Il capo degli studenti di Oxford si dimette: “Qui è pieno di antisemiti”
“Una parte della sinistra ha un problema con gli ebrei” .
di Giulio Meotti
Alex Chalmers è un brillante studente di storia di vent’anni all’Università di Oxford. E’ anche il presidente dell’Associazione studentesca laburista che esiste dal 1919, la più influente, quella da cui ha lanciato la sua carriera politica Ed Miliband, la stessa confraternita che nelle scorse settimane ha cercato di abbattere la statua di Cecil Rhodes con l’accusa di “razzismo”. Due giorni fa, Chalmers, che ebreo non è, si è dimesso con un gesto plateale di protesta contro quella che ha denunciato come una università piena di antisemiti.
E dopo che la sua stessa associazione ha approvato la “Israel Apartheid Week”. Chalmers ha detto che “gran parte” dei membri della “sinistra” in facoltà ha “un qualche tipo di problema con gli ebrei” e sfoggia “tendenze intolleranti“. Secondo lo studente, a Oxford si “molestano gli studenti ebrei” e si “invitano oratori antisemiti”. Ha paragonato questi gruppi di professori e studenti al Ku Klux Klan. “Nonostante l’impegno dichiarato per la liberazione, gli atteggiamenti di alcuni membri del club verso le minoranze stanno diventando avvelenati“, ha detto Chalmers. “Spero che la mia decisione in qualche modo faccia conoscere l’antisemitismo che è passato inosservato da troppo tempo a Oxford“. Intanto la sua decisione ha spinto il parlamentare laburista John Mann a chiedere al suo partito di tagliare ogni legame con l’associazione studentesca. Nelle università di Londra si respira un’aria di sospetto e intimidazione. Capita che la Southampton University, una delle più prestigiose università pubbliche del Regno Unito, organizzi un convegno internazionale in cui a essere in discussione non è la politica di Israele, ma il suo “diritto all’esistenza”. Capita che la Queen Mary Students’ Union si gemelli con l’Università di Gaza, che non è una generosa scuola dove il popolo palestinese si alfabetizza, ma una delle centrali di Hamas, politiche e logistiche, nella guerra allo stato ebraico. Capita che Marsha Levine, accademica dell’Università di Cambridge esperta in storia del cavallo, respinga una semplice richiesta di informazioni da parte di una studentessa israeliana spiegando il suo rifiuto come parte del boicottaggio di Israele. “Risponderò alle tue domande quando ci sarà pace e giustizia per i palestinesi in Palestina“, ha detto Marsha Levine, che ha rincarato dicendo: “Gli ebrei si sono trasformati in mostri, sono diventati i nazisti“.
“Dobbiamo muoverci in gruppo perché girare da soli all’interno del campus sta diventando pericoloso“, denuncia Moselle Paz Solis, a capo della Jewish Society, il gruppo degli iscritti ebrei. Di recente, l’ex parlamentare e agitatore George Galloway si era rifiutato di dibattere in pubblico a Oxford con uno studente, Eylon Aslan Levy, quando aveva scoperto che aveva il passaporto israeliano. Dal campus di Oxford arrivano ogni giorno denunce di antisemitismo: gruppi di studenti che cantano “Razzi su Tel Aviv”, studenti che chiedono ai loro compagni di studi ebrei di denunciare pubblicamente il sionismo e lo stato di Israele, studenti che usano l’epiteto “Zio” (una parola che normalmente si trova sui siti web neonazisti).
Qualche settimana fa, la polizia inglese è dovuta intervenire al King’s College di Londra dopo che uno studente pro Israele è stato picchiato da manifestanti. Ospite d’onore Ami Ayalon, attivista per la pace ed ex capo dei servizi segreti israeliani. E’ finita con lanci di sedie, finestre fracassate e allarmi antincendio disattivati. L’incontro è stato sospeso e l’edificio evacuato. Ieri, l’ambasciata israeliana a Londra ha diffuso un comunicato che suonava più come un epitaffio: “Siamo costernati per l’antisemitismo, l’intimidazione di studenti ebrei e il sostegno al terrorismo contro Israele a Oxford. Non ci si aspetterebbe tale attività vergognosa da nessuna persona moralmente decente né in una delle più prestigiose università del mondo“. Ci voleva uno studente al secondo anno per denunciare la saccenza e la violenza di prof. e universitari.
(Fonte: Il Foglio, 18 Febbraio 2016)
#1Emanuel Baroz
Il giardino di sinistra: l’antisionismo a Oxford
di Niram Ferretti
Recentemente, nella prestigiosa università inglese di Oxford, Alex Chambers, il co-presidente dell’Oxford University Labour Club, si è dimesso. Lo ha fatto a causa delle sempre più robuste pregiudiziali antisemite espresse dai membri dell’associazione studentesca. Ed Miliband, l’ex leader del partito laburista inglese si è dichiarato “profondamente turbato” dalle informazioni ricevute e ha deciso di rimandare la sua presenza all’annuale cena commemorativa tenuta dal club. Ha chiesto che venga fatta luce sugli episodi denunciati. Encomiabile, ma non c’è bisogno di fare luce poiché tutto è già visibile sotto il poco sfolgorante sole inglese.
Si tratta sempre della stessa pappa. Ovvero il piatto cucinato da Edward Said, il più pervicace e autorevole propugnatore accademico della vittimizzazione dell’arabo, condito con massicce dosi di inossidabile retorica neo-marxista e post-sovietica insieme alla lamentazione sull’oppressione dell’uomo nero da parte di quello bianco. Potremmo sbadigliare affranti, ma dopo lo sbadiglio occorre anche l’azione. Ai veleni sono necessari gli antidoti se no, inevitabilmente, fanno effetto.
Marx-Frantz Fanon-Angela Davis-Edward Said. Accoppiate autoriali formidabili affinché Israele sia presentato come un esempio flagrante di “imperialismo” e “colonialismo” e i palestinesi come i nuovi neri sottomessi al white power. Tutto questo è vecchio di quaranta, cinquanta anni, essendo stato codificato negli anni Sessanta e Settanta, e poi rimodellato a seconda delle circostanze storiche. Al posto degli ottocenteschi proletari che avrebbero riscattato il mondo dai padroni delle ferriere sono subentrati i neri e quindi gli arabi come vittime dell’Occidente capitalista. Di altre etnie perseguitate e massacrate (come gli armeni, i curdi, i rohingya) non ci si è curati molto. Non essendo mai stati al centro dell’attenzione dell’ex Unione Sovietica, anche quella dei paladini della giustizia denegata si è orientata altrove. Israele è dunque diventato il capro espiatorio prediletto, e il sionismo da movimento di emancipazione realmente di sinistra quale era è stato trasformato in una forma di razzismo.
Non si dirà mai abbastanza come oggi l’antisemitismo non sia più un prodotto dell’estrema destra, se non marginalmente, ma dell’estrema sinistra, la quale, monopolizzando il discorso accademico, innestandosi saldamente nella Kultur, è riuscita a propagare da decenni la propria agenda anti-occidentalista e dunque anti-americana e anti-israeliana.
La potenza della propaganda è inaudita, come ben sapeva il Dottor Joseph Goebbels, poiché trasforma il nero in bianco e l’alto in basso senza batter ciglio. E anche a Oxford, nel club che si ispira al partito laburista, ora non a caso finito nelle mani di un estremista il quale considera Hamas e Hezbollah movimenti resistenziali, tutto ciò è fiorito e fiorisce rigoglioso.
http://www.linformale.eu/il-giardino-di-sinistra-lantisionismo-a-oxford/