L’orrore delle carceri palestinesi
Una coraggiosa organizzazione per i diritti umani (ICHR) ha reso noto e denunciato le torture e i crimini perpetrati nei centri di detenzione palestinesi del West Bank e della Striscia di Gaza; da parte rispettivamente della polizia dell’ANP di Abu Mazen e dalle milizie di Hamas.
Per essere “ospitati” dalle carceri palestinesi non è necessario subire un regolare processo; talvolta non occorre nemmeno la flagranza di reato (è reato per esempio sottoscrivere liberamente un regolare contratto di compravendita di un terreno, la cui controparte sia israeliana). Basta il semplice sospetto: una scheda telefonica israeliana, la soffiata di un vicino rancoroso; magari il ritratto del premio Nobel per la Pace Shimon Peres.
Il sarcasmo però è fuori luogo, perché i sospettati sono sottoposto ad un brutale e disumano trattamento, come rivelano le immagini fatte circolare dalla palestinese ICHR: i malcapitati sono percossi a colpi di frusta, vengono appesi per le mani, previamente disposte dietro il corpo, per giorno sono privati del sonno e subiscono torture nei punti più delicati del corpo.
La commissione precisa che gli abusi sono perpetrati con il benestare delle autorità, e dichiara di aver ricevuto lo scorso anno ben 292 denunce dal West Bank, e 928 da Gaza. La maggior parte dei crimini contro l’umanità si consuma in seguito a manifestazioni di protesta, scioperi e dimostrazioni di coraggiosi oppositori del regime palestinese. La denuncia è stata raccolta dall’agenzia di stampa indipendente palestinese Ma’an; e non è la prima.
Ci si chiede, davanti a questa agghiacciante documentazione di barbarie sistematica, proveniente oltretutto da fonte al di sopra di ogni sospetto; come mai Amnesty International – per citarne una – non abbia mai denunciato i crimini commessi dal regime palestinese; preferendo amplificare denunce anonime e di dubbia fondatezza, se possono essere strumentalizzate nei confronti del governo e dello stato israeliani.