno vuole recensire questo libro, nemmeno il Manifesto. Vengono recensite le più grandi cazzate di questo mondo ma questo no, perché vige un controllo dall’alto”. Avvicinatosi allo stand, uno dei partecipanti all’incontro conclude “degnamente” rivolgendosi all’editore: “Lei è di razza ebraica vero? Quindi me lo farà lo sconto o no?”.
Tra teorie del complotto e riscritture della storia, Alan Hart sembra essere letteralmente ossessionato dal ruolo di Israele come burattinaio del mondo, andando a pescare tra le maglie di stereotipi più o meno articolati. Hart non nasconde la sua radicale avversione per il Sionismo e la politica di Israele, attraverso una militanza corrosiva alimentata sul suo blog nel quale sostiene di aver intessuto fortissimi rapporti con Golda Meir e Yasser Arafat che gli avrebbero rivelato in conversazioni private i segreti del conflitto. Il libro Sionismo: il vero nemico degli ebrei è articolato in 3 volumi (che recano i seguenti titoli: Il falso messia, Davide diventa Golia e Il conflitto senza fine?) e racchiude le sue teorie secondo cui il Sionismo non sarebbe fondato su altro se non la mitologia e i sionisti non coinciderebbero con i veri ebrei abitanti nell’antico Regno di Israele. A premere Hart è soprattutto una legittimazione delle sue posizioni da esponenti di religione ebraica: vengono riportate spesso tesi dello storico israeliano Ilan Pappe e primeggia la reazione al libro firmato dal rabbino inglese Ahron Cohen, noto per le sue posizioni ferocemente anti-sioniste. Nelle sue pagine Hart vorrebbe infatti dimostrare come Israele rechi il danno più grande agli ebrei stessi e sia la causa di un nuovo rigurgito antisemita. Secondo lui “il Sionismo è una ribellione all’ebraismo” e non farebbe altro che “un lavaggio del cervello” che porterebbe, in ultima istanza, alla paranoia.
Autore di una biografia sull’ex leader dell’Olp Yasser Arafat, Hart non disdegna anche teorie complottiste legate all’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001: esso sarebbe stato, ha detto più volte, un piano macchinato dal Mossad, i servizi segreti israeliani, a sostegno di una parte degli americani (in una intervista fa addirittura il nome del vice presidente Usa di allora Dick Cheney). L’11 settembre? Altro che Bin Laden, dichiara Hart, è stato un “inside job” realizzato con la connivenza dei media che “in parte – prosegue – sono controllati dagli ebrei” anche se il primo nemico rimane “il sistema” e la censura. Ha fonti certe da amici molto influenti, dice, di cui però non è dato sapere il nome.
I tre volumi sono pubblicati da una casa editrice che ha nel suo catalogo altri titoli nettamente schierati dal tenore di La resistenza islamica all’imperialismo, Crimini di guerra a Gaza o La fine del sionismo e la liberazione degli ebrei e che fa del tema della Cospirazione il suo marchio di fabbrica. A pubblicare in Italia il libro di Hart è una casa editrice altrettanto fantomatica, che non dispone di un sito se non in lingua tedesca e che proclama: “Rifiutiamo di adeguare le nostre scelte editoriali al grado di intossicazione ideologica ed al livello di sub-cultura attribuiti al fantomatico «lettore medio», livello di cui sono invece responsabili le grandi concentrazioni mediatico-finanziarie che hanno coscientemente e sistematicamente perseguito l’obiettivo della disinformazione e dell’indottrinamento reazionario dei propri lettori” e propone di rivelare ai suoi, invero poche centinaia, lettori segreti sulla Cia, il Sud America e, ovviamente, Israele.
Curatore dell’edizione tradotta è Diego Siragusa, già autore per la Zambon di Il terrorismo impunito. Perché i crimini di Israele minacciano la pace mondiale, di cui il titolo sembra essere già una dichiarazione di intenti. Insegnante di legislazione sanitaria ma anche di storia del conflitto israelo-palestinese e di storia delle dottrine politiche nell’associazione dopolavoristica Università popolare di Biella, Siragusa ha fatto politica senza mai uscire da una dimensione locale, provando a più riprese una carriera letteraria di incerto successo.
Nel suo blog ingaggia una vera e propria battaglia via web contro Israele con tanto di rubrica dal titolo Palestina mon amour. In una lettera riproposta dallo stesso sul suo blog, commentava l’uccisione dei tre ragazzi israeliani Eyal, Gilad e Naftali esprimendo fantasiosamente la sua teoria del complotto secondo cui non esclude “che siano stati gli stessi israeliani tramite il Mossad ad orchestrare questo delitto in un momento cruciale” e rimarca come la stampa sia manovrata dai “Sionisti”: “Oggi si tratta di giocare sulle emozioni suscitate dai giornali e dai mezzi visivi di comunicazione controllati dai sionisti. Delle centinaia e migliaia di palestinesi uccisi non si parla…. tranne per dire che si fa bene ad ucciderli”. Inserisce inoltre una sua intervista a Gianni Vattimo, lo studioso di filosofia noto per le sue dichiarazioni anti-sioniste che non si lascia mancare l’occasione di ribadire come sia favorevole in linea di principio alla bomba atomica dell’Iran, il paese che ha esplicitato in ogni occasione la propria intenzione di “distruggere lo Stato di Israele”. Stando al video Vattimo non avrebbe inoltre perso occasione di un ulteriore conato antisemita: dopo che Siragusa gli dice che il suo editore avrebbe origini ebraiche, gli risponde: “Ma in quante copie verrà stampato il libro? No perché essendo l’editore ebreo avrà pur qualche interesse finanziario…”.
Invitando alla presentazione del libro di Hart, riproposta oltre che alla fiera libraria anche alla Comunità di base di San Paolo, Siragusa finisce poi per lanciare un attacco all’Anpi che secondo lui “avrebbe subito pressioni dall’estrema destra israeliana” e dai “sionisti italiani”.
(Fonte: Newsletter Ucei, 8 Dicembre 2015)